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Autore: ross_ana    20/02/2011    5 recensioni
-E allora che hai fatto?
-Me ne sono andato senza dire altro.
-E' di lui che sei innamorato, vero?!
-Rose! Ma come ti vengono certe idee?
-Te lo leggo negli occhi, Al. E poi per tutte le vacanze di Natale non hai fatto altro che domandare informazioni sui Malfoy allo zio Harry. E quando papà è intervenuto dicendo che Scorpius è sicuramente un idiota come suo padre ti sei arrabbiato e non gli hai più rivolto la parola.
Mia cugina Rose era la mia migliore amica, mi conosceva meglio di chiunque altro, e in momenti come quello mi veniva da pensare che mi conoscesse addirittura meglio di me stesso.
Quinta classificata all'Alcoolique Slash Contest di PurpleMally.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Questa storia si è classificata quinta all’Alcoolique Slash Contest, indetto da PurpleMally.
Buona lettura :)





NICK AUTORE: ross_ana@ sul forum, ross_ana su EFP
TITOLO: Innamorandosi
PAIRING/PERSONAGGI: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy
GENERE: Commedia, Sentimentale
RAITING: Giallo
AVVERTIMENTI: OneShot, Slash
INTRO/NOTE: Chi assume regolarmente alcool si abitua ad ingerirne una certa dose giornaliera, motivo per cui la soglia di sopportazione minima diventa ogni giorno più alta, quindi non c'è da stupirsi se qualcuno perde la testa con un bicchiere e qualcun altro è ancora serio dopo un'intera bottiglia.
A.D.C.C.C. SCELTI: 7. Accendino. 19. Torre di Astronomia. 27. "Io non sono dipendente. Non sono mai stato dipendente da qualcosa in vita mia."




Non appena aprii gli occhi un sentimento di euforia mi pervase.
Forse dipese dall'atmosfera natalizia che aveva cominciato a pervadere Hogwarts o forse dipese dalla luce quasi argentata che filtrava dalla finestra attraverso le tende socchiuse del mio letto a baldacchino.
Cercai di fare il meno rumore possibile per non svegliare i miei compagni ancora profondamente addormentati, e con un sorriso allegro sul volto mi avvicinai alla finestra per osservare il manto innevato che già ricopriva tutto il parco del castello.
Io adoro la neve. Mentre pensavo all'epica battaglia a palle di neve in cui mi sarei trovato coinvolto anche quell'anno, mi vestii e lasciai il dormitorio.
La Sala Comune era ancora deserta ma non me ne stupii: era domenica, non c'erano lezioni, e con la bufera che imperversava tutti preferivano starsene al caldo sotto le coperte.
Presi piuma e pergamena e mi accomodai sulla mia poltrona preferita accanto al camino.

Ciao mamma, ciao papà.
Come vanno le cose a casa? Qui ad Hogwarts va tutto a meraviglia. Ieri Hagrid ha portato nel castello i dodici alberi di Natale e il professor Vitious non ha perso tempo ad addobbarli.
James dice che è vecchissimo ormai, e che i suoi gusti rispecchiano la sua età.
Io non sono d'accordo, ma non me ne stupisco. Quando mai siamo d'accordo su qualcosa?
Non appena calmerà un pò la bufera ci sfideremo a palle di neve, ma quest'anno vincerò io, ne sono certo.
Rose mi ha detto che per la fine dell'anno andrà con lo zio Ron e la zia Hermione a sciare. Posso andare anch'io?
Vi voglio bene, Albus Severus.

Rilessi ciò che avevo scritto e arrotolai la pergamena.
Controllai di avere in tasca il mio portafortuna con incise su le mie iniziali ed uscii dal buco del ritratto della Torre di Grifondoro.
La mia Torre, la mia Casa.
Camminavo per i corridoi godendo del silenzio mattiniero infranto solo dalle armature che al mio passaggio intonavano le carole natalizie e solo quando arrivai nei pressi della Torre di Astronomia mi accorsi di aver sbagliato strada.
Sbuffai contrariato e mi voltai per tornare indietro visto che la Guferia era nella direzione opposta, ma un rumore come di vetri infranti attirò la mia attenzione.
Spinto dalla curiosità, invece di incamminarmi verso la mia meta, presi le scale che portavano su alla Torre di Astronomia.
