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Autore: robsten23    22/02/2011    7 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Uno

u

 

 

 

Pov Elena

 

Ero in macchina di Damon insieme a lui, Stefan e Tyler e dietro di noi sull’auto di Matt c’era quest’ultimo, Caroline, Bonnie e Jeremy.

La nostra meta era il Grill. Il giorno seguente sarebbe iniziata la scuola, quello che sarebbe stato per me l’ultimo anno di liceo.

Avrei preferito di gran lunga passare la serata a casa, magari scrivendo sul mio diario gli ultimi avvenimenti e godendomi finalmente quella sensazione di pace che provavo da quando avevamo sconfitto Klaus. Caroline, invece, si era presentata a casa mia con il chiaro intento di coinvolgere tutti in una serata di divertimento e alla fine non avevo saputo dirle di no.

 

Inizio Flashback

Sentii un fruscio provenire dalla finestra della mia camera e mi voltai a controllare, ma non vidi nessuno, così tornai a concentrarmi sul mio diario.

“Stai sempre a scrivere”.

Mi voltai spaventata e mi ritrovai Caroline a pochi centimetri da me.

Ecco cos’era il fruscio che avevo sentito poco prima.

“Ma sei scema? Mi hai messo paura”.

“Ops. Non volevo giuro”.

Chiusi il mio diario e lo posai sul letto, poi mi voltai verso di lei notando la sua espressione raggiante.

“La tua espressione mette paura. Cosa hai in mente?” le domandai.

“Domani inizia la scuola”.

“Il che significa?”

“Che questo è il nostro ultimo giorno di divertimento prima dell’inizio del nostro estenuante ultimo anno di liceo”.

“Quindi?”

Era strano da dirsi, ma quando metteva su quell’espressione mi metteva paura, in senso metaforico ovviamente.

“Andiamo tutti al Grill a festeggiare” mi disse euforica.

“Non se ne parla proprio”.

“Ti prego” aggiunse facendomi il labbro tremulo.

“Caroline non attacca stavolta”.

“Senti Elena. Questi mesi estivi sono stati i più terribili delle nostre vite. Abbiamo rischiato di morire tutti e certo non è stata l’estate che avevamo prospettato di trascorrere, quindi tu adesso muovi il culo da quel letto, ti togli il pigiama e ti prepari. Io e gli altri ti aspettiamo sotto” mi disse prima di sparire dalla mia vista a velocità sovrumana.

Uscii dalla mia stanza e mi affacciai alle scale ritrovandomi tutti i miei amici all’ingresso di casa.

Matt e Tyler, Caroline e Stefan, Bonnie e Jeremy, perfino Damon.

Se quella pazza di Caroline aveva coinvolto anche Damon in quella che si prospettava una serata a base di amici certo io non avevo speranze di resistenza.

Fine Flashback

 

Grazie alla guida spericolata di Damon raggiungemmo il locale in pochissimo tempo e subito ci avvicinammo al bancone per ordinare qualcosa da bere, poi unimmo due tavoli e ci sistemammo lì iniziando a parlare, ridere e scherzare.

A guardarci da fuori sembravamo otto normali ragazzi che trascorrevano una serata in compagnia tra risate e scherzi, ma se c’era qualcosa che avevo imparato nel corso di quell’ultimo anno era che di normale al mondo non esisteva nulla.

A volte ero certa che neppure il nostro modo di volerci bene era normale, eravamo diventati troppo dipendenti l’uno dall’altro, anche se ovviamente c’era sempre l’eccezione che confermava la regola e in questo caso si

trattava di Bonnie e Damon.

La mia amica strega non aveva mai accettato davvero Damon. Nonostante tutto quello che lui aveva fatto per me, per noi, lei lo vedeva ancora come una minaccia e certo lui non faceva nulla per entrare nelle sue grazie.

La verità era che, forse, l’unica ad averlo capito fino in fondo ero stata io, o forse semplicemente mi piaceva l’idea che fosse così.

Osservai mio fratello ridere con entusiasmo guardando Bonnie e non potei fare a meno di sorridere anche io. Da quando quei due si erano messi insieme sembrava che nella vita di Jeremy fosse finalmente entrato un raggio di sole che faceva risplendere tutte le sue giornate e io non potevo che essere felice per questo.

Poi i miei occhi si posarono sui miei tormenti, prima su Stefan, poi su Damon.

Li guardai attentamente cercando di capire come fosse possibile provare qualcosa per due opposti quali erano loro due.

