Scritta sul prompt "guerra" per la prima gloriosa missione del"The Clash of Writing Titans", team Maghi. Buona lettura!
L'ultima battaglia
L'ultima partita del campionato nazionale di basket non la si era potuta definire partita, no: era stata una GUERRA. La spensieratezza, l'allegria, ma anche la strafottenza mista a leggerezza che era caratteristica principale di qualche membro dello Shohoku – ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale, ovviamente – erano spariti man mano che si avvicinava la partita, per lasciare il posto alla disciplina ed alla compatta unione di squadra, sotto la vigile direzione di Miyagi: seppur a malincuore, avevano persino rinunciato alla classica sbronza per festeggiare la vittoria delle semifinali.
Purificazione
Inutile
dire che Ayako aveva proibito a tutti gli atleti della squadra di
andare a far baldoria la seria prima della finale, obbligandoli a
sottoporsi a un suo speciale allenamento finale. Ignorando le
proteste di Mitsui e Miyagi che avrebbero preferito passare il
pomeriggio a giocare con la playstation, era riuscita a trascinare
tutta la squadra alle terme, sostenendo che un bel bagno purificante
sarebbe stato un toccasana, per iniziare.
Il
pomeriggio tardi li aveva messi in fila per due a suon di ventagliate
e li aveva condotti alle terme più vicine. Per prima cosa si
erano
immersi nella vasca fredda – "Aya, come fai a definirla
fredda?! È gelata! - dove i giocatori avevano contato
battendo i
denti i minuti che li separavano dalla fine di quella tortura: se
almeno fossero stati in una piscina occidentale, avrebbero potuto
fare un po' i cretini schizzandosi e affogandosi per scaldarsi! Poi
erano passati schiamazzando in quella riscaldata, ricevendo una buona
dose di occhiatacce da un paio di vecchietti. Ben presto avevano a
lamentarsi del troppo caldo e Ayako aveva giurato a se stessa che
l'anno successivo non si sarebbe proposta come manager della squadra
di basket dell'università, a nessuna condizione.
Meditazione
-
Ragazzi... - iniziò Miyagi guardando tutti i suoi compagni
di
squadra. Era un duro compito quello che aveva sulle spalle
quell'anno, il ruolo di capitano, ed anche se era riuscito a portare
i suoi ragazzi fin lì, l'indomani si sarebbero trovati
davanti
niente meno che il Sannoh! - Siamo nella merda! - esclamò
dopo un
attimo di pausa, facendo gelare tutti i presenti. - Per questo ho
deciso che ritarderemo un po' la cena per andare al tempio: ci
raccoglieremo in meditazione e pregheremo per poter lottare al meglio
domani -
Inutile
dire che qualcuna delle matricole provò a protestare, ma per
una
volta lo sguardo del capitano era implacabilmente serio e capirono
che c'era ben poco su cui scherzare. Scorgendo lo sguardo ammirato di
Ayako, Miyagi incrociò le dita nella tasca dei pantaloni,
sperando
di riuscire a fare colpo sulla bella manager con il ruolo del
capitano coscenzioso.
Una
gentile vecchina a cui chiesero informazioni sul tempio più
vicino
si propose si accompagnarli, ascoltando interessata il resoconto di
tutte le partite vinte. - Sapete ragazzi, mio marito è
venuto a
mancare poche settimane fa, ed era un vero appassionato di basket: mi
ha fatto davvero piacere incontrare qualcuno che è animato
dalla sua
stessa passione! Domani verrò a fare il tifo per voi! -
promise,
prime di lasciarli alla base della scalinata del tempio.
I
ragazzi salirono le scale in silenzio. All'improvviso su ognuno di
loro si era abbattuta la consapevolezza della gravità della
partita
dell'indomani: non avrebbero giocato solo per loro stessi, no. Ci
sarebbero state moltissime persone a fare il tifo per loro, per i
motivi più disparati, e non sarebbe stato giusto deluderli.
Avrebbero dovuto impergnarsi al massimo.
Vegliando
in piedi sui "suoi ragazzi" inginocchiati nel cortile
lastricato in pietre del tempio, Ayako si sentì fiera di
loro.
Rukawa sedeva composto e determinato, ma non solo in un angolo come
avrebbe fatto un tempo, bensì vicino a Sakuragi, che a sua
volta non
stava facendo il pagliaccio, ma meditando ad occhi chiusi. Anche le
matricole sembravano essere impegnate. La ragazza si concesse di
lanciare un'ultima occhiata, più lunga, a Miyagi e si
inginocchiò a
sua volta a pregare.
