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Autore: MissNobody    20/02/2011    1 recensioni
La vita è come una porta. Alcuni entrano, altri escono, altri indugiano sulla soglia e altri neanche li vediamo.
Ma come fare quando vivere la propria vita diventa la sfida più grande? E quando la vita non guarda in faccia nessuno, nemmeno i Fab4? Una storia senza pretese, non completamente fedele ai fatti realemente accaduti al gruppo, che racconta le vicende di quattro ragazzi speciali e delle persone che con coraggio entrarono a far parte della loro vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
-Allora, ci muoviamo o no?- sbraitò il tassista sporgendosi dal finestrino.
Charlotte si rigirò la cinghia della borsa tra le mani nervosamente. Era già abbastanza agitata senza che il tassista isterico si facesse venire un attacco di cuore. E il traffico non aiutava.
Pensò al suo capo che probabilmente era lì che le lanciava maledizioni e anatemi contro. Com’era potuto succedere?! Proprio quella benedetta mattina la sveglia doveva scioperare?
Passarono ancora una decina di minuti bloccati nel traffico, poi il taxi riuscì a scivolare in una viuzza laterale e scaraventarsi il più velocemente possibile verso l’hotel dove Charlie avrebbe tenere l’intervista.
-Sei in ritardo! Beckett mi devi una visita dal cardiologo! E ringrazia il cielo che anche loro hanno avuto problemi col traffico, altrimenti saresti già disoccupata!!- sbraitò Larry, il capo in questione, mentre Charlie schizzava verso la stanzetta adibita a camerino di fortuna.
-Era tutto calcolato Larry!- disse lei sbattendosi la porta alle spalle. Rovesciò il contenuto della borsa sul tavolo e recuperò i fogli degli appunti, mentre tentava di rimettersi a posto il trucco malamente applicato quella mattina.
Dopo che ebbe riletto le domande e sistemata si sedette vicino alla finestra e si accese una sigaretta. Cavolo, quella era l’opportunità della sua vita, e non solo dal punto di vista della carriera. Stava per incontrare i Beatles! Ovviamente quando Larry le aveva affidato il compito aveva smorzato non poco l’eccitazione, per evitare che il suo isterismo da fan le facesse perdere l’incarico. Comunque doveva cercare di mantenersi professionale, distaccata ma non fredda.
“Ce la posso fare” pensò aspirando una lunga boccata di fumo.
-Charlie, sono arrivati!- l’avvisò una voce da fuori.
-Non ce la posso fare!- disse lei spegnendo freneticamente la sigaretta.
-Faccela, Beckett, altrimenti ti rimando a casa a farti un sonnellino- Larry entrò come una furia.
-Ok, questo è un pezzo bollente. Andiamo in scena tra due minuti e tu non devi fare sciocchezze. Indi per cui bevi” Larry le avvicinò una fiaschetta alla bocca, contenente del gin.
-E prendi le sigarette! Ora vai, siamo in un ritardo allucinante!- Charlie raccattò i fogli e le sigarette, mentre Larry la trascinava verso una stanzetta protetta dalla sicurezza.
-Ok, vai. Professionale- si disse la ragazza tra sé.
Prese un profondo respiro e aprendo la porta.
La stanzetta era luminosa, sui toni del panna, con un divano e una poltrona. Nel mezzo vi era un tavolino.
-Buongiorno- salutò lei, la bocca arida, la lingua impastata.
Erano loro. John, George, Ringo e Paul. Chiacchieravano tranquilli, fumando seduti sul divano.
-Buongiorno signorina. John Lennon, incantato- John le prese la mano e la sfiorò con le labbra.
-Piacere, io sono Charlotte Beckett, giornalista de “Il Rumore”- Charlie cercò disperatamente di non tremare nelle parole.
-George Harrison, è un piacere-
-Ringo, ma’am-
-Paul McCartney- il ragazzo le prese la mano e la sfiorò come aveva fatto l’amico, ma nel momento in cui le sue labbra sfiorarono la sua pelle, Charlie sentì un fremito lungo la spina dorsale.
“Calmati, ragazza” si disse lei.
-Se volete accomodarvi, signori, possiamo cominciare-
-Ti prego dolcezza niente signori. Dacci pure del tu- disse John. Quel ragazzo aveva un carisma eccezionale.
-Ehm.. d’accordo. Allora iniziamo- disse Charlie, azionando il registratore.
L’intervista procedette bene. I Beatles parlarono dei progetti correnti e futuri, degli esordi e dell’esperienza di Amburgo. Descrissero il loro look e risposero alle domande sulla Beatlemania.
