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Autore: Slits    17/02/2011    2 recensioni
« Era un misantropo e per assurdo, come ogni misantropo, sembrava conoscere il mondo meglio di chiunque altro. »
Cinque mesi dopo aver dato l’ultimo esame, uno psicologo si ritrova a far tirocinio in una clinica divenuta famosa per aver dato asilo ad un misantropo. Un assassino, a detta dei protocolli.
Ad ogni seduta rivivranno le tracce di un passato che non può più aspettare, mentre la storia mostrerà l’innocenza di una persona che, per una volta, non è l’assassino.
Prima classificata al The Nightmare Hospital Contest indetto da LoLLy_DeAdGirL e vincitrice Premio Giuria.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanji
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore:
● Ogni capitolo della storia è stato strutturato in tre parti:
[Presente] [Secondo stadio della misantropia]

- Brevi scorci dell’ospedale
- Scambio di battute fra paziente e psicologo
- Inizio della seduta

[Passato] [Primo stadio della misantropia]

- Si riallaccia alla domanda di inizio seduta
- Brevi scorci dell’ospedale ai tempi del precedente psicologo

[Flashback] [Primi sintomi della misantropia]


● Sebbene abbia deciso di rendere Victor inglese, la storia non è assolutamente ambientata in Inghilterra. Baratie resta una località di pura fantasia, di cui di reale rimane il solo nome. Baratie è, di fatti, il ristorante galleggiante in cui Sanji è cresciuto prima dell’incontro con Rufy.


● Ancora prima di concentrarmi sullo stadio effettivo di misantropia, nella storia ho preferito focalizzare l’attenzione sulle cause che nel tempo la inducono. Trattandosi delle tematiche di sogno ed ideale, ho deciso proprio per questo di rendere Sanji protagonista. Trovo che, nell’opera di Oda, il suo continuo accanirsi nella ricerca di qualcosa che neanche sia detto esistere, possa essere un sogno ancora più grande di quello del Capitano.





Prologue.

Sulle tracce del paziente, Victor capì per la prima volta cosa significasse braccare. L’indifferenza e lo squallore dell’ospedale si trasformavano in ombre fra i volti dei malati. Sanji Regū camminava a larghe falcate fra corridoi che trasudavano abbandono. Riuscì a riconoscerlo solo quando imboccò la strada per la reception e il braccialetto elettronico al polso tintinnò appena. Preso un lungo respiro, Sanji girò a sinistra verso il reparto di psichiatria.
Soltanto pochi pazienti percorrevano il corridoio. Gli infermieri sembravano spettatori indiscreti. All’altezza della saletta inservienti, Sanji si fermò davanti ad un distributore di caffè e scoccò un’occhiata di sufficienza all’uomo alle sue spalle. Prima che entrasse nella propria stanza, lo psicologo lo vide estrarre da una manica del camice un pacchetto rettangolare. Sigarette.




1. Primo appuntamento.

La stanza di un pazzo. Victor immaginò il giovane paziente nel suo letto sfatto, in un groviglio caotico di lenzuola e coperte. Si avvicinò lentamente all’entrata della camera 313. Lo porta era socchiusa. In un eccesso di mal sopportazione Sanji l’aveva bloccata con un vecchio paio di mocassini.
Victor la spalancò e si piazzò davanti ad un mobiletto porta oggetti. Le mensole tarlate erano stracolme di libri di cucina e navigazione. Adocchiò qualche titolo e sbirciò in direzione del paziente.
Sanji era seduto sul suo letto davanti alla finestra, come se non si fosse mai mosso da lì. Le ante erano chiuse dall’interno. Il biondo le pulì con la stoffa della manica, ma non tentò di aprirle. Per un attimo, Victor pensò che si trovasse a suo agio in quella reclusione forzata.
- Anche mio nonno era un cuoco. Faceva più che altro sbobbe nauseabonde, ma gli piaceva pensare di essere un Raffaello dei fornelli. - esclamò.
Era la prima volta che gli parlava. La sua voce suonava titubante ed incerta. Quando si era addentrato nella spinosa burocrazia dell’ospedale, le alte sfere gli avevano affidato il caso di un uomo accusato di omicidio doloso. L’immagine di quell’assassino era come l’ombra di Sanji Regū.
- Si chiamava Victor, come me. Victor Basil. - affermò, poggiandosi alla parete della camera.
L’altro non si prese nemmeno la briga di voltarsi. Si tastò il polso cercando il braccialetto da cui pendeva una cinghia in cuoio, e la fece scivolare sotto la fibietta. Poi prese una sigaretta e la accese dopo due scatti andati a vuoto.
Prima di portarla alle labbra la sollevò e la esaminò attentamente. I suoi occhi si imbatterono in quelli di Victor. Trasudavano l’identica indifferenza che aveva visto nell’ospedale. Lo psicologo continuò a fissarlo e Sanji, stanco di quell’insolito gioco di sguardi, riprese a guardare oltre i vetri appannati.
- Allora Sanji – riprese l’uomo per una terza volta – parlami di te. -
Il biondo rise amaro, ma non disse niente. Quel copione lo aveva già recitato una volta.
Adesso aveva soltanto il sentore di qualcosa di malato ed incredibilmente fasullo.