Digiuno
-
Io ho faaaaame! Aya, ti prego, ci possiamo fermare a prendere dei
takiyaki, eh? Ho visto un posto che li vende giusto laggiù!
-
implorò Sakuragi mentre la squadra tornava diligentemente
verso
l'albergo. Si era trattenuto fino a quel momento, ma la pancia aveva
iniziato a brontolargli in maniera davvero insopportabile!
-
Assolutamente no! - rispose categorica la manager, afferrando il
rossino per mano e trascinandolo via dalla direzione del take-away. -
Sai, mentre eravamo al tempio, ho pensato che potreste digiunare per
questa sera – aggiunse poi.
-
Stai scherzando, Aya, dimmi che stai scherzando! - chiese Sakuragi,
sinceramente preoccupato per il suo stomaco. Non era mica il mangione
per cui tutti lo spacciavano! Semplicemente aveva bisogno di mangiare
poco e spesso, ecco.
Ayako
fu però inflessibile e sequestrò persino tutti
gli snack che trovò
nei loro borsoni. Anche se molti giocatori meditarono di compiere una
fuga nel ristorante più vicino, alla fine tutti ubbidirono
agli
ordini: la sorta di rituale nel quale li stava coinvolgendo la loro
manager aveva fatto presa su di loro, anche se erano ancora restii ad
ammetterlo.
La
veglia
L'alberghetto
dove si erano sistemati era decisamente fuorimano rispetto al centro
perchè, dovendo sborsare l'intersa somma di tasca loro, i
giocatori
dello Shohoku avevano optato per il più economico sulla
piazza. C'è
da dire però che almeno erano immersi nel verde e non erano
disturbati dall'intenso traffico cittadino: a far loro compagnia
c'era solo il frinio di qualche cicala.
-
Uff... Non riesco proprio a dormire! - sbottò Mitsui,
tirandosi
seduto sul futon. Nonostante la meditazione di Ayako ed il suo
maledetto digiuno, si sentiva dannatamente nervoso: sarebbe stato il
suo ultimo Campionato Nazionale quello, perchè col cazzo che
si
sarebbe fatto bocciare un'altra volta! E per questo sentiva che
l'indomani avrebbe dovuto dare il meglio nei suoi tiri da tre, o se
ne sarebbe pentito per tutta la vita. Finalmente era riuscito a
superare il blocco dovuto agli anni di inattività, e la
vincita del
Campionato sarebbe stato un ottimo biglietto da visita per qualunque
università, soprattutto considerando che i suoi voti non
erano
proprio eccellenti.
-
Nemmeno io... - bofonchiò Miyagi rigirandosi fra le
lenzuola,
rincuorato dal fatto di non essere l'unico a non riuscire a prendere
sonno. Col fatto che era capitano aveva una responsabilità
bella
grossa sulle spalle... almeno ci fosse stato il Signor Anzai a
confortarlo con le sue parole! Purtroppo però era piuttosto
anziano
e il medico gli aveva proibito di prendere l'aereo, incurante del
fatto che in questo modo i ragazzi si sarebbero trovati senza
allenatore. Sospirando, Miyagi si soffermò a riflettere
soprattutto
su una qualche strategia per tenere alto il morale dei suoi compagni
il giorno dopo nei momenti in cui il gioco si sarebbe fatto
più
difficile. Se non fosse stata una partita così importante,
sarebbe
rimasto il più del tempo in panchina, ma loro non erano mica
lo
Shoyo di Fujima! Anche se – modestamente –
quell'anno l'avevano
proprio battuto alla grande.
-
Provate a contare le pecore... anche se non sembra stare funzionando
granchè! - suggerì affranto Sakuragi. Quanto
avrebbe desiderato in
quel momento avere un po' del DNA della Volpe Artica, che gli avrebbe
permesso di dormire ovunque e in qualunque situazione! Come in quel
momento, che Rukawa dormiva russando lievemente nel futon affianco al
suo. Anche le matricole sembravano non avere problemi di nessun tipo,
mentre lui ne aveva di pensieri per la testa!
-
Per me stai contando le bestie sbagliate, Hana! - disse Miyagi
sghignazzando. - Magari se conti le scimmie rosse, cambia qualcosa! -
-
Brutto idiota! Dormi! - sibilò piano Sakuragi, attento a non
svegliare Rukawa, conoscendo perfettamente le punizioni che riservava
per chi "osava disturbare il suo sonno". In verità, se non
riusciva a dormire ed era un po' teso, non era nè
perchè desiderava
far colpo su Haruko con una strabiliante vittoria come insinuava il
Guntai nè perchè se la stesse facendo sotto, come
sosteneva Rukawa:
quello che temeva più di ogni altra cosa era di avere di
nuovo
problemi con la schiena. Il dottore gli aveva assicurato che era
pienamente guarita e lui non aveva avuto nemmeno il più
piccolo
dolore fino a quel momento del Campionato, però... un
accenno di
paura gli si era insinuato dentro negli ultimi giorni e non era
riuscito a scollarselo di dosso in nessun modo!
