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Autore: ElizabethAudi    18/02/2011    3 recensioni
E' possibile innamorarsi di una persona nell'Animus?
«Memento mei, amor.»
Le sussurrò flebilmente, baciandole la fronte e soffiandole leggermente sui suoi occhi.
Li chiuse e nell’attimo di riaprirli, scomparve.

DEVE ESSERE CORRETTA.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Night Mission in Masyaf.


Accovacciata su un punto d’osservazione, ammirava l’orizzonte con uno sguardo vuoto e imperlato da un velo di lacrime. Doveva farsene una ragione. D’altronde, che senso avrebbe avuto continuare così? Presto la sua salute ne avrebbe risentito gravemente.
Si alzò in piedi. Il vento le carezzava le pallide guancie, mentre i corti capelli neri la infastidivano, come anche gli stracci che aveva addosso.
Ispirò l’aria gelida che la notte stava portando con sé, osservando la gente barricarsi a casa per la notte. No, Masyaf di notte non era un posto in cui stare. Lei semplicemente, non aveva paura perché scappare era la sua attività preferita, e il suo compito.
Essere invisibile, origliare, e sempre pronta a scappare.
Una spia. Una spia templare. Ecco quello che era. Una mocciosa che ancora non aveva capito nulla della vita. Tuttavia, servirli era suo compito da quando i genitori avevano venduto lei a i templari.
Era una scocciatura dover adempiere a quelle missioni, ma era suo compito.
Notò una figura che si muoveva rapido fra i tetti. Sorrise beffarda, ma anche intenerita da quella forma alquanto riconoscibile. Era evidentemente un assassino. Un assassino che conosceva anche bene, oltretutto. Forse il più grande che la storia avesse mai conosciuto, anzi, lo era diventato.
Scomparve nel buio, per adempiere a chissà quale missione. Fortunatamente, il suo compito non era quello di fermare proprio quell’assassino.
Sospirò e si lanciò, ruotando su sè stessa per poi atterrare in un cesto di paglia.


«Ho sentito dire che il grande Al Mualim sta cercando di recuperare una sottospecie di frutto.»Disse un uomo piuttosto smilzo ad un altro, che sembrava uno stupido, viziato e capriccioso nobile.
«Non dire sciocchezze! Il potente Al Mualim può ottenere qualsiasi frutto lui voglia, gli basta uno schiocco di dita!»
«E non ti pare strano? Lui lo ha già credo! E non un semplice frutto, ma qualcosa che le leggende temono di raccontare o intimano di starne lontano!» Disse un altro, intromettendosi nel discorso.
La ragazza se ne stava seduta su una panchina, con la testa appoggiata sul palmo, scocciata di tutta quella monotonia affidatagli da quello stupido. Doveva starsene zitta e continuare il suo lavoro, tuttavia. Altrimenti quell’uomo avrebbe fatto mandare il fratello in malora per i debiti non risarciti.
Doveva stare attenta che il popolo non parlasse troppo, non dovevano capire.
In quel momento, un ombra la coprì dall’afoso sole. La ragazza alzò gli occhi.
Il celebre assassino. Il Grande Altair.
Si scambiarono un occhiata, compreso anche un miscuglio di sensazioni.
Altair sorrise, prima malizioso e poi dolce, a mo’ di sfida.

Come se già sapesse quale fosse il suo compito e che non avrebbe avuto le capacità per torcergli un capello.
Distaccò lo sguardo prima che lei riuscisse a guardalo acidamente, e come un fantasma sparì nella folla.
Un attimo dopo, le urla dell’uomo che stava cercando di sviare le corrette idee degli altri due, le fecero capire che era stato anche lui borseggiato e messo in silenzio per sempre.

Nuvolette di vapore uscivano dalla bocca della ragazza, intrattenendola per qualche attimo.
Stesa su una semplice panchina, ammirava le stelle sopra di lei, perdendosi nella vastità dell’infinito con la mente. Come avrebbe voluto essere lì. Tuttavia, solo con la presenza di una guida. Il timore di perdersi in qualcosa più grande di lei era sempre vivo. Come in tutto, doveva avere sempre la situazione sotto controllo. Proprio come le era stato insegnato.
Chiuse per qualche momento gli occhi, immaginandosi come sarebbe stato vagare nell’immenso insieme a lui.
Sì. Stava parlando di lui, il Grande Assassino.

Nonostante sapesse che ciò non le sarebbe servito alla missione, non le era stato imposto di non innamorarsi di Altair.
Si immaginò Altair insegnarle a saltare da una stella all’altra, con la stessa agilità con cui compiva i suoi miracolosi salti della fede, atterrando, non so’ come, in maniera perfetta.

