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Autore: Carol24    18/02/2011    1 recensioni
Gli occhi di Harry si erano abituati all’oscurità e tutto gli appariva grigio: grigi gli edifici, grigie le strade, grigie le persone come era grigio il cielo di Londra. Fu uno strano effetto per Harry il contrasto di quel grigio con i colori che fino a qualche attimo prima avevano regnato sulla città. Un effetto strano, non spiacevole. Questa storia si è classificata terza al contest "Tutti i colori del mio Natale" indetto da mafra e Harrypotterianadoc sul forum.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un ricordo avvolto nel grigio



Era un pomeriggio freddo quello a cui Harry rivolgeva i suoi pensieri così frequentemente.
Quel ricordo lo coglieva soprattutto quando era sdraiato sul letto, nella penombra della stanza.
E, forse, era proprio quell’assenza di luce, rasente all’oscurità che lo cullava nel suo distacco dalla realtà.
Anche quella volta lasciò vagare la mente verso quel pomeriggio che avrebbe dovuto dimenticare.
Mancavano pochi giorni al Natale e lui si era ridotto all’ultimo momento per uscire e comprare i regali.
Stringendosi nel cappotto, camminava per le strade della Londra babbana; come ogni anno era colorata e luminosa grazie alle varie decorazioni che addobbavano l’intera città.
Una vetrina particolarmente vivace attirò la sua attenzione: gli sfuggì una risatina quando si accorse che si trattava di un negozio per neonati.
- Ciao Harry. –
Harry si girò e, sorpreso, sorrise alla sua amica Luna.
- Come stai? Non sapevo fossi tornata! –  chiese il giovane incamminandosi al fianco di lei.
- Oh, beh, sono tornata giusto poco fa! – gli rispose Luna guardandosi attorno divertita da tutto il baccano della città. Harry notò che indossava una collana con un’infinità di pendagli di varie forme e ogni volta che si muoveva, quelli tintinnavano.
- Ti va di prendere qualcosa da bere? Così mi racconti il viaggio! – propose Harry, sinceramente felice di averla incontrata.
- Certo, un tè sarebbe perfetto. In questi locali babbani, poi, non dovrebbero esserci troppi Gorgosprizzi, sai? –
Harry si limitò a sorriderle, felice di ritrovare la Luna di sempre: bizzarra e allegra.
Avevano optato per un bar poco affollato in una delle vie del centro.
Una canzone natalizia li accolse nel locale decorato a festa, dove la cameriera sfoggiava un cappello di Babbo Natale. I due ordinarono un tè e quell’atmosfera allegra e colorata accompagnò le loro chiacchiere per una buona mezz’ora.
- Accidenti, sono già le sei! Devo ancora fare un paio di regali… - Harry tirò fuori dalla tasca il portafogli e lasciò qualche banconota sul tavolo. Luna lo ringraziò e insieme ritornarono in strada.
Un’improvvisa oscurità piombò su di loro, Harry sfoderò la bacchetta e con l’altra mano afferrò Luna e la strinse a sé, pronto a scontrarsi col pericolo. Si guardò intorno, credendo di vedere dei Dissennatori dirigersi verso di loro, ma non c’era niente. Solo allora si accorse dell’oscurità che regnava sull’intera via.
