Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Emily Kingston    18/02/2011    4 recensioni
Lui amava volare.
Era l’unica cosa che lo facesse sentire padrone di se stesso.
L’aveva imparato guardandolo, paziente, ogni mattina, con un grande tomo preso in prestito in biblioteca, sedendosi sui vecchi spalti di legno consunto, osservandolo destreggiarsi nell’aria, il suo elemento
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Like a whisper in the wind

Come un sussurro nel vento

 

     Into the night
Desperate and broken
The sound of a fight

Father has spoken
We were the Kings and Queens of promise
We were the phantoms of our selves.

 

(Kings and Queens – 30 Second to Mars)
 

 

Alzò gli occhi al cielo terso, avvolto da uno spesso manto di nuvole grigiastre.
La vecchia Tornado sferzava l’aria rapida, destreggiandosi tra i tre grandi anelli metallici eretti da un lato dell’enorme campo.
Volteggiava da un anello all’altro, parando ogni colpo, accusando ogni botta e riprendendo a virare dolcemente nell’aria mattutina.
Lui amava volare.

Era l’unica cosa che lo facesse sentire padrone di se stesso.
L’aveva imparato guardandolo, paziente, ogni mattina, con un grande tomo preso in prestito in biblioteca, sedendosi sui vecchi spalti di legno consunto, osservandolo destreggiarsi nell’aria, il suo elemento.
Aveva imparato a capire quando era soddisfatto, felice, triste, stressato, ansioso, impaurito o semplicemente tranquillo.
Aveva imparato a vederlo esultare, volando ad altezze impensabili, quasi come per toccare il cielo materialmente.
Aveva imparato a vederlo imprecare, scendendo a terra e balzando malamente giù dalla scopa, sparendo negli spogliatoi per minuti interminabili, prima di riuscirne completamente fradicio.

Aveva imparato a vederlo gioire, volteggiando ripetutamente intorno al campo di Quidditch, percorrendone l’immenso perimetro.
Aveva  imparato a vederlo dare il meglio di sé, continuando a provare e provare, per ore intere.
E lei era sempre rimasta lì, paziente, ad aspettare che terminasse il suo allenamento solitario per tornare insieme al castello e magari, quando l’ora seguente non avevano lezione fare un saluto ad Hagrid, prendendo un thé insieme al loro grande amico barbuto.
Aguzzò la vista ed individuò un puntino arancione scendere in picchiata verso l’erba verde, aveva sicuramente parato l’ennesimo Bolide di sua sorella.
Scese dalla vecchia scopa,regalatagli da suo fratello Bill per il suo quindicesimo compleanno, quando era entrato nella squadra di Quidditch, e le rivolse un sorriso soddisfatto.

Poco dopo di lui anche la ragazza toccò terra, scendendo dalla scopa ereditata dal fratello Geroge, messa un po’ meglio di quella di Fred.
Anch’ella le rivolse un’occhiata allegra, che celava malamente una dose abbondante di malizia.
Arrossì quando la rossa osservò alternativamente lei e il fratello appena sparito negli spogliatoi.
<< Idiota! >> sussurrò, rivolta alla giovane Grifondoro.
<< Ma che linguaggio forbito >> ridacchiò una voce alle sue spalle, una voce che conosceva fin troppo bene.

