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Autore: Emily Alexandre    19/02/2011    5 recensioni
[Terza classificata all'"Alcoolique Slash Contest".]
Lord Voldemort è appena morto e vinti e vincitori affollano il castello di Hogwarts. Sulle sponde del Lago Nero Lucius Malfoy e Charlie Weasley si incontrano e si accorgono di non essere poi così diversi: sanno che il dolore non li abbandonerà mai e il rosso non vede l’ora di potersene andare da quella terra piena di ricordi. Dal canto suo Malfoy viene condannato all’esilio, ma non sa dove andare: per lui il mondo intero è l’Inghilterra. Un invito cambierà le loro vite. Lucius raggiunge Charlie in Romania e per quasi due anni intrecciano una relazione fatta di passione, di dolore, di dolcezza e di violenza. Ma se Charlie riesce a reagire e a sopportare più facilmente il peso del post guerra lo stesso non può dirsi di Lucius, che l’alcool spingerà sempre di più in un vortice di nero dolore fino a spingerlo a compiere il gesto più estremo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie Weasley, Lucius Malfoy
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'My Hogwarts Dream'
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Note: Questa storia è nata per l'"Alcoolique Slash Contest" di PurpleMally, a cui si è classificata terza. Dovevamo scrivere una storia che avesse come protagonisti una coppia slash e come tema la dipendenza dall'alcool. In più, avevamo un luogo, una battuta ed un oggetto da inserire (3.Mantello / 13. Lago Nero / 29. “Solo un altro goccio, eh?”). Questo è ciò che è uscito fuori...

Ringazio infinitamente la giudice per lo splendido giudizio e tutti voi che dedicherete qualche minuto alla lettura!

 

COMPLETAMENTE

Soffiava un vento fresco su Londra ed ogni cosa tornava alla vita dopo il rigido inverno; il cimitero era quasi deserto, coperto di timide margherite che si affacciavano alla vita. Un paio di persone camminavano veloci dopo esser andati a far visita ai propri cari e solo una rimaneva, immobile, davanti all’entrata di una costruzione che conteneva i corpi dei membri di una tra le più nobili ed antiche famiglie del Mondo magico, senza decidersi a varcare la soglia, stretta nel mantello verde scuro. Ciò che spingeva l’uomo ad avvolgersi sempre di più nel mantello non era certo il freddo, ma il desiderio di non essere riconosciuto. Lui non sarebbe dovuto essere lì.

Dopo un’ultima occhiata in giro si decise finalmente ad aprire la porta in ferro, bacchetta alla mano nel caso in cui protezioni anti-intrusi fossero state apposte, ma non successe nulla… Un brivido lo percosse quando entrò in contatto con l’aria fredda della cripta, ma non vi fece caso.

Camminò velocemente lungo il corridoio centrale ignorando le tombe che aveva ai lati, la sua unica compagnia erano il rumore sordo delle proprie scarpe sul marmo nero e quello martellante del cuore nel petto. Difficile dire quale fosse più assordante.

Alla fine trovò quello che stava cercando: una tomba nobile, ricca, su cui spiccava la foto di un uomo dall’espressione altera e nobile, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle. Com’era diverso dall’uomo che era diventato alla fine della vita. Eppure, ugualmente bello.

Lucius Abraxas Malfoy 1954-2000

Una mano dell’uomo sfiorò delicatamente quelle lettere elegantemente incise nel marmo, mentre l’altra faceva scivolare il cappello in modo da scoprire il volto ed una cascata di capelli rossi. Se qualcuno l’avesse visto lì probabilmente l’avrebbe cacciato in malo modo, senza sapere quanto in realtà Charlie Weasley fosse legato all’ultimo dei Malfoy ad essere stato sepolto lì.

Un sospiro gli sfuggì dalle labbra e le mani strinsero convulsamente i lembi del mantello, quasi con rabbia.

Quel mantello.

 -Lo ricordi, Lucius? L’avevi indosso quando tutto è iniziato, due anni fa.- Una semplice frase appena sussurrata, ma che fu sufficiente a far si che i ricordi tanto a lungo allontanati lo investissero come un fiume in piena.

 

La battaglia era appena finita, Voldemort era morto e il bene aveva trionfato.

