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Autore: thecarnival    20/02/2011    4 recensioni
Monica è una ragazza di 21 anni, frequenta il terzo anno di università, durante un fine settimana torna a casa, credendo che quei tre giorni sarebbero stati come tutti i suoi fine settimana a casa "libri, studio e solitudine". Non sa che in realtà, qualcosa,o meglio qualcuno l'attende nell'appartamento accanto, per farle vivere qualcosa di diverso e veramente intenso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’appartamento accanto.
I 15 giorni nella mia città universitaria erano trascorsi nel migliore dei modi, ed era arrivato il momento di tornare nella mia città natale, mezz’ora di treno e avrei rivisto mia madre e la mia sorellina, per non parlare della peste di Sissi, il mio nuovo cagnolino. Finisco di fare la valigia, vestiti, borsa Louis Vuitton, silk-epil, scarpe, mi guardo intorno per evitare di non dimenticare nulla, metto anche la roba sporca e chiudo la valigia. Il pc è già nella sua borsa, prendo anche la mia sacca universitaria, ci infilo quaderni, libri e i cellulari. Ogni volta quando torno a casa sembro una barbona. Tre borse ed una valigia enorme, neanche se dovessi trasferirmi in Africa per un anno intero, beh in quel caso, penso che porterei con me altre mille cose. Sorrido mentre chiudo la porta del mio appartamento a chiave. Tutte le altre mie coinquiline sono già andate via, quindi è compito mio controllare acqua, termosifoni, gas e tutto.
Arrivo in stazione giusto in tempo per fare il biglietto e salire sul treno.  Hanno aumentato il biglietto di nuovo, è incredibile, prima o poi viaggiare su questi treni puzzolenti, scomodi e chi più ne ha più ne metta diventerà caro come i biglietti di prima classe. Sbuffo e mi rilasso contro lo schienale, non troppo, per evitare di prendere qualche malattia trasmissibile solo con il contatto. Il mio cellulare prende a squillare non appena metto le cuffie del lettore mp3 nelle orecchie, mia madre.
“Sono appena salita sul treno.Quando sto per arrivare ti faccio uno squillo”
“Va bene, ma dovevo dirti un’altra cosa… Ho deciso di andare da papà questo fine settimana,tua sorella viene con me. Te la senti di restare sola per il fine settimana?”
“Certo che me la sento, così posso studiare in pace! Ma mi lasci sola con Sissi??” Ero già terrorizzata al pensiero.
“Moni, non posso mica portarmela dietro.” Aveva ragione, non poteva metterla sull’autobus per tutte quelle ore, quindi, il mio destino era, stare il fine settimana da sola con quella peste di cane. Chiudo la chiamata, e invece di pensare a Sissi, trascorro il resto del viaggio con la musica a palla nelle orecchie. Leggo l’insegna della mia città e mi accingo a scendere, mia madre è fuori dalla stazione, in macchina e sta fumando una sigaretta.
“Oddio Monica. Hai mangiato questa settimana?”
“Ciao anche a te mamma. E si, ho mangiato: insalata, philadelphia, lenticchie, minestrone..”
“Tesoro mio,devi mangiare di più.. Appena arriviamo a casa, ti preparo qualcosa di sostanzioso”
“Oh NO MAMMA! Quando ero piccola mi dicevi di mangiare di meno, e adesso, che finalmente mangio cose sane, e in quantità moderate, vuoi che mangi schifezze. Deciditi.”
Home sweet home.  Riesco ad entrare in cucina, evitando che quel maledetto cane mezzo indemoniato mi divori le scarpe, mi salti addosso e mi sporchi tutta. Amo i cani, mi fanno tenerezza, amo scherzare e giocare con tutti gli animali, perché penso che un cane, o un animale in generale valga mille volte di più dell’uomo, e quando dico uomo, parlo dell’essere umano, non di “maschio”. Ma, gli animali a casa, beh, quelli mi fanno schifo.  Porto la valigia e le altre borse in camera.
“Allora tesoro, noi andiamo, mi raccomando, ogni tanto porta Sissi a fare un giro, raccogli la pupù,controlla se mangia..” Annuisco, le saluto e le guardo andare via. Un piccolo urletto di gioia mi scappa quando salgono sull’autobus che era passate a prenderle. Tre giorni di libertà. Mio padre durante la settimana lavora in un’altra città, e ogni tanto mia madre nel fine settimana, lo raggiunge per pulirgli casa come solo una donna sa fare. Di solito mia sorella resta con me, questa volta non so perché è andata anche lei. Musica a tutto volume, e doccia calda, uguale relax completo. Finisco di asciugare i capelli, e dopo un veloce collegamento su facebook, per controllare le ultime notifiche inizio a studiare.
