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Autore: Simphony    18/02/2011    1 recensioni
[Partecipante al "The Four Element Challenge] Parlare con Riida a volte è come parlare con qualcuno che nel cervello ha aria pura.
Nulla.
Il vuoto.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pensieri di un Ragazzo Innamorato'
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Partecipante al “The Fours Elements Challenge” con la tabella Aria (che potete trovare nella mia pagina personale) e che potete raggiungere cliccando sul banner qua sotto.



Anche questa fa parte della serie “Pensieri di un ragazzo innamorato”


Spero vi piaccia


*°*


Raccolta 12

Prompt Aria



*°*


Parlare con Riida a volte è come parlare con qualcuno che nel cervello ha aria pura.

Nulla.

Il vuoto.

Tu gli parli e lui continua a stare con la sua aria assorta, con la faccia persa nei suoi pensieri.

Sembra che nemmeno ti ascolta.


Come mi arrabbio ogni volta che fa così!


Gli vuoi parlare di cose serie, di importanza vitale e lui o cambia argomento perché fino a quel momento non ti ha nemmeno ascoltato o proprio non guarda, si alza e se ne va a fare gli affari suoi.

Giuro.

Esperienze di coppia vissuta.


Però poi a volte ti stupisce.

Raramente, ma ti stupisce.

Si, sembra che abbia attaccato la spina. Si volta, ti guarda con un guizzo di intelligenza negli occhi e inizia a parlare di cose sensate.


Oppure tu torni a casa, stremato dal lavoro, contando sul fatto che gliene hai parlato talmente a lungo che dovrebbe saperlo meglio di te, ti lamenti del lavoro e lui ti osserva da dietro la tela di pittura e ti chiede su che cosa stai lavorando.


E lì veramente non ci vedi più.

Gli urli contro, ti alzi nonostante i tuoi muscoli non vogliono più rispondere ai comandi del tuo cervello ed esci di casa, magari anche sbattendo la porta.


E quello che ti fa imbestialire ancora di più, è lui che ti viene dietro e cerca di fermarti, chiedendoti che cosa hai o che cosa ha fatto di così grave.

E quando ti volti, lo accusi così tanto, fino a che il fiato non ti manca, fino a che non vedi i suoi occhi vacui e pieni di lacrime.


E torni a casa, ancora più arrabbiato di prima, deluso da te stesso perché ti dici che ormai dovresti conoscerlo, che è così di natura non perché non tiene a te.


Stai nel letto a fissare il soffitto a pensare a quello che hai fatto, a quello che hai detto, a quello che hai visto.


E quando è lui quello che torna a casa, quando ormai pensi che non lo avrebbe più fatto, vorresti alzarti e andare da lui per scusarti.

Ma non lo fai perché sei troppo orgoglioso, troppo pieno di te, troppo convinto che tu non devi mai piegarti davanti a nessuno.


E allora lui entra nella stanza buia.

Sa che sei sveglio, ma non ti parla. Si cambia, si mette il pigiama in silenzio e si sdraia nel letto.

E tu vorresti girarti verso di lui e vedere che cosa fa.

Ma rimani immobile.


« Starò più attento. Lo prometto. »


E te lo dice con quella voce da bambino sperduto, che ti fa sentire ancora più in colpa.
Sai che non lo fa apposta.

Sai che in fondo è solo colpa della tua frustrazione, non lui non pensa mai a quello che fai o a quello che dici.

Sai che è pieno di pensieri anche lui, di impegni, che pensa sempre a voi come fosse una specie di mamma chioccia preoccupata per i suoi pulcini.

Sai che forse la sua vita è più impegnata della tua, anche se non sembra, anche se non te lo fa mai pesare.


Socchiudi gli occhi. Ti avvicini, stringendoti a lui e affondando la faccia nel suo petto, senza avere il coraggio di guardarlo.

Lui non dice nulla, stringe solo le sue braccia intorno a te, stringendoti con forza a sé, perché sa che ha rischiato di perderti.