Ogni guerra, però, porta morte e distruzione anche tra i vincitori e quella non era stata da meno: Charlie Weasley, ancora zoppicante, si era allontanato dalla Sala Comune dove tutti erano riuniti… aveva bisogno d’aria.

Suo fratello era morto, ma l’idea nella sua mente ancora non era chiara: che Fred non esistesse più era qualcosa di troppo assurdo per essere creduto. Fred? Il suo Fred? Scosse la testa con forza cercando di allontanare quell’idea, reprimendo il desiderio di urlare, ma senza riuscire ad impedire alle lacrime di scendere. Solo quando scorse la tomba di Silente poco lontano da lui si rese conto di essere arrivato al Lago Nero: quanto sarebbe stato bello entrarvi e non uscirne più, impedire alla sua mente di pensare, ricordare, comprendere.

-La tua faccia è quasi peggio della mia.-

La voce proveniente dalle sue spalle l’aveva fatto sobbalzare e quando si era voltato si era trovato davanti l’ultima persona che si aspettasse di vedere.

Lucius Malfoy avanzava lentamente, gli abiti rovinati e sporchi, la barba lunga ed una fiaschetta tra le mani che al rosso ricordava tanto quella di Moody.

-Pensavo fosse con sua moglie e suo figlio.-

-Pensavo fossi con la tua famiglia.-

Frasi prevedibili, scontate. Ciò che invece non era prevedibile erano gli occhi del serpeverde… il suo sguardo era tormentato, distrutto.

Ancor meno prevedibile era quello che successe poco dopo.

-Mi dispiace per tuo fratello. Non si dovrebbe mai morire così giovani.-

Charlie sussultò, mentre il suo cuore sembrava sempre più stretto in una morsa. Non riusciva a parlare, per cui si limitò ad annuire ed accettò volentieri, seppur stupito, quello che Malfoy gli stava dando. Poggiò le labbra sul freddo metallo della fiaschetta ed immediatamente un liquido caldo gli infiammò la gola: whisky, e di ottima annata.

L’alcool sembrò sciogliergli un po’ il groppo che aveva in gola, ma non il gelo che aveva dentro. –La sua famiglia?- gli chiese dopo un po’, mentre i suoi occhi sfioravano il profilo mascolino dell’uomo.

-Sta parlando con Shacklebolt.-

-Ha evitato Azkaban anche questa volta?-

Non appena le ebbe pronunciate si rese conto di quanto fossero crudeli quelle parole, ma l’uomo non reagì… si limitò a sorridere, di un sorriso freddo, ironico, distaccato. –Ho ottenuto la libertà per mia moglie e mio figlio ed era l’unica cosa che contasse. Quanto a me, avrei accettato Azkaban, Weasley. Credi davvero che dopo tutto questo ci sia qualcosa che conti?-

Malfoy si voltò verso di lui e il ragazzo lesse disperazione e solitudine nei suoi occhi: esattamente quello che, ne era certo, si leggeva anche nei propri. –Ad ogni modo Kingsley ha detto che, considerando che oggi non abbiamo combattuto e un’altra serie di circostanze, probabilmente non mi condanneranno ad Azkaban. Esilio, ha detto. Come se fosse meglio! Come se io sapessi dove andare!-

Charlie si rese conto che l’uomo parlava a se stesso più che a lui, ma non lo interruppe.

-La mia vita è in Inghilterra, non mi sono mai allontanato da qui, né voglio farlo.-

-Credo che tu non abbia scelta.- Era passato spontaneamente dal “lei” al “tu”, ma Lucius pareva non essersi offeso. Forse non vi aveva proprio fatto cosa. Si strinse ancora di più addosso il mantello verde scuro prima di voltarsi verso di lui… e Charlie pensò che non aveva mai visto due occhi più belli di quelli.

E nonostante il dolore, nonostante i lutti, nonostante la guerra e nonostante il soggetto in questione fosse l’ultimo che si sarebbe mai aspettato, il rosso sentì una vampata attraversargli il corpo partendo dal basso ventre.