“Cavolo Sissi. Sei insopportabile” Quel cane, continua a grattare con le sue piccole zampette alla porta. Indosso le scarpe di ginnastica, le metto il collare, e la porto a passeggio per il quartiere. Un camion dei traslochi attira la mia attenzione.
“Signorina, dovrebbe spostarsi, sta ingombrando il passaggio” Guardo l’addetto ai lavori scioccata, e riprendo a camminare. Una BMW nera, arriva di corsa, prendo Sissi in braccio, giusto in tempo per vedere quell’auto salire sul marciapiede e posteggiare.
“EHI!” Rimetto il mio cane giù.. “Ti sembra il modo?!” Lo sportello dal lato di guida si apre e scende un ragazzo. Smetto di respirare per un bel po’. Alto, beh, molto alto e molto muscoloso. Testa rasata, occhiali da sole. Lo squadro per bene. Jeans chiari strappati, non perché era questo il modello, ma perché credo che gli si siano rovinati. Giubbotto di pelle nero. Deglutisco a vuoto. Sissi mi trascina a forza verso di lui.
“Ciao cucciolotto.. E’ tuo?” Annuisco senza proferir parola. Dio che figura di cacca! L’accarezza, gioca con lei, ovviamente Sissi è molto felice. Il genere femminile è uguale per tutti.. animale o umano, non c’è nessuna differenza. “Come si chiama?”
“Sissi.. il nome lo ha scelto mia sorella.” Mi sono sempre vergognata del nome. Non mi è mai piaciuto.
“Oh, allora sei una bella femminuccia.. Ciao Sissi.. ma come sei carina..” Si alza in piedi, abbassa gli occhiali da sole, leggermente, per fissarmi negli occhi. “Scusa per prima, ma sono di fretta. I miei genitori hanno comprato questa casa, e mi hanno detto di venire a controllare quelli del trasloco per evitare che combinino dei guai.” Annuisco e gli faccio un mezzo sorriso. “Beh, devo andare.. ciao Sissi..”
Mi guardo allo specchio per la terza volta, mentre Sissi mi salta addosso. Ero uscita davvero così? Stupida, stupida e mille volte stupida! Come si può uscire in tuta? Monica, lo sai benissimo, è scientificamente provato che quando sei conciata come una del terzo mondo, incontri dei tipi come Brad Pitt e George Cloney. Si, ma quel tipo era mille volte meglio.
“Sissi. Ti giuro che se non stai ferma ti uccido.”
Oltretutto sono stata davvero maleducata.. IDEA! Oddio quanto mi amo in questo momento. Preparo dei biscotti al cioccolato, e mentre metto l’impasto nel forno, corro in camera a cambiarmi. Jeans scuri, attillati che mettono in risalto il mio piccolo sedere a mandolino. Non sono mai stata vanitosa, ma tutti i miei ex ragazzi mi hanno sempre detto che il mio sedere “è da prendere a morsi”. Cambio il reggiseno, nonostante abbia una terza abbondante, opto per un balconcino nero. Indosso  una camicia verde scuro, lascio i primi due bottoni aperti. Con il phon scompiglio i capelli, in modo che non siano appiccicati in testa e li rendo un po’ naturali, un po’ di lucidalabbra trasparente, matita nera dentro l’occhio e fuori, ma senza esagerare. Potrebbero esserci i genitori, non devo mica sembrare appena uscita da un film porno. Stivaletti bassi marroncino sul beige, con il pelo dentro, quelli che si usano adesso, che tengono il piede ben caldo.
Respiro circa 10 volte, ormai è quasi sera, e il camion dei traslochi è già andato via. Suono il campanello mentre stringo più forte il vassoio con i biscotti al cioccolato. Il cancelletto si apre senza che nessuno risponda al citofono, lo apro intimorita e mi avvio verso il portoncino di ingresso. Busso. E’ lui ad aprirmi. Devo sempre ricordare di respirare, perché questa volta è ancora più bello di oggi pomeriggio, pantaloni di tuta grigia, camicia a maniche corte nera un po’ sbottonata, e occhiali da vista neri. Ciabatte e un libro in mano.
