Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: ArashiStorm    15/02/2011    0 recensioni
[old fic]
Una rivisitazione di ciò che sarebbe potuto succedere dopo il capitolo 159.
"Abbi cura di Kimihiro-kun" gli aveva chiesto Kohane...e Doumeki l'avrebbe fatto, sempre!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Title:Parole che vanno dette
Paring: 104
Rating: per tutti
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP
Note: SPOILERS del capitolo 159!!!!!!!



Parole che vanno dette

“Ci vediamo Kohane-chan!” sorrise Watanuki mentre si accucciava per prendere tra le sue mani quelle molto più piccole della bambina “ e ricordati che se avrai bisogno di me basta che mi chiami e io arriverò subito, d’accordo?”

La ragazzina sorrise contagiata dall’espressione felice e serena sul volto dell’amico e salvatore.

“Si certo! – rispose - ma anche tu Kimihiro-kun ricordati che potrai contare sempre su di me … E su Shizuka-kun, vero?” concluse con un’espressione seria sul volto mentre si rivolgeva al citato ragazzo che se ne stava in piedi a fianco di Watanuki.

Doumeki non si sprecò con lunghe risposte e discorsi, si limitò ad una rapida occhiata ai due ragazzi a suoi piedi e ripose con un assenso che molto assomigliava ad un semplice suono gutturale.

Kohane sembrò soddisfatta anche solo da quello, mentre Watanuki si alzò in piedi di scatto indicando l’amico con l’indice puntato.

“Ehi! Quando ti si fa una domanda sarebbe educato rispondere con una parola comprensibile, sai? Soprattutto quando parli con una ragazza!!” gli rimproverò in faccia come suo solito cambiando subito espressione non appena si volse nuovamente verso Kohane.

“Non preoccuparti Kohane-chan. Se tu starai bene, starò bene anch’io. Tu preoccupati solo di diventare felice e di imparare più che puoi dalla signora”

“Si, e imparerò anche qualcuna delle tue ricette da farvi assaggiare, sia a te che a Shizuka-kun”

Watanuki sbuffò mettendosi le mani sui fianchi e lanciando un’occhiata di traverso a Doumeki “non dovresti preoccuparti tanto di quest’idiota. Con tutto quello che ha mangiato cucinato da me dovrebbe essere nauseato dalla mia cucina ormai!”

“Nessuno potrebbe essere mai nauseato dalla tua cucina” risposero all’unisono Doumeki e Kohane pronunciando le stesse parole ma esternando espressioni opposte, infatti il viso di Kohane era abbellito da uno splendido e sincero sorriso, mentre sul volto di Doumeki si era dipinta un espressione difficilmente decifrabile, ma che sembrava dire “ma sei scemo?”.

Watanuki per canto suo rimase qualche secondo senza parole, preso alla sprovvista dalla naturalezza con cui i due ragazzi avevano pronunciato quelle stesse parole con molta convinzione, ritrovandosi ben presto con il viso arrossito per l’imbarazzo. Tentò comunque di nasconderlo girandosi, dando le spalle ad entrambi, mentre Kohane cercava di trattenere una risatina divertita.

“ohohoh sembra che vi stiate divertendo” alla risata di Kohane si aggiunse anche quella della veggente che faceva ora capolino dalla porta di ingresso per salutare anch’essa i due ragazzi che tornavano a casa.

“Prendi Kimihiro-kun” – disse poi porgendo al ragazzo una bottiglia di sakè pregiato – “portala a Yuuko-chan in segno di ringraziamento, sono certa che lo apprezzerà”

Watanuki prontamente prese il regalo dalle anziane mani della signora “lo apprezzerà di sicuro… anche troppo” concluse e con un’ultima risata, la vecchia veggente e Kohane salutarono i due ragazzi che si congedarono ringraziando per l’ospitalità.

---

Sulla via del ritorno, come al solito era solo Watanuki quello che parlava e per la maggior parte erano rimproveri o insulti, velati e non, verso Doumeki o Yuuko.