Rimanete in silenzio, le ore.

Tu rimani sveglio fra le sue braccia e lui non fa altro che abbracciarti.

Vorresti parlargli, ma le parole ti muoiono in gola. Lui non sa che dire, già lo sai. E se anche ci provasse, non sarebbe da lui.

Non parla di queste cose. Si vergogna troppo. Rischia sempre di sbagliare. Quindi rimane in silenzio. E paradossalmente è la cosa migliore che può fare. Perché ti permette di pensare tranquillamente, di fare auto critica.


« Ti amo. » dici solo, senza guardarlo, dopo ore di silenzio.


Senti il suo cuore battere più forte. Lo senti distintamente. Hai l'orecchio posizionato sul suo petto e lo senti battere, battere, battere sempre più forte.

Le sue mani si stringono ancora con più forza su di te. Nasconde il volto nei tuoi capelli.


« Anche io. Senza di te sarei perduto. »


La sua voce trema per l'emozione. E ti senti ancora più in colpa, perché lo senti innamorato come il primo giorno che te lo ha detto, che ti ha placcato perché tu lo evitavi, spaventato dai tuoi stessi sentimenti.

Lui ti guardava con i suoi occhioni scuri, pieni di passione. E lì i tuoi muri sono crollati e hai deciso che avresti accettato tutto di lui.


E anche adesso, che ripensi alla rabbia che hai provato poche ore fa, sai che lo ami anche te come il primo momento che ti ha placcato, quando avevi paura di te stesso.


« Cercherò di essere migliore. » sussurri con voce talmente strozzata che fai fatica a respirare.


« Tu... vai benissimo così. Anche se mi insulti, anche se ti arrabbi sempre. Tu sei fatto così. Lo sapevo quando ti ho detto di amarti per la prima volta. E so di non essere una persona facile. So che a volte mi perdo nel mio mondo e mi dispiace per questo. »


Le sue parole sono pugnalate. Perché lo sai già. Perché lo ami anche per questo. Perché ami tutto di lui, incondizionatamente.


« Ti amo Riida. » ripeti.


« Anche io Nino. » ti sussurra dolcemente all'orecchio.


Lo vedi sorridere. E' buio, ma tu sai che sta sorridendo. Lo senti, passando lentamente le tue dita sul suo volto, sulle sue labbra.

Lui ti bacia i polpastrelli. Lo baci.

Lo baci a lungo, a fondo. Come se fosse l'ultima volta.
Fino a che non ti manca il fiato, fino a che non senti lui che respira per te, dentro la tua bocca.

Le sue mani passano febbrilmente sulla tua schiena, scivolando sulla maglietta del pigiama, fino ai tuoi capelli, stringendo sulla testa per riprendere a baciarti.

Le tue di mani sono invece sulle sue spalle, passando sui suoi muscoli tesi, sul suo petto, sui suoi fianchi.


« Ti amo. » lo senti sussurrare « Ti amo. » continua « Ti amo Nino. »


Lo senti prenderti fino in fondo. Fino a in fondo.

Lui spinge dentro di te, mordendoti il collo. E tu, sopra di lui appoggiato con la schiena al muro, ti stringe a sé.


E quando viene, tu sai che tutto può tornare come prima. Normale.

Canzoni, drama, talk, concerti.

Non vuoi e non puoi permettere alla tua frustrazione di allontanarti da lui.


Perché anche se non glielo dici spesso, anche se lo tratti male perché è l'unico modo che conosci per amare una persona, tu sei follemente perso di lui.

Dell'uomo che non ti ascolta ma che ti stupisce.

Dell'uomo che non ti parla, ma che ti stupisce.

Dell'uomo che è semplicemente sé stesso. E ti stupisce.


E che ti ama.
Con la stessa passione che tu provi per lui.

Lo ami.

Ti ama.


E questo vi basta.

Per sempre.


Fine

   
 
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