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Autore: itsgiulspwhore    19/02/2011    7 recensioni
Primo abbozzo della mia prima ff, riguardante il telefilm "Castle". E' una one-shot, ma in seguito chissà, potrebbe avere un seguito. Enjoy it.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardavo la scena attraverso il vetro lucido che separava la camera degli interrogatori da quella in cui mi trovavo. Mi era sempre piaciuta quella stanza, la consapevolezza di poter osservare ciò che accadeva a pochi metri da me senza essere visto a mia volta. Dava un senso di superiorità. Proprio quello che desiderava il mio ego.
Ryan era immobile, a braccia conserte, intento a osservare ciò che stava accadendo. Potevo solo immaginare su cosa si focalizzasse la sua attenzione, ma ero del tutto consapevole di cosa attirasse la mia: la figura di spalle, in piedi davanti ad un tavolo, in un tailleur grigio. Poggiava entrambe le palme delle mani sul ripiano, proiettandosi in avanti quel tanto che bastava da sovrastare il giovane uomo seduto davanti a lei. Il suo sguardo mi era invisibile, ma potevo immaginarlo perfettamente. Ardente e sicuro di sé. Sospirai.
< Tutto bene, Castle? > mi chiese Ryan, con un mezzo sorriso. Era ovvio che avesse intuito cosa mi affliggeva.
< Sicuramente meglio del tizio che è in quella sala con Kate da più di un quarto d’ora. Probabilmente preferirebbe dichiararsi colpevole piuttosto che rimanere lì altri cinque minuti > risposi ironico.
Spostai lo sguardo sullo schermo del mio cellulare. Un messaggio di Alexis. “Esco per un gelato con Ashley nel pomeriggio, ci vediamo stasera ;)”. Con una smorfia rimisi via il telefono. Se mia madre avesse visto l’espressione che avevo stampata in faccia in quel momento mi avrebbe sicuramente rimproverato.
Alzai velocemente lo sguardo quando con la coda dell’occhio vidi Beckett muoversi, e un istante dopo camminavamo al suo fianco lungo il corridoio, facendo fatica a stare dietro al suo passo frenetico.
< Non è lui l’assassino > disse Beckett, con un’evidente nota di disappunto.
< Come?! > esclamai, inarcando le sopracciglia. < La vittima andava a letto con sua moglie da mesi e ha avuto una discussione con il sospettato poche ore prima di essere uccisa. Pensavo che avessimo risolto il caso >.
< Il suo alibi regge, all’ora del decesso era seduto in una caffetteria a sei isolati dalla scena del crimine, la barista lo ricorda perfettamente > confermò Esposito, aggiungendosi al trio.
< Può aver assoldato qualcuno per fare il lavoro sporco al posto suo > aggiunse Ryan.
< Già, forse un ricco mafioso. Probabilmente il colloquio si è svolto in una maestosa villa con piscina, a bordovasca, dove il nostro Al Capone ha architettato il piano circondato da belle donne e da mastini > dissi, pensieroso. Quando mi voltai, tre paia di occhi mi fissavano dietro sguardi rassegnati.
< Controllate di nuovo le finanze della vittima e i tabulati telefonici, deve esserci sfuggito qualcosa. E date la bella notizia al sospettato > concluse Beckett.
< La mia teoria sulla CIA è ancora da verificare, mi sembra >.
< Castle… > cominciò, prima che il suo cellulare cominciasse a vibrare. Mi affibbiò uno sguardo che poteva voler significare solo “ne parliamo dopo” e tirò fuori dalla tasca l’apparecchio. Sorrisi.
< Beckett > rispose, sorridendo a sua volta col sorriso più bello che avessi mai visto.


< Hey > dissi, avvicinandomi a passi lenti alla panchina sulla quale era seduta Kate. Lei alzò lo sguardo di scatto; probabilmente avevo interrotto il suo filo di pensieri, come facevo sempre. Sembravo essere nato per questo. Per scusarmi le porsi il caffè che avevo appena comprato al bar all’angolo, e mi sedetti accanto a lei.
< Quindi...la moglie, eh? > chiesi, quasi retorico, dato che Beckett sembrava ancora immersa nei suoi ragionamenti. < Non sembrava la classica vedova addolorata >.
< Già > rispose finalmente, annuendo mentre continuava a fissare un punto indefinito di fronte a lei. Avevamo trovato la sospettata meno di un’ora prima, in casa, intenta a fare i bagagli. < La balistica probabilmente ci confermerà che l’arma del delitto è la pistola che la donna aveva con sé, anche se non abbiamo bisogno di ulteriori prove. Ha confessato >.
Osservai il cielo, le sue sfumature rossastre. Era davvero così tardi?
< Castle, devo dirti una cosa > cominciò Kate, spostando finalmente il suo intenso sguardo nocciola nella mia direzione. Non dissi nulla, non mi mosso di un centimetro. Eravamo così vicini che le nostre spalle si sfioravano, e quel semplice contatto mi provocava un brivido continuo lungo la schiena. Sentivo il suo profumo, mischiato a quello del caffè, un binomio che oramai mi risultava familiare ma che ogni volta mi inebriava. Sapevo che lei stava provando esattamente ciò che provavo io.
< Rick, io... >.
Driiin driiin.
Non avevo voglia di rispondere al telefono, non in un momento come quello.
Driiin driiin.
< Forse faresti meglio a vedere chi è, Castle, potrebbe essere importante > disse Beckett, perdendo quel tono entusiasta di un secondo prima e spostando nuovamente lo sguardo altrove.
Driiin driiin.
Sospirando tirai fuori il cellulare. Gina. Non poteva trovare momento migliore. Rifiutai la chiamata senza pensarci due volte, ma quando rialzai lo sguardo Kate era già in piedi.
< Ora è meglio che vada, ho del lavoro da finire in ufficio > disse sorridendo, cercando così di nascondere le sue emozioni. < A domani Castle >.
< A domani > risposi, ma lei si era già voltata. La vidi camminare nel tramonto, con la consapevolezza di aver sprecato l’ennesima occasione.
  
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