Title:Parole che vanno dette
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Rating: per tutti
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono
proprietà CLAMP
Note: SPOILERS del capitolo 159!!!!!!!
Parole che vanno dette
“Ci vediamo Kohane-chan!” sorrise Watanuki mentre
si accucciava per prendere tra le sue mani quelle molto più
piccole della bambina “ e ricordati che se avrai bisogno di
me basta che mi chiami e io arriverò subito,
d’accordo?”
La ragazzina sorrise contagiata dall’espressione felice e
serena sul volto dell’amico e salvatore.
“Si certo! – rispose - ma anche tu Kimihiro-kun
ricordati che potrai contare sempre su di me … E su
Shizuka-kun, vero?” concluse con un’espressione
seria sul volto mentre si rivolgeva al citato ragazzo che se ne stava
in piedi a fianco di Watanuki.
Doumeki non si sprecò con lunghe risposte e discorsi, si
limitò ad una rapida occhiata ai due ragazzi a suoi piedi e
ripose con un assenso che molto assomigliava ad un semplice suono
gutturale.
Kohane sembrò soddisfatta anche solo da quello, mentre
Watanuki si alzò in piedi di scatto indicando
l’amico con l’indice puntato.
“Ehi! Quando ti si fa una domanda sarebbe educato rispondere
con una parola comprensibile, sai? Soprattutto quando parli con una
ragazza!!” gli rimproverò in faccia come suo
solito cambiando subito espressione non appena si volse nuovamente
verso Kohane.
“Non preoccuparti Kohane-chan. Se tu starai bene,
starò bene anch’io. Tu preoccupati solo di
diventare felice e di imparare più che puoi dalla
signora”
“Si, e imparerò anche qualcuna delle tue ricette
da farvi assaggiare, sia a te che a Shizuka-kun”
Watanuki sbuffò mettendosi le mani sui fianchi e lanciando
un’occhiata di traverso a Doumeki “non dovresti
preoccuparti tanto di quest’idiota. Con tutto quello che ha
mangiato cucinato da me dovrebbe essere nauseato dalla mia cucina
ormai!”
“Nessuno potrebbe essere mai nauseato dalla tua
cucina” risposero all’unisono Doumeki e Kohane
pronunciando le stesse parole ma esternando espressioni opposte,
infatti il viso di Kohane era abbellito da uno splendido e sincero
sorriso, mentre sul volto di Doumeki si era dipinta un espressione
difficilmente decifrabile, ma che sembrava dire “ma sei
scemo?”.
Watanuki per canto suo rimase qualche secondo senza parole, preso alla
sprovvista dalla naturalezza con cui i due ragazzi avevano pronunciato
quelle stesse parole con molta convinzione, ritrovandosi ben presto con
il viso arrossito per l’imbarazzo. Tentò comunque
di nasconderlo girandosi, dando le spalle ad entrambi, mentre Kohane
cercava di trattenere una risatina divertita.
“ohohoh sembra che vi stiate divertendo” alla
risata di Kohane si aggiunse anche quella della veggente che faceva ora
capolino dalla porta di ingresso per salutare anch’essa i due
ragazzi che tornavano a casa.
“Prendi Kimihiro-kun” – disse poi
porgendo al ragazzo una bottiglia di sakè pregiato
– “portala a Yuuko-chan in segno di ringraziamento,
sono certa che lo apprezzerà”
Watanuki prontamente prese il regalo dalle anziane mani della signora
“lo apprezzerà di sicuro… anche
troppo” concluse e con un’ultima risata, la vecchia
veggente e Kohane salutarono i due ragazzi che si congedarono
ringraziando per l’ospitalità.
---
Sulla via del ritorno, come al solito era solo Watanuki quello che
parlava e per la maggior parte erano rimproveri o insulti, velati e
non, verso Doumeki o Yuuko.
