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Autore: Zandramas    22/02/2011    0 recensioni
Giovanni dorme beato su una poltrona del traghetto che lo porterà a Pantelleria. Qualcosa lo infastidisce e lo sveglia in piena notte.
Una storia a proposito di una sorpresa piacevole, alla fine.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scirocco

Il traghetto, tratta Trapani-Pantelleria, avanzava nel buio di una notte d’agosto. La sua velocità era costante e le onde opponevano una lieve resistenza allo scafo causando un dondolio leggero. Nel salone principale tutti i passeggeri dormivano accogliendo quell’ondeggiare come un ritorno all’infanzia, per alcuni a una calda culla ora presente solo nei ricordi o evocata nei sogni. Fu proprio nel pieno della notte che Giovanni si svegliò. Qualcosa tormentava il suo sonno: un getto d’aria caldo, breve, regolare.

“Scirocco” pensò aprendo gli occhi. Valutò ancora quella parola nata insieme al suo risveglio: inizialmente là trovò dolce, poi la logica si attivò e capì che era fuori luogo per un ambiente chiuso.

 Il salone del traghetto, tratteggiato nella penombra delle poche luci laterali rimaste accese, si mostrava a lui come un quadro in omaggio al sonno.

Davanti al suo volto dormiva chi era riuscito ad aggiudicarsi una poltrona, come lui e i suoi amici, al centro della sala e si era contorto nella speranza di una posizione comoda e simile a quella che ogni notte nel letto che ora, chi più chi meno, rimpiangevano. Alcuni temerari, per ritardo o per volontà, avevano estratto un asciugamano da spiaggia e ora riposavano sdraiati a terra, sopra il pavimento umido, rannicchiati nella posizione fetale o abbracciati a fonti d’affetto: figli, genitori o compagni d’amore, chiudendo le poltrone in una cornice carnevalesca. Solo pochi passeggeri dormivano sulla panca di legno che costeggiava tutta la sala. Il corridoio che portava al ponte era vuoto, illuminato a giorno da una luce lasciata accesa dall’equipaggio, quasi a rassicurare con fare paterno chi non dormiva per timore o paura. Tutto questo era ciò che Giovanni vide nei primi secondi vigili.

Nei successivi venti notò un alone lucido che ricopriva ogni cosa nella sala, dalle borse buttate a lato del presunto proprietario alle persone che parevano rivestite di un finissimo strato di cristallo. Colpa dell’aria umida, pensò il ragazzo, tornando a sentire sulla pelle i suoi abiti, una t-shirt e un paio i jeans, bagnati a causa del sudore per il viaggio improvviso o dalla salsedine.

Giovanni tornò subito ai ricordi più recenti quando, leccandosi le lebbra, le sentì salate: la nebbia sulla piccola isola circondata dal Mediterraneo, il pilota che con voce sicura annuncia la nuova rotta su Palermo, il viaggio notturno in pullman e l’attesa per il biglietto al porto di Trapani soffocati da una mezzanotte eccezionalmente calda e afosa.

Ancora quell’aria calda tornò a tormentare Giovanni sul collo. Il ragazzo iniziava a svegliarsi completamente: il corpo usciva dal torpore del sonno pronto a percepire nuove sensazioni o compiere movimenti.

Scrutò con attenzione le finestre ma esse erano sigillate. Azzardò l’ipotesi che la porta che dava sul ponte fosse aperta ma la sagoma grigia e scrostata della lastra di metallo stava facendo il suo dovere, rimanendo ben chiusa.

Confuso si tuffò nuovamente nei suoi pensieri, alla ricerca di quello spiffero che permetteva allo Scirocco di rovinargli il sonno, quando sentì una leggera pressione sulla spalla destra: qualcosa di peloso e caldo gli era stato appoggiato sopra. Come se non bastasse quella brezza calda continuava a tormentarlo.

Ruotò la testa verso la fonte, finalmente individuata, dello Scirocco nonostante le proteste delle ossa che imprecavano scricchiolando. Ciò che vide blocco subito il suo movimento: il capo di una ragazza era appoggiato alla sua spalla e il colpevole Scirocco era soltanto il suo respiro regolare.