Il pavimento era effettivamente pieno di vetri rotti, il mio udito non mi aveva ingannato, e mi bastò poco per capire cosa fosse successo.
Scorpius Malfoy, seduto a terra sotto una delle finestre aperte, teneva in mano una bottiglia ancora piena di Whisky Incendiario, mentre l'altra era ridotta ad un cumulo di frammenti sparsi per la stanza.
Mentre avanzavo, incerto sul da farsi, ne calpestai uno inavvertitamente e lo scricchiolio lo spinse ad alzare lo sguardo su di me, la fonte del disturbo.
-Potter!
Pronunciò il mio cognome quasi fosse stato un insulto e la cosa mi sorprese alquanto, perché nonostante non avessimo mai avuto un rapporto degno di essere chiamato tale, non avevamo mai litigato o altro.
-Malfoy che ti prende?
-E perché, diavolo, dovrei dirlo a te?
Il suo tono, lungi dall'essere calmo o amichevole, ribolliva di rabbia.
Restammo a guardarci - lui a scrutarmi torvo - per qualche secondo, poi come se niente fosse successo, distolse lo sguardo e svitò il tappo della bottiglia bevendo un lungo sorso.
Vidi i suoi occhi strizzarsi e la sua bocca contorcersi in una smorfia e, nonostante non avessi mai assaggiato quella bevanda alcolica, immaginai dovesse essere molto forte.
-Perché lo fai?
Non mi rispose con le parole ma lo sguardo che mi lanciò era talmente chiaro da lasciarmi stupefatto.
Inconsciamente infilai la mano in tasca e strinsi tra le dita intorpidite per il freddo il mio portafortuna.
Ero stato cresciuto con dei valori, i miei genitori - soprattutto mio padre - mi avevano insegnato l'importanza dell'amicizia, della lealtà e del coraggio.
Per quanto io e Scorpius non fossimo amici e per quanto non ci fosse niente di leale in ciò che stavo per fare, presi il coraggio di ignorare il suo atteggiamento scontroso e mi sedetti accanto a lui.
Un'espressione sorpresa si dipinse sul suo volto prima di nascondersi di nuovo dietro la bottiglia.
-Che vuoi, Potter? Stai cercando di fare concorrenza a tuo padre?
Fu il mio turno di mostrarmi sorpreso.
-Come?
-Il Salvatore del Mondo Magico. E' così che lo chiamano, no?
-E allora?
-E allora niente. Che diavolo vuoi?
Prima che potessi anche solo pensare a una risposta da dargli, bevve un altro lungo sorso e si abbandonò contro la parete circolare della torre.
Stavo per dirgli che effettivamente non volevo niente ma non ne ebbi il tempo perché i suoi occhi, improvvisamente vitrei, mi inchiodarono sul posto lasciandomi senza parole.
Non gli ero mai stato vicino abbastanza da poterlo osservare con attenzione, perciò rimasi stupito quando notai il colore insolito delle sue iridi.
Erano grigie. -Scorpius, non ti senti bene?
Un singhiozzo rispose al suo posto.
Mi era capitato di vedere gente ubriaca, una volta anche lo zio George e lo zio Ron si erano ubriacati e avevano cominciato a dire idiozie e a barcollare. Ma questa volta era diverso. Lui non era allegro né rideva per motivi senza senso. Scorpius era triste, maledettamente triste.
Mentre lui ingoiava senza sosta altro Whisky, io tirai fuori il mio portafortuna e cominciai a farmelo passare tra le dita, come facevo sempre quando ero preoccupato, nervoso o agitato.
Restammo in silenzio per un pò, poi la sua voce ruppe quella bolla di tensione che si era creata intorno a noi.
-Cos'è quello?
-Un accendino.
-Un cosa?
-Un accendino. Serve per accendere il fuoco.
La sua espressione scettica mi fece sorridere. Era sempre la stessa cosa: tutti i miei amici purosangue erano rimasti sbalorditi quando l'avevano visto, perché non avendo a che fare con babbani, non erano a conoscenza delle loro utilissime invenzioni.
Con il pollice girai la rotellina in acciaio e poi tenni premuto il bottoncino del gas, lasciando così la fiammella danzare nella stanza fredda.
