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Autore: Enelya Cubb    22/02/2011    2 recensioni
[Pitch Black] Essere divenuto il nuovo Lord Marshal, sedersi su quel trono macchiato dal sangue di troppe persone, non aveva segnato solo la fine di ciò che era “buono” in lui, ma anche dei motivi che l’avevano fatto rimanere nel mondo civilizzato. Eppure… non era riuscito ad impedire che quella domanda fosse enunciata: e se le cose fossero state diverse?
*Prima classificata al "Contest films - La vita non è un film" indetto da Diana21*
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore: Enelya Cubb

Titolo: L’imperfezione del riverbero

Coppia Film-parola: Pitch Black + diavolo nella nebbia

Personaggi/Pairing: Richard B. Riddick, Kyra/Jack, Carolyn Fry, Imam, Aereon (ho messo solo i principali)

Genere: Science- fiction, introspettivo (?)

Rating: giallo ( per me rientra nella fascia “verde” ma per via di certi termini scurrili e descrizioni di alcune scena magari qualcuno potrebbe dissentire)

Avvertimenti: One-shot

Introduzione: Essere divenuto il nuovo Lord Marshal, sedersi su quel trono macchiato dal sangue di troppe persone, non aveva segnato solo la fine di ciò che era “buono” in lui, ma anche dei motivi che l’avevano fatto rimanere nel mondo civilizzato. Eppure… non era riuscito ad impedire che quella domanda fosse enunciata: e se le cose fossero state diverse?

Note dell’Autore:

1)Non per rovinare la sorpresa :P! Ma per una maggiore comprensione della storia suggerisco di documentarsi su Platone e nello specifico de “Mito della Caverna".

Segnalo il link qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Mito_della_caverna

2) Questa fic è stata concepita e scritta per il "Contest Films - La vita non è un film" indetto da Diana21

 

Prologo

 

La luce era lì.

Una sfera luminosa che bucava l’oscurità, quell’oscurità che strideva, urlava, rimbombava di echi alti e agghiaccianti.

La luce era lì. E se fosse stato solo quello non avrebbe esitato a voltarsi dall’altra parte e sparire nel buio. Le tenebre erano il suo elemento, lo rendevano più forte, il padrone della situazione perché in esse poteva vedere ciò che gli altri solo ipotizzavano.

Lui era il cacciatore…

Ma per paradosso da quando il cargo spaziale sul quale era intrappolato nel criosonno si era schiantato su quel pianeta morto…lui…era diventato la preda.

All’inizio il suo predatore era stato Johns, il diavolo dagli occhi azzurri, uno spietato Merc che mirava a riportarlo in carcere per intascare così la taglia che pendeva sulla sua testa; non era la prima volta che ci provava e in passato era stato scrupoloso nell’acciuffarlo… In quest’occasione però aveva avuto la mente ottenebrata e il suo primo errore era stato quello di scegliere una tratta di viaggio fantasma.

Nello spazio profondo può succedere qualsiasi cosa e un atterraggio d’emergenza si può trasformare in una tragedia.

Dei quaranta passeggeri ne erano sopravvissuti solo nove, sette liberi coloni più un secondo pilota che si erano affidati a l’unica persona che possedeva una pistola e che poteva apparentemente difenderli dal crudele assassino. Tutti loro avevano così tanta paura di lui che benedirono i tre soli che proiettavano sul pianeta un lungo e perenne giorno perché la luce forse poteva costituire l’unica difesa dalla sua furia omicida.

Ma poi si era verificata un’eclisse che aveva portato con se il nero e qualcosa di molto più terribile…

Mostri notturni assetati di sangue, come lui ma più terribili, avevano banchettato con i pochi superstiti e non ne avrebbero risparmiato neanche uno se un insediamento abbandonato non avesse fornito l’unica possibilità di salvezza.

Si, la luce era lì ed era prodotta da una navicella d’emergenza parcheggiata ormai da ventidue anni or sono.

Raggiungerla non era stato facile,  lui era riuscito addirittura a salirci sopra senza un graffio e se ne sarebbe andato via lasciandosi tutto alle spalle se inaspettatamente un barlume d’umanità, l’ultimo nascosto nell’angolo più remoto di se stesso, non si fosse acceso. 