Aveva capito da tempo, Charlie Weasley, di non essere attratto dalle donne: aveva avuto la sua prima esperienza con un uomo a sedici anni, tra le mura di Hogwarts, ma non erano andati oltre qualche bacio. Era stato in Romania, complice un domatore di draghi francese, che aveva avuto la sua prima esperienza sessuale con un uomo; dopo aveva frequentato per qualche tempo altri due uomini, ma niente di serio e stabile. Nessuno a casa sua era al corrente di questa sua inclinazione, escluso Bill: i suoi fratelli lo ritenevano un trombeau de femme e sua madre gli chiedeva in ogni lettera quando si sarebbe deciso a trovarsi una moglie e metter su famiglia. Non che Charlie pensasse che non l’avrebbero accettato, semplicemente il più timido della nidiata Weasley aveva sempre preferito tenersi quella cosa per se.

-La Romania è bella.- quel commento era scappato senza che potesse far nulla per fermarlo e gli occhi di Lucius lo inchiodarono al terreno.

-È lì che vivi? Non ricordo di averti visto spesso in giro qui.-

-Si, studio draghi lì da sei anni ormai.-

-E ci tornerai?-

Perché fosse così interessato Charlie non sapeva spiegarselo, ma non se ne preoccupò: dopotutto quella guerra aveva sconvolto molti equilibri. –Dopo che Fred… si, ci tornerò il prima possibile. È facile ricominciare lì, illudersi che tutto vada bene.-

Sarebbe partito anche subito, Charlie, ma sapeva di dover stare vicino alla propria famiglia quando avrebbero sepolto Fred. Subito dopo, però, sarebbe andato via: se prima l’Inghilterra era opprimente, dopo quello era diventata soffocante.

-In nessun posto sarà facile ricominciare.- commento Malfoy ritornando a guardare l’orizzonte e prendendo un altro sorso di whisky.

-Lì nessuno sa chi sei-

-Io lo so.-

-Passerà, Malfoy, passerà.-

 

-Ma non è mai passato, vero?- Charlie poggiò la testa sul marmo freddo, chiudendo gli occhi. –Che tu, un Malfoy, venissi a vivere con me… se me lo avessero detto qualche giorno prima avrei riso per ore, l’avrei preso per uno scherzo dei gemelli. Eppure!-

 

Era Settembre quando Lucius Malfoy aveva varcato la soglia della casa che Charlie aveva comprato in Romania; il processo si era appena concluso e la condanna era stata quella prevista da Kingsley. Esilio.

Charlie gli aveva lasciato l’indirizzo quel giorno in riva al Lago, senza credere davvero che lui si sarebbe fatto vedere; era tornato in Romania i primi di Giugno e si era immerso nel lavoro per non pensare, per non ricordare, per non soffocare.

I draghi l’avevano salvato dalla depressione, ma continuava a non uscire molto e a preferire la compagnia di un bicchiere di whisky la sera… il whisky, che da quel giorno gli ricordava lui.

In più di un’occasione si era svegliato nel cuore della notte eccitato dopo aver sognato Lucius Malfoy e derideva se stesso perché quell’uomo era forse il più etero che avesse mai conosciuto. Inoltre, lui lo detestava, anche se a volte era difficile ricordarlo.

Così, quando se l’era trovato davanti alla porta con una valigia tra le mani era letteralmente caduto dalle nuvole.

-Non sapevo dove andare…- gli aveva detto con la testa alta e lo sguardo altero, ma Charlie sapeva quanto si sentisse in realtà solo e disorientato. Aveva il cuore buono degli Weasley e nonostante fosse Malfoy, o forse proprio per quello, non riuscì a dirgli di no; gli preparò la camera degli ospiti e lo fece mettere a proprio agio. –La casa è piccola, ma ci si sta bene. Hai il bagno in camera e poi io per la maggior parte del giorno sono a lavoro.-

-Andrà benissimo.-

E così Lucius e i suoi silenzi avevano riempito la solitudine di Charlie. Nessuno sapeva che lui era lì, né Narcissa e Draco, né i Weasley… Gli abitanti del paese si erano dimostrati cordiali verso quell’uomo ombroso più per rispetto verso Charlie che per affetto verso il biondo, ma al ragazzo non dispiaceva; era bello rientrare a casa la sera e trovarlo in poltrona a leggere giornali inglesi, cenare con lui e rimanere in piedi fino a tardi, anche senza parlare, semplicemente sorseggiando da bere.

