2. INCONTRI
< 'Cause I wonder where you are
And I wonder what you do
Are you somewhere feeling lonely,
or is someone loving you?
Tell me how to win your heart
For I haven't got a clue
But let me start by saying, I love you ...
Hello, is it me you're looking for? >
Lionel
Richie, “Hello”
Londra
era ancora più cupa e piovosa di quanto Luce ricordasse.
Il
contratto di lavoro che aveva firmato le assegnava un appartamento in
periferia. La zona era piuttosto malfamata, popolata da locali babbani,
nightclub e bar. L’edificio che ospitava
l’appartamento era altrettanto
squallido, con i muri scrostati e un paio di finestre rotte. Quando
Luce lo
vide fu tentata di Materializzarsi immediatamente a casa propria, in
America.
Nicole guardava la casa senza dire una parola, piuttosto sconcertata.
-Ecco,
questa è la nostra nuova casa, tesoro-, disse Luce con un
sorriso assolutamente
forzato.
-Quella
di prima mi piaceva di più-, dichiarò Nicole con
innocenza.
“Anche
a me”,
pensò Luce, ma non sarebbe tornata indietro per niente
al mondo. Voleva conservare quel poco orgoglio che le restava.
-Stai
scherzando? È bellissima-, mentì, cercando di
rendere il proprio sorriso il
meno falso possibile.
Nicole
non fece altri commenti, ma le strinse la mano e proseguì
con lei verso
l’interno.
Salirono
tre piani di scale e poi Luce infilò la chiave nella toppa
dell’appartamento
17.
Immaginava
già lo scenario peggiore, che includeva ratti, ragnatele e
finestre infrante.
In
realtà dentro l’appartamento non era affatto male.
Pur essendo in un quartiere
babbano, doveva essere stato incantato per sembrare più
piccolo di ciò che era
in realtà. C’erano un salotto, una cucina, due
camere da letto, un bagno e un
piccolo studio. Era persino più grande del suo appartamento
di Boston.
L’arredamento
era carino, un po’ povero, forse, ma Luce provvide a
trasfigurare un paio di
orribili piante grasse in deliziosi vasi di fiori, e a cambiare il
colore di
due o tre tappeti, e il tutto assunse un aspetto migliore.
Quando
entrò nel salotto vide che sul tavolo rotondo
c’era una busta bianca. La aprì,
curiosa.
Cara
Luce,
So
che è da una vita che non ci
sentiamo, ma ho saputo che ti sei trasferita qui.
Ho
una proposta da farti, riguarda
l’Ordine della Fenice. Non so se ne hai mai sentito parlare,
in ogni caso, se
ti va, possiamo incontrarci oggi pomeriggio alle quattro a Diagon Alley
da
Florian Fortebraccio. È piuttosto importante, quindi se
riuscissi a venire
sarebbe perfetto.
Con
affetto,
Daniel
Livingstone
Luce
ripose la lettera, le mani che le tremavano leggermente.
Ovviamente
aveva sentito parlare dell’Ordine della Fenice. Si opponeva
ai Mangiamorte e a
Voldemort, naturalmente.
Luce
aveva un’idea su come reagire alla proposta. Semplicemente
non voleva averci
nulla a che fare. Però ignorare del tutto Daniel le sembrava
poco corretto.
Dopotutto era stato uno dei suoi migliori amici, e anche il suo
ragazzo, e le
era sempre –quasi sempre- rimasto vicino. Finché
lei non lo aveva scaricato per
tornare in America, almeno.
Luce
guardò l’orologio. Erano le due. Decise di farsi
una doccia prima di uscire.
Si
vestì rapidamente –jeans e maglietta, per
mimetizzarsi tra i babbani- mormorò
un Engorgio sul passeggino che
aveva
rimpicciolito per farlo entrare in valigia e, dopo i tre piani di
scale, vi
fece salire Nicole.