Stefan, in jeans chiari e maglietta marrone, sorrideva alle battute di Tyler intavolando una conversazione mentre giocherellava con le mie dita baciandole ogni tanto o rivolgendomi sorrisi da far girare la testa. Sembrava felice, felice come non lo avevo mai visto.

Damon, invece, rigorosamente vestito di nero, beveva il suo whiskey in tutta tranquillità. Silenzioso forse più del solito sembrava avere qualcosa che lo tormentava. Era completamente assorto nei suoi pensieri e totalmente estraneo alla conversazione, un po’ come me del resto.

“Che ne dite di una partita a biliardo?” propose Jeremy euforico.

“Andata” risposero Matt e Tyler dopo essersi scambiati uno sguardo complice.

“Chi perde paga da bere per tutti” propose Stefan dopo avermi dato un bacio sulla tempia.

“Io gioco in squadra con Jeremy” aggiunse Bonnie.

“Ok, allora è ufficiale. Stasera il mio portafogli piangerà lacrime salate” rispose mio fratello facendo ridere tutti quanti.

Era risaputo che Bonnie fosse una frana con il biliardo.

Lei assunse un’espressione imbronciata, ma quando mio fratello le si avvicinò e le diede un bacio a fior di labbra sembrò tornargli il sorriso.

Tutti quanti si spostarono alla carambola, mentre io e Damon restammo al tavolo.

Notai che si erano divisi in due squadre. Matt, Tyler e Caroline da una parte e Bonnie, Jeremy e Stefan dall’altra.

“Credo che, forse, Jeremy ha ancora qualche speranza di vittoria” dissi a voce alta considerando che Stefan era un bravissimo giocatore e che avrebbe facilmente sopperito le mancanze di Bonnie.

“Beh Stefan gioca bene, certo non è un professionista come me, ma è ok”.

“Il solito modesto” dissi sorridendo e per la prima volta in quella serata lui ricambiò il sorriso, uno di quei sorrisi che amavo vedergli addosso.

Piombò il silenzio per qualche secondo, poi decisi di romperlo.

“Andiamo a giocare anche noi?” proposi.

“Per sembrare un’allegra combriccola di amici?” mi domandò lui assumendo il suo solito tono di voce beffardo.

“Non è questo che siamo?”

“Voi, forse, io no di certo”.

“Damon potresti…” dissi prima che lui mi interrompesse.

“Io non sono come voi”.

“Perché scusa come siamo noi?”.

“Umani” mi rispose abbassando lo sguardo.

“Beh non mi risulta. Guardali, due vampiri, un licantropo, una strega e due umani. Credo che se i calcoli non mi inganno gli umani siano in netta minoranza” dissi riferendomi a loro che giocavano.

“Sai benissimo che non mi riferivo a questo”.

“E allora a cosa?”

Volevo che fosse lui a dirlo, perché io avevo già capito a cosa si riferisse.

Lui rimase in silenzio. Non me l’avrebbe data vinta.

“Umanità, ecco di cosa parli” gli dissi.

“Una volta ti ho detto che Stefan non voleva essere come me, ma questo non significava che sotto sotto non lo fosse. Beh, mi sbagliavo. Lui non è come me, nessuno lì è come me”.

“Forse la verità è che tu non vuoi essere come loro, come Stefan, ma questo non significa che tu sotto sotto non lo sia. Sei migliore di quello che credi. Io lo so”.

Lui mi guardò e sorrise, uno di quei sorrisi da ritenersi illegali.

“Elena, Elena” disse scuotendo la testa “la gentile donzella sempre pronta a vedere del buono in tutti”.

Non dissi nulla, ma mi limitai a sorridere. Damon non sarebbe cambiato mai.

Un cameriere si avvicinò e portò una birra a Damon.

“Ne prendo una anche io”.

“E da quando?” mi domandò lui.

“Da adesso” gli risposi prendendo la birra datami dal cameriere e avvicinandola alla sua facendola scontrare prima di berne un sorso.

“Mi ricorda qualcosa” disse solamente lui sorridendomi prima di berne un altro sorso.

In effetti anche a me quella scena ricordava qualcosa, forse uno dei momenti più importanti di quell’ultimo anno, il momento in cui avevo iniziato a guardare Damon con occhi diversi.

E quasi senza accorgermene i pensieri andarono diretti a quel giorno, a quando l’anno prima Damon mi aveva portato ad Atlanta con lui dopo avermi salvato da un incidente d’auto e da un vampiro.

 

Inizio Flashback

Eravamo al bar seduti a mangiare un hamburger e Damon sembrava diverso, era gentile e divertente.