-
Mmm... che ora è? - chiese una matricola mugnando, ancora
mezza
addormentata. Delle voci l'avevano svegliata...
-
Presto... dormi! Quella di domani non sarà una semplice
partita,
bensì una guerra! Possiamo vincerla, ma per farlo dobbiamo
essere in
forma... quindi è meglio che dormiamo pure noi!- disse
categorico
Miyagi, girandosi panciasotto e sperando di addormentarsi finalmente.
Nel
giro di pochi minuti, nella grande camerata regnò finalmente
il
silenzio, interrotto solamente da qualcuno che russava e
dall'immancabile frinio delle cicale.
La
vestizione
Il
giorno della gara Ayako era stata clemente: se da una parte aveva
effettivamente pensato di far alzare all'alba tutti i ragazzi per
fargli fare un'altra seduta di meditazione collettiva, alla fin fine
aveva riconosciuto che era più importante che avessero
riposato
abbastanza da non addormentarsi in campo.
La
sveglia era quindi suonata alle nove e, dopo una rapida ma
sostanziosa colazione, i ragazzi si erano diretti verso il
Palazzetto. Abituati alle proporzioni della provincia, avevano avuto
qualche difficoltà a trovare l'entrata giusta, ma per
fortuna c'era
anche uno stuolo di hostess pronte a condurre i giocatori verso i
loro spogliatoi.
-
Ah, ragazzi... non mi sembra proprio vero! Ci sono così
tante belle
pollastrelle di in giro! - disse Mitsui entrando nello spogliatoio. -
E poi sono qua per noi, vi rendete conto?! Ah, devo proprio provarci
con qualcuna dopo! -
-
Continua a sognare, scemo! - rispose Sakuragi ridendo un po'
forzatamente, ed invidiando la spensieratezza che l'amico riusciva a
mantenere. Lui invece, da quando era entrato nel Palazzetto, si
sentiva oppresso dalla grandiosità e dall'opulenza del
posto...
avrebbe dato qualunque cosa per giocare nella loro vecchia e
malconcia palestra! Per fortuna che non avevano cambiato le divise
perchè la loro scuola non aveva abbastanza soldi: anche se
vecchiotta, la cara divisa rossa gli dava la sicurezze che gli
serviva.
Non
era solo lui, però, quel giorno tutti i giocatori si
preparavano con
attenzione maniacale, attenti affinchè ogni piccolo
particolare –
persino l'altezza dei calzini – fosse come al solito, se non
meglio. Persino Rukawa aveva avuto un attimo di titubanza quando gli
era sembrato di avere lasciato la sua inseparabile fascetta nera in
camera.
Saluto
al nemico
Quando
l'altoparlante annunciò che entro breve si sarebbe disputata
la
finalissima fra Shohoku ed Sannoh, Ayako entrò nello
spogliatoio per
condurli in campo e trovò i ragazzi che si guardavano
terrorizzati.
-
Ehi! Che siete, delle femminucce? - urlò distribuendo un
paio di
sventagliate a destra e a manca. Di solito era il vecchio allenatore
Anzai a fare un discorsetto pre-partita con ognuno dei singoli
giocatori, ma sperava che arrivati a quel punto non ce ne sarebbe
più
stato bisogno... quanto si era sbagliata!
-
Abbiamo pochi minuti prima che inizi il riscaldamento,
perciò devo
fare in fretta... Ma credetemi, ce la potete fare! L'anno scorso
qualcuno avrebbe scommesso un solo misero yen sulla vostra vittoria
sul Sannoh? No, mentre VOI ce l'avete fatta! Inoltre siete migliorati
tantissimo quest'anno, e non avete vinto solo due partite, siete
arrivati in finale! Quindi non voglio più vedervi comportare
come
delle mammolette, chiaro? Tirate fuori i c... ehm, la grinta! - disse
la ragazza ridendo. A forza di stare in mezzo al quel branco di
scimmioni, stava iniziando ad assomigliargli fin troppo!
Un
sorriso, una pacca d'incoraggiamento, un bacio scherzoso e la piccola
manager riuscì a riportare il buonumore nei ragazzi.