Si voltò lentamente, godendosi l’immagine del ragazzo che pian, piano si mostrava ai suoi occhi.
Lo osservò qualche secondo in silenzio, perdendosi tra i particolari del suo corpo.
Per la prima volta dopo anni si soffermò a pensare a quanto fosse cambiato da quando aveva undici anni.
Gli occhi erano meno prominenti, le lentiggini meno numerose e il sorriso più radioso, i capelli più lunghi e lucenti, il fisico più rifinito e le labbra più fine.
Assurdo come le persone possano cambiare radicalmente eppure rimanere uguali ai nostri occhi.
<< Che abbiamo ora? >> chiese, prendendole il grosso libro dalle mani ed issandosi la sua cartella sulla spalla libera. << Da qua >> aveva detto << Sono troppo pesanti per te >>.
La ragazza arrossì.
<< Ehm..abbiamo un buco, comunque >> si affrettò a rispondere mentre lo seguiva per le sbilenche scale di legno.
<< Perfetto >> disse in un soffio, appena udibile.
La condusse all’interno del campo, abbandonando le cartelle e i libri sull’erba umida.
<< Accio Tornado >> disse sfoderando la bacchetta e la sua scopa spuntò fuori dallo spogliatoio, fluttuando fino a lui.
<< Cosa hai intenzione di fare? >> chiese allarmata, adocchiando la scopa e il sorrisetto furbo sul volto del rosso.
Lui non rispose, si limitò a montare in sella e porgerle la mano.
<< Farti fare un giro >>
La riccia strabuzzò gli occhi.
<< Tu sai che io odio volare! >> sbraitò, quasi istericamente.
<< Lo so >>
<< E allora perché credi che salirò su quel trabiccolo infernale? >> chiese, allontanandosi dalla scopa, quasi fosse un particolare tipo d’insetto velenoso.
<< Perché su questo “trabiccolo infernale” ci sarò anch’io >> rispose semplicemente.
Si sentì stranamente sollevata.
In effetti, l’idea di salire su una scopa protetta dalle forti braccia del rosso la rassicurava.
A quelle condizioni ci avrebbe anche fatto un giro.
<< Ti fidi di me? >> chiese porgendole la mano.
Lei lo guardò titubante, ma l’afferrò e lasciò che lui l’issasse sul manico di legno scuro.
Le passò le mani intorno alla vita, aggrappandosi al manico a pochi centimetri da lei.
<< Tieniti forte >> l’intimò e si sollevò da terra, prendendo quota.
La ragazza sentiva l’aria sferzarle la pelle, accarezzarla dolcemente, rinvigorendola.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato da quando si erano alzati in volo, secondi, minuti, ore, giorni, la percezione del tempo nel cielo era distorta.
La ragazza aprì i grandi occhi nocciola e si costrinse ad osservare giù, per valutare a che altezza si trovassero.
Vide gli spalti del campo di Quidditch piccoli come formiche e il grande castello di Hogwarts, che si stagliava poco più in là, grande quanto una noce.

Tutto intorno il nulla.
Solo nuvole ed aria.
Alzò un braccio, tentando di afferrare il ciuffo grigiastro di una nuvola.
Il ragazzo dietro di lei ridacchiò.
<< Che c’è? >> chiese piccata.
<< Niente, sei buffa >> rispose, continuando a sorridere genuinamente.
<< Ah, sì? E cosa avrei fatto di così tanto buffo? >> domandò.
<< Hai provato ad afferrare una nuvola >>
Si sentì colta nel vivo, la stessa sensazione che provava quando, da piccola, la mamma la sorprendeva a toccare i piccoli gattini di cristallo che collezionava gelosamente sulla mensola più alta di camera sua.
Arrossì e abbassò il capo.
<< Hermione? >> il ragazzo richiamò la sua attenzione, ridestandola dai suoi pensieri.
<< Sì? >>
<< E’ bello voler afferrare una nuvola, significa che credi nell’impossibile >> spiegò, volteggiando intorno ad un anello metallico.
Hermione si voltò leggermente e lo guardò inarcando un sopracciglio.
 << Sai, una volta, quando ero piccolo, ho visto Charlie giocare per la prima volta a Quidditch nel campo vicino casa mia >> disse, virando attorno al pioppo nei pressi del Lago Nero << Stava giocando insieme a papà e Bill. Era sulla scopa e volava in alto, sempre più in alto, fino a sparire tra le nuvole. Ho passato tutto il pomeriggio a guardarli giocare e, quando la mamma ci ha chiamati per la cena, sono entrato in casa tutto eccitato, non riuscivo neanche a tenere saldamente in mano la forchetta >> sorrise e volò più in alto, verso il cielo cupo << Quella notte non sono riuscito a dormire, ho ripensato per tutto il tempo a mio fratello che volava sulla sua vecchia scopa. La mattina dopo mi sono svegliato prestissimo e, presa una scopa della mamma dal ripostiglio, sono andato al campo. Ho provato per tutta la mattina a farla volare, lanciandomi dall’albero di pesco, ma ogni volta finivo con la faccia nel fango >> spiegò << Però non mi importava minimamente. Non sapevo volare e la prospettiva d’imparare era assai remota a quel tempo ma Charlie, quando mi ha visto provare a montare una scopa della mamma, mi ha preso in braccio e mi ha fatto fare un giro con lui. E’ stato il più bel volo della mia vita >> ammise e planò verso il campo di Quidditch.
Toccò terra con la punta dei piedi e lasciò che Hermione scivolasse giù dal manico di scopa.
<< Da quel giorno la cosa che ho desiderato di più al mondo è stata imparare a cavalcare una scopa, per poter volare in alto nel cielo e afferrare le nuvole >>
Hermione sorrise, scompigliandogli la chioma rosso fiamma.
Il ragazzo scese dalla scopa e s’avviò verso lo spogliatoio, per riporla nel suo armadietto.
<< Ron? >> lo richiamò la ragazza.
<< Mh? >>
<< Grazie >> sussurrò avvicinandosi a lui.
Si alzò sulla punta dei piedi e gli lasciò un dolce bacio su una guancia, leggermente ispida.

