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Autore: Nischino    18/02/2011    3 recensioni
-Subito al sodo, Granger?- si avvicinò di un passo e lei, inconsciamente, arretrò. Nella luce che proveniva dalla finestra il volto di Malfoy sembrava ancora più pallido del solito e le ombre accentuavano la magrezza naturale, ma ora forse scheletrica, del suo viso –Obliviami-.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo Primo: Furia Coraggiosa

Malfoy Manor

Hogwarts aveva chiuso i battenti e suo padre era talmente compiaciuto che Draco non l’aveva mia visto così felice. Si aggirava per il maniero con addosso un’espressione talmente felice da far invidia al Signore Oscuro che, da quando aveva torturato qualche babbano e violentato altrettante mezzosangue, sembrava rinato anche nello spirito. Ma non erano solo la caduta in disgrazia di Silente e l’ascesa del Signore Oscuro a rendere Lucius così felice. Quel giorno, il cinque febbraio, suo figlio avrebbe preso il marchio nero e, finalmente, sarebbe potuto entrare ufficialmente nella schiera dei mangiamorte e combattere al suo fianco per la giusta causa di Voldemort.

Il rituale prevedeva che Draco giurasse eterna fedeltà al Signore Oscuro e, dopodiché, avrebbe avuto l’onore di ricevere il marchio da Voldemort in persona.

Il rituale si sarebbe svolto nella sala da pranzo di Malfoy Manor e lì Draco attendeva che Voldemort arrivasse in compagnia di suo padre, sua madre, sua zia Bellatrix ed altri mangiamorte di cui non conosceva il nome, oltre ad alcuni suoi vecchi compagni di scuola.

Finalmente avrebbe preso il marchio ed avrebbe reso orgoglioso suo padre, cosa che aveva tentato di fare per tutta la vita anche se con scarsi risultati.

Una volta aveva avuto paura di quel rituale ma, ora che era venuto il momento, si sentiva come inebriato da una nuova sensazione che assomigliava molto al compiacimento, perché sentiva di stare facendo la cosa giusta.

Voldemort si materealizzò al centro della stanza insieme a Minus e a Blackgoul, un’altra new-entry, di un anno più vecchio di lui, e che sembrava essere ai primi posti nelle preferenze di Lord Voldemort.

-Bene bene, Malfoy Junior- il Signore Oscuro strisciò verso di lui con in pugno la bacchetta gemella di quella di Potter. Gli si accostò e avvicinò il volto al suo in modo che Draco riuscisse a guardarlo dritto nelle pupille.

-Malfoy sei pronto a ricevere il marchio?- domandò e la sua voce sembrò divenire all’improvviso molto più alta e riempì le pareti dell’intera sala. I presenti trattennero il fiato

-Sì mio Signore- disse Draco, con solennità

-Mi giuri fedeltà?-

-Sì mio signore-

-E giuri che impiegherai tutte le tue forze per estirpare dal mondo quella razza putrida ed inetta di mezzosangue?-

Draco esitò e guardò Voldemort che sorrise; Draco ebbe come la sensazione di essere letto fin nel profondo e che Voldemort potesse sentire ogni suo pensiero, ogni sua incertezza e ogni suo ricordo.

-Lo giuro-

-Allunga il braccio-.

Draco obbedì e Voldemort vi poggiò sopra la bacchetta

-Io ti marchio come mio servitore-.

Un dolore acuto e lancinante percosse l’intero corpo di Draco ma fu solo un istante, il tempo necessario perché dalla bacchetta di Voldemort uscisse un lampo di luce verde, un serpente che si insinuò sotto la pelle di Draco e che si acquietò sul suo avambraccio, prendendo la forma del marchio.

Narcissa si lasciò sfuggire un singhiozzo perché suo figlio era stato battezzato.

La Tana – Nuova sede dell’Ordine

Harry era infuriato. Era infuriato perché Hogwarst era stata chiusa, perché Silente era stato rinchiuso nelle segrete dal Ministero e perché nessuno sembrava d’accordo con lui sul suo piano per farlo evadere.

Remus, sul cui appoggio Harry aveva contato fin dall’inizio, aveva bocciato la sua idea come suicida. Hermione e Ron continuavano a ripetergli che, se Silente si era lasciato catturare, aveva avuto i suoi motivi perché ne aveva scappate così tante, durante la sua lunga vita, da non essere così sciocca da farsi imprigionare dal Ministero per false accuse. Su questo punto Harry non aveva granchè da obiettare ma restava il fatto che lui, da solo, non sapeva davvero come affrontare tutta la faccenda.