 

L’imperfezione del riverbero

 

Già, la luce era lì. E in essa Jack con Imam si trovavano già sul portello aperto della navetta riparata e pronta a partire.

- Andiamo Carolyn…- le fece il pellegrino. – Lui non ci aspetterebbe.-

Lei istintivamente serrò la mascella al pensiero che l’altro aveva ragione dato che Riddick gli aveva confermato proprio quello.

- Non c’è più tempo!- la richiamò di nuovo l’uomo accompagnando le parole con un gesto della mano che l’invitava a salire a bordo.

Eppure lei esitava guardando nell’oscurità. In quella notte, che era piombata all’improvviso e sembrava non avere fine, tra le gocce d’acqua i versi dei mostri alieni che si uccidevano tra loro riecheggiavano spettrali… Ma quando anche questi cessarono lasciando solo il rumoreggiare della  pioggia a circondarla, allora la speranza cominciò a scemare e girandosi lentamente verso il ponte fece un passo verso la luce.

Poi…

All’improvviso un grido umano misto a un eco la fecero voltare di scatto e senza una minima esitazione scomparve nell’oscurità.

- Ferma!- urlò Imam bloccando Jack che voleva seguirla.- Se fai un solo passo fuori dalla luce loro ti prenderanno.-

- Ma non possiamo abbandonarlo così, lui è tornato a prenderci, no?- protestò lei.

- Sei sicura che sia stata solo di Riddick tutta questa solidarietà?- gli fece scettico lui e nella mente di quella ragazzina, che aveva fatto credere a tutti di essere un maschio per non essere considerata debole,  si insinuò il dubbio.

- Va bene, forse lui ci avrebbe lasciato morire in quella grotta e sarebbe già a mille miglia di distanza da qui se Fry non l’avesse raggiunto… O forse no…- Jack si fermò per un attimo. – Io non so dirti come sarebbero andate le cose…ma….Riddick ci ha guidato fin qui parandosi il culo… e ora si trova là fuori da solo a fronteggiare quei fottuti mostri mentre noi ce ne stiamo qui ad aspettare!-

- Lui sa badare a se stesso …- ribatté prontamente Imam.-   Ricordati che è un  criminale abituato a combattere per salvarsi la pelle.-

- E allora perché Carolyn è andata da lui?-

L’islamico non rispose limitandosi a guardare il buio nella stessa direzione ove Fry era corsa via. In fin dei conti se la donna aveva deciso di aiutare Riddick, perché automaticamente doveva farlo anche lui? No, lui era stanco. Stanco di vedere morire in modo atroce la gente, in primis tra tutti il sangue del suo sangue, e il suo dio aveva provato abbastanza la sua fede in quello sperduto pianeta morto.

E poi correre in aiuto di chi? Di un carcerato assassino senza scrupoli che voleva abbandonarli e di un secondo pilota che era pronto a sacrificare l’intero equipaggio pur di salvarsi?

- Imam…- la voce della ragazzina lo scosse dai suoi pensieri. - …ti prego…-

- Aiutami a cercare qualcosa che faccia al caso nostro.- disse infine il pellegrino e tirando un sospiro vide l’altra schizzare dentro la navicella.

 

- Riddick!- urlò la bionda agitando davanti a se la bottiglia piena di insetti fluorescenti. – Riddick dove sei? Riddic… OH!-

All’improvviso qualcosa di appuntito e luccicante, forse un artiglio, sfiorandola la fece indietreggiare e di seguito l’avrebbe istintivamente portata a scappare ma il fragoroso suono metallico dei bidoni urtati da un uomo ansimante la bloccarono.

Allora lei lesta illuminò il punto e per un attimo si sentì mancare il respiro: Riddick era steso a terra in uno stato pietoso e ricoperto sia da sangue rosso e liquido blu; si aggrappava affannosamente ai contenitori nel tentativo di aiutarsi a rimettersi in piedi perché nello scontro precedente con i due mostri si era procurato un profondo taglio alla gamba destra che gli impediva di correre speditamente … Se poi si aggiunge anche il sangue, il suo, che stava uscendo copioso dalle ferite…

- Eccomi, sono qui.- se ne uscì ella per rassicurarlo quando gli si avvicinò.- Appoggiati a me.-

L’uomo le si butto addosso quasi a peso morto e al primo tentativo di restare in piedi cadde rovinosamente.