Fu solo verso metà strada che anch’egli cominciò a rimanere in silenzio lanciando delle rapide occhiate al ragazzo al suo fianco. C’era qualcosa di strano, durante le sue sfuriate Doumeki non perdeva quasi mai l’occasione per infilare qui e li qualche insulto con cui controbattere, ma questa volta non aveva detta una sola parola, sembrava alquanto concentrato e attento a tutto fuorché alle parole di Watanuki.

Ovviamente in queste condizioni il silenzio da parte del giovane cuoco era destinato a durare ben poco…

“Ehi, si può sapere che hai? A cosa stai pensando?! È da quando sei tornato con i bicchieri insieme a Kohane-chan che mi sembri pensieroso. Ti ha forse detto qualcosa?”

“Non è nulla” tagliò corto Doumeki senza nemmeno guardare in faccia l’amico.

Watanuki prontamente allungò il passo e veloce come un gatto gli bloccò la strada piazzandosi davanti al giovane arciere.

“Non è vero che non è nulla! A qualcosa stai sicuramente pensando, per quando la cosa possa sembrare strana trattandosi di te!” disse senza nascondere l’ironia che quelle parole sottintendevano.

Doumeki ancora una volta sembrò noncurante del giocoso insulto da parte del autoproclamato rivale e ripetendo le stesse parole mise una mano sulla spalla di Watanuki scostandolo dalla sua strada continuando il tragitto.

Al suono dei suoi passi però questa volta non si aggiunsero anche quelli dell’altro ragazzo che rimase indietro, fermo nella posizione in cui Doumeki l’aveva lasciato. L’arciere, nonostante fosse effettivamente pensieroso, si accorse comunque subito che Watanuki non lo stava seguendo e pochi passi dopo si fermò voltandosi indietro verso il ragazzo. Non rientrava nelle possibilità realizzabili che Doumeki lasciasse Watanuki da solo, soprattutto dopo che Kohane gli aveva ricordato le parole di Yuuko. L’arciere chiuse gli occhi sospirando segretamente mentre la sua mano nella tasca inconsciamente toccava quel misterioso uovo.

“…è qualcosa che non posso sapere?” le parole di Watanuki lo spinsero a rivolgere nuovamente gli occhi all’amico che aveva la testa abbassata a guardare il terreno sotto i suoi piedi. “è qualcosa che riguarda Kohane-chan? C’è qualche problema?”

“No, la bimba sta benissimo ora. Idiota!” era più forte di lui…quando sentiva Watanuki parlare con una voce così triste gli veniva naturale come respirare cercare di farlo arrabbiare per togliergli quel velo di tristezza che sembrava avvolgerlo. Questa volta però non sembrò funzionare, il ragazzo alzò lo sguardo senza che dai suoi occhi trapelasse il minimo segno di ira per l’insulto, tutto ciò che Doumeki leggeva in quegli occhi spaiati erano paura e solitudine. Due delle cose che, insieme al dolore, l’arciere non avrebbe mai mai e poi mai voluto vedere in quelle pupille che ora lo fissavano senza che ci fossero nemmeno gli occhiali a mitigare la loro purezza e intensità.

“Mi ha chiesto di prendermi cura di te…” si arrese Doumeki e alle sue parole vide che l’espressione di Watanuki cambiò da triste a sorpresa.

“eh? Prenderti cura di me?” ripetè avvicinandosi all’amico che ancora gli stava avanti di qualche passo.

“Già” rispose riprendendo a camminare, ma questa volta con i passi di Watanuki che gli facevano eco alle spalle.

“Non capisco…che bisogno c’è di dirtelo? Lo fai già senza che nessuno te lo chieda…”

“Appunt…...eh!?” questa volta era Doumeki che si bloccò di colpo fermandosi a guardare stupefatto l’amico.

Watanuki se ne accorse subito e si fermò anch’egli girandosi verso l’arciere.