“Emh, ciao. Io non volevo disturbarti”
“Ciao.” Mi sorride. Possibile che avesse un sorriso perfetto? “Non mi disturbi affatto. Stavo solo leggendo” Mi sventola il libro davanti agli occhi. Romeo e Giulietta. Il mio cuore perde qualche battito. Il mio libro preferito.  “Ti serviva qualcosa?”
“Oh, no..Io sono stata scortese oggi pomeriggio. Mi hai detto che vi stavate trasferendo e non ti ho neanche offerto il mio aiuto.. quindi, tieni, ho fatto dei biscotti al cioccolato. In realtà quando l’ho pensata era una bella idea, ma detta ad alta voce suona davvero stupida” Ride. L’ho fatto ridere.
“Entra, non stare lì. Ho acceso i riscaldamenti e dentro si sta meglio, e per la cronaca, adoro i biscotti al cioccolato.” Chiude la porta mentre prende il vassoio, si volta, e non posso far altro che ammirare il suo bel sedere, se il mio era da morsi, il suo da cos’era? Da morsi, pizzicotti, da spargere la nutella e.. Oddio Monica ma cosa vai a pensare?  “Scusa, come hai detto che ti chiami?”
“Non l’ho detto.” Gli sorrido. “Monica” Gli tendo la mano e me la stringe mentre arriviamo in cucina.
“Alberto” Cominciamo a parlare del più e del meno, dei suoi genitori ancora fuori città per lavoro. E’ figlio unico, dei suoi studi appena conclusi e del lavoro che vorrebbe fare. Lo scrittore. Ama i classici inglesi, ecco perché stava leggendo Romeo e Giulietta. Parliamo della mia famiglia. Di me, dei miei studi troppo complicati per essere finiti.
“Come hai fatto a scegliere lingue?” Mi chiede addentando un altro biscotto. “E’ troppo difficile.”
“Beh, tu hai studiato il latino, ne vogliamo parlare?” Mi siedo sul piano della cucina, quei biscotti erano infiniti, ma quanti ne avevo fatti?  Continuo a mangiare, mentre lui prepara il caffè. O mamma, il suo bel sedere. “Dove hai lasciato il tuo bel cagnolino?” Mi chiede mentre metto lo zucchero nel caffè. “A casa. E’ esasperante. Dovresti vederla, mi impedisce di studiare, vuole sempre giocare.. è davvero impossibile da gestire.”
“Ma povera. E’ un cane. Ha bisogno di affetto, ancora di più degli esseri umani!” Gli sorrido, è così bello, i suoi occhi poi, azzurri. Ho sempre voluto baciare un ragazzo con gli occhi azzurri, non che cambi qualcosa, ma quel colore degli occhi mi ha sempre attratto.  Cala il silenzio mentre beviamo il caffè, un cellulare comincia a suonare, salto in aria per lo spavento, del caffè mi finisce addosso, macchiando la camicia. Ma porca miseriaccia. Si allontana per rispondere al cellulare, e io mi metto a smacchiare la camicia, ovviamente peggioro la situazione, una piccola macchia di caffè è diventata un grande chiazza d’acqua sulla tetta sinistra. La camicia è anche diventata trasparente. Forse è meglio salutarlo e tornare a casa. Si, decisamente si. Lo vedo tornare in cucina, mi volto un po’ imbarazzata, il suo sguardo fisso sul mio seno.
“Emh, dopo questo disastro forse è meglio che vada”
“Potresti andare via, a casa con il tuo cane che ti fa esasperare, o potresti rimanere qui, con me, e cercare di togliere via quella… camicia” Ha detto camicia? No. Ha detto macchia e io, da pervertita ho capito camicia.. “co.. cosa hai detto?”  Meglio farmelo ripetere. “dai che hai capito.. non mi piace ripetere due volte le cose.” OK. E’ finita.
