-Caccia al tesoro-
Come vi sentireste se il vostro peggior nemico vi portasse via ciò che di più caro avete al mondo e lo mettesse all’asta ponendo come prezzo di base la vostra vita?
Come
vi sentireste se vi dicessero che in realtà la vita
è un gioco, in
cui si muore troppo facilmente?
E se improvvisamente
un vecchio manicomio abbandonato divenisse la scacchiera di una
partita ?
Reclusa,
un'altra volta.
Tra le pareti buie si consuma il suo dolore
soffocato nelle lacrime; talmente sofferente è il
suo cuore di
fronte ad una speranza morta tanto velocemente quanto nata, da
riflettere, come un crudele specchio, gli effetti di quel male sul
suo corpo.
Le ossa sporgono sotto la pelle tirata e grigia, le
guance incavate e nere di un livido del quale non ricorda nemmeno la
provenienza, sono striate del rosso delle sue unghie che le hanno
graffiate quasi a voler scavarci dei solchi.
I suoi occhi blu sono
profondi, grandi e colmi di paura, sempre spalancati quasi avessero
paura di chiudersi, di cedere all'invitante abbraccio di Morfeo che
le offre l'incoscienza di un sonno troppo agitato.
La
monotonia delle sue giornate si svolge sempre in quella stanza
-necessità primarie escluse- ed è scandita da uno
spostarsi dal
piccolo letto alla finestra chiusa e sbarrata che da su un altro
edificio altrettanto grigio; ma ormai ha smesso anche di contare i
giorni trascorsi in quell'umido ambiente, al freddo.
Winry
si rigira ancora nel letto improvvisato al centro della stanza,
stringendosi più stretta su se stessa.
All’improvviso la porta si
apre, facendola sobbalzare.
La ragazza solleva appena il
capo , con lo sguardo appannato scorge una figura snella slanciata
dai capelli talmente lunghi da arrivargli alla coscia.
Quando
riesce a metterlo a fuoco rabbrividisce, rintanandosi
nell’angolo
del letto.
I capelli verdi oscillano come le fronde di un
albero, così scuri da sembrare neri e in contrasto
con la
pelle diafana.
Winry geme debolmente come un animale
braccato che sa di non avere scampo, ma nonostante ciò
continua a
sperare di poter sfuggire al predatore.
Envy si avvicina, il
ghigno che ha dipinto in volto non se ne va, anzi, sembra diventare
sempre più evidente man mano che l’homunculus
avanza.
Winry
si rannicchia ancora di più contro il muro, nel disperato
tentativo
di sfuggire all’ago della siringa che il suo rapitore tiene
nascosto dietro la schiena e che la ragazza ha intravisto.
-No,
ti prego…- biascica, senza smettere di schiacciarsi contro
il muro,
graffiandosi così la schiena.
-Oh ma dai, quante storie per
una punturina… Ti farà passare tutto.-
La bionda solleva
lo sguardo incontrando quello ametista di Envy, sgrana gli occhi
sorpresa.
Per un attimo ci crede; sorride, quasi. Ma dopo
qualche secondo passato ad osservare i movimenti dell’altro
si
rende conto che le intenzioni dell’homunuculus non possono
essere
buone.
Ma è troppo tardi: in un attimo Envy l’ha bloccata
sul letto, fa pressione sulle sue braccia con le ginocchia, tenendole
spalancate e, curvandosi sul suo avambraccio infila l’ago per
intero, svuotando la siringa.
La ragazza spalanca ancora di
più gli occhi azzurri, le pupille si dilatano –un
buco nero nel
cielo- e lei si spegne.
In tutti i sensi, il suo corpo si
abbandona sul giaciglio, la testa crolla di lato, la bocca semi
aperta e gli occhi ancora spalancati.
Il suo respiro è
debole, seppur regolare.
Envy si china su quelle labbra
color pesca, sfiorandole con le sue, per poi sollevare il capo e
mostrare l’espressione soddisfatta, mentre gli occhi
–fissando un
punto indefinito- si riempiono di crudeltà.
***
Edward
rientrava in quel momento da Quartier Generale, dopo un estenuante
giornata passata alla ricerca dell'amica scomparsa da ormai quasi un
mese.
Dove diavolo poteva essersi cacciata? Central City era
grande, ma non gli era mai parsa così gigante come quel
pomeriggio,
trascorso per le vie della città nel tentativo di ritrovare
l'amica.
Alphonse in quel momento si trovava a Resembool, per
parlare con la zia Pinako.
Era la prima volta che i due si
separavano ed Edward non aveva mai sentito così
tanto la
mancanza del fratello.
Quella sera le vie di Central City parevano
vuote, quasi la città fosse disabitata. Persino il rumore
dei suoi
passi sul marciapiede sembrava insopportabile.
Le ombre delle case
si stagliavano sulla strada minacciosamente distorte e allungate
dalla luce della luna che splendeva in cielo perfettamente
tonda.
Eppure c'era qualcosa di strano quella
sera.
All'improvviso il guizzo di un'ombra nel buio lo fa
sobbalzare.
Una voce infantile distorta e acuta gli fa accapponare
la pelle.
"Oh, ma guarda chi c'è qui! Piccoletto, le grandi
città a quest'ora di notte non sono sicure! Non te l'ha mai
detto
tua mamma?" la voce ammutolisce per un attimo. "Oh no,
giusto. Tua mamma non c'è più! L'hai trasmutata,
non è vero
piccoletto?"
Edward impallidisce e continua a guardarsi
attorno, ma non riesce a scorgere nulla, a parte le ombre delle
case.
"Chi sei?" chiede, senza smettere di guardarsi
attorno.
Una risata graffiante rompe nuovamente il silenzio
teso.
"Oh ma come? Non vuoi sapere dove si trova la tua
amica?"
Di fronte all'alchimista compaiono due occhi ametista
che lo fissano schernendolo divertiti e brillando crudelmente, per
poi scomparire di nuovo.
"Suvvia, te lo ricordi quando
giocavate a nascondino?" un'altra risata. "Vieni a
trovarla! Giochiamo! Ma stai attento a scegliere bene le tue mosse,
piccoletto! E' un gioco pericoloso, soprattutto per lei."
"Bastardo!
Che le hai fatto?? Liberala!"
"Oh, mossa sbagliata,
piccoletto. Essere avventati non è mai una buona cosa,
nessuno te
l'ha mai detto? Tuo padre? Oh, no giusto. Lui non c'è mai
stato
vero? Allora, giochiamo?"
"Non lo voglio fare il tuo
stupido gioco! Ridammi Winry!!"
"Oh, piccoletto, hai
sbagliato del tutto..." nel buio il tono fintamente dispiaciuto
pareva quasi materializzarsi e persino Edward poteva immaginarsi il
rapitore scuotere la testa sconsolato. "Ma io sono buono, vero?
E infatti non la ucciderò, però tu giocherai, se
la rivuoi indietro
davvero"
Un colpo ben assestato sulla nuca e l'alchimista
d'acciaio svenne.
"Il gioco è cominciato, piccoletto."