-I fan sono fantastici, sono loro a darci la motivazione necessaria a continuare- disse George.
-Già, e l’isteria di alcune ragazze è qualcosa con cui impari a convivere.–Continuò Ringo. Era molto più loquace di quanto avesse immaginato.
-Immagino. Ora è il momento delle domande dei fan. Abbiamo fatto un sondaggio e scelto la domanda che il maggior numero di lettori voleva sottoporvi. Dunque cosa potete dirci della vostra vita sentimentale? C’è qualcuno nella vita dei Beatles?-
Non sapeva perché, ma nel suo cuore di fan quasi quasi Charlie sperava fossero single. Che ragionamento idiota.
-Sì, e il bello è che la ragazza è la stessa per tutti e quattro!- disse John, sdrammatizzando.
Charlie si lasciò sfuggire una risata, che poi smorzò in fretta. Professionalità.
- Diciamo che c’è una pecora nera, l’unico impegnato- continuò Paul e tutti lanciarono delle occhiate verso George.
-Che posso dire, sono all’antica!- sorrise lui. Aveva tutta l’aria di essere un ragazzo molto dolce.
- Ahah, il ragazzo che tutte le madri vorrebbero per le loro figlie. Vi ringrazio per la disponibilità, siete stai davvero gentili a concedere l’intervista-
-Vuoi scherzare? Chiusi in una stanzetta con una bella ragazza? Io ci sto!- ghignò Lennon.
“Oddio, John Lennon ha appena detto che sono bella? Okay, basta però, riprenditi”
-John, smettila di spaventarla, ci fai passare da maniaci- rise Paul.
I cinque si alzarono in piedi.
-Grazie ancora. A dire il vero questa intervista mi sarà molto d’aiuto, non so come sdebitarmi-
- Io un’idea ce l’avrei… Che ne dici di venire alla festa che terremo qui stasera?- le domandò Paul. Però era sleale. Quegli occhi, quelle labbra… Aspetta! Beatles, festa, stasera, sì, no, sì, no…
-Qui all’hotel alle otto. Lasceremo scritto il tuo nome- disse Paul facendole l’occhiolino e seguendo gli altri fuori dalla stanza.
-A stasera!- salutarono gli altri.
Charlie rimase lì impalata a fissare i ragazzi sfilare fuori dalla porta immergendosi nei flash dei paparazzi rimasti fuori.
E ora? Andare era fuori questione, ma se non fosse andata temeva che avrebbe fatto una brutta figura. E voleva evitarlo, soprattutto trattandosi dei Beatles.
Una volta che si fu chiusa la porta di casa alle spalle si gettò sul telefono e chiamò Julie, la sua migliore amica.
-Aiutami- disse Charlie al telefono.
-Charlie? Sei tu? Che è successo? Stai bene?-
-Vieni qui subito, codice rosso-
Passarono circa dieci minuti prima che Julie varcasse la soglia dell’appartamento di Charlie.
-Ned ti ha chiesto di uscire? Era ora!- disse lei gettando la borsa sul divano.
-No Julie, è una situazione estrema!- Charlie doveva avere una faccia davvero tesa, tanto che Julie iniziò a preoccuparsi sul serio.
-Ma che è successo? C’entra l’intervista?-
-Stasera, all’hotel, ci sarà una festa in onore dei Beatles. Sono tra gli invitati-
Silenzio.
-Chi?- domandò Julie.
-Chi cosa?-
-Chi ti ha invitata?-
-Bhe, Paul, ma era una cosa…-
-AHHHHHH PAUL MCCARTNEY TI HA INVITATA AD UN PARTY!!-
-Chiudi il becco, vuoi che tutto il vicinato sappia?- disse Charlie scaraventandosi sull’amica che saltava sul divano.
- Ma qual è il problema?-
-Julie, qui non stiamo parlando della festa del quartiere! Non cosa mettermi, né chi ci sarà, non sono dell’ambiente e non sono neanche una di quelle ragazze brillanti che frequentano quelle feste-
-Ma che c’entra? Tu sei fantastica punto. Non penso che farsi delle seghe mentali sarà d’aiuto. Hai l’opportunità di andare ad una festa dei Fab Four e sei qui che piagnucoli-
-Vieni con me-
-Non posso, non ricordi? Stasera c’è la mega festa di famiglia per la nascita di mio nipote, ma non sai quanto sono gelosa!- disse Julie, corrucciata.
-Ok. Allora vado-
-Perché non cominci a andare in doccia? Io ti tiro fuori il vestito rosso, sei uno schianto con quello.-
Julie rimase  guardare la Tv e sgranocchiare qualcosa mentre Charlie si preparava.