L’alcool era diventato un loro amico fidato, ma presto Charlie si era reso conto che quello che per lui era qualche bicchiere la sera, per Malfoy erano bottiglie intere finite lungo l’arco della giornata, tanto che spesso i suoi occhi erano velati ancor prima di cena.

Ma nonostante quello, la felicità di avere qualcuno con cui condividere le giornate ed il dolore lo aveva reso cieco davanti al pericolo… erano due sopravvissuti, due persone che convivevano con i propri fantasmi, due bambole rotte che nonostante fossero state aggiustate erano comunque ammaccate. Avevano superato in maniera quasi naturale l’astio che per anni li aveva divisi e si erano scoperti più simili di quanto avessero mai immaginato, o così diversi da risultare complementari; erano comunque loro, con i pregi e i difetti, ma il dolore che li accumunava paradossalmente li aveva aiutati ad avvicinarsi. Al di là di ogni possibile previsione Lucius Malfoy si era rivelato il compagno ideale… e Charlie più di una volta si era sorpreso a guardarlo incantato.

Poi era arrivato il 12 dicembre e con esso il compleanno del rosso; era tornato stravolto da una giornata intensa di lavoro e aveva trovato come sempre Lucius in salone a leggere qualcosa. Lo aveva salutato e poi era salito a farsi un bagno… nessun augurio, ma dopotutto non se l’era neppure aspettato.

Aveva riempito la vasca di acqua e vi si era immerso, beandosi del calore che gli riscaldava il corpo dopo una giornata trascorsa nella neve; sentiva i muscoli sciogliersi, i nervi destendersi…

Poi d’un tratto la porta si era aperta e Charlie si era ritrovato ad ammirare senza parole Lucius Malfoy con indosso il mantello verde del loro primo incontro e due bicchieri pieni di champagne tra le mani.

 –Credevi mi fossi dimenticato?- gli aveva sussurrato suadente mentre avanzava verso di lui… sembrava un serpente che si avvicinava sinuoso alla preda e Charlie si sarebbe fatto volentieri avvolgere dalle sue spire.

Malfoy si era seduto sul bordo della vasca e gli aveva passato un bicchiere, poi avevano brindato e silenziosamente avevano sorseggiato il liquido dorato e frizzante… i loro occhi non si erano staccati neppure un secondo. Avevano appellato la bottiglia e nel giro di pochi minuti si erano ritrovati brilli e vicini, troppo vicini.

Charlie ancora a distanza di anni non sapeva spiegarsi come fosse successo; ricordava solo Malfoy che gli accarezzava i capelli e che lui, non resistendo più, si era sporto verso le sue labbra…

Nel giro di pochi istanti si stavano baciando sempre più passionali, ma quando Charlie aveva cercato di  sfilargli il mantello Lucius lo aveva fermato.

-Voglio vederti nudo, Lucius.- lo aveva implorato, bramante.

L’uomo l’aveva guardato e aveva sciolto il laccio, rivelando un corpo ancora perfetto nonostante l’età. –Accontentati.- gli aveva sussurrato, tornando su di lui, e Charlie si era rassegnato.

Si erano amati per la prima volta quella notte, nella vasca e poi a letto, ma forse amore non era la parola esatta… colmarono, l’uno con l’altro, il dolore, i vuoti, i silenzi: cercarono conforto e, perché no, redenzione.

Dopo quella notte la stanza degli ospiti divenne nuovamente libera: il serpeverde si era trasferito nella camera del grifondoro ed ogni notte quelle pareti erano le uniche testimoni dei loro amplessi, del loro ansiti, delle loro frasi strozzate, delle spire della serpe che si avvolgevano attorno ad un corpo sodo e delle unghie del grifone che penetravano nella pelle lattea.

Sperimentarono universi nuovi ed inesplorati per entrambi, mai sazi, eppure qualcosa nei loro rapporti non cambiava mai: che fosse per una camicia o per la vestaglia Lucius non rimaneva mai nudo. Non ci mise molto, Charlie, a capire perché: aveva visto tutto di lui, ogni angolo,ogni centimetro di pelle, tranne quel braccio macchiato, marchiato. L’aveva rispettato e non aveva più insistito: gli andava bene anche così.

Mai Charlie era stato così felice: Lucius contro ogni aspettativa era la compagnia migliore che potesse desiderare. Lui lo rendeva felice.