Era riuscito a farmi accantonare per un momento i problemi con Stefan e le sue bugie in merito a Katherine e ci eravamo messi a parlare di cose stupide, banali quasi, ma stranamente mi piaceva.

“Allora supponendo che io discenda da Katherine questo farebbe di me una mezza vampira?” gli domandai.

“Non possiamo procreare” mi rispose serio “ma ci piace provarci” aggiunse poi malizioso.

Gli scoccai un’occhiata che lanciava ben poco all’immaginazione e subito lui riprese a parlare tornando serio.

“No, se foste imparentate avrebbe avuto un bambino prima della trasformazione”.

“Stefan pensava di potermi usare per rimpiazzarla?”

“Se vuoi un mio parere è un po’ inquietante”.

Scossi la testa pensando alle bugie di Stefan, al fatto che non mi avesse detto niente e Damon dovette accorgersene, perché subito torno a parlare.

“Non ti piacciono i sottaceti, scusa?” mi disse retorico prima di prenderne un paio dal mio piatto e mangiarli.

“Perché puoi mangiare se…tecnicamente sei…” mi fermai non sapendo bene come esprimere il mio concetto.

Lui si guardò in giro, poi guardò me.

“Moorto…non è mica una parolaccia. Purchè assuma abbastanza sangue regolarmente, il mio corpo funziona come tutti gli altri” mi rispose ingozzandosi una patatina fritta con uno sguardo alla Damon Salvatore.

Sorrisi sincera. “Tutta questa gentilezza…c’è qualcosa di vero?” domandai poi.

Lui mi guardò e rispose con un verso gutturale che voleva dire “si certo” e stranamente gli credetti.

“Ecco qua” disse Bree porgendogli un'altra birra.

“Grazie” le rispose lui.

“Ne prendo una anche io” dissi.

Damon mi guardò come a dire “scusa?”

“Timeout ricordi, per cinque minuti. Beh quei cinque minuti hanno bisogno di una birra”.

“Eccola” mi disse Bree porgendomela.

La presi e poi scontrai la mia bottiglia con quella di Damon prima di iniziare a berla mentre lui mi guardava ancora stranito.

Fine Flashback

 

Fu quella la prima volta in cui decisi di fidarmi di Damon. Non avevo certezze e forse me ne sarei pentita, ma in quel momento vidi un Damon diverso e ne approfittai.

Restammo in silenzio per un po’. Io intenta a guardare i ragazzi ridere mentre giocavano e beccandomi qualche occhiata innamorata da parte di Stefan e Damon intento a scrutare chissà cosa mentre terminava la sua birra.

“Me ne vado” mi disse mentre anche io bevevo un sorso di birra.

Tossii abbastanza forte da sputare quasi il liquido che avevo in bocca, tanto forte da farmi sentire perfino dai ragazzi che giocavano. Vidi Stefan guardarmi e lo rassicurai con lo sguardo, poi tornai a guardare Damon.

“Hey fai attenzione. Cerca di non attentare alla tua vita. L’abbiamo appena salvata” mi disse lui con il suo solito tono di voce.

Possibile che quello che avesse detto pochi secondi prima non avesse nessun significato per lui?

“Damon smettila di fare battutine stupide. Che diavolo significa che te ne vai?”.

“Che faccio i bagagli e tolgo il disturbo”.

“Scusa?” chiesi ancora sperando che scherzasse.

“La verità è che sono arrivato a Mystic Falls per due motivi: distruggere questa città e rendere un inferno la vita di Stefan”.

Si interruppe portando lo sguardo sul fratello che in quel momento stava cercando di imbucare una palla.

“E poi cosa è successo?” gli dissi per indurlo a continuare.

“Poi ho incontrato te e qualcosa è iniziato a cambiare, tutto ciò che per 150 anni ho voluto, ha perso di significato. Sono rimasto in questa città solo perché qualcosa mi teneva qui, sentivo di doverti proteggere e l’ho fatto. Il mio compito adesso è finito, motivo per cui la mia presenza qui non ha più senso” concluse guardandomi negli occhi.

“Stai scherzando spero. Questa città è diventata la tua casa, io, Stefan e quelle persone lì” gli dissi indicando i miei amici “adesso siamo la tua famiglia. Non puoi andartene”.

“Si che posso e lo farò, domattina”.

“No che non puoi”.

“Dammi solo una buona ragione per non farlo”.

“Io”.

“Tu cosa?”.

“Io non voglio che vai via”.

“Non mi sembra un motivo valido. Qui hai tutto ciò che ti serve anche senza di me”.