- Alzati, alzati!Andiamo Riddick, alzati!- lo spronò Carolyn. – Ho detto che sarei morta per loro non per te!-

“Non per me?”

- Forza! La navetta è a pochi passi…-

“Non per me? La mia vita non vale proprio niente?” L’orgoglio, quel suo stramaledetto sentimento, gli dette abbastanza forza per farlo rialzare, sovrastarla ancora una volta a dimostrazione che lui non aveva bisogno del suo aiuto… dell’aiuto di nessuno.

- Andiamo.- la voce di lei era tornata dolce mentre gli scivolava accanto per sostenerlo.

Lui allora fece un passo barcollando ma aggrappandosi anche con l’altro braccio alla donna ritrovò un parziale equilibrio.

“Non mollare ora! Dobbiamo sbrigarci perché il tuo sangue li attira…” gli ripeteva lei ogni volta che si sentiva tirare giù, troppo fragile per sostenere il peso di entrambi, ma per quanto tentasse di essere forte in cuor suo sapeva che non avrebbe resistito a lungo.

- Dai! Ci siamo quasi, un ultimo pass…Ahhhh!-

SPLASH!

Caddero a terra… e in una pozzanghera.

“Maledizione alla pioggia!” pensò con rabbia lei mentre con le mani che slittavano nel fango tentava di liberarsi del corpo dell’uomo su di se per recuperare la bottiglia scivolatagli via.

- Riddick…il piede…la bottiglia…- disse stiracchiandosi il più possibile. - …scusami ma…-

E così dicendo Fry appoggiò il piede libero sul fianco di lui e usandolo come perno fece forza sulla gamba imprigionata; tentò una volta, due, e finalmente alla terza, con uno strattone secco, riuscì nell’impresa.

- Ma si liberati di me.- gli fece con un filo di voce Riddick.

- Co…cosa?-

- Ci si lascia dietro la zavorra.- continuò lui facendo leva su un braccio per alzare il busto dal terreno. – Io al posto tuo lo farei.-

La bionda lo guardò con sconcerto. – Ma che stai dicendo? Ormai siamo arrivat…!-

- Arrivati dove?!- l’interruppe lui con un velato sarcasmo. – Guarda in faccia la realtà, io riesco a malapena a stare in piedi e tu per quanto ti sforzi non mi sei di nessun sostegno.-

- Temo che ti dovrai accontentare per il momento.-

- No Fry, non hai capito che tu sei un aiuto solo per quei mostri. Io sarò anche ferito ma se ci attaccano chi credi che prenderanno per prima?-

Lei deglutì nervosamente perché sapeva benissimo che aveva ragione. – Quello… quello che sanguina però sei tu…-

- Ma a questo si può rimediare.- e mettendosi in ginocchio fece scivolare il piatto della lama sulle dita come a voler affilare l’arma. – Voglio essere sincero con te e far bruciare l’ultimo barlume d’umanità che è in me: non ce la faremo mai ad arrivare a quella cazzo di navetta vivi senza evitare che qualche altro alieno ci piombi addosso… O almeno non tutti e due.-

- Ri… Riddick che stai dicendo?- chiese con tutto l’autocontrollo che aveva, ma il sangue gli si era gelato nelle vene quando aveva visto un bagliore sinistro negli occhi dell’altro.

Lentamente Carolyn spostò un piede indietro.

- Sto dicendo che io farò di tutto per salvarmi incluso dare a quei mostri un qualcosa di cui cibarsi per guadagnare tempo.-

- E quel “qualcosa” sarei io?- e nel mentre che lo disse lei fece un altro passo indietro.

- Hai detto che saresti morta per loro.-

- Ma….ma non per te!- I suoi occhi chiari lo guardarono con durezza, così come avrebbe voluto che anche le sue parole risuonassero nello stesso modo invece di essere uscite tremolanti dalle sue labbra. Un lieve sorriso compiaciuto comparve sul volto dell’assassino avvertendo la paura nascere in lei.

- Cosa c’è Carolyn? Non vuoi più sacrificarti affinché io riesca a riportare gli unici supertesti dell’equipaggio, sani e salvi, alla civiltà?- la quasi sbeffeggiò lui. – In un certo senso ai loro occhi diventerai un’eroina…-

- Smettila.-  un terzo passo fu fatto all’indietro.