I lunghi capelli mori erano per metà schiacciati sotto la testa e i restanti le coprivano parzialmente il volto. La bocca sottile e rosa, appena aperta, sorrideva simile a una virgola. Il naso a patata si sporgeva delicatamente dal viso di carnagione pallida, colorata qui e là da qualche lentiggine. Il resto del corpo era a prima vista agile e sinuoso: la maglietta bianca e la gonna corta resi aderenti dalla salsedine evidenziavano tutte le sue morbide curve, soprattutto il seno, di modeste dimensioni e forma perfetta.

Giovanni osservò con piacere la ragazza e la giudicò dalle forme una sportiva, probabilmente una pallavolista. Il piacere si trasformò in inquietudine quando il braccio della ragazza si mosse a tentoni e prese la mano di Giovanni, pietrificato dalla sorpresa; dopo la ragazza si mosse appena, mugolando, e ritornò nel sonno profondo di prima.

Il fatto risvegliò del tutto la personalità di Giovanni: dal piacere provato osservando una bellezza giudicata notevole passò al tormento causato da una serie di domande imbarazzanti nate dal nulla. Il respiro caldo sembrava portarne ancora di più nella sua mente. Chi era quella ragazza? Quando aveva occupato quel posto a fianco dei suoi quattro amici, la poltrona dove ora la ragazza dormiva era libera e così era rimasta fino a quando si era addormentato. Come aveva fatto a non accorgersi del suo arrivo? Si erano addormentati dopo neanche un’ora dalla partenza e la sala era ancora pervasa al movimento: considerò come risposta valida a quella domanda “Semplice stanchezza”.

Arrivò finalmente la domanda più inquietante: Avevano visto qualcosa, i suoi amici? Lui era fidanzato e, pensò sinceramente, a Beatrice e ai suoi amici mancava qualche senso: alla prima quello dell’umorismo e agli altri quello comunemente definito “buon”.

Giovanni voleva essere sicuro della segretezza dell’evento: sporse la testa con un movimento comico, nel tentativo di vedere cosa facevano gli amici a sinistra e di non disturbare la sconosciuta a destra: un suo risveglio sarebbe stato ancor più imbarazzante per lui. Gli amici sembravano dormire beati ma il dover utilizzare il verbo sembrare manteneva in quella situazione un retrogusto di sospetto.

Provò a riprendere sonno chiudendo gli occhi e ignorando le preoccupazioni, ma il respiro caldo continuava a farlo tornare nella realtà. La parola scirocco riappariva al centro dei suoi pensieri non appena sentiva quel respiro sul collo.

Decise allora di chiudere gli occhi e dare una forma reale a quel concetto, a quel vento che spazzava la sua mente a intervalli regolari. I ricordi riaffiorarono quando tornò puntuale il soffio caldo, come se portasse con se rivelazioni. Erano ricordi importanti, ben netti nella memoria ma non rievocati per un collegamento che non riusciva ad afferrare.

Rivide lui e Beatrice sul ponte del traghetto o nave, non aveva mai capito la differenza, diretto a Barcellona, meta dell’ultima gita di liceo. Incapaci di dormire erano andati sul ponte per vedere sorgere il sole e dopo un lungo bacio erano rimasti lì aggrappati al corrimano, mano nella mano,  paghi della sola presenza l’uno dell’altro.

Un forte vento caldo gli urlava in faccia ed era stato chiamato Scirocco da un simpatico uomo di mezz’età, un po’inopportuno, oramai avvezzo a quella tratta marittima che aveva provato ad attaccare conversazione con loro. Dopo che il signore se ne fu andato lo Scirocco si era ridotto a una piacevole brezza e loro erano rimasti a guardare il mare per poi sdraiarsi insieme sulla panchina più vicina e finalmente addormentarsi.

Era ciò che rievocava più volentieri dei bei ricordi di Barcellona, persino superiore alle notti successive passate con Beatrice.

Riaprì gli occhi e senti sopraggiungere il sospirato torpore. Guardò ancora una vola la ragazza, ringraziandola per il viaggio dei ricordi, e si abbandonò tra le braccia di Morfeo sussurrando una parola.

“Scirocco”

Quando il traghetto attraccò Giovanni era ormai sveglio da qualche minuto. Afferrò la borsa e seguì i suoi amici verso il ponte, sereno e incurante del fatto che la ragazza della poltrona accanto era scomparsa e la sua figura sparita in mezzo alla folla di passeggeri.

Sul molo una folata calda accolse il gruppetto di amici. “Pare Scirocco” disse il più esperto.

Giovanni sorrise spontaneamente e giudicò l’evento un buon auspicio.

  
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