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Autore: Less_    17/02/2011    1 recensioni
Non è una storia stupida. Credo. Ho fatto del mio meglio perché non lo fosse. Parla di un alieno a cui una ragazza spiega com'è l'adolescenza.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non credevo negli extraterrestri ed era proprio questo che continuavo a ripetermi mentre uno di quei “cosi” camminava verso di me.

Era sceso dalla sua brava nave spaziale nel campo di grano e veniva lentamente avanti, trasudando bava dalla pelle verde. Tentai inutilmente di convincermi che fosse diretto verso una persona che non fossi io, ma non c’era nessun altro nei paraggi: e ti pareva, tutti a me quelli strani!

Quando finalmente mi ebbe raggiunta, emise uno strano gorgoglio.

«No comprendo tua lingua» tentai.

«Io sì, stavo solo starnutendo» celiò quello, con una voce bianca assolutamente inadatta alla mole del suo corpo.

«Capisco. Be’, ciao».

«Ciao».

Tacqui per un po’.

«Ti sei perso?».

«No».

«Capisco. Allora cosa ci fai sulla Terra?» chiesi.

«Interazione spaziale».

«...Capisco». Silenzio.

«Sei un’allucinazione?» ripresi.

«Non credo, ma potrei anche essere frutto del tuo disperato bisogno di compagnia, generato dal tuo cervello per sopperire alla tua solitudine».

«...Capisco».

«Dimmi – visto che proprio devo –, quanti anni hai?».

«Quattordici. Circa» borbottai.

«Quindi, stando ai miei ultramoderni – e per voi umani ancora irriproducibili – database, sei in piena adolescenza» constatò.

«Sì» risposi aggrottando la fronte, senza capire dove il novello E.T. volesse andare a parare.

«E, ti prego, mi metteresti a parte della tua opinione su questo affascinante periodo della miserabile vita umana?».

«D’accordo. Tanto ormai sono certa di avere seri problemi mentali... bene. L’adolescenza è un periodo di tempo, stretto fra confini troppo labili, ma è soprattutto un viaggio».

«Un viaggio?».

«Sì, un viaggio, un’avventura».

«Un’avventura?».

«Sì, un’avventura, un cammino... e non provare a chiedere “un cammino?”».

«Un... d’accordo, ma spiegati meglio».

«Per coloro che la vivono, l’adolescenza è un insieme di emozioni e istanti belli e brutti. È un compito difficile da assolvere. Tutti vogliono qualcosa da te: i genitori pretendono che tu abbia buoni voti, gli amici che tu ti dedichi a loro, la società chiede che tu sia un modello... e poi ognuno chiede a se stesso più di quanto possa ottenere, chiede a se stesso il massimo e oltre... di ricoprire ruoli diversi: cittadino, figlio, amico, amante. Ruoli diversi. Ma non è questa la cosa peggiore».

«Ah, no?».

«No. Tutti hanno dei pregiudizi. Per gli adulti sei un incosciente, per la società un vandalo, per tutti coloro che non appaghi sei solo stronzo» risposi.

«Dev’essere uno schifo» commentò l’alieno, e sul suo viscido viso verde vidi un’espressione comprensiva.

«No. Non sempre. Nonostante tutto ce la caviamo ed otteniamo esperienze fantastiche, uniche. Anche se non ce ne accorgiamo. Anche se siamo pieni di dubbi, incertezze, paure, anche se non ci sentiamo ascoltati né tantomeno capiti. Anche se riceviamo mille stimoli diversi, anche se l’ignoto ci spaventa. L’adolescenza è l’era della “prima volta”. Primo bacio, primi esami, prime delusioni. È solo che non sappiamo come affrontare queste cose. Del resto, è giusto così. S’impara».

L’alieno rimase in silenzio per un po’.

«E tu? Come ti poni nei confronti della vita?».

Riflettei per qualche attimo.

«Non so se lo faccio in modo diverso dagli altri. Più che altro, mi barcameno come posso. Cerco di essere una persona di cui essere fieri, di definire la mia identità sui valori che credo giusti. Non chiedo a nessuno ciò che credo non possa darmi. Ma per me la cosa peggiore è il mondo in cui viviamo. Ce lo rovinano e poi ci lasciano una Terra distrutta, sfasciata dal capitalismo e dagli stereotipi. Vogliono che siamo come loro, ma molti di noi l’hanno capito, come vanno le cose. Molti di noi si ribellano e credo che rovesceremo la classe dominante, quando sarà il momento. Sì, ci si aspetta molto da noi. E credo che alla fine riusciremo a soddisfare tutti, noi stessi per primi. Se solo ci lasciassero più spazio per gli errori forse sarebbe più facile. Ma è anche vero che l’adolescenza rende delicato qualsiasi equilibrio, e forse è difficile anche per loro».

«Hai detto “loro” molto spesso. Ma... loro chi?».

«Loro. Gli adulti. I capi».

Stavolta fu l’alieno a dire: «Capisco».

E capiva davvero.

In quel momento compresi che lui era come me. C’era qualcosa nel suo viso, nelle sue parole, nella sia espressione di marziano (o forse, chissà, venusiano), che mi fece capire esattamente che lui era come me. Era una certezza e non ebbi bisogno di chiedergliene conferma.

Ci comprendemmo reciprocamente e tacitamente. Quell’alieno non era lì per caso. Fu in uno sgargiante lampo verde che se ne andò.











Spazio persona che scarabocchia

L'ho scritta oggi durante le ore di pausa didattica di italiano. Credo sia la prima cosa carina che mi sia venuta fuori da un sacco di tempo - ma poi, boh, ci sono i sostenitori incondizionati per i quali tutto fa brodo e io, quelli, li amo, proprio. Non so cosa ne potreste pensare. Nella prima parte ho cercato di dargli un tono abbastanza comico (ed è fra gli avvertimenti), ma poi mi sono sentita prendere da una specie di enfasi fanatica e mi sono innamorata del tema. Ci ho messo dentro tutti i miei pensieri e tutti i miei sentimenti (quindi adesso è matematico che io scopra che sono una caterva di cavolate. Ma succede). E niente, penso che da dire mi rimanga solo: à vous.

   
 
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