Un colpo di vento che entrò dalla finestra la spense, ed io ricominciai a passarmelo tra le dita.
-L'altra volta stavi giocando con quel coso a tavola.
-Probabile. Lo tengo sempre con me. E' il mio portafortuna.
-Io non ne ho uno. Chi te l'ha dato? Tuo padre?
-Certo che no. Se lo sapesse me lo sequestrerebbe.
Vidi un mezzo sorriso spuntare sulle sue labbra e io mi sentii sollevato.
-Allora non sei perfetto come lui.
-Mio padre non è perfetto. Nessuno lo è.
-Lui si. Vorrei essere al posto tuo.
Il sorriso era già sparito e un'ombra scura aveva preso il suo posto.
-Perché dici questo?
Mi fissò con insistenza, poi si scolò in un ultimo sorso tutto il liquido ambrato rimasto nella bottiglia e con un gesto di impazienza la lanciò contro la parete di fronte mandandola in frantumi. Presumibilmente come aveva fatto con la prima.
-Mi chiedi perché vorrei essere un Potter e non un Malfoy?
Non so cosa lo convinse a parlare, probabilmente l'alcool gli aveva sciolto la lingua.
Ricordai che una volta la zia Hermione, parlando con la mamma, le aveva detto << In vino veritas >>, forse valeva lo stesso per il Whisky.
-Tu non lo sai cosa significa essere etichettato dal primo giorno di scuola come Mangiamorte solo perché tuo padre lo è stato. Tu non lo sai cosa significa essere trattato male da tutti perché tuo padre è stato l'unico tra i suoi compagni a ricevere il Marchio Nero. Tu non lo sai cosa significa essere un Malfoy in tempo di pace.
Rimasi lì ad ascoltare le sue parole intrise di rabbia e di dolore e non fui capace di dire alcunché, perché era vero ciò che aveva detto: io non ne sapevo niente.
Io ero nato e cresciuto in una famiglia di eroi. Sebbene l'avessi saputo solo da grande, il mio cognome era sempre stato una garanzia.
-Mi dispiace.
Mi sforzai di dire quelle due parole, ma il loro effetto fu devastante.
-Non dispiacerti per me, Potter. Non voglio la tua compassione.
Si alzò barcollando e si poggiò al muro per mantenere l'equilibrio.
-Dove vai?
La domanda salì spontanea alle mie labbra, e la risposta che ricevetti fu altrettanto spontanea.
-A cercare altro Whisky Incendiario.
-Perché? Ti fa dimenticare chi sei?
-Niente può farmi dimenticare chi sono.
-E allora? A che ti serve?
-A odiare di meno ciò che sono.
Le sue parole mi colpirono come un pugno in pieno petto e non feci niente per fermarlo.

Erano passati quattro giorni ma non mi ero più avvicinato alla Torre di Astronomia né alla Guferia.
Sapevo che era una cosa ridicola, ma avevo come la sensazione che se fossi andato in uno di quei due posti avrei incontrato Scorpius. E non ero pronto ad affrontarlo.
Mi sentivo confuso come non era mai successo prima, e non sapevo se fosse a causa di ciò che aveva detto o di ciò che aveva fatto.
O dei suoi occhi grigi. Cercavo di evitarlo il più possibile, ma allo stesso tempo mi ritrovavo a cercarlo in Sala Grande, a lezione, nei corridoi...
-Al! Albus!
Sentii la voce di James solo quando cominciò a scrollarmi dalle spalle. Lo guardai irritato e nervoso ma, come al solito, non badò affatto alla mia espressione.
-Si può sapere che hai?
-Nulla.
-Non direi.
-Come vuoi.
Tornai a fissare le fiamme adamantine che nel camino creavano strani giochi di luce e non badai allo sguardo interrogativo di mio fratello.
Avrei dovuto prevedere che il mio silenzio non avrebbe frenato la sua curiosità, anzi... ma purtroppo lo capii un pò troppo tardi.
-Ti sei innamorato!
Il suo fu quasi un urlo ed io, nella fretta di mettere a tacere i suoi vaneggiamenti, mi girai talmente di scatto che rischiai di rompermi il collo.
-Cosa?
Il mio tono, più circospetto di quanto avrebbe dovuto essere, gli fece brillare gli occhi.