Ron arrossì.
Le sorrise dolcemente e sparì dietro l’arco di pietra degli spogliatoi, ne riemerse qualche minuto dopo con lo stesso sorriso di quando vi era entrato.
Raccolse il libro di Hermione e le loro cartelle e si avviò, seguito dalla ragazza, verso il castello.
Hermione era poco dietro di lui e lo osservava silenziosamente, scrutando ogni particolare della sua figura.
Aveva conosciuto un altro Ron, quella mattina, sulla scopa, aveva conosciuto il vero Ron, quello che si cela sotto la maschera che il rosso si ostinava a portare.
La maschera dell’insensibile, dello scemo, dell’idiota, del maleducato, una maschera che, come a lei, cominciava a stare stretta.
Faceva male quando la gente ti catalogava come si fa con le pratiche dell’ufficio, quando ti affibbiavano un’etichetta, e se c’era scritto “Dentona so-tutto-io” quello dovevi essere, punto e basta.

E su quella di Ron c’era scritto “Lenticchia : l’amico stupido e insensibile di Harry Potter” e quello doveva essere, agli occhi degli altri.
Ma con lei era sempre stato diverso, l’aveva percepito subito, già dal primo anno, quando si era sacrificato nella prova della Scacchiera.
Con lei l’etichetta volava via e il vero Ron emergeva, bramando di farsi due passi dopo aver passato troppo tempo relegato nell’anima del ragazzo.
Si avvicinò a lui ed intrecciò le dita della sua piccola mano con le sue, grandi.
In un primo momento s’irrigidì, sorpreso di tale gesto, ma subito ricambiò la stretta, accarezzando con il pollice ruvido il dorso della sua mano.
Lo vide arrossire adorabilmente sulla punta delle orecchie e sorridere tra sé, stringendo la sua piccola mano nella sua.
Hermione alzò gli occhi al cielo terso, il sole si stava pian, piano facendo strada tra la coltre di nubi.

Lanciò un’ultima occhiata al campo di Quidditch, a lei non era mai piaciuto volare, dopo quella prima ed unica lezione insieme a Madama Bumb il suo primo anno, non aveva più messo mano ad una scopa, fino a quel giorno.
Ma nonostante tutto in quel momento capiva perfettamente perché Ron amasse tanto volare.
Era come urlare al cielo tutti i tuoi problemi, indisturbato.
Era come sussurrare qualcosa nel vento, impercettibile.
Era come tentare di afferrare le nuvole, impossibile.
La bellezza del volo si celava nella cosa più semplice che neanche lei, la migliore strega del suo anno, aveva carpito prima d’allora.
Il volo era cosa riservata ai sognatori a chi, come loro, crede nell’impossibile.

 
 


Non desidero prolungarmi troppo, quindi, grazie ha chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qua.
Spero di avervi fatto passare un buon quarto d'ora.
Buon pomeriggio,
Fireflies.   

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Emily Kingston