Dovette presto arrendersi all’evidenza che, al contrario, a Lucius Malfoy lui non bastava e quella che era stata una semplice compagnia serale si era mutata nel loro peggior incubo: l’alcool si era frapposto tra loro.

Aveva perso il conto, Charlie, delle volte in cui aveva trovato Lucius riverso su una poltrona, ubriaco, senza neppure la forza di arrivare al letto.

Aveva perso il conto delle volte in cui gli aveva chiesto di smettere e Lucius gli aveva detto di si.

Non aveva potuto perdere il conto, invece, delle volte in cui l’uomo aveva smesso, perché non era mai successo.

Mese dopo mese Charlie aveva assistito inerme al degrado dell’uomo che era diventato fondamentale nella sua vita; non erano servite le urla, le implorazioni, gli incantesimi per far svanire le bottiglie. Ricomparivano.

Ricomparivano sempre.

Eppure quando Lucius lo toccava, ogni volta che prendeva possesso del suo corpo o lasciava che lui si impossessasse del proprio nulla aveva più importanza per Charlie se non quell’uomo, i suoi gemiti, i suoi sospiri. Persino la sua camicia.

Non aveva voluto vedere fino in fondo, si era illuso che presto sarebbe potuto guarire. Che lui l’avrebbe guarito.

Ma Malfoy era sprofondato in un baratro di depressione da cui nulla l’avrebbe fatto uscire.

 

-Dimmi perchè! Perché non mi hai permesso di aiutarti? Perché non hai lasciato che combattessi i demoni insieme a te?- non riusciva ad accettare il proprio fallimento, la propria cecità. La perdita.

 

Una sera, con l’inverno che sfumava poco a poco lasciando il posto alla primavera, Lucius si era avvicinato a Charlie e l’aveva abbracciato da dietro, mentre il rosso era intento a versare da bere. –Voglio il rum.-

Charlie si voltò stupito: in quasi due anni Malfoy aveva bevuto solo whisky e scotch, brandy a volte… tutte bevande nobili insomma. –Perché? Tu odi il rum.-

-Non è vero, credo solo che sia una bevanda volgare… i pirati bevono il rum.-

-Non gli altolocati come te!- continuò Weasley divertito.

-No, ma tu lo bevi e io voglio berlo con te.-

Quasi commosso Charlie versò ad entrambi del vecchissimo rum e presto si ritrovarono ad intonare vecchi canti popolari mentre la bottiglia si svuotava poco a poco.

-Lucius, basta!- esclamò d’un tratto Charlie ridendo, accorgendosi che l’amante stava versando ancora da bere. –Siamo già abbastanza ubriachi.-

Lucius gli si avvicinò e accostò le labbra all’orecchio dell’altro -Solo un altro goccio, eh?- sussurrò con voce roca.

Come dirgli di no? Come resistere? Pochi istanti dopo la bottiglia giaceva vuota accanto a loro. Solo allora Lucius spogliò il compagno lentamente, toccando e assaggiando ogni centimetro di quel corpo che ormai conosceva a memoria, mentre Charlie perdeva il senno tra quelle braccia… mai nessuno l’aveva amato come lui, con passione, ardore, dedizione. Ogni percezione spariva quando era con lui, l’unica cosa che sentiva era Lucius. Ovunque. Il suo cuore fece un salto quando vide l’altro spogliarsi.

Spogliarsi completamente.

La vestaglia, i pantaloni, la camicia. Caddero a terra come le onde che si infrangono sulla spiaggia prima di morire. E Charlie potè finalmente vedere il corpo dell’amante completamente, compreso quel segno che ricordava loro cosa fossero stati e cosa fossero diventati.

Lucius prese un mantello verde, quel mantello verde, dalla poltrona e lo poggiò a terra, stendendosi sopra, in attesa che l’altro lo raggiungesse.

Si amarono con passione e disperazione, come se fosse l’ultima volta, per tutta la notte, donandosi l’uno all’altro completamente. Solo il momento di andare a lavoro costrinse Charlie ad abbandonare l’amante.

-Aspettami nudo stasera.- esclamò ridendo, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.

Un sorriso obliquo di Malfoy fu l’ultima cosa che vide prima di uscire.

