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Autore: Fabi_    17/02/2011    14 recensioni
Dudley vive con Hestia Jones, Dedalus Lux e i suoi genitori in un piccolo appartamento, gli Auror li proteggono dai Mangiamorte.
Ecco come passava il suo tempo.
Partecipante al three days contest, second edition.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Dudley Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia è nata in un attimo, l'ho pensata e scritta nel giro di un'ora.

Ha partecipato al 'Three days Contest, second edition', indetto da foxfeina, dove si è classificata nona - un ottimo risultato, considerata la mancata rilettura -vincendo comunque il premio coraggio.

Spero che il protagonista non vi faccia fuggire urlando.

Ringrazio i lettori e benedico i recensori XD

Buona lettura.

La citazione in grassetto è di Jean Anouilh

 

 


 

 

Deep into me

 


Dudley passava quasi tutto il suo tempo chiuso nella sua stanza, non ne poteva più di sentire i pianti della madre, che ormai avevano cadenza regolare, e gli sbuffi indignati del padre, che continuava a ripetere che quella era peggio di una prigione.

Aveva tentato con tutte le sue forze di scacciare i pregiudizi che aveva da sempre nei confronti di quei Maghi che erano lì con loro. Non era ancora convinto che fossero normali, del resto lo pensava già da prima, quel loro strano modo di comportarsi lo aveva visto anche in Harry prima di allora; ma cominciava a vedere il fascino della magia nelle piccole cose di ogni giorno.

Hestia e Dedalus all'inizio erano rimasti davvero stupiti dagli strani comportamenti dei parenti di Harry Potter*, sembrava che non avessero mai visto un Mago prima di allora. La prima volta che Hestia usò l'incantesimo Gratta e Netta per lavare i piatti del pranzo, la donna si mise a piangere e suo marito diventò rosso come un pomodoro: imprecava a bassa voce contro delle imprecisate stranezze, con le quali a sentir lui avrebbe dovuto convivere.
L'unico a essersi dimostrato minimamente amichevole era stato Dudley: anche se per la maggior parte del tempo se ne stava chiuso in camera, sembrava che fosse curioso, non spaventato, pareva che non gli dispiacesse troppo il dover stare con loro in quel piccolo appartamento scozzese.

La verità era che Dudley aveva paura. 
Aveva sempre creduto di essere forte. Si allenava coi pesi, i ragazzi del quartiere lo temevano e questo lo faceva sentire incredibilmente superiore.
Un uomo.
I suoi genitori erano gente comune, troppo comune. Dudley voleva di più. Sapeva di aver ereditato la scarsa intelligenza di suo padre, ma il senso pratico non gli mancava ed era diventato un bulletto da quattro soldi, niente di più, ma non era certo quello il suo punto di arrivo.
I suoi genitori ne avevano sempre esaudito i desideri: fossero viaggi, giocattoli o attrezzi per la ginnastica, lui si era abituato ad avere tutto ciò che chiedeva, per questo nulla nella sua vita aveva davvero importanza.

Se ne era reso conto quella volta.

Era da quel giorno che aveva cominciato ad apprezzare Harry Potter.
Apprezzare forse era troppo, aveva cominciato a considerarlo degno di vivere insieme a loro, però.
Non riusciva a ricordare chiaramente la situazione, al solo pensiero sentiva freddo. Dissennatori, così li aveva chiamati. Erano invisibili ai comuni uomini come lui. Eppure lo strambo, come lo chiamava a volte suo padre, li aveva visti, di più: li aveva combattuti. 
Se non fosse stato per lui, Dudley sarebbe morto. 
Dopo la partenza del cugino, aveva cominciato a domandarsi se non avesse sbagliato qualcosa nel suo modo di vedere il mondo.
Improvvisamente si era reso conto di non avere la forza per combattere da solo, una cosa che lui aveva sempre creduto.
Non si era mai sentito tanto vuoto prima di allora. 


Desolazione, paura.
Freddo.
Sarebbe stato meglio morire.


I suoi ricordi erano difficili da esprimere. Aveva sentito il vuoto della sua esistenza, si era sentito un inetto, uno stupido, una persona sola.

Harry, che era un ragazzino minuscolo rispetto a lui, gli aveva salvato la vita.

Aveva giurato che gliene sarebbe stato eternamente grato.

Poi Harry era tornato dalla sua strana scuola e Dudley si era dimenticato della promessa, il suo atteggiamento, però, era cambiato. Non faceva più i dispetti al cugino, ma lui sembrava non essersi accorto di questo suo sforzo.

Al suo ritorno, quell'estate, Dudley aveva notato subito che qualcosa era cambiato in suo cugino, non che gli importasse della tristezza che gli vedeva addosso, non gli avrebbe mai chiesto: come va? Posso fare qualcosa per te? 
Non era deciasmente da lui. Ma Dudley aveva capito che le cose sarebbero cambiate. Non si era stupito, infatti, nel sapere che si sarebbero dovuti trasferire.

Protetti dai Maghi di un comitato, aveva detto suo padre.

Dudley aveva creduto a quelle storie, di notte gli capitava di svegliarsi in preda a incubi nei quali un essere invisibile gli succhiava via la gioia, la speranza e infine la vita. Non voleva ripetere quell'esperienza.

Quel giorno aveva accettato di gardare insieme a Dedalus dei vecchi giornali.
In quel momento, mentre sfogliava la Gazzetta del Profeta, stava capendo molte cose: che Harry era una specie di eroe in quel mondo che i suoi genitori tanto disprezzavano, che in quel momento il misterioso Mago contro il quale stava combattendo stava uccidendo gente in ogni parte del Regno Unito, che Harry era il Salvatore del Mondo.

Che strano il destino. 

Dudley non ci aveva mai creduto, concetti troppo complicati per lui, troppo difficili da osservare in modo pratico. 
Si era preso con la forza il suo posto nel quartiere e avrebbe fatto lo stesso per il suo posto nel mondo.

Dedalus lo aveva guardato con speranza: "Ora hai capito?"
"Ho capito," aveva risposto Dudley annuendo.
"Lo sapevo, sei diverso da loro," l'Auror sorrideva sincero, rivolto al ragazzo che osservava la foto di Harry Potter nella prima pagina del giornale:  "Per ciascuno di noi v'è un giorno, più o meno triste, più o meno lontano, in cui si deve infine accettare di essere uomo**, tu lo sei diventato quando hai incontrato i Dissennatori. Harry Potter lo è diventato molto prima, quando a un anno di età si è trovato con le sorti del Mondo Magico sulle spalle".
Dudley taceva, gli occhi fissi sul giornale: "Vincerete, vero?"
"Lo speriamo tanto."

Quella notte, Dudley Dursley fece una cosa che non avrebbe mai creduto di fare: pregò perché Harry riuscisse a fare quello che stava facendo, qualunque cosa fosse. Pregò perché tornasse indietro. Non per se stesso, non solo, anche per il cugino, che prima di allora non aveva mai capito.



* Dedalus si riferisce a loro in questo modo in Harry Potter e i doni della Morte


 

   
 
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