-Ti sei innamorato. Albus Severus si è innamorato.
-Ma stà zitto, idiota.
Erano passati i tempi in cui mi facevo prendere in giro da lui, ma anche se avevo imparato a rispondere a tono, James non aveva cambiato di una virgola il suo atteggiamento.
La mamma diceva sempre che lui era il gemello mancato dello zio Fred e dello zio George.
-No che non sto zitto. Ti sei innamorato, finalmente, e questa è una cosa che va festeggiata.
-Ma chi ti dice che sia vero?
-Il tuo comportamento, ovvio.
Inarcai le sopracciglia e lo fissai tetro, ma lui eluse il mio sguardo e si mise a ridere.
-Ma si, Al! Ti sei dimenticato di scrivere a mamma e papà che aspettavano la tua lettera quattro giorni fa; hai saltato la battaglia di neve per quattro giorni consecutivi; e adesso te ne stai a fissare il vuoto con la mente persa chissà dove. Sei innamorato, è chiaro. E io sono felice che finalmente ti sei dato una svegliata, perché era semplicemente vergognoso che il fratello del ragazzo più bello della scuola non avesse ancora baciato una ragazza.
Rise da solo della sua battuta poi mi diede una pacca sulla spalla. Prima che potesse dire ulteriori idiozie, però, mi alzai svelto e mi diressi verso il buco del ritratto.
Mentre la Signora Grassa richiudeva il passaggio, sentii la voce di James urlarmi qualcosa che non capii e fui contento di questo, perché mi aveva messo già troppe grane in testa.
-Ma come gli vengono queste idee? Innamorato?! Io?! Ma per favore...
-Potter parli da solo?
La voce di Scorpius, alle mie spalle, mi congelò sul posto.
Rimasi immobile, quasi senza respirare, finché non mi raggiunse. Quando mi dissi che non avevo alcun motivo di essere così agitato era già troppo tardi, perché il mio sguardo incontrò il suo e il mio cuore cominciò a galoppare furioso.
-Non sono innamorato.
Mentre pronunciavo queste parole mi diedi mentalmente dell'idiota, ma non ebbi il tempo di rimediare che con un'espressione metà stupita, metà disgustata, mi diede le spalle e se ne andò.

Mi svegliai di soprassalto con il cuore in gola e un gemito frustrato sfuggì alle mie labbra.
Avevo sognato per l'ennesima volta la figuraccia che avevo fatto con Scorpius, ed ogni volta era sempre peggio.
Tutta colpa di quel cretino di James.
Scesi in Sala Grande a fare colazione con l'umore tetro, e solo Rose ebbe il coraggio di rivolgermi la parola.
Peccato che invece di tirarmi su il morale mi fece innervosire ancora di più.
-Che storia è questa?
-Scusa?!
-Perché vuoi rimanere ad Hogwarts per Natale?
-E a te che importa?
-Allora è vero che sei innamorato! Mi dici chi è? Sicuramente non qualcuno della nostra casa altrimenti l'avrei capito, ma...
Interruppi il suo monologo appena iniziato alzandomi dalla panca e uscendo a passo di marcia dalla Sala Grande.
Solitamente non mi comportavo così, non con lei in per lo meno, ma non sopportavo più di sentire quelle idiozie sull'amore, io non ero innamorato, e semplicemente avevo chiesto ai miei il permesso di poter rimanere a scuola per Natale perché volevo fare un'esperienza nuova.
-Allora è vero, Potter? Ti sei trovato la ragazza?
Mi fermai al centro della scalinata e mi girai di scatto quando la sua voce mi raggiunse.
-Non mi sono trovato nessuna ragazza, Malfoy, e comunque non è affar tuo.
Mi superò urtandomi la spalla mentre la sua voce, pungente come un pugnale, mi spinse a seguirlo.
-Hai ragione, non è affar mio.
Sapevo quale sarebbe stata la nostra meta ancor prima di fare un passo, ma lo seguii in silenzio senza fiatare finché non arrivammo.
Le finestre della Torre di Astronomia come al solito erano aperte, così tirai fuori il mio accendino e bruciai una pergamena che avevo in borsa. Lanciai un Incantesimo Congelante sulle fiamme, in modo che continuassero a divampare, e poi con cura poggiai davanti ai suoi piedi il piccolo fuocherello, sedendomi al suo fianco.