Riuscì
a perdersi una volta sola mentre cercava di orientarsi, e alla fine
riuscì a
trovare i Tre Manici di Scopa. Arrivò a Diagon Alley alle
tre e fece un giro
per i negozi, regalando a Nicole un gatto parlante di peluche
–tutto pur di
evitarne uno vero. Alla fine si sedette ad un tavolo da Florian
Fortebraccio e
ordinò una grande coppa di gelato da dividere con la
bambina, assolutamente
entusiasta.
Stava
cercando di evitare che tutto il gelato le finisse sul vestitino quando
arrivò
Daniel.
-Luce!-
Lei,
china sul passeggino, posò il cucchiaino e si
alzò.
-Ciao,
Daniel.-
Non
era cambiato molto. I capelli erano sempre neri e disordinati, lo
sguardo
gentile. Anche lui era vestito alla babbana, con jeans e felpa.
Si
abbracciarono e Luce realizzò che le era mancato.
-Ciao,
piccola-, disse Daniel a Nicole.
Lei
salutò.
-Nicole,
questo è zio Daniel. Daniel, Nicole.-
-Zio-,
ripetè lei fieramente, prima di cercare di riprendersi il
gelato.
Dopo
i soliti convenevoli, si sedettero insieme.
-Di
cosa volevi parlarmi?-, chiese Luce.
-Dell’Ordine
della Fenice. Sai cos’è, immagino.-
La
ragazza annuì.
-Bene,
credo che tu abbia il diritto di saperlo … è
stato l’Ordine a volerti qui. Ti
ha fatto ottenere quel posto di proposito perché voleva che
tornassi.-
-Perché?-
-Per
unirti a noi. Siamo sempre di meno, sai, e sappiamo che tu hai un
valido motivo
per stare dalla nostra parte.-
-Dan,
io non voglio più averci niente a che fare-, disse Luce,
decisa. –Sono andata
via per allontanarmi dalla Guerra e tornare qui ora è stata
già una pessima
idea. Non voglio schierarmi, Daniel.-
-Non
vuoi schierarti?- Daniel sembrava offeso. –Come puoi dire
così? Tu sei
Mezzosangue e Tu-Sai-Chi ti odia. Noi possiamo proteggerti.-
-Io
non voglio … -
-Luce.
Possiamo proteggere te e Nicole.
Sai
che Tu-Sai-Chi ha inviato dei Mangiamorte negli Stati Uniti? Non
sappiamo
perché, ma i nostri informatori ne sono certi. Non saresti
stata più al sicuro
là, Luce.-
Lei
tacque. Questo cambiava le carte in tavola, e la sicurezza di Nicole
era un
ottimo argomento a suo favore.
-Se
accettassi-, disse dopo qualche istante di riflessione, -Questo cosa
comporterebbe?-
Daniel
sorrise, sapendo di averla convinta.
Luce
cominciò il lavoro il giorno dopo. Daniel le aveva
presentato una donna che
faceva parte dell’Ordine e si era detta disponibile a tenere
Nicole durante il
giorno.
La
ragazza si presentò al San Mungo in perfetto orario, un
po’ tesa.
In
realtà andò tutto bene –i colleghi
erano gentili, il capo anche, e i pazienti
pochi e tranquilli.
Quando
Luce tornò a casa, quella sera, era rilassata. Forse,
dopotutto, sarebbe andato
tutto per il meglio.
Due
giorni dopo ci fu la prima riunione dell’Ordine della Fenice.
Tredici
persone erano sedute attorno al tavolo oltre a lei. Tra di loro, Daniel
e
Silente.
Luce
si limitò ad ascoltare in silenzio.
-Sono
quasi certo che Dolley Dreeson sia sotto la maledizione Imperius-,
disse un
uomo. –Si comporta diversamente, e ha dato la sua
approvazione per quella legge
… non l’avrebbe mai fatto.-
-Sono
sempre di più-, commentò cupamente un altro.