Sospirando di
sollievo, si chiuse alle spalle la porta dello spogliatoio ormai
vuoto e si affrettò a raggiungerli di corsa: in altezza le
mancavano
ancora un bel po' di centimetri prima di essere al loro livello!
Appollaiata
in panchina, guardò i "suoi ragazzi" che si schieravano
davanti alla squadra avversaria, sulle prime leggermente intimoriti
dalla tifoseria del Sannoh, e poi piacevolmente sorpresi quando si
resero conto che il tifo per loro non era per niente inferiore! Alla
fin fine, i suoi teppisti erano riusciti a far breccia nei giapponesi
e lei era certa di averne capito il segreto: la spontaneità,
l'allegria, ma anche la strafottenza, la personalità marcata
di ogni
giocatore e soprattutto l'unione di squadra.
Inoltre
erano anche maturati moltissimo, e ne ebbe la prova definitiva
guardandoli stringere la mano ai giocatori avversari in segno di
rispetto, invece che prenderli in giro o fargli gli sberleffi com'era
sicura avrebbero fatto l'anno precedente: sembravano decisamente dei
veri professionisti.
Guerra
La
partita non era stata facile. Le due squadre fin da subito erano
apparse ben bilanciate, e quello che il Sannoh aveva in più
di
tecnica veniva compensato dalla forte unione di squadra dello
Shohoku. Inoltre entrambe le squadre avevano perso dei giocatori di
peso considerevole come Akagi e Kawata, perdite che avevano portato a
leggere modificazioni dello stile di gioco in ambo le parti.
Consci
dela sacralità della partita, tutti i giocatori avevano
giocato più
pulito del solito, anche se qualche sgarro c'era stato lo stesso.
Sakuragi – terrorizzato a morte dal pericolo dell'espulsione
in un
evento così importante – era riuscito a non
commettere nemmeno un
fallo.
Ryota,
Mitsui e Kiyoshi, promettente matricola, riuscivano abbastanza spesso
a compiere delle belle azioni, e nel caso subentrava
Sakuragi-Re-del-Rimbalzo. Rukawa da parte sua non vedeva l'ora di
reincontrare Sawakita e di testare la sua preparazione per l'America,
sogno che non aveva ancora abbandonato, ed aveva scoperto che facendo
maggior gioco di squadra riusciva ad essere anche più pronto
e
sveglio nell'one-on-one. Così spesso e volentieri portava
avanti
azioni di gioco con gli altri componenti della squadra.
La
vera rivelazione durante l'anno era stata la sua capacità
come
insegnante: messa da parte un po' di quella che – presa
inizialmente per scontrosità – si era rivelata
semplice timidezza,
aveva preso sotto la sua ala un paio di matricole facendole
migliorare considerevolmente, e seppure mugugnati a mezza voce aveva
dato dei consigli persino a Sakuragi.
Feriti in battaglia
Il
primo ostacolo si presentò verso la metà del
primo tempo, quando
Mitsui ricevette al ginocchio ferito anni prima un colpo davvero
forte , che lo costrinse a fermarsi. Vedendolo accasciarsi a terra,
Ayako temette davvero per l'esito della partita, ma Shino, un'altra
matricola, era riuscito a tenere duro per la fine del tempo e
metà
del successivo, finchè il giocatore non era riuscito a
tornare al
suo posto.
Inoltre,
vigilando sulla sua squadra dalla panchina, la ragazza si era resa
conto che Sakuragi sembrava affaticato, ed era abbastanza scontata la
cosa, considerato il periodo che aveva trascorso fra
inattività e
riabilitazione. Seppur a malincuore, decise di tenerlo in panchina
per tutto il terzo tempo, ma si rivelò una scelta vincente:
invece
che abbattersi e perdere la grinta, quando il rossino tornò
in campo
sprizzava energia e combattività da tutti i pori.
Vittoria
Quando
ritornò in campo, Sakuragi si impossessò
immediatamente della palla
e letteralmente costrinse Rukawa a giocare a due con lui. Non che
durante i tempi precedenti non avessero mai effettuato passaggi, ma
il rossino aveva preferito vigilare sull'area sotto canestro. In quel
momento però le due squadre continuavano a mantere la
parità, e
loro dovevano assolutamente vincere.
Fu
quella la vera rivelazione del Campionato. Infatti, anche chi li
aveva visti già in precedenza mettere in gioco qualcosa di
simile,
rimase strabiliato dalla sincronicità che erano riusciti ad
ottenere. Saetterano per il campo alla velocità della luce,
guidando
lentamente ma inesorabilmente lo Shohoku verso la vittoria.
