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Autore: rosemortelle    17/02/2011    2 recensioni
Il cuore di Megan si fermò. Sì, doveva essersi fermato. Doveva. Un dolore così lancinante non poteva far continuare a batter il cuore. Un ultimo colpo sordo e poi si sarebbe fermato per sempre.
Era una cosa con la quale doveva fare i conti. Quella parte di lei che era nata improvvisamente. Bugiarda! Bugiarda! C'era sempre stata, Era sempre stata presente. Solo che l'aveva rifiutata, umiliata e adesso non poteva più chiudere gli occhi. Era lì e stava diventando sempre più forte. Presto o tardi non avrebbe più potuto far finta che non esistesse...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How many times have you told me you love her
As many times as I've wanted to tell you the truth
How long have I stood here beside you
I live through you
You looked through me

 
 
 “Megan devo parlarti, devo chiederti una cosa importantissima, ti va di prendere un caffè domattina, o lavori?”
La sua voce era allegra e squillante, il cuore di lei sobbalzò nel petto; le sembrava che una mano invisibile le stesse stringendo lo stomaco, si sentì avvampare.
“Domattina va benissimo, entro a mezzogiorno. Ci troviamo alle undici alla caffetteria del centro commerciale?”
“Perfetto, a domani”
“A domani”
 