- Allora, Mr Regū. – lo psicologo portò le mani ad intrecciarsi, scoprendo i canini in un sorriso composto, e fissò oltre la finestra – mi parli di lei. -
Appena lo vide sedersi, Sanji tornò a poggiarsi alla parete. Attraverso la manica linda della camicia si intravedeva il polso emaciato sotto il braccialetto elettronico. Il biondo si affrettò a far perdere le sue tracce fra il cotone ed il calcestruzzo del muro. Si mise a sedere nella poltrona ed aumentò le distanze.


Al ritorno il tramonto aveva trasformato la città in un dipinto di un’epoca lontana. Sanji Regū camminava fumando e non la smetteva di ascoltare gli aneddoti silenziosi di quelle strade che lo avevano visto crescere. Baratie sembrava sprofondata in un sonno pesante ed acquoso, insopportabilmente pacifico, e lo fissava a sua volta con lampioni e vecchi lucernari simili ad occhi indiscreti. Sanji non le parlava più, con le mani sprofondate nelle tasche ed il respiro che sapeva di tabacco. Non aveva più niente da dire a quella città che trasudava mediocrità ad ogni viale, isolato, vecchio o nuovo ciottolo che gli sbarrava la strada. A metà del cammino, prese il mozzicone e lo gettò a terra senza spegnerlo. Che bruciasse pure quel nido di perbenismo.
Arrivò a casa all’imbrunire. Guerric scese le scale e gli andò incontro. La sua presenza lo soffocava e lo nauseava.
- Hanno chiamato da scuola. – disse dal salone.
- Avete fatto una piacevole chiacchierata? -
- Loro indubbiamente.  Anche da assente riesci ad essere un buon argomento di conversazione. -
- Notevole. – tagliò corto – Non pensavo di aver fatto una così buona impressione. -
Si girò per dileguarsi attraverso le scale.
- Se avessi ancora un briciolo di amor proprio, non getteresti alle ortiche ogni ambizione in questo modo. -
Il piede del biondo rimase a mezz’aria per qualche istante, sospeso fra un primo scalino ed il pavimento. Sanji per un attimo si sentì osservato da un punto indefinito della stanza, uno sguardo che non apparteneva a nessuna delle tante facce dell’uomo.
Quando alzò gli occhi per parlare sua madre se n’era già tornata in cucina.
- Ambizione? Stiamo parlando dello stesso demone che ti ha spinto a sposare mia madre per non affondare, Guerric? -
L’uomo tacque. Il biondo sorridendo riprese a salire le scale.



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S
to ancora cercando di metabolizzare la notizia, quindi concedetemi per lo meno questo delirio.
Che poi delirio neanche sarà, calcolando che con la febbre che mi ritrovo in questi ultimi giorni ho la reattività di un vaso di begonie. .-. Anyway!

L'idea è nata subito dopo l'iscrizione al contest. Perchè ovviamente io prima mi iscrivo a un contest e soltanto dopo arranco fra la nebbia del mio cervello per trovare uno straccio di spunto.

Insomma, per farla breve e per non sapere dire neanche come, ho vinto.
E, davvero, so che dovrei ringraziare LoLLy_DeAdGirL per aver indetto questo meraviglioso contest e complimentarmi con HalfBlood Princess per avermi fatto un po' di posticino sul podio al primo posto ma, seriamente... non ci credo neanche io. .-.
Se qualcuno, anche soltanto un mesetto fa, mi avesse detto che avrei potuto vincere probabilmente gli avrei sputato in faccia. Di tutto cuore.

Per ultimo che poi ultimo neanche dovrebbe essere vi posto il link del contest, con bando, classifica e tutto il resto.
The Nightmare Hospital Contest.

Inutile dire che ringrazio chiunque anche semplicemente darà uno sguardo a questa storia.
   
 
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