Intanto Scorpius aveva tirato fuori una bottiglia da sotto il mantello e aveva cominciato a bere.
-Sono appena le nove di mattina. Non ti sembra un pò presto per ubriacarti?
-Se ben ricordi, Potter, domenica scorsa era ancora più presto.
Rimasi sorpreso dal fatto che avesse nominato il nostro precedente incontro, ma non mi lasciai distrarre dalle implicazioni delle sue parole.
-Quindi ogni domenica vieni qui a bere?
-Non solo la domenica. Solo che gli altri giorni posso farlo soltanto di pomeriggio.
Aveva un sorriso sardonico sulle labbra, ma non mi chiesi se mi stava prendendo in giro perché l'accendino mi cadde dalle mani e le parole mi sfuggirono di bocca.
-Ne sei dipendente, ormai.
Il mio tono di voce non ebbe nessuna inflessione cosicché quella che doveva essere una domanda preoccupata suonò quasi come un'accusa disinteressata.
-Io non sono dipendente. Non sono mai stato dipendente da qualcosa in vita mia.
Si alzò per andarsene con la bottiglia ancora piena tra le mani, ma fui più veloce di lui e mi misi davanti alla porta. La mia audacia mi sorprese quando, dopo una sfida di sguardi, la mia voce risuonò come un ordine.
-Dimostramelo.
Mi rifiutai di fissare ancora i suoi occhi che già mi avevano stravolto abbastanza e incrociai di nuovo il suo sguardo soltanto quando sentii il vetro frantumarsi all'impatto con la parete.
A differenza della volta scorsa, però, il Whisky Incendiario era ancora dentro la bottiglia, perciò oltre ai frammenti di vetro, sul pavimento si estendeva anche una macchia di liquore ambrato.
Dopo lo sbalordimento iniziale, un sorriso affiorò sulle mia labbra.
Scorpius rimase a fissare ciò che aveva fatto, poi estrasse la bacchetta da sotto il mantello e con un sussurro appena udibile ripulì tutto.
-Gratta e Netta.
Prima ancora che i vetri e il Whisky sparissero, si sedette di nuovo vicino al fuoco e prese in mano il portafortuna che mi era caduto.
Ripresi anch'io il mio posto e lo guardai sorridendo mentre sbalordito osservava la piccola fiamma dell'accendino.
-A S P. Che significa la S?
-Severus. E' il mio secondo nome.
-Mio padre aveva un amico che si chiamava così. Un amico Mangiamorte.
Il disprezzo che mise in quelle parole inasprì il suo tono di voce.
-Tuo padre è stato molto fortunato ad averlo accanto, perché quell'amico Mangiamorte era un eroe.
L'incredulità si dipinse sul suo viso pallido e nei suoi lineamenti si formò una domanda muta.
-Cinque anni fa, poco prima di salire sul treno per Hogwarts, mio padre mi disse che portavo i nomi dei due uomini più coraggiosi che avesse mai conosciuto, Albus Silente e Severus Piton.
-Ma Piton era un Serpeverde, un Mangiamorte.
-Credo di non essere la persona adatta a parlarti di questo. Ci vediamo dopo le vacanze di Natale, Scorpius.
-Tua cugina ha detto che restavi al castello...
-Ho cambiato idea, torno a casa. E dovresti farlo anche tu.

-E allora che hai fatto?
-Me ne sono andato senza dire altro.
-E' di lui che sei innamorato, vero?!
-Rose! Ma come ti vengono certe idee?
-Te lo leggo negli occhi, Al. E poi per tutte le vacanze di Natale non hai fatto altro che domandare informazioni sui Malfoy allo zio Harry. E quando papà è intervenuto dicendo che Scorpius è sicuramente un idiota come suo padre ti sei arrabbiato e non gli hai più rivolto la parola.
Mia cugina Rose era la mia migliore amica, mi conosceva meglio di chiunque altro, e in momenti come quello mi veniva da pensare che mi conoscesse addirittura meglio di me stesso.

Erano passate due settimane da quando eravamo tornati ad Hogwarts, ma in Sala Grande, a lezione, nei corridoi, non trovavo il coraggio di alzare lo sguardo per il rischio di incontrare i suoi dannatissimi occhi grigi.