Fu solo verso metà strada che anch’egli
cominciò a rimanere in silenzio lanciando delle rapide
occhiate al ragazzo al suo fianco. C’era qualcosa di strano,
durante le sue sfuriate Doumeki non perdeva quasi mai
l’occasione per infilare qui e li qualche insulto con cui
controbattere, ma questa volta non aveva detta una sola parola,
sembrava alquanto concentrato e attento a tutto fuorché alle
parole di Watanuki.
Ovviamente in queste condizioni il silenzio da parte del giovane cuoco
era destinato a durare ben poco…
“Ehi, si può sapere che hai? A cosa stai
pensando?! È da quando sei tornato con i bicchieri insieme a
Kohane-chan che mi sembri pensieroso. Ti ha forse detto
qualcosa?”
“Non è nulla” tagliò corto
Doumeki senza nemmeno guardare in faccia l’amico.
Watanuki prontamente allungò il passo e veloce come un gatto
gli bloccò la strada piazzandosi davanti al giovane arciere.
“Non è vero che non è nulla! A qualcosa
stai sicuramente pensando, per quando la cosa possa sembrare strana
trattandosi di te!” disse senza nascondere l’ironia
che quelle parole sottintendevano.
Doumeki ancora una volta sembrò noncurante del giocoso
insulto da parte del autoproclamato rivale e ripetendo le stesse parole
mise una mano sulla spalla di Watanuki scostandolo dalla sua strada
continuando il tragitto.
Al suono dei suoi passi però questa volta non si aggiunsero
anche quelli dell’altro ragazzo che rimase indietro, fermo
nella posizione in cui Doumeki l’aveva lasciato.
L’arciere, nonostante fosse effettivamente pensieroso, si
accorse comunque subito che Watanuki non lo stava seguendo e pochi
passi dopo si fermò voltandosi indietro verso il ragazzo.
Non rientrava nelle possibilità realizzabili che Doumeki
lasciasse Watanuki da solo, soprattutto dopo che Kohane gli aveva
ricordato le parole di Yuuko. L’arciere chiuse gli occhi
sospirando segretamente mentre la sua mano nella tasca inconsciamente
toccava quel misterioso uovo.
“…è qualcosa che non posso
sapere?” le parole di Watanuki lo spinsero a rivolgere
nuovamente gli occhi all’amico che aveva la testa abbassata a
guardare il terreno sotto i suoi piedi. “è
qualcosa che riguarda Kohane-chan? C’è qualche
problema?”
“No, la bimba sta benissimo ora. Idiota!” era
più forte di lui…quando sentiva Watanuki parlare
con una voce così triste gli veniva naturale come respirare
cercare di farlo arrabbiare per togliergli quel velo di tristezza che
sembrava avvolgerlo. Questa volta però non sembrò
funzionare, il ragazzo alzò lo sguardo senza che dai suoi
occhi trapelasse il minimo segno di ira per l’insulto, tutto
ciò che Doumeki leggeva in quegli occhi spaiati erano paura
e solitudine. Due delle cose che, insieme al dolore,
l’arciere non avrebbe mai mai e poi mai voluto vedere in
quelle pupille che ora lo fissavano senza che ci fossero nemmeno gli
occhiali a mitigare la loro purezza e intensità.
“Mi ha chiesto di prendermi cura di te…”
si arrese Doumeki e alle sue parole vide che l’espressione di
Watanuki cambiò da triste a sorpresa.
“eh? Prenderti cura di me?” ripetè
avvicinandosi all’amico che ancora gli stava avanti di
qualche passo.
“Già” rispose riprendendo a camminare,
ma questa volta con i passi di Watanuki che gli facevano eco alle
spalle.
“Non capisco…che bisogno c’è
di dirtelo? Lo fai già senza che nessuno te lo
chieda…”
“Appunt…...eh!?” questa volta era
Doumeki che si bloccò di colpo fermandosi a guardare
stupefatto l’amico.
Watanuki se ne accorse subito e si fermò anch’egli
girandosi verso l’arciere.