- Pensaci bene…- cercò di persuaderla Riddick. -  Con la tua morte ti riscatterai per quell’attimo d’esitazione che hai avuto in cabina di pilotaggio, quando volevi sganciare anche il contener dei passeggeri per riportare il muso in assetto di volo…-

- Ti prego…- il quarto passo accompagnò la sua supplica.

- E loro ti perdoneranno il fatto che tu volevi condannarli a morte prima che si tentasse il tutto per tutto.-

- Basta!- urlò nervosamente lei urtando con il piede qualcosa che tintinnando spezzò la tensione tra loro dandole finalmente un attimo di respiro. Aveva raggiunto la bottiglia e quel fatto le diete abbastanza forza per rialzare la testa e guardarlo con fermezza.

- Tu stai cercando di fregarmi, di nuovo. – riuscì a dirgli senza sembrare una vittima. – Come puoi uccidermi se non ti reggi in piedi?-

- Ne si sicura?-

Allora Riddick affondò le mani nel terreno e facendo leva sulle braccia alzò prima un ginocchio, poi l’altro risollevandosi lentamente, senza un reale sforzo, come se fino a quel momento avesse recitato la parte del moribondo. Egli si erse davanti a lei come un gigante di ferro, imponente, dominandola dall’alto della sua massa di muscoli tesi e pronti a scattare alla minima terminazione nervosa, pienamente consapevole che l’aveva letteralmente inchiodata al suolo impossibilitata anche solo a muoversi senza che inciampasse nei propri piedi.

Le labbra della donna che fino a quel momento erano rimaste sigillate, si dischiusero per palare, dire una qualsiasi cosa che la ridestasse da quello stato d’ipnotismo nel quale era caduta, che non le permetteva neanche di tremare, ma quando stava per farlo un verso stridulo che riecheggiava nella pioggia li distrasse entrambi.

Riddick istintivamente ruotò gli occhi tutto intorno, pronto a scattare se solo avesse visto uno di quei mostri sbucare nel buio della notte. Però non successe niente allora ritornando su di essa si ritrovò una bottiglia fluorescente puntata contro.

Lui dopo un attimo d’esitazione se ne uscì con una risata sprezzante. – Che cosa credi di fare con quella?-

- No…non ti avvicinare.- gli intimò lei.

- Perché, altrimenti mi colpisci con “quell’arma”?- e a dispetto dell’avvertimento ricevuto lui mosse un passo nella sua direzione. – Sai che non basta del semplice vetro per mettermi fuori gioco.-

- Ho detto: non avvicinarti!- la voce della bionda si era fatta più acuta mentre manteneva costante la distanza.

- E se si rompe? Come farai a salvart…!-

- Riddick!- urlò di nuovo vedendolo finalmente arrestarsi dopo altri due passi.

“Perfetto…” pensò lui mentre calcolava che la distanza tra i due corpi fosse almeno di cinque passi, cinque maledettissimi passi che gli avrebbero consentito un’ offensiva anche in quelle condizioni.

- Coraggio Carolyn, attaccami.-

- Che generosità… - forse quel tono sarcastico era fuori luogo nella voce di lei.- Mi lasci la possibilità di provarci.-

- Sai, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme mi dispiacerebbe negarti quest’unica occasione.-

- Appunto per questo che da te non me lo sarei aspettat…!-

- Aspettato cosa? Questo volta faccia?- l’interruppe lui trattenendosi dal ridere una seconda volta.

-Te l’ho già detto che tu non mi conosci affatto.-

Era vero, lei non lo conosceva e sicuramente lui non glielo avrebbe mai concesso quel lusso. – Ma tu… tu sei tornato indietro con me…e io ho pensato che…-

- Che mi potessi manovrare a tuo piacimento?-

- No, non manovrarti…- Lei sentì un magone risalirle lungo la gola. – Ma ho solo pensato che potevo fidarmi di te.-

Silenzio. Lo sguardo dell’evaso divenne greve e profondo come un abisso più nero dell’oscurità circostante; con forza strinse la presa intorno al coltello e rimase immobile a fissarla, forse esitando, come se quell’ultima frase avesse ridato vigore alla sua flebile fiammella dell’umanità.