Ogni tanto - almeno cinquemila volte al giorno - mi dicevo che dovevo parlargli se volevo indietro il mio portafortuna, ma preferivo lasciargli l'accendino piuttosto che affrontare le mie paure.
Avrei dovuto immaginare, però, che non avrei potuto scappare per sempre.
-Ehi, Potter!
Sentire la sua voce mi provocò un brivido improvviso lungo la schiena. Non mi voltai a guardarlo, ma mi fermai aspettando che mi raggiungesse.
Quando mi fu accanto ricominciammo a camminare, ma non mi arrischiai nemmeno una volta ad alzare la testa.
-Ho parlato con mio padre. Gli ho raccontato tutto quello che mi è successo a scuola in tutti questi anni, e lui mi ha detto che mi avrebbe fatto finire la mia Istruzione Magica a Durmstrang.
Mi bloccai di scatto e senza nemmeno accorgermene alzai gli occhi perdendomi nei suoi.
Solo quando mi costrinsi a distogliere lo sguardo dal suo mi accorsi che eravamo davanti alle scale della Torre di Astronomia.
Tutto finiva là dove era cominciato.
Che poi cos'era ad essere cominciato?

-E allora come mai sei ancora ad Hogwarts?
-Perché una persona mi ha fatto capire che non conta ciò che gli altri pensano e dicono di te. L'importante è ciò che si è realmente.
Pensando a tutto quello che papà e lo zio Ron avevano detto su Draco Malfoy, mi venne automatico fargli una domanda con tono scettico.
-Tuo padre ti ha detto queste parole?
-No, idiota. Sei stato tu.
Il mio scetticismo si trasformò in confusione, e l'espressione dipinta sul mio viso evidentemente parlò al mio posto, perché Scorpius prima scoppiò a ridere, poi si avvicinò di qualche passo.
-Mio padre ha detto che le due persone di cui porti il nome erano molto intelligenti oltre che coraggiose. Mi chiedo se tu abbia qualcuna dello loro qualità oltre ai nomi.
Prima che potessi rispondere alla sua frecciatina velenosa, fece un passo indietro e si diresse su per le scale della Torre di Astronomia.
Come tirato da una lenza invisibile, seguii i suoi passi a capo chino e solo quando notai l'assenza dell'aria gelida che solitamente caratterizzava quella torre alzai la testa.
Mi guardai intorno e vidi un sacco di piccoli fuochi lungo la parete circolare.
-Li ho accesi tutti con il tuo accendino, spero non ti dispiaccia.
Misi le mani in tasca e feci spallucce. Non sapevo cosa dire né cosa fare, perciò me ne stavo impalato a guardarlo mentre sogghignava.
-Mio padre mi ha detto che tuo padre era uno scavezzacollo, prendeva sempre un sacco di iniziative. In queste due settimane ho capito che con te, invece, le iniziative le devo prendere io, altrimenti diventeremo vecchi.
-Di che cosa stai...?
Ma non feci in tempo a finire la domanda che con due lunghe falcate Scorpius mi fu accanto e mi spinse verso il muro.
-Potter, mi hai fatto smettere di bere, mi hai - inconsapevolmente - aiutato a ricucire un rapporto con mio padre rotto dal mio primo giorno ad Hogwarts e - sempre inconsapevolmente - mi hai dato un motivo per essere fiero della mia casa. Posso fare io qualcosa per te, adesso?
Mi sentivo il cuore in gola per quella vicinanza così inaspettata. L'agitazione si mischiava all'emozione di sentire il suo respiro sul viso. La bocca era diventata improvvisamente asciutta e non riuscivo nemmeno a deglutire.
Senza capire fino in fondo il significato delle sue parole, annuii lentamente cercando di mantenere saldo almeno il controllo del respiro, ma i miei sforzi vennero vanificati quando, senza preavviso, la sua fronte toccò la mia e le sue labbra si posarono sulle mie.
James aveva ragione: mi ero innamorato.
Rose aveva ragione: mi ero innamorato di Scorpius Malfoy.
-Anch'io
mi sono innamorato di te, Al.
E allora, senza pensare più a nulla che non fosse lui, mi lasciai sopraffare dalle sensazioni che stavo provando e in quel bacio misi tutto me stesso.




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