La cameriera del locale in cui erano appena stati, uscì in strada. – Ma che succede? – chiese guardandoli. Harry scosse la testa confuso e ripose la bacchetta nella tasca del cappotto.
- Puoi anche lasciarmi adesso, Harry. –
La voce così vicina di Luna lo sorprese e imbarazzato rallentò la presa sul suo braccio, borbottando scusa.
Molti babbani parlottavano tra di loro, chiedendosi cosa era potuto accadere.
Gli occhi di Harry si erano abituati all’oscurità e tutto gli appariva grigio: grigi gli edifici, grigie le strade, grigie le persone come era grigio il cielo di Londra.
Fu uno strano effetto per Harry il contrasto di quel grigio con i colori che fino a qualche attimo prima avevano regnato sulla città. Un effetto strano, non spiacevole.  
- Oh. Trovo che Londra sia molto affascinante in penombra. – mormorò Luna.
Harry si ritrovò a concordare con le sue parole e insieme si avvicinarono a un gruppetto di persone poco lontano da loro.
- Ho appena sentito mia figlia, è dall’altra parte della città e anche lì sono rimasti al buio. –
- Molto strano, non trovate? –
- Chissà cosa sarà successo. –
- Un blackout, no? –
Queste erano le varie opinioni che udivano da quei babbani.
- Cos’è un blackout? – domandò Luna ad Harry, sottovoce.
- È la mancanza di elettricità in una vasta zona, in questo caso Londra, per un po’ di tempo.
 Senza l’elettricità, nel mondo babbano, è un vero problema. – gli rispose lui e indicò la confusione delle persone intorno a loro.
Luna mormorò un ‘Oh’ di comprensione, ascoltarono altre ipotesi di quella gente e poi ripresero a camminare in silenzio.
Harry si sentiva un po’ a disagio e non ne capiva il motivo.
Immerso in quei pensieri, non si accorse che Luna si era fermata davanti a lui e rischiò di sbattere contro la sua schiena.
- Ma non ci siamo già passati da questa parte? – domandò la ragazza, volgendosi verso di lui.
Harry si guardò intorno, ma tutto quel grigio non gli permetteva di trovare punti di riferimento, così scrollò le spalle sorridendo. Anche Luna sorrise e per un attimo ad Harry parve che il colore fosse tornato sulla città. Confuso da quelle strane sensazioni abbassò lo sguardo.
Quello che accadde poco dopo, nella sua testa appariva confuso e grigio come la nuvola di fumo in cui quel momento era avvolto e in cui avrebbe dovuto dissolversi, perché sbagliato.
Quel’attimo era stato uno sbaglio da dimenticare.
Il tocco delle sue labbra su quelle di lei.
Uno sbaglio.
Le mani appoggiate sulla sua schiena, tra i suoi capelli.
Uno sbaglio.
Il miscuglio di emozioni che gli scioglievano il cuore e annullavano il buon senso.
Uno sbaglio.
Due parole pronunciate da entrambi, nella penombra di una Londra vestita di grigio in quei giorni di festa.
Grigio come il colore in cui quel ricordo era impresso e come lo sfondo di quel bacio che a lui di tutti colori pareva tranne che grigio.
Quel bacio nato nella penombra di una Londra più grigia del solito, un bacio rifiutato dal colore e dalla luce che tornò poco tempo dopo a regnare sulla città, riportando l’allegria del Natale.
E quelle luci e quei colori sembravano voler far sprofondare ancora di più Harry nella confusione delle sue emozioni. E oscuravano quel grigio testimone di quell’errore.