Tutti davano per scontato che lui avesse un piano, un asso nella manica per sconfiggere Voldemort, e invece Harry non aveva proprio niente, se non mal di testa continui.

Per quel pomeriggio era stata indetta una riunione straordinaria per tutti i membri dell’Ordine ma Harry, diamine, Harry non sapeva davvero che cosa inventarsi, che cosa dire a tutta quella gente che aveva riposto in lui una fiducia che non meritava.

Si sentiva sconfortato e solo, abbandonato anche dai suoi amici che avevano reagito ai recenti avvenimenti (l’arresto di Silente, la distruzione di una parte di Londra, lo sterminio di intere famiglie) in modi del tutto inaspettati. Ron era furioso. Furioso nel senso che ce l’aveva a morte col mondo, con tutto ciò che respirava e non riusciva a darsi pace. La notte Harry lo sentiva mugugnare e lanciare maledizioni e gioire della morte di questo o quel mangiamorte, immerso in un sonno profondo. Harry, al contrario, la notte non dormiva e rimuginava su strategie e piani, ma tutti risultavano irrealizzabili.

Hermione, invece, era sempre assorta nei suoi pensieri. A volte si perdeva per lunghi minuti a fissare il vuoto e Harry era giunto a chiedersi se, per caso, non dormisse con gli occhi aperti o non stesse diventando matta. In quelle ultime settimane Harry aveva visto un sacco di maghi capaci andare fuori di testa e si augurava che non succedesse anche a lui. La pressione a cui era sottoposto era enorme e sapeva di non poterla condividere con nessuno.

L’Ordine si riunì nel salotto della Tana. Quando Harry entrò si accorse che tutti i posti attorno al tavolo e sul divano erano stati occupati, tranne quello a capotavola. Naturalmente era un invito, una conferma della presa posizione dell’Ordine che lo considerava (ma, diamine, aveva solo diciassette anni!) il suo capo.

Harry prese posto e sospirò.

-Qual è l’ordine del giorno?- domandò a Remus che, seduto alla sua destra, aveva l’aria più grave e seria di tutti

-Sempre lo stesso. Ieri un altro paese è stato distrutto e, ancora una volta, i mangiamorte hanno fatto razzia e poi sono scomparsi. L’unica cosa che possiamo fare è attendere un loro attacco perché le loro difese, a Malfoy Manor, sono impenetrabili.

Ma Voldemort, Harry, non ti attaccherà mai finché non sarà sicuro di vincere. Dobbiamo escogitare una trappola, obbligarlo ad uscire dal suo nascondiglio-.

Harry, tutte queste cose, le sapeva già e si chiese perché Remus continuasse a ripetergliele in continuazione. Che cos’era? Una sfera di cristallo in grado di dare loro una soluzione immediata a tutti i loro problemi?

-Ci sto pensando, ma non so che cosa fare- si risolse a dire –Nessuno di voi ha qualche idea?-.

Nessuno ne aveva perché le avevano già messe tutte in pratica ed erano fallite miseramente a volte peggiorando addirittura la situazione

-Possiamo, per lo meno, stare all’erta. Organizzare delle squadre di ricognizione in ogni città e paese in modo che possano avvisarci non appena subiscono un attacco-.

A parlare era stato Robert, appena entrato nell’Ordine. Era un ragazzo a posto, di circa la sua età, ma Harry non aveva avuto molto tempo per parlarci. Insieme a Robert, nell’Ordine, erano entrati anche Neville e Luna ed alcuni auror che avevano compreso le vere intenzioni del Ministero. Comunque, rispetto ai mangiamorte, restavano un numero infimo

-Buona idea- disse Harry –Chi se ne può occupare? Remus, Arthur?-. Entrambi annuirono ed Harry pensò che, per lo meno, dal momento che era il capo nessuno si permetteva di mettere in dubbio le sue decisioni.

-Molto bene. Se non ci sono altri punti, direi che la riunione è tolta. Tenetevi sempre molto stretti i vostri anelli, nel caso di un attacco li sentirete scottare. Cercherò un modo più efficiente per tenerci in contatto-.

 
****
In realtà Hermione non stava diventando matta. Era solo confusa.

Continuava a rigirarsi tra le mani quel ciondolo a forma di ballerina che Malfoy le aveva infilato in tasca e non riusciva a capire che cosa fosse.

Il gesto di Malfoy non era stato casuale e quella ballerina d’argento doveva di certo rappresentare qualcosa. Solo che, nonostante si scervellasse, non riusciva davvero a capire cosa.