Lei lo aspettava seduta al loro solito tavolino, vagamente nascosto dietro ad una colonna. Si trovavano sempre lì. Quello era “il loro tavolo”. Aveva già ordinato per entrambi. Per sé un caffè normale e un cornetto integrale, per lui un caffè con zucchero di canna e una fetta di torta della nonna. Ed eccolo, in tutto lo splendore della sua altezza, con il suo piumino beige che sembrava tagliato apposta sulla sua figura slanciata. Dovette obbligarsi a regolarizzare il respiro e a non avvampare. Quando si era resa conto di amarlo? Non lo sapeva. Forse quella sera, fuori dal centro commerciale, quando ad una sua vaga carezza il suo corpo era stato percorso da brividi folli. Il suo migliore amico, il suo “fratellone” come lo chiamava scherzosamente. Ma c’era lei, Elena, una sua cara amica. Era stata lei a presentargliela e i due sembravano essersi innamorati ed essere felici e contenti. Ma questo era successo prima che lei si rendesse conto dei suoi sentimenti. Come avrebbe voluto tornare indietro, l’unica cosa che le rimaneva da sperare era che qualcosa tra i due non andasse o che lui si rendesse improvvisamente conto di amarla e di non poter vivere senza di lei. Questo pensiero era l’unico che le dava conforto nelle sere solitarie, mentre invano cercava di addormentarsi. Ma eccolo. Con quel sorriso smagliante e gli occhiali che gli ricadevano perfettamente sul naso dandogli quella sprezzante aria intellettuale. Con quei capelli lunghi e quella barba poco curata che gli davano quella seducente aria da poeta maledetto. Oh, se non fosse stato così maledettamente affascinante. Si sedette di fronte a lei, non prima di averle dato un bacio fuggevole su una guancia che la fece tremare da capo a piedi. I suoi occhi brillavano di una luce strana. Le persone intorno sembravano non esistere, i rumori erano attutiti e lontani, come se la sua mente fosse avvolta da una calda bolla che la proteggeva. Esisteva solo lui. I suoi occhi, le sue labbra perfette.
“Hey, ci sei? Mi sembri più assente del solito oggi!”
Lei si riscosse
“Si, scusami, sono un po’ stanca. Ieri ho fatto tardi a lavoro e non ho dormito bene. I soliti incubi”
Accennò una risatina. Lui sembrava sulle spine.
“Non ce la faccio più, devo dirtelo”
Il suo sorriso si allargò. Le prese la mano. Il contatto caldo le diede i brividi. Posò la tazzina che aveva nell’altra mano perché rischiava di rovesciare tutto sul tavolino metallico.
Lui le strinse ancor di più la mano e la fissò negli occhi per un istante interminabile. Il cuore di lei batteva all’impazzata. Forse il suo sogno stava per avverarsi, forse si era reso conto di amarla ed era lì per dirglielo. Si rese conto di non riuscire a respirare. Quei pochi istanti prima che lui ricominciasse a parlare sembrarono eterni.
“Elena ed io ci sposiamo e vorremmo che tu ci facessi da testimone”
Il cuore di Megan si fermò. Sì, doveva essersi fermato. Doveva. Un dolore così lancinante non poteva far continuare a batter il cuore. Un ultimo colpo sordo e poi si sarebbe fermato per sempre. Sentì il mezzo cornetto che aveva mangiato tornarle in gola. Gli occhi si riempirono di lacrime. Il coltello piantato nel petto mandava un bruciore lancinante, le toglieva il respiro. Tutto intorno stava diventando nero. Era un incubo, uno dei suoi soliti incubi, non poteva essere altrimenti. Doveva svegliarsi, doveva svegliarsi.
“Hey, Megan, tutto ok?”
La voce di Marco la richiamò alla realtà. I rumori intorno a lei ripresero consistenza. Le persone parlavano, le tazzine tintinnavano, i bambini urlavano e ridevano rincorrendosi, Marco ed Elena stavano per sposarsi.
Riuscì a stento a non far tremare la voce mentre una lacrima le solcava il viso. Doveva giustificarsi in qualche modo. Ma l’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era buttarsi tra le sue braccia e dirgli che lo amava. Che lo amava più della sua stessa vita. Doveva mantenere la calma. Doveva.
“Sì, tutto ok.”
La voce le uscì fredda e atona. Si asciugò velocemente le lacrime.
“E’...è che sono così contenta per voi!”
Bugiarda. Bugiarda. Bugiarda. Stava per scoppiare in lacrime e di certo non lacrime di gioia.
Si alzò per abbracciarlo e lui sembrò rincuorato. La abbracciò stretta e lei respirò a fondo il suo profumo. Lui non sarebbe mai stato suo. Non avrebbe mai sentito le sue mani scorrere sulla sua schiena. Non avrebbero mai dormito abbracciati dopo aver fatto l’amore. Scoppiò in lacrime. Lui le sollevò con dolcezza la testa e la guardò perplesso.
“Sei sicura che vada tutto bene?”
No, non andava tutto bene. La sua anima intera si stava rivoltando, le stava lasciando il corpo e dentro sentiva solo un buco nero che risucchiava tutto quello che aveva intorno!
“Si, lo sai come sono fatta. Ho le lacrime in tasca io! Sono un’inguaribile romantica!”
Forzò un sorriso e si asciugò le lacrime. Strisciate nere le rimasero sulla mano e plausibilmente anche sul viso. Cristo! Ci mancava solo il doversi rifare il trucco prima di entrare a lavoro!
“Allora ci farai da testimone”
Oh, sai che bella scena. Lui, lei, l’altra che nessuno sapeva esistesse.
“In fin dei conti tu ci hai presentati, tu ci hai aiutati a metterci insieme. Sei la nostra migliore amica”
Oh, ma ci provava gusto a girare il coltello nella piaga? Possibile che in tutti quei mesi non si fosse accorto di niente, che non avesse colto nemmeno l’ombra dei suoi sentimenti nelle sere in cui rimanevano per ore a parlare l’uno vicino all’altra? Scoppiò in una risata vagamente isterica.
“Sai Marco, non penso di essere la più adatta. Insomma, i vostri fratelli ci rimarrebbero malissimo!”
Lui le afferrò saldamente le spalle e la guardò con quello sguardo penetrante e il suo sorriso più dolce.
“Ti prego, ci teniamo tanto”
Non poté rifiutarsi. Non ci riusciva mai quando lui la guardava in quel modo
“Ok”
Fu l’unica cosa che riuscì a dire. E di nuovo il suo profumo le invase le narici e le annebbiò i sensi. Doveva andarsene. Doveva scappar via prima di scoppiare di nuovo in lacrime. Doveva lasciarlo andare. Per sempre. Si staccò d’improvviso con gli occhi sbarrati.
“Ora scusami ma devo scappare, devo entrare a lavoro”
Che scusa banale! Banale ed assurda visto che mancavano ancora tre quarti d’ora al suo turno. Fece per andarsene e lui la afferrò per un polso e tornò a guardarla perplesso.
“Megan sei sicura di star bene? Sei più strana del solito oggi. E’ presto per andare a lavoro considerando che il tuo negozio è al piano inferiore! E poi che fai, nemmeno mi saluti?”
Lei esitò.
“Io...io devo rifarmi il trucco, non posso presentarmi a lavoro in questo stato!”
Rise forzatamente.
“E poi so che la direttrice voleva parlarmi. Spero si tratti di quella promozione che sto aspettando!”.
Il viso di marco si rischiarò:
“Bene, in bocca al lupo allora! Ma il saluto non me lo puoi togliere.”
Rise e la attirò a sé stampandole un bacio sulla guancia. No, non avrebbe dovuto farlo, no...Megan sentì di nuovo le lacrime inondarle gli occhi e lo stomaco chiudersi. Si voltò per nascondere il viso.
“E’ tardissimo, scappo. Ci sentiamo”.
 
I suoni erano ovattati intorno, la testa le girava e gli occhi erano pieni di lacrime. Al posto dello stomaco aveva un macigno e al posto del cuore...il silenzio.
“Eh no, proprio non ci siamo signorina Megan”
La voce acida della capo del personale la colse inaspettata come una doccia gelata, riscuotendola dal rivivere per l’ennesima volta gli avvenimenti della mattina e riportandola alla realtà. Era in negozio e stava piegando delle maglie. Si guardò intorno. Il negozio era vuoto. Come ogni lunedì mattina non c’era anima viva tranne la responsabile del personale che la guardava con gli occhi illuminati da uno strano senso di vittoria da sotto la chioma riccia.
   
 
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