-Per
non parlare dei Mangiamorte veri e propri.-
-A
questo proposito, avete sentito che Eric Lane è finito ad
Azkaban?-
-E
come avrei potuto non sentire? Non si parla d’altro. Peccato
che Lane non fosse
altro che una delle mille pedine … niente a che vedere con i
pezzi grossi.-
-Abbiamo
preso Eloise Milton.-
-Sì,
tre mesi fa. Da allora non ci sono più stati arresti del
genere.-
-Abbiamo
Kody praticamente sotto scacco, ci manca soltanto una piccola prova … -
-Difficile
da trovare.-
-Diciamo
pure impossibile.-
-Kody
sarebbe un bel passo in avanti-, commentò una strega
piuttosto giovane.
–Insieme a Phillins, alla O’Connor e a Cooper
è uno dei Mangiamorte più
fidati.-
Luce
rabbrividì visibilmente e nascose la mani nelle tasche.
Un’ondata di nausea
l’aveva colpita nel sentire che Cooper
era uno dei nomi più quotati.
Cercò
di non pensarci. Ci era abbastanza abituata.
-Sì,
ma quei tre sono imprendibili-, replicò con sconforto
qualcuno. –Nell’ultimo
attacco a quei Nati Babbani c’erano tutti, e ho visto io
stesso che uccidevano un bambino.
Eravamo due Auror e non
siamo riusciti a fermarli.-
Luce
ricacciò indietro la nausea, conficcandosi le unghie nei
palmi. Uccidere un
bambino. Improvvisamente desiderò avere Nicole accanto a
sé.
Rimase
zitta e immobile per il resto della serata.
Quando
entrò per visitare la paziente, Luce stava leggendo una
breve descrizione dei
suoi sintomi.
-Bene
… -, cominciò senza alzare lo sguardo, -Come si
sente?-
-Luce?-
La
ragazza alzò gli occhi.
-Oh,
mio Dio-, mormorò. –Daisy!-
Riconobbe
l’amica e si avvicinò per abbracciarla con cautela.
-Cosa
ti è successo?-
-Niente
di grave-, replicò con leggerezza l’amica.
–Ho cercato di fermare due alunni
che duellavano nei corridoi e mi sono beccata due fatture mal fatte.-
-Quindi
adesso insegni?-, domandò Luce con curiosità,
esaminando le macchie rosse sulle
braccia della ragazza.
-Già.
Astronomia. È già il mio secondo anno.-
-Complimenti.-
-Non
sapevo che fossi tornata a Londra.-
-È
… una cosa recente. Sono qui solo da un paio di settimane, a
dire la verità.-
-Capisco.
E così hai scelto Medimagia. Non so perché, ma ti
vedevo di più come Auror.-
Luce
ridacchiò, estraendo la bacchetta.
-Preferisco
qualcosa di più tranquillo.-
Cominciò
ad eseguire alcuni semplici incantesimi di guarigione.
-Come
sta Nicole?-
-Bene.
È con la sua babysitter. Come va con Simon?-
-Oh,
ci siamo lasciati poco dopo il diploma.-
-Mi
dispiace.-
-Nessun
problema. Sono fidanzata, sai, e sto per sposarmi.-
-Davvero?
Con chi?-
-Non
credo che tu lo conosca. Si chiama John Grinson, è di un
anno più grande di noi.-
-No,
non lo conosco. Congratulazioni, però!-
-Ti
farò assolutamente avere un invito per il matrimonio-,
sorrise Daisy. –Ma dovrai
darmi il tuo indirizzo.-
Luce
glielo riferì.
-E
tu come sei messa? Fidanzata?-
Lei
fece un sorriso mesto.
-Suona
davvero male, ma sono una mamma single.-
Luce
concluse con gli incantesimi.
-In
ogni caso, vorrei che rimanessi una notte in osservazione. Ti
dimetteremo
domattina.-
-D’accordo.-
In
quel momento bussarono alla porta, ed entrò un uomo alto e
massiccio con i
capelli scuri.
-Luce,
ti presento John, il mio fidanzato. John, la mia amica Luce Shay. Ti ho
parlato
di lei, ricordi?-
-Naturalmente.-
John
le strinse la mano.
-Come
stai, amore?-
-Meglio.
Luce dice che potrò tornare a casa domani mattina.-
John
fece un sospiro di sollievo.
Luce
sorrise e uscì, lasciandoli soli.
Era
bello sapere di avere ancora un’amica.