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Autore: poison spring    19/02/2011    16 recensioni
Non è neppure una storia, è uno sfogo. Nero su bianco, lacrime d'inchiostro per altre che non vogliono saperne di scendere. Questa sono io.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 - 01 - 2009 • 19 - 02 - 2011

YOU SAY HELLO, I SAY GOODBYE

~ broken~

«You say yes, I say no,
you say stop, I say go.
I dont' know why you say goodbye,
I say hello, hello, hello»

The Beatles, Hello, Goodbye


Amava il bosco come lo ama un animale selvatico, con quella sua natura difficile e controversa, che la portava a perdersi in elucubrazioni superflue e ragionamenti filosofici e filologici al limite dell’assurdo pur continuando ad apprezzare le cose nella loro essenza più semplice.
Delle foreste amava anche il silenzio, che poi silenzio non era, anzi: era un continuo tramestio, un sussurro del vento che prestava la voce agli alberi accarezzandone le foglie, uno scalpiccio di piccoli piedi scalzi.
Ne amava l’odore, perché non era addomesticabile. Come lei.

La prima cosa che le disse lui fu «Ciao». Un ciao svogliato, appena oltre i limiti dell’indifferenza: le avrebbe raccontato in seguito che la credeva una di quelle ragazze che stanno con i maschi per mettersi in mostra, prima di rendersi conto che lei stava con i maschi perché era un maschiaccio, che faceva la guerra come un uomo e come un uomo si concedeva facilmente a quella trivialità scherzosa frutto della confidenza. Fu allora che anche lei scoprì che in lui c’erano un sacco di lati, a ben guardarlo, e che assomigliava ad un animale del bosco: difficile da avvicinare, bello da guardare.

Le disse «Ciao» anche la prima volta che poté incrociare i suoi occhi, un ciao timido, corredato da rossori di gote e lacrime di emozione che minacciavano di sgorgare.

Erano davvero due animali strani, un po’ selvatici: anche quando facevano l’amore si annusavano e giocavano a rincorrersi, come due volpi nel sottobosco.

Fecero la guerra assieme, vincendo e perdendo e furono la prima volta l’uno dell’altra in così tanti sensi che ad un certo punto cominciarono a perdere il conto. Poi anche l'amore divenne una guerra e forse quello fu l'inizio della fine.

“È doloroso?”.

Lei fissò la finestra della conversazione per qualche minuto, prima di rispondere.

“Quanto strapparsi di dosso la pelle viva, ma ciò non lo rende meno necessario”.
“Puoi farcela”.
“Lo so. Io posso sempre”.

Si accese una sigaretta, soffiando fuori il fumo dai denti e afferrò il telefono.

L’ultima cosa che lei gli disse fu «Addio», con la voce rotta dal pianto che le raschiava il palato e le labbra strette per non lasciarsi sfuggire neppure un singulto, e il cuore spezzato da quel rapporto strano, contorto e bellissimo. Finito.

Pensò che non avrebbe più potuto guardare due volpi giocare a rimpiattino tra le fronde di un cespuglio senza ricordarsi di lui e che questo, in fondo, faceva più male di tutto il resto.


   
 
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