Non riuscivo a spiegarmi il motivo per cui lui non riuscisse a capire quanto fosse per me importante che lui restasse eppure non riuscivo nemmeno a spiegarglielo, a farglielo capire.

“Senti Damon…” provai a dire, ma lui si alzò dal tavolo.

“Andiamo a far vedere a quei sei come si gioca davvero a biliardo. Sono delle schiappe” mi disse facendomi cenno di seguirlo.

“Damon aspetta” dissi, ma inutilmente.

Era già andato alla carambola e l’unica cosa che mi restò da fare fu seguirlo e così ci unimmo agli altri.

Non ero una giocatrice brava come lui o Stefan, ma ero nella norma. Me la cavavo abbastanza bene.

Era stato Matt a insegnarmi a giocare proprio in quel locale quando eravamo solo dei bambini e da allora, spesso, quando andavo al Grill se c’era un’occasione buona per giocare non mi tiravo mai indietro.

Tra risate, scherzi, prese in giro e scommesse perse trascorremmo la serata in allegria. E mi sembrò che perfino Damon si fosse divertito, anche se ero certa non lo avrebbe mai ammesso.

Al termine della serata ci dirigemmo alle macchine e ognuno tornò a casa propria. Ad accompagnare me e Jeremy a casa furono Stefan e Damon, visto che eravamo venuti con l’auto di quest’ultimo.

 “Damon ti dispiacerebbe attendere un secondo? Jeremy deve darmi una cosa” disse Stefan quando giungemmo a destinazione.

“E cioè?” chiese mio fratello che sembrava totalmente all’oscuro di ciò che stava dicendo il mio ragazzo.

Stefan gli fece uno sguardo che lasciava ben poco all’immaginazione e come per magia Jeremy sembrò capire.

“Ah si certo, quella cosa. Dai muoviti” gli disse mio fratello facendogli cenno di entrare dentro e reggendogli il gioco.

Sapevo cosa era appena successo ed ero certa che anche Damon l’avesse capito.

“Il tuo ragazzo è un’idiota” mi disse.

Non potei fare a meno di sorridere.

“Damon” dissi poi a mo di rimprovero.

“Mai dai Elena, cos’era quello che ha appena fatto? “Jeremy deve darmi una cosa?” ” disse imitando la voce di Stefan “ma dai quello lì non aveva idea di quello di cui Stefan stesse parlando”.

“Voleva semplicemente lasciarci un attimo da soli” gli dissi io.

Ero certa che il mio ragazzo avesse ascoltato tutta la conversazione che io e Damon avevamo fatto al Grill e potevo essere piuttosto certa che anche lui come me non voleva che Damon se ne andasse. Io ero l’unica che poteva convincerlo, almeno così credeva Stefan, visto che io non ne ero affatto convinta.

Ci aveva lasciati soli per parlare, consapevole che poteva essere l’ultima volta. In fondo Stefan aveva capito che Damon per me era molto importante, aveva capito che gli volevo un gran bene e sapeva che quella partenza mi avrebbe fatto soffrire.

“L’ho capito questo, ma sono convinto che poteva trovare un modo meno esplicito per farlo”.

Non dissi nulla e distolsi lo sguardo.

Ci fu un attimo di silenzio, poi mi decisi a scendere dalla macchina e non appena lo feci mi ritrovai Damon a pochi centimetri da me.

Dannata velocità vampiresca.

Fui costretta ad alzare di nuovo lo sguardo e in quel momento incontrai i suoi occhi color del ghiaccio.

“Così questo è un addio, vero?” domandai a lui.

“Io lo chiamerei un arrivederci piuttosto”.

“Ah si? Perché hai intenzione di tornare?” gli domandai ironica.

“Wow, siamo diventate anche sarcastiche. Devo dire che ho fatto un ottimo lavoro con te”.

“Potresti essere serio per una volta in vita tua?”

“Cos’è che vuoi sentirti dire?” mi domandò tornando improvvisamente serio.

Non mi sarei mai abituata a quegli sbalzi d’umore e, forse, ormai, non serviva più che lo facessi. Lui se ne andava, per sempre.

“Che resterai, ad esempio”.

“Non voglio”.

“Uhm” dissi alzando un po’ il tono di voce “ti odio lo sai?”.

“Lo sospettavo” mi disse sorridendo.

Rimasi in silenzio guardandolo furente.

“Non è un addio” mi fece notare dopo qualche secondo.

“Si che lo è, ed è uno schifo perché dire addio significa andare via e andare via significa dimenticare”.

“Elena…” provò a dire lui prima che io lo interrompessi.

“Domani non venire a salutarmi”.