* * *

Harry ricordava bene il giorno successivo, Ginny era uscita con Hermione quella mattina e lui non aveva fatto altro che rimuginare su cosa avrebbe dovuto dirle e se avrebbe dovuto dirglielo.
Quando lei tornò a casa, gli si gettò tra le braccia raggiante e gli mormorò quelle parole che gli avrebbero stravolto la vita: - Aspettiamo un bambino! –
E arrivarono degli strani mesi: fatti di notti insonni, nausea, grandi cene in famiglia, maglioni minuscoli e ancora senza iniziali cucite sopra.
Una sera Harry e Ginny sedevano sul divano, ascoltavano la radio che stava trasmettendo le canzoni più belle degli ultimi vent’anni.
- Che ne dici di James? – gli chiese Ginny accarezzandosi la pancia, era quasi al quinto mese di gravidanza.
- James? Come mio padre. – fu la risposta di Harry – Che ne dici di James Sirius? – continuò dopo un attimo di riflessione.
Ginny ci pensò un attimo e poi sorrise dandogli un bacio leggero sulla bocca.
- E se è una femmina? – domandò poco dopo la ragazza appoggiando la testa sulla sua spalla.
- Se a te piace, potremo chiamarla Lily. – rispose Harry sfiorandole le dita con i capelli.
- Certo, Lily è un bellissimo nome. Ma, Lily Luna è ancora meglio, no? – rilanciò Ginny.
Harry s’irrigidì sorpreso e al tempo stesso affascinato da quell’idea.
Ci sono quei momenti in cui daresti tutto, persino la vita, per riuscire a non pensare.
Quello era uno di quei momenti e contro la sua volontà quel pensiero, prepotente, gli occupò la mente e Harry riuscì a sentire l’ombra di quel ricordo insinuarsi tra lui e Ginny, un’ombra grigia avvolta in una nuvola di fumo.
Harry cercò di rilassare i muscoli e aspettò ancora qualche attimo prima di rispondere.
- Perché no. – furono le sue poche parole, Ginny però sembrò non farci caso, sbadigliò accoccolandosi tra le sue braccia e pochi secondi dopo il suo respiro lento e regolare annunciò ad Harry che si era addormentata.
Poco tempo dopo, una moltitudine di coccarde azzurre decorava la casa di Harry e Ginny.
La signora Weasley si riprese tutti i mini-maglioni per cucirvi la ‘J’ di James.
James Sirius Potter era festeggiato da tutta la famiglia Weasley e dagli amici dei genitori ancor prima di nascere. Moltissimi erano i regali che arrivavano diretti a lui: ciucci, vestitini, i prodotti più disparati per i bambini e una volta George aveva inviato loro una scatola di simpaticissime Caramelle-Canterine.
Ogni volta che Ginny o Harry alzavano il coperchio, le caramelle intonavano una melodia diversa: a volte lenta e dolce, altre più veloce e rumorosa.
Una mattina di primavera inoltrata, un gufo dall’aspetto giovane si presentò alla loro finestra; legata alla zampa aveva una pergamena di uno strano colore tendente al rosa e un pacchetto.
Harry permise al gufo di entrare e gli lasciò mangiare qualche fetta di pancetta.
Ginny slegò la pergamena dalla zampa dell’uccello e srotolandola mormorò che aveva una strana consistenza al tatto. – È una lettera di Luna! – esclamò e subito dopo iniziò a leggerla ad alta voce.
- Cari Harry e Ginny, scusate il ritardo nel rispondere alle vostre lettere, ma io e Rolf siamo in costante movimento e a volte i gufi faticano a trovarci. In questi giorni siamo in Sud Africa, sulle tracce di un Ricciocorno Schiattoso. Vi facciamo le congratulazioni per l’attesa e cogliamo l’occasione per lasciarvi un pensierino per il nuovo arrivato. Prevediamo di tornare in Inghilterra giusto in tempo per vedere la nascita di James. A presto, vostra Luna e sinceri saluti da Rolf. –
Ginny appoggiò la lettera sul tavolo e slegò il pacchetto dalla zampa del gufo; quando lo aprì vi trovo un cappello di un giallo tenue su cui era disegnato un riccio con un grosso corno sulla testa.
Ginny rise scuotendo il capo. – Sempre la solita Luna, eh? – disse allegra rivolta a Harry.
Quest’ultimo era rimasto in silenzio fino ad allora e alla domanda della fidanzata rispose con un cenno del capo e Ginny lo guardò insospettita. – Tutto bene? – gli chiese sedendosi su una sedia vicino a lui.
- Certo, sono solo un po’ stanco, ieri l’addestramento è stato spossante… - rispose Harry sforzandosi di sorridere. – Bizzarro il cappello, eh? Proprio tipico di Luna. – continuò poco dopo afferrando il regalo per James. - Oh, Harry si è mosso! – esclamò Ginny portando una mano di Harry sul pancione, nel punto in cui il bambino aveva appena scalciato con entusiasmo. Harry sorrise intenerito e avvicinandosi a Ginny la baciò prima di poggiare la testa sulla sua pancia e sussurrare parole dolci al piccolo che cresceva dentro di lei e che presto avrebbe ufficialmente fatto il suo ingresso, o per meglio dire la sua ‘uscita’, nella famiglia Potter.