“Beh? Che c’è?” chiese un
po’ imbronciato, senza rendersi conto di ciò che
aveva appena ammesso e forse senza voler dar a vedere di essersene reso
conto…
“Sono sempre più convinto che tu abbia sbattuto la
testa da qualche parte” sentenziò Doumeki
riprendendo nuovamente a camminare.
“Che hai detto???Come osi?” e il resto del cammino
fino al negozio proseguì nel solito modo, tra insulti detti
e ribattuti da una parte all’altra.
Erano legati, legati come non mai, Doumeki non avrebbe mai permesso che
potesse succede qualcosa di male a Watanuki; lo aveva promesso e se
stesso e ora indirettamente anche a Kohane. Avrebbe protetto Watanuki,
meglio che poteva, non sapeva cosa fosse quel fatidico
“momento” di cui Yuuko gli aveva parlato e, se
avesse potuto, avrebbe voluto sapere tutti i particolari ora e subito,
ma era ben coscio che fosse impossibile…sapeva solo che non
doveva esitare, e non l’avrebbe fatto, ne era sicuro, nemmeno
in quel momento avrebbe esitato…per salvare Watanuki non
avrebbe MAI esitato.
Preso dai suoi pensieri Doumeki si accorse solo all’ultimo
momento che erano arrivati al negozio e si apprestò quindi a
salutare Watanuki e a riprendere la strada verso il tempio. Stava
già svoltando l’angolo della strada quando
sentì Watanuki chiamarlo.
“Doumeki!”
Si bloccò vedendo l’amico che correva verso di
lui. Il ragazzo gli si fermò davanti, testa bassa a guardare
l’asfalto, mentre Doumeki lo osservava in
attesa…Passarono alcuni secondi, forse anche un minuto prima
che Watanuki alzasse la testa mostrando all’amico
un’espressione determinata, labbra serrate, occhi decisi e
sopracciglia leggermente agrottate, sembrava quasi
un’espressione arrabbiate se non fosse stato per un rossore
diffuso sulle guance…
“Grazie!” disse piano…
“GRAZIE!” ripete poi più forte senza
distogliere lo sguardo mentre il rossore sul volto si faceva
più intenso.
Doumeki rimase un attimo spiazzato, la botta in testa doveva essere
stata davvero, ma davvero forte pensò. Aveva detto un
semplice grazie senza specificare nulla, ma l’arciere
capì immediatamente che Watanuki lo stava ringraziando di
tutto quello che aveva fatto…e avrebbe fatto in futuro per
lui…e questa volta lo stava facendo senza nascondergli il
viso…
“uhmp… questa volta me l’hai fatto vede
il viso, eh?” disse mentre la sua mano andava a scompigliare
i capelli di Watanuki come se quello davanti a se fosse un bambino che
doveva essere congratulato e non un ragazzo della sua stessa
età dalla forza d’animo infinita.
Watanuki si rilassò, le mani che fino ad allora erano chiuse
in pugni per la tensione, tornarono ad aprirsi lungo i fianchi, mentre
Doumeki ritrasse la mano.
“Prego…idiota!” concluse “ ci
vediamo domani” e con questo si girò e
tornò sui suoi passi alzando il braccio destro in segno di
saluto.
Il ragazzo non reagì nemmeno all’insulto, era
troppo, troppo stupito da ciò a cui aveva
assistito…
“ha..sorriso?” si auto-domandò una volta
rimasto solo.
Doumeki, l’uomo dalla maschera inespressiva al posto del volto aveva sorriso? Non c’era dubbio…Yuuko aveva ragione, quello era un sogno, un Doumeki sorridente poteva esistere solo in un sogno pensò ironico mentre le labbra gli si alzavano in un sorrisetto rassegnato, ma non triste, al ricordo della sua condizione. Aveva deciso che non avrebbe visto la sua situazione in modo pessimistico, avrebbe trovato una soluzione perchè sapeva che non era solo, non più… se ci avesse creduto sapeva, era sicuro, che quel sogno sarebbe potuto diventare la più bella delle realtà.