Inoltre aveva saputo che Malfoy aveva preso il marchio.

Che cos’era quella ballerina?

Più ci pensava più le veniva mal di testa. Forse parlandone a Ron o a Harry avrebbe trovato la soluzione più facilmente ma aveva paura di dover dare troppe spiegazioni.

Che cosa sarebbe accaduto se avessero scoperto che aveva aiutato Malfoy, un mangiamorte?

Nulla, probabilmente, ma era comunque meglio non rischiare. E poi era convinta che, se la ballerina era stata consegnata a lei, un motivo doveva esserci.

Per alleviare il senso di colpa, Hermione si diceva che Harry aveva già troppe cose per la testa e che Ron era troppo suscettibile per riuscire a ragionare lucidamente su una cosa qualsiasi. Probabilmente aveva ragione.

Da quando aveva la ballerina, Hermione aveva cercato su tutti i libri che aveva potuto trovare che cosa fosse o che cosa potesse rappresentare, ma non aveva trovato niente. La ballerina, anche nella lettura delle foglie del tè (la sua curiosità l’aveva spinta addirittura a rispolverare i libri della Cooman), non aveva alcun significato.

E allora perché Malfoy gliel’aveva infilata in tasca?
****

Robert aveva cominciato a fare un filo spudorato ad Harry e, tranne Ron, se n’erano accorti tutti. Gli ronzava attorno giorno e notte, riempiendolo di complimenti e le sue conversazioni erano ricche di frecciatine e praticamente una cantilena continua doppi sensi.

A Harry Robert non dispiaceva. Lo trovava un piacevole diversivo per i momenti in cui non voleva pensare o per quelli in cui si sentiva depresso.

Aveva cominciato a parlare una notte, davanti al caminetto; insonne come al solito, Harry era sceso al piano di sotto, irritato a morte dalle continue minacce e cruciatus di Ron e, in salotto, aveva incontrato Robert.

Non era un ragazzo stupendo, ma nemmeno brutto, e i suoi lineamenti erano dolci ed aggraziati, armoniosi.

-Posso?- gli aveva chiesto Harry indicando il posto libero accanto a lui

-Certo-.

Erano rimasti in silenzio a fissare il fuoco. Harry non aveva una gran voglia di parlare al contrario di Robert che sembrava scalpitare dalla voglia di dirgli qualcosa.

-Come mai non dormi?-

-Non ho sonno – aveva mentito Harry. Robert era poco più di uno sconosciuto e Harry detestava quando gli sconosciuti gli ponevano domande, soprattutto se erano domande idiote

-E’ colpa dello stress, vero? Anche io non riuscivo a dormire, dopo la morte dei miei genitori e di mia sorella. Ora ci ho fatto l’abitudine-

-Mi dispiace-

-Non devi dispiacerti. Tu stai facendo tutto il possibile per aiutarci a sconfiggere il Signore Oscuro-.

Harry, ormai veterano di questo tipo di approcci, aveva capito subito che Robert cercava di adularlo eppure, forse perché era notte fonda e cominciava a sentire il peso della fatica della giornata o forse perché Robert era un ragazzo carino, aveva finto di non accorgersene

-Grazie-

-Nulla- Robert gli aveva sorriso –Sei molto coraggioso, Harry-.

Da quel giorno gli attacchi di Robert furono incessanti, eppure Harry non sembrava dispiacersene anche se non era ancora chiaro a nessuno se avesse intenzione di assecondare Robert oppure no.

Mentre Ron insisteva nel dire che mai e poi mai tra Harry e Robert ci sarebbe stato del tenero, Hermione era scettica. Continuava ad osservare Harry, convinta che in lui ci fosse qualche cosa di strano.

Nel modo in cui guardava Robert mancava quella scintilla che aveva animato Harry tutte le volte che aveva desiderato qualcuno. Se lo conosceva bene, –e lo conosceva bene, molto più delle proprie tasche- Harry si stava lasciando andare a quella storia per dei motivi sbagliati, come la noia o il bisogno di distrazione.

Ma finché Harry non avesse dimostrato intenzioni più serie, Hermione non poteva fare a meno che starsene in disparte e mettere in guardia Harry. Che, puntualmente, non le dava ascolto.


eHm...

Non ho molto da dire su questo capitolo...spero davvero che vi sia piaciuto e che la storia cominci ad incuriosirvi. 

Sto passando un periodo piuttosto triste della mia vita, quindi non mi va di dilungarmi in inutili sproloqui idioti. Vi lascio con la speranza che abbiate apprezzato la mia scrittura.

A presto!

   
 
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