La giovane giornalista si guardò allo specchio. I lunghi capelli biondi le ricadevano lisci sulle spalle e i grandi occhi scuri spiccavano col vestito rosso.
-Wow tesoro, sei uno schianto! Stasera non avrà scampo!-
-Chi, di grazia?-domandò Charlie.
- Ma Paul ovviamente!-
-Ma piantala va! Ti pare, sarà già tanto se stasera li incontrerò questi benedetti Beatles! E smettila di gongolare, Julia!-
- Sarà, ma per me Paulie sta sferrando i suoi colpi!-
-Senti basta con i viaggi mentali, che tu neanche c’eri. Piuttosto andiamo, mi dai uno strappo tu?-
Le due si misero in macchina e guidarono verso l’hotel. Julie vedeva che Charlie era tesa all’inverosimile quindi mise su alcune canzoni. Dopo aver cantato a squarcia gola ‘Twist and Shout’ e ‘Mr Postman’ Charlie sembrava molto più rilassata.
- Non sai quante ragazze, compresa la sottoscritta, farebbero follie per essere al tuo posto Cenerentola-
-Niente ansia ok?- disse Charlie, corrucciata.
-Divertiti, e voglio tutto nei minimi dettagli, sappilo-
-Non preoccuparti, sarò scrupolosa nel raccontare-
-Torni in taxi?-
- Direi di sì-
-Allora buona serata, Cenerentola! E ricordati la scarpetta!-
-Ahahah che ridere mi fai! Buona serata ti chiamo domani. Grazie davvero-
Charlie procedette con passo incerto verso i body guard a guardia dell’ascensore che avrebbe portato gli ospiti al piano riservato ai Beatles.
Charlie si stupì quando le porte si aprirono.
La festa era molto meno affollata, fumosa e caotica di quanto pensasse. La finestra a vetri dava su un ampio balcone  e l’ambiente era ben illuminato.
-Charlie!- la ragazza si voltò, quasi sperando di trovarci un certo scarafaggio ma si trovò di fronte un paio di colleghi del giornale, invitati anche loro all’ultimo. Cominciarono a parlare e la serata passò piacevole.
Charlie si guardava intorno. C’erano molte belle ragazze, alcune anche dal viso noto. Le sembrò di intravedere anche Anne Nix, una delle modelle più belle e in vista d’Inghileterra.
Si sentì un po’ fuori luogo in quel momento. Ma non ebbe il tempo di andare in paranoia.
-Charlotte! Sono contento che tu sia qui- Una voce. Spaventosamente familiare.
- Signor M… Paul-
-Come stai? Ti diverti?-
-Sì molto, è una magnifica festa- disse Charlie, che sperava ardentemente di non essere rossa in viso.
-Sono contento che ti piaccia! Ci vediamo dopo splendore- sorrise lui, prima di allontanarsi tra gli invitati.
Ecco. Dopo di che sarebbe la vita di Charlie sarebbe anche potuta finire. Breve ma completa. Ma che diamine succedeva quella sera? E non lo sapeva Paul che i suoi occhi e il suo sorriso con quelle parole potevano essere un mix esplosivo??
- Charlie charlie, la bella reporter!- la voce di John la riportò sulla terra.
- Ciao, ce l’hai fatta!- la salutò George con un “paio” di tramezzini tra le mani.
-Bel vestito, davvero una bomba- le disse Ringo.
-Grazie mille. È un piacere vedervi- rispose Charlie, che si stava sciogliendo.
-Dai, dillo che sei venuta per vedere me bellezza- John le passò un braccio attorno alla vita fasciata dal velluto.
-Ehi John, lasciala respirare- disse Paul, che sembrava essersi materializzato dal nulla.
-Eh già, mi hai scoperto- ripose Charlie.
Oddio, troppi Beatles, poca aria.
-Se volete scusarmi, andrò a prendere un po’ d’aria-
-Sicuro bella, ci vediamo dopo- risposero gli altri.
Si era appena accesa una sigaretta quando sentì dei passi alle sue spalle sul balcone.
-Serata calda eh?- Paul Mccartney avanzava verso di lei, la cravatta appena allentata e i capelli scuri scompigliati un poco dalla brezza notturna.
-Già, davvero una bella festa-
-Posso azzardare una cosa?- domandò Paul, scrutandola dall’alto.
-Certo, dimmi pure- Charlie non aveva capito quello che intendeva.