“Scusa?” mi chiese stranito dalla mia richiesta.

“Non ho mai amato gli addii o gli arrivederci come l’hai appena definito tu, quindi evita il disturbo”.

Mi allontanai da lui, ma sentii la sua voce e mi voltai a guardarlo.

“Non fare niente di insensato e prenditi cura di Stefan, ma non dirgli che te l’ho chiesto. Sai com’è, non voglio che si monti troppo la testa” concluse con il suo tono canzonatore.

“Bene” dissi voltandomi di nuovo e dirigendomi dentro casa.

Entrai e mi richiusi la porta alle spalle. Una lacrima solitaria si impossessò dei miei occhi, ma la scaccia prima che qualcuno potesse vedermi.

Stavo per salire sopra quando sentii qualcosa dentro di me impedirmelo.

Senza nemmeno pensarci due volte uscii di nuovo fuori e trovai Damon nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato.

Mi avvicinai e quando fui ad un passo da lui lo guardai negli occhi.

“Ho bisogno di te”.

“Cosa?” mi chiese forse non comprendendo bene il significato nelle mie parole.

“Prima, al Grill, mi hai chiesto una buona ragione per non andartene. Beh, te ne ho appena data una, e credimi non sono mai stata più sincera di così in vita mia”.

Mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia, poi correndo entrai in casa lasciandolo lì impalato ad attendere l’uscita di Stefan.

Non sapevo cosa avrebbe deciso di fare, ma la speranza che avrebbe deciso di restare era forte dentro di me.

Forse ero egoista, forse avrei dovuto lasciarlo andare, ma non ci riuscivo. Non riuscivo più ad immaginarmi una vita senza Damon, senza il suo sguardo, senza le sue battutine, senza i suoi sorrisi.

Mi diressi velocemente in camera mia chiudendomi la porta alle spalle, ma qualche secondo dopo sentii qualcuno bussare e in pochi secondi mi ritrovai tra le braccia di Stefan.

Lo strinsi a me più forte che potei e in quell’abbraccio sentii tutto l’amore di cui avevo bisogno in quel momento.

Si staccò leggermente e mi posò un delicato bacio sulla fronte.

“Mi dispiace amore” mi disse solamente.

“Non riesco a capire perché. Cavolo noi siamo la sua famiglia, Mystic Falls è diventata la sua casa. Non può andarsene via, non ha senso”.

“Niente di quello che fa Damon ha apparentemente senso”.

“È un’idiota”.

Lui mi guardò e mi sorrise.

“Neanche io voglio che vada via. Vorrei che restasse qui. L’ho finalmente ritrovato, perché so che adesso quel fratello che avevo creduto di aver perso è riapparso dentro di lui, anche se lui non lo ammetterà mai. Vorrei che fossimo finalmente la famiglia che non siamo mai riusciti ad essere e so che tu lo vorresti qui, ma non possiamo essere egoisti, non possiamo costringerlo a restare. Magari si renderà conto da solo che sta sbagliando e fra qualche giorno, qualche settimana c’è lo ritroveremo di nuovo tra i piedi”.

“Non ci credi neanche tu a quello che stai dicendo. Sai benissimo che non tornerà”.

“Si, è vero, ma questo non significa che non io non possa sperarci”.

Mi buttai di nuovo tra le sue braccia e lo strinsi più forte che mai, forse sperando di trovare in quell’abbraccio tutto quello che mi sarebbe mancato dopo la partenza di Damon, ma quando mi staccai da lui mi ritrovai con le stesse identiche paure di prima.

Damon stava andando via proprio nel momento in cui iniziavo a guardalo con occhi diversi, proprio nel momento in cui stavo iniziando ad ammettere a me stessa che dentro di me quegli occhi color del ghiaccio e quel sorriso straffottente non mi erano per niente indifferenti.

“Vuoi che resti qui stasera?” mi chiese Stefan.

“No, è meglio che torni a casa. Hai ancora un’intera notte da trascorrere con lui. Mi sentirei un’egoista a chiederti di restare e poi sto bene. Insomma me la caverò. Ci sei tu con me, giusto?”.

“Sempre” mi disse sorridendomi.

Si avvicinò e mi baciò a fior di labbra e in quell’istante, per la prima volta da quando conoscevo Stefan, da quando mi ero accorta di amarlo, sperai che ci fossero altre labbra sulle mie, altre mani sulle mie guance, altri occhi a guardarmi.

Damon.

Iniziavo seriamente a credere che quel ragazzo sarebbe diventato per me una dannazione eterna.

 Robsten23

 

  
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