Per un attimo mi è sembrata la scena del film “Quel pazzo venerdì” quando madre e figlia vogliono scambiarsi nuovamente le anime, quindi si scontrano i corpi cadendo all’indietro. Noi ci siamo letteralmente saltati addosso, senza cadere per fortuna. Le mie mani sul suo collo, strette e ferme e le mie gambe che cingono la sua vita, dovevo non cadere in qualche modo. Le sue mani,invece,sul mio sedere. Quando mi fa poggiare sul piano cottura della cucina, le sue mani cominciano a torturare la mia schiena. In tutto ciò non smettiamo di baciarci. Le sue labbra così carnose. Gli mordo il labbro inferiore. “AHI!” Rido alla sua espressione. “Pensi. Sia. Giusto. Fare. Sesso. Con. Uno. Sconosciuto.?” Mi chiede mentre mi bacia il collo. “Penso che.” Mi blocco per un attimo, dato che mi ha aperto con un colpo secco la camicia e ha cominciato a baciarmi il seno, da sopra il reggiseno. “Continua, Monica, cosa stavi dicendo.?” Sorride e mi guarda negli occhi. Oh.. benedetti occhi azzurri. “Penso che l’importante è fare del sano sesso.. non importa con chi.” Fa un espressione pensierosa. “Sono d’accordo.” Riprende a baciarmi. E finiamo sul divano. Lo privo dei vestiti. Troppo superflui in quel momento, e poi, aveva ragione, in quella casa fa davvero caldo. Nudi. Eccitati e sudati. Io sotto e lui sopra. Diventiamo una cosa sola, sento il suo membro dentro di me, e che membro. Poggio le mani sul suo sedere, che non mi limito a stritolare per bene. Gli mordo la spalla, mentre lui mi bacia l’orecchio, la fronte e le labbra. Cambiamo posizione. Io su di lui. Le sue mani sul mio seno, poi sui miei fianchi per farmi aumentare la velocità di movimento. In questa posizione, abbandono la testa all’indietro, raggiungendo l’orgasmo, sento le gambe molli, tutti i muscoli rilassati. Lui si alza, avvinghiandosi a me, e continua spingere, lo guardo negli occhi mentre gli metto le braccia intorno al collo. Mi stringo sempre di più a lui e viene. Mi bacia la spalla, per poi uscire ed andare in bagno. WOW.
“Grazie ancora per i biscotti.” Sulla soglia della porta mi passa il vassoio lavato ed asciugato. “Grazie per la camicia.” Non l’aveva di certo lavata, ma sapevamo entrambi a cosa mi stessi riferendo. E’ già mattina, ho passato la notte da lui, e che notte devo dire, l’abbiamo fatto e rifatto 4 volte. Il divano era troppo scomodo per dormire, quindi dovevamo passare il tempo in qualche modo.
“La prossima volta che porti dei biscotti al nuovo vicino, non vestirti più così.” Rido. In effetti avevo esagerato. “Beh, ci vediamo, se hai bisogno di qualcosa chiama.” Se hai bisogno di scopare, io sono nella casa accanto!  In realtà il messaggio in codice è quello, se ha capito bene, se non ha capito, pazienza.
“Che fai questa sera?” Mi chiede mentre sono già nel vialetto di casa sua. Mi volto stupita.. “Io, non lo so, perché?” Si passa una mano tra i capelli e poi si gratta la testa. “E’ uscito al cinema un film che vorrei andare a vedere. Vuoi.. venire?” E’ imbarazzato? Si è fatto vedere nudo. Abbiamo fatto del sano e bel sesso, e adesso, mentre mi chiede di uscire, è imbarazzato? Faccio finta di nulla, per evitare di farlo imbarazzare ancora di più. “Si. Mi piacerebbe” Si avvicina di corsa. “Questa notte è stato, appagante. Ma, c’è qualcosa in te, che mi attira, vorrei conoscerti.” Annuisco senza sapere cosa dire, e ancora con la testa tra le nuvole torno a casa mia. Chi l’avrebbe mai detto che quel week-end, che già si prospettava lungo, triste e all’insegna dello studio e della solitudine, si stava per rivelare tutto il contrario, ma soprattutto, se mi avessero detto, che un giorno avrei avuto come vicino di casa un figaccione del genere, e che oltre a passarci una notte intera, avrei iniziato ad uscirci, non c’avrei mai creduto.
 

Allora. Eccomi qui, è la prima one-shot che scrivo e spero che vi sia piaciuta. L’idea è nata questa mattina. Sono venuti dei signori a visitare una casa accanto a quella mia, e mi sono chiesta, “ma perché non vengono mai famiglie con dei bei figli?” Quindiii eccomi qui a mettere penna su carta.. o meglio pc su carta.. mhh.. caratteri su foglio. Ecco credo che si dica così! :P 
Ecco la mia MONICA, ed il mio ALBERTO. Ovviamente voi potete immaginare chi volete!
   
 
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