- Si nota, da come parli, che non sei come le altre ragazze qui. Che non sei abituata alle feste con fotografi e vip. Eppure guardandoti da lontano sembri fatta per i riflettori. Te l’hanno mai detto?-
Charlie sentiva che sarebbe stata stroncata da un infarto se prima non fosse annegata in quegli occhi nocciola.
-N…No, non me l’avevano mai detto. Sarà che di solito sono io quella che sat dietro alla telecamera e che quelle persone là dentro le vedo solo in foto sui giornali. Non lo so…-
Charlie era confusa. Per essere una laureata in lettere stava avendo dei seri problemi ad esprimersi.
-Ciò non toglie che tu sia la ragazza più bella della serata, e credimi è così-
Detto questo Paul si allontanò, un occhiolino fugace e sparì dentro nuovamente.
“Ok, ora c’è una cosa che non devi fare. Farti dei viaggi su Paul McCartney. Sta solo facendo lo scemo, là dentro ci sono decine di ragazze più belle che lui potrebbe avere sotto le lenzuola solo con uno schiocco di dita”
Charlie ne era convinta. Non si faceva neanche dei problemi in merito. Era solo contenta e stupita da quei commenti, ma stava cercando di prenderla da donna. E non da fan.
Ma poi…
-Ecco la nuova preda- sentì sussurrare. Un paio di tizi con dei bicchieri in mano bisbigliavano guardando nella sua direzione. Charlie sentì un brivido sul collo. Allora era questo. Era la preda della serata. L’invito, i complimenti…
- Che idiota- sibilò lei. Non le dispiaceva attirare l’attenzione di Paul, e neanche, in tutta sincerità, magari concedersi, nella più utopica e inconfessabili delle opzioni, una ‘scappatella’. Insomma, dai, era “Macca”! Ma sapere che quella sera lei era riconosciuta come ‘la prossima vittima di Paul’, neanche fosse una gazzella tratta in trappola, la faceva sentire un’idiota.
In ogni caso i suoi colleghi insistettero perché rimanesse a farsi un altro giro di bicchiere e lei acconsentì. Dopo un altro po’ di chiacchiere la serata volgeva al termine e non era rimasto quasi nessuno.
Charlie decise che per quella serata ne aveva avuta abbastanza di mondanità, e salutò gli amici. Una volta in ascensore sentì che la testa le girava leggermente. Il vino dei ricchi era decisamente più forte di quello normale.
L’aria fredda della strada l’investì in piena faccia quando raggiunse il marciapiede e data la tarda ora non c’erano taxi in vista.
Perfetto.
-Charlotte!- sentì una voce chiamarla alle sue spalle. La ragazza si voltò e quella volta non rimase delusa dal suo interlocutore. Anche se non l’avrebbe mai ammesso. Ma subito avvertì una fitta allo stomaco. Le tornò in mente il commento dei due tizi alla festa e le gote le si colorarono un poco. Che figura.
- Non sono riuscito a ritrovarti alla festa e non ti abbiamo salutato. Ringo, John e George ti salutano e si augurano di rivederti presto.-
-E anche io ovviamente!- si affrettò poi a concludere la frase Paul. Sembrava quasi… imbarazzato. No, impossibile.
-Di loro che ricambio e che sono stata davvero bene stasera- rispose Charlie con un mezzo sorriso, rigirandosi poi verso la strada alla ricerca di un taxi. Di uno stramaledetto taxi.
-Come torni a casa?- Allarme rosso.
-Speravo in un taxi-
-A quest’ora? Non credo che ce ne siano molti in giro- continuò lui, nonostante la ragazza stesse rivolgendo tutta la sua attenzione alla strada.
Vedendo che Charlie non si girava, Paul prese in mani la situazione.
- Posso offrirti un passaggio?-
Charlie si voltò verso il bassista, cercando di mitigare l’espressione stupita, confusa e combattuta che sicuramente aveva sulla faccia.
Tutto il suo cervello le gridava di non accettare, ma il vento freddo sotto il velluto del vestito, il buio e dei ceffi all’angolo le fecero cambiare idea.
-Uhm… ti ringrazio molto, ma non vorrei strapparti alla festa, alla fine sei l’ospite d’onore-
-Figurati, non c’è quasi più nessuno e di solito a quest’ora partono i discorsi confusi ad alto tasso alcolico!- Paul rise.
Era meraviglioso. Però sbagliato. Charlie conosceva la fama del ‘Beatle Bello’ , sapeva a cosa andava incontro. Ma non era tanto quello. Era la consapevolezza di diventare la tacca sul cinturone di qualcuno, e il fatto che si conosceva troppo per non sapere come si sarebbe sentita dopo. Era una pazza vero?