La maggior parte del suo tempo, lo passava a osservare quel misterioso ragazzo, o uomo, non sapeva dirlo. Sarà stato il suo occhio acuto, ma riusciva sempre a notarlo, ovunque lui si trovasse.
Sentendo un cambiamento d’aria, aprì gli occhi, e vide una figura che sgusciava in un vicoletto.
Si alzò in fretta e corse leggiadra in quella direzione. In quel momento, qualcosa le prese le mani e le portò la schiena al muro, per poi unire le sue labbra sconosciute alle sue. Fu’ un bacio abbastanza prolungato da farle distinguere come esso fosse dolce, passionale, bramato, violento allo stesso tempo.
Quando si separò da lei, le scambiò un’occhiata dolce e malinconica, per poi sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sentì un leggero dolore sul collo, quando l'assassino passò la sua mano su di esso, ma non ci fece ancora caso.
«Memento mei, amor.» Le sussurrò flebilmente, baciandole la fronte e soffiando sui suoi occhi. Li chiuse e nell’attimo di riaprirli, scomparse.
Sbarrò gli occhi.

In quel momento però, si sentì precipitare.

«Bene Elizabeth, grazie del tuo aiuto, durante questi due anni sei stata più volte essenziale per scoprire molti dettagli a noi ignoti fino ad ora. I debiti di tuo fratello considerali spariti. Puoi andare ora.»
Mi massaggiai le tempie, cercando di recuperare il pieno controllo del mio corpo. La testa mi bruciava, e il nel mio corpo non c’era niente se non il vuoto. Sentii delle pressioni e mi accorsi che mi stavano levando diversi aghi dal corpo e liberando dall’imbracatura.
Certo che ci tenevano proprio come Frankenstein, durante la nostra relativamente lunga permanenza.

Mi alzai per uscire da quell’orribile posto, cercando di coordinare i miei movimenti al meglio.
Notai un uomo seduto, apatico, mentre una donna bionda lo stava “visitando”.
Mi guardò e mi persi nel suo sguardo, che sembrava tanto familiare e già visto.

Provai calore e una sensazione che mi avrebbe fatto volentieri precipitare nelle sue braccia.
Eppure, mi resi conto solo dopo della sua cicatrice al labbro.
Entrai nell’ascensore e mi toccai il collo.
Sorrisi.
C’era una ferita, che presto sarebbe diventata una cicatrice eterna.


Spazio dell’autrice. J
Finalmente è stata partorita! Era da un po’ che avevo un testa questa fan fiction, sapete?
Eppure non mi decidevo mai a pubblicarla, mannaggia a me.

Ehi, sono mille parole esatte! Ok, non so’ perché l’ho precisato!
Comunque, vi spiego fondamentalmente la trama di questa fan fiction, se avete ancora qualche dubbio:

In pratica Elizabeth è costretta a entrare nel corpo di una templare - ispirato al multiplayer di Assassin’s Creed Brotherhood - e rendersi invisibile nella folla, così da sapere quali informazioni giravano a quei tempi sul sovrano, sugli assassini e sui templari. Scoperto qualcosa che potesse essere pericoloso per i templari, doveva andare a riferire il contenuto delle voci e, possibilmente, dare anche una descrizione della figura. Per questo si dice nella fan fiction che ha un occhio acuto e che è stata addestrata per questo. Un’altra funzione che ha, che tuttavia si è creata involontariamente lei e che però ha aiutato molto i templari, è stata quella di osservare Altair da un altro punto di vista, non solo quello personale.
Innamorata quindi di un personaggio non della sua epoca, per lei è una sofferenza vederlo e non poterlo avere, nonostante in quel momento il suo personaggio sia lì con lui.
Questo spiega l’uso del corsivo. E’ un po’ per sottolineare che in alcuni momenti, come ad esempio nelle frasi Tuttavia, servirli era suo compito da quando i genitori avevano venduto lei a i templari.” e in quella Era una scocciatura dover adempiere a quelle missioni, ma era suo compito.Nella prima descrive un pensiero/sensazione/azione del personaggio in cui “recita”, mentre la seconda mostra come, nonostante tutta la seccatura da parte di Elizabeth, questo sia il compito che la ragazzina da lei interpretata abbia il compito di adempiere a quel genere missioni, come voluto dal destino.
A risvegliarla è lo stesso Vidic e la persona con cui scambia quello sguardo profondo è per l’appunto Desmond, lontano parente di Altari, la persona amata quindi da Elizabeth.
Quel dolore che Elizabeth ha sentito durante quel momento di enfasi, era la lama celata di Altair, che voleva segnarla per essere ricordato.
Non si sa’ come, quella ferita è rimasta talmente impressa nel cuore di Elizabeth, che è visibile anche in questo corpo.

Ok, da questa descrizione non ci ho capito niente nemmeno io, perfetto! XD Beh, perdonatemi dai.
Non sono molto brava nelle spiegazioni e riassunti, purtroppo. O si capisce nelle righe o non so’ spiegarlo meglio di così.
Oltretutto credo che la maggior parte delle persone si sia già scocciata di leggere!
Quindi vi saluto, chiedendovi di farmi sapere se vi è gradita!
Alla prossima!

Ecchan.
Ps ps: Credo di aver sbagliato quell'unica frase che ho scritto in latino! Fatemi sapere anche quello!

 

   
 
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