Segnato
l'ultimo canestro – un verso Slam Dunk! - e sentito il
fischio di
fine partita che li consacrava vincitori del Campionato Nazionale,
Rukawa per la prima volta alla fine di una partita si diede a
pubbliche manifestazioni di gioia: Sakuragi giura di poter sentire
ancora adesso nelle orecchie il suo urlo di trionfo e la sua foto con
volto rigato dalle lacrime fece il giro di tutti i giornali.
A
sancire la profonda unione di squadra che intercorreva fra loro,
istintivamente i ragazzi dello Shohoku si radunarono in mezzo al
campo, abbracciandosi e baciandosi dalla gioia. L'intero Palazzetto
gioì con quella squadra di ragazzi di periferia, che era
riuscita a
fare il miracolo e a vincere il Sannoh. Probabilmente era stata la
Fortuna a riunire ragazzi tanto dotati in una scuola che solitamente
non brillava per i suoi risultati cestistici, ma – che si
ripetesse
in futuro o no – fu una vittoria destinata a rimanere negli
annali.
Saluto
del nemico sconfitto
I
ragazzi dello Shohoku dimostrarono però di non essere
semplicemente
dei liceali esaltati per la vittoria, ma anche dei veri sportivi.
Passato il meritato momento di euforia, si ricomposero e andarono a
congratularsi con gli sconfitti. Non era stata una partita facile, e
se l'avevano potuta condurre giocando a un determinato livello era
stato grazie agli avversari che si erano trovati davanti.
Il
Palazzetto, che fino a quel momento risuonava di grida di giubilo e
cori di vittoria, ammutolì improvvisamente quando i due
capitani si
strinsero le mani. Più di qualcuno si chiese se il gesto
avesse
rappresentato forse un cambio di testimoni, dopo la lunga tradizione
di vittorie del Sannoh, ma poichè il nuovo Campionato
Naziale è
ancora da disputarsi non ci si può ancora pronunciare in
proposito.
Conta
dei feriti
Dopo
il gesto, entrambe le squadre uscirono compostamente dal campo. Molti
chiesero il perchè di quell'atteggiamento ai giocatori, ma
tutti
risposero che era l'unico da adottare: non sapevano come spiegarlo,
ma l'aria era pervasa da una sorta di sacralità.
Appena
misero piede fuori dal campo, sia Mitsui che Koyama, un giocatore del
Sannoh infortunato durante il gioco, necessitarono del supporto dei
compagni, come se le energie li avessero sostenuti solo per il tempo
necessario a disputare la partita. Fortunatamente c'era un equipe
medica stazionata nel Palazzetto, che si assicurò che i due
ragazzi
stessero bene e offrì una stampella ciascuno a cui
appoggiarsi
affinchè non si affaticassero ulteriormente.
Ringraziamento
agli Dei per la vittoria
Usciti
dal Palazzetto, i ragazzi dello Shohoku respirarono l'aria fresca a
pieni polmoni, con la sensazione di stare vivendo in un sogno.
Sembravano completamente spaesati e trasognati, notò Ayako
mentre si
incamminavano verso l'albergo, ma sui loro visi continuavano a
brillare tracce di quella sacralità che
aveva visto in loro
durante la partita.
-
Ehi, ragazzi... - disse piano Mitsui per richiamare l'attenzione
della squadra. - Passiamo per il tempio? -
Questa
volta nessuno si lamentò, comprendendo nel profondo il
tacito
bisogno del loro tiratore da tre punti. Raggiunsero in silenzio il
tempio, salirono le scalinate senza fiatare. Si inginocchiarono nel
cortile del tempio e chiusero gli occhi in atto di meditazione.
Il vento spirava leggero scompigliandogli i capelli e facendo
volteggiare nell'aria petali di fiore. L'intero Shohoku,
inginocchiato nel cortile di pietre chiare, rese grazie agli Dei per
l'armonia perfetta che era riuscito a sperimentare nella finale del
Campionato, e che gli aveva fatto assaporare per un istante l'armonia
di tutte le cose. I singoli giocatori, inginocchiati nel cortile di
pietre chiare, resero grazie agli Dei per le piccole vittorie che
erano riusciti ottenere.
Ognuno
di loro era riuscito, nel suo piccolo, a realizzare quanto aveva
desiderato: non solo vincere il Campionato Nazionale, ma anche fare
maggiore gioco di squadra come nel caso di Rukawa oppure giocare per
qualche minuto contro il grande Sannoh, come era successo per la
prima volta ad una matricola. Oppure semplicemente trovare il
coraggio di dare un bacio al suo giocatore preferito, come aveva
fatto Ayako.