- Aspettami qui, ti raggiungo con la macchina che è sul retro- Il ragazzo si allontanò accendendosi una sigaretta.
La ragazza lo imitò. Doveva mantenersi il più naturale possibile. E anche rilassata. Ma come? Come se ciò che stava rifiutando era l’uomo più bello che avesse mai visto?
“E smettila con queste pare! Goditi il momento!” sentì la vocina di Julie nella testa. Era così occupata a mantenere intatta la sua ‘dignità’ (da cosa, ma soprattutto per chi?) da non aver neanche realizzato che era Paul McCartney l’uomo che quella sera l’avrebbe riportata.
-Sei una nevrotica- si dissi a basa voce, spegnendo la sigaretta con il tacco del sandalo.
In quel momento vide una macchina dai vetri oscurati fermarsi proprio davanti a lei. Mosse dei passi incerti sino all’auto e aprì la portiera. Paul era alla guida, il braccio appoggiato al finestrino abbassato e i capelli appena scompigliati dall’aria.
In ogni caso sarebbe stata una partita persa in partenza.
-Dove andiamo, ma’am?- disse Paul, imitando un buffo accento.
-Locker Street, sir- rispose lei, lasciandosi scappare un sorriso.
-Allora, avrai fatto strage di cuori stasera Charlie- le sorrise McCartney.
- Ahaha, bhe no di certo ad una festa dove c’era anche Anne Nix!-
- Strano che tu non te ne sia accorta, c’erano parecchi sguardi interessati stasera su di te- Paul sembrava serio.
- E tu di sguardi te ne intendi. Quando entri in una stanza le donne trattengono il respiro-
-Così mi fai arrossire, piccola-
“E così tu mi fai morire” avrebbe risposto se avesse lasciato la lingua a disposizione dei suoi pensieri. Ma si trattenne.
-Ehi, sono una giornalista, io riporto la realtà per com’è- Charlie spostò la sua attenzione fuori dal finestrino.
Un volta arrivati sotto casa di lei i due avevano ormai cominciato a chiacchierare, così si fermarono ancora un po’ dentro l’auto.
Charlie ripose alle domande di Paul sulla sua vita e lavoro, e lui pareva davvero interessato.
Dopo un quarto d’ora di chiacchiere Charlie decise che era ora di andare.
-Ti ringrazio tanto per il disturbo, Paul. E anche per la bella serata-  Metà di lei le diceva di restare l’altra l’implorava di andarsene.
-Grazie a te Charlotte… non capita spesso di incontrare persone con cui fare una sana chiacchierata. Soprattutto a un Beatle-
Per un nano secondo, forse anche meno, Charlie pensò d’aver visto un accenno di tristezza negli occhi castani del ragazzo.
I due fecero per avvicinarsi e abbracciarsi, ma qualcosa andò storto a metà strada. O meglio le labbra di Paul finirono irrimediabilmente su quella di Charlie, che dal canto suo non mosse protesta. Nella sua testa s’accalcavano e affollavano milioni di sensazioni diverse che le urlavano comandi diversi, ma le sue gambe erano in stand-by.
Rimasero in piedi ad assaggiarsi timidamente per qualche secondo, poi Paul le passò un braccio intorno alla vita e spostò le labbra dalla boca di Charlie al collo.
“Heiii di casa c’è nessuno che rispondeeeeee???”
-Paul…- Charlie lo allontanò leggermente e lo fissò negli occhi.
- Io… non posso…non…-
-Mi dispiace. Io… ho perso il controllo. Non volevo che tu ti facessi un’idea sbagliata, davvero non sono venuto qui con secondi fini. Anche se probabilmente non ci crederai- Paul sembrava davvero dispiaciuto, anche per il fatto che pure quella volta era passato per accanito sciupafemmine.
-Non ti scusare- e detto questo Charlie raggiunse nuovamente le labbra del bassista.
-Se ti lascio andare sparirai?- domandò Paul, sottovoce.
-Chiamami- rispose lei, e senza fiato uscì dall’auto e corse al portone.
Appena si chiuse la porta alle spalle, Charlie tirò un grande sospiro, la testa che le girava, il fiato corto.
E un uno scarafaggio dagli occhi castani in mente.
 
Appena si chiuse la portiera, Paul osservò la ragazza scappare verso l’interno dell’edificio. Si domandò cosa gli stesse succedendo, normalmente Paul quel portone l’avrebbe già varcato. Si beò per un attimo della tranquillità di quel momento, quando una sensazione terribile lo attanagliò.
-Dove diavolo sarà finito il biglietto da visita?-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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