 

-Ma non c’eri tu ad aspettarmi al ritorno, né nudo né vestito. Non c’era niente di te se non il mantello ed un biglietto. Perdonami. Perdonarti? Mi avevi abbandonato senza dire una parola, te n’eri andato chissà dove. Pensavo che l’esserti mostrato nudo fosse un passo verso lidi migliori, non potevo immaginare di cosa fosse il preludio. Ti ho odiato quella notte, ho urlato contro di te con tutto il fiato che avevo in gola… ma poi mi hai fatto ridere sai? La notizia sulla prima pagina del Profeta era così macabra e grottesca che non potevo fare altrimenti. Lucius Malfoy trovato morto al Manor a causa di assunzione di veleno diluito nel rum. Nel rum! Sei un bastardo, Lucius Abraxas! Sei venuto da me, mi sei entrato dentro in tutte le concezioni fisiche e spirituali che si possano dare a questa frase, e poi sei sparito! Mi hai lasciato solo a ricostruirmi, hai lasciato che l’alcool e il dolore ti distruggessero senza pensare a nessuno: né a tua moglie, né a tuo figlio, tanto meno a me!-

Il peso che aveva sul cuore poco a poco si sciolse, lasciando che la rabbia facesse posto alla nostalgia. –Sono trascorsi due anni da quando tutto è iniziato. Sai perché sono qui? Sono diventato zio, mio fratello Bill ha avuto una figlia. Victoire. Quella vittoria che io e te non avremo mai. Non tornerò più a trovarti Lucius, quello che siamo stati è qualcosa che appartiene solo a noi, per il mondo neppure ci conosciamo… volevo solo lasciarti questo.- continuò posando il mantello ai piedi della tomba –Non ti dimenticherò mai, Lucius. Mai.-

Un ultimo bacio sul freddo marmo, poi Charlie uscì, lasciando che la luce del sole lo investisse. Si avvicinò ad un’altra tomba, un altro uomo che aveva amato, ma di un amore diverso, più puro, meno malato… il suo Fred giaceva lì, poco lontano da Remus e Dora. Poco lontano da Lucius.

Se ne erano andati lasciando tutti loro lì, a ricostruire i pezzi delle loro vite distrutte dal dolore. E Charlie sapeva che ricostruirsi sarebbe stato sempre più difficile.

L’avrebbe fatto, però. Avrebbe vissuto pienamente in onore di tutti loro, morti per creare un mondo migliore. Avrebbe vissuto per lui, soprattutto per lui. Completamente.

 

 

Terzo Classificato – Emily Alexandre – Completamente

Grammatica: 8.75/10
Errori grammaticali: 5 x 0.25 = 1.25 (Sono quasi tutti “sì” affermativi non accentati, mi sembra.)
10 – 1.25 = 8.75

Stile: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Gradimento personale: 5/5
Uso ADCCC: 3/3
Totale: 36.75

Buongiorno!
Allora, per prima cosa, ti invito ancora una volta a versare una tassa alla Tempo per la quantità di fazzoletti che mi hai fatto usare leggendo questa fan fiction. Mi hai distrutta, cara.
Ma passando alle cose serie… Grammatica: leggi lo schemino. (Sono le 4.15 del mattino, comprendimi xD)
Stile: voto pieno. Cioè, io non so nemmeno come commentare il tuo stile. Mi trovo completamente priva di parole. Seriamente, è così ricercato eppure così semplice e disarmante da far quasi paura. E se non si fosse capito, era un complimento. È uno di quegli stili che puoi solo leggere in silenzio e chiederti... “Ma come si fa?”, con un tocco d’invidia aggiungerei. Quindi, prima di perdermi in una serie di complimenti, direi di passare oltre.
La caratterizzazione di questa fiction è una figata (scusa il termine poco “tecnico”). Intanto complimenti per la scelta del pairing perché, porca vacca!, sono così assurdi e così stranamente compatibili da far rimanere a bocca aperta. Poi Lucius… Lucius è sublime in questa fan fiction. Questo suo arrendersi inesorabilmente all’amore e alla vita è qualcosa di meraviglioso. Tutto il percorso del personaggio è meraviglioso! Direi che non devo spiegare il voto in gradimento personale, quindi ti ringrazio per aver partecipato a questo contest e spero di rincontrarti lungo la via.

   
 
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