* * *

Il giorno in cui Harry strinse tra le braccia James Sirius Potter, suo figlio, tutto il resto sembrò perdere importanza di fronte a quel fagottino che dormiva beatamente e si svegliava solo per mangiare.
- Assomiglia a te, Harry. –
Tutti gli ripetevano quella frase e lui, non sapeva se crederci o meno; quel piccoletto sembrava cambiare ogni giorno e a volte lui vi scorgeva l’espressione intraprendente di Ginny o il sorriso di Ron.
Harry rivide Luna dopo solo qualche settimana dalla nascita di James, andò a trovarli un pomeriggio particolarmente caldo.  
 - Luna, che bello vederti! – l’accolse Ginny abbracciandola.
- Anche per me è bello essere tornata! Mio padre dice che mi sono persa tante di quelle cose e poi è quasi sicuro di aver trovato un Nargillo nel nostro giardino. –
Ginny trattenne un risolino e poi le chiese notizie del viaggio in Sud Africa.
- Tutto bene! Abbiamo conosciuto dei maghi molto simpatici e altri un po’ meno. Abbiamo portato tanti souvenir qui in Inghilterra, come la pergamena rosa. – rispose Luna allegra.
- In effetti, avevamo notato la particolare fattura della pergamena che ci hai mandato. – commentò Ginny ricordando la lettera che avevano ricevuto un paio di mesi prima.
Il silenzio seguì quelle parole e fu Harry a romperlo con una nuova domanda.
- Continuerai a viaggiare? O ti fermerai qui? –
- Io e Rolf non ne abbiamo parlato, non abbiamo fatto programmi precisi, per ora siamo qui; tra qualche settimana chi lo sa? – gli rispose Luna con un’alzata di spalle.
- Vuoi vedere il piccolino? – le chiese Ginny subito dopo e l’amica annuì.
I tre si diressero nella camera matrimoniale dove avevano sistemato la culla in cui James stava dormendo.
- Mi spiace di non aver pensato che sarebbe nato in estate. - proruppe Luna sottovoce, guardando il neonato. Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata senza capire.
– Per il cappello. – spiegò Luna sempre bisbigliando – Adesso fa troppo caldo per indossarlo. –
Ginny la rassicurò dicendole che allargandolo un po’ avrebbe potuto metterlo l’inverno successivo.
Tornarono in salotto, presero un tè e parlarono di quei mesi in cui non si erano visti; Luna annunciò di dover andare via quasi un’ora dopo e alla porta si promisero d’incontrarsi più spesso ora che Luna era tornata. Harry salutò la sua vecchia amica e quel pomeriggio grigio e freddo che tormentava i suoi pensieri nella penombra della sua stanza.
E guardando suo figlio dormire mormorò le stesse parole che anni addietro aveva sussurrato a Ginny nella Camera dei Segreti.
- È solo un ricordo. -

* * *

Angolo autrice: ok, solitamente non scrivo su nessun pairing e di certo non immaginavo che avrei iniziato con una Harry/Luna!
Effettivamente è stato un caso, poiché il pacchetto (Natale color grigio fumo) che mi è capitato al contest "Tutti i colori del mio Natale" indetto da mafra e Harrypotterianadoc conteneva:
Harry/Luna, James Sirius Potter, cappello e "Ci sono quei momenti in cui daresti tutto, persino la vita, per riuscire a non pensar
e."
   
 
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