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Autore: MarchesaVanzetta    22/02/2011    2 recensioni
Persefone è tornata da Cerere per la primavera, come sancito da Zeus. E Ade resta solo.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono qui, vuoto. Tu, la mia sposa, la mia regina, te ne sei andata da tua madre, come ha sancito mio fratello, Re degli Dei, da un paio di settimane. E sono qui solo, senza la tua allegria.

se per errore

chiudo gli occhi e penso a te.

Non posso neppure dormire, sai? Appena chiudo gli occhi mi si para davanti la tua immagine, con quel tuo sorriso dolce, i capelli lunghi e castani, una volta intrecciati di fiori. Ma, ahimè, nell’Ade non crescono fiori con i quali tu possa adornarti la chioma. Chissà quante corone di petali profumati starai facendo con le tue amiche, lassù.

che imbroglio se per innamorarmi basta un'ora

che fretta c'era, maledetta primavera

che fretta c'era, se fa male solo a me.

Sai, mi sono innamorato di te in un’ora. In un’ora mi hai rapito il cuore. Per questo ti ho portato via da tua madre. Dovevo riprendermelo, capisci? Ed ora sei di nuovo da lei. Forse sono l’unico a vedere la primavera come un’orrida stagione, ma è l’inizio della mia tortura annuale. Sono un dio, sì, ma nessuno può vivere senza un cuore.

Che resta dentro di me

di carezze che non toccano il cuore

Per supplire alla tua mancanza cerco di ricordarmi le tue dolci carezze, le tue forme schiacciate sotto il mio corpo… ma invano, sono sensazioni che non arrivano all’anima, tantomeno al cuore.

stelle una sola ce n'è

che mi può dare la misura di un amore

Vorrei che il nostro amore fosse fulgido e grande e caldo come il sole che illumina la volta del cielo che tu tanto ami e che a me, in pratica è preclusa. Se alzo gli occhi vedo roccia e terra. Una piena di preziosi e l’altra dispensatrice di vita, certo, ma non posso vedere il cielo o il sole. Che sia un segno?

se per errore chiudi gli occhi e pensi a me.*

Chissà se per errore, qualche volta, capita anche a te di vedere la mia immagine attaccata alle palpebre, quando chiudi gli occhi per riposare o per ripararli dall’acerba luce del sole. Chissà.

Intanto sono qui, nel mio regno, e ti aspetto. Mai, in tutta la mia vita, ho aspettato tanto l’autunno. Ti amo, luce mia.


*Che fretta c’era maledetta primavera, Caterina Caselli
  
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