“Beh? Che c’è?” chiese un po’ imbronciato, senza rendersi conto di ciò che aveva appena ammesso e forse senza voler dar a vedere di essersene reso conto…

“Sono sempre più convinto che tu abbia sbattuto la testa da qualche parte” sentenziò Doumeki riprendendo nuovamente a camminare.

“Che hai detto???Come osi?” e il resto del cammino fino al negozio proseguì nel solito modo, tra insulti detti e ribattuti da una parte all’altra.

Erano legati, legati come non mai, Doumeki non avrebbe mai permesso che potesse succede qualcosa di male a Watanuki; lo aveva promesso e se stesso e ora indirettamente anche a Kohane. Avrebbe protetto Watanuki, meglio che poteva, non sapeva cosa fosse quel fatidico “momento” di cui Yuuko gli aveva parlato e, se avesse potuto, avrebbe voluto sapere tutti i particolari ora e subito, ma era ben coscio che fosse impossibile…sapeva solo che non doveva esitare, e non l’avrebbe fatto, ne era sicuro, nemmeno in quel momento avrebbe esitato…per salvare Watanuki non avrebbe MAI esitato.

Preso dai suoi pensieri Doumeki si accorse solo all’ultimo momento che erano arrivati al negozio e si apprestò quindi a salutare Watanuki e a riprendere la strada verso il tempio. Stava già svoltando l’angolo della strada quando sentì Watanuki chiamarlo.

“Doumeki!”

Si bloccò vedendo l’amico che correva verso di lui. Il ragazzo gli si fermò davanti, testa bassa a guardare l’asfalto, mentre Doumeki lo osservava in attesa…Passarono alcuni secondi, forse anche un minuto prima che Watanuki alzasse la testa mostrando all’amico un’espressione determinata, labbra serrate, occhi decisi e sopracciglia leggermente agrottate, sembrava quasi un’espressione arrabbiate se non fosse stato per un rossore diffuso sulle guance…

“Grazie!” disse piano… “GRAZIE!” ripete poi più forte senza distogliere lo sguardo mentre il rossore sul volto si faceva più intenso.

Doumeki rimase un attimo spiazzato, la botta in testa doveva essere stata davvero, ma davvero forte pensò. Aveva detto un semplice grazie senza specificare nulla, ma l’arciere capì immediatamente che Watanuki lo stava ringraziando di tutto quello che aveva fatto…e avrebbe fatto in futuro per lui…e questa volta lo stava facendo senza nascondergli il viso…

“uhmp… questa volta me l’hai fatto vede il viso, eh?” disse mentre la sua mano andava a scompigliare i capelli di Watanuki come se quello davanti a se fosse un bambino che doveva essere congratulato e non un ragazzo della sua stessa età dalla forza d’animo infinita.

Watanuki si rilassò, le mani che fino ad allora erano chiuse in pugni per la tensione, tornarono ad aprirsi lungo i fianchi, mentre Doumeki ritrasse la mano.

“Prego…idiota!” concluse “ ci vediamo domani” e con questo si girò e tornò sui suoi passi alzando il braccio destro in segno di saluto.

Il ragazzo non reagì nemmeno all’insulto, era troppo, troppo stupito da ciò a cui aveva assistito…

“ha..sorriso?” si auto-domandò una volta rimasto solo. 

Doumeki, l’uomo dalla maschera inespressiva al posto del volto aveva sorriso? Non c’era dubbio…Yuuko aveva ragione, quello era un sogno, un Doumeki sorridente poteva esistere solo in un sogno pensò ironico mentre le labbra gli si alzavano in un sorrisetto rassegnato, ma non triste, al ricordo della sua condizione. Aveva deciso che non avrebbe visto la sua situazione in modo pessimistico, avrebbe trovato una soluzione perchè sapeva che non era solo, non più… se ci avesse creduto sapeva, era sicuro, che quel sogno sarebbe potuto diventare la più bella delle realtà.


  
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