- Carolyn tu…-

- Tutti gli altri mi hanno messa sempre in guardia da te…-

- Tu sei…- tentennò l’uomo.

“Forse c’e ancora una speranza, una minuscola speranza di salvarsi… salvarsi entrambi!” pensò lei trattenendo il fiato. “ Ti prego…non far morire del tutto quella scintil…!”

- Sei così ingenua che è stato uno spasso plagiarti.-

La scintilla con uno scoppio si spense definitivamente dentro gli occhi chiari di Carolyn e allora venne sostituita da rabbia, delusione, odio e… paura. Sentì le lacrime risalirle e probabilmente una volta sbordate si sarebbero mischiate con le gocce d’acqua che le rigavano le guance… In una situazione così disperata nessuno l’avrebbe biasimata per quella debolezza… Ma, deglutendo a fatica, irrigidì lo sguardo fissandolo freddamente. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla tremante e in lacrime aspettare il colpo di grazia.

- Ti sei finalmente decisa a reagire.- gli fece lui intuendo il cambiamento d’umore.

La bionda non rispose ma si concentrò sulla lama del coltello dal quale cadeva un rivolo d’acqua.

- Dovevi dar retta agli altri.-

La bottiglia cominciò a traballare nelle bianche mani.

- Con un assassino è sempre meglio…-

La forza esercitata sulla lama aumentò facendo comparire un reticolo di vene lungo l’avambraccio. 

- … guardarsi le spalle!-

VVVVSSSSSSSSSS…

Un sibilo.

La bottiglia fluorescente si mosse fulminea dietro la testa di Fry.

Riddick caricò il colpo.

Il mostro alieno venne investito in pieno dalla luce a pochi centimetri dalla donna dimenando la testa per il fastidio.

Un qualcosa sfrecciò nell’oscurità sfiorandole la chioma bionda all’altezza dell ’orecchio.

E il coltello si conficcò nella gola del bioraptor.

Un grido acutissimo squarciò l’aria.

-Va via!- gli urlò lui cadendo su un ginocchio, in avanti, stringendo i denti mentre gli occhi fissavano la creatura dibattersi per il dolore; sbatteva le ali freneticamente cercando di ritrovare un equilibrio parziale mentre con un arto uncinato raschiava il suo stesso collo per togliere la lama.

Quello era il momento giusto per scappare!

La donna aiutandosi con le braccia incespicò sul posto, in quella stessa melma nel quale era caduta per evitare che l’artiglio alieno la sventrasse, e recuperando la bottiglia con uno scatto si alzò spiccando un salto nell’unica direzione libera per correre…ma…

Un colpo di coda la centrò nello stomaco facendole schiantare contro la parete dell’edificio e… KRASH!

Una cascata di pezzi di vetro e insetti semi morti le caddero addosso graffiandole la pelle delle braccia, delle spalle, delle mani…Una scheggia si era conficcata sullo zigomo destro, quasi vicino all’occhio e adesso stava rilasciando un'unica lacrima rossa.

La coda del mostro fremette eccitata captando il nuovo effluvio di sangue. E l’istinto lo fece balzare verso quella fonte che sapeva di fresco, di dolce e di quell’inconfondibile traccia di adrenalina che lo stava inebriando, gli confondeva i sensi e stimolava la sua sete… Se solo non ci fossero quei puntini di luce che gli impedivano di sbranare la preda…

Un “No!” gridato a pieni polmoni la ridestarono dallo stordimento appena in tempo per farla vedere il bioraptor avvicinarsi cautamente e allora il panico la prese, l’agitò, facendola  indietreggiare il più possibile a schiacciarsi contro la parete.

I suoi occhi, nei quali quelle macchie iridescenti riflettendosi si stavano spegnendo, erano sbarrati. 

Le mani bianche tastarono freneticamente il terreno cosparso di schegge scintillanti alla ricerca di un avanzo di lamiera, un sasso, una qualsiasi cosa che potesse usare per difenders… Ahi!

Un frammento le tagliò un palmo provocando una fuoriuscita di sangue.

La creatura aliena, sopraffatta dalla  nuova ondata, con un gesto rapido spostò un arto in avanti ma lo ritrasse immediatamente lanciando un grido di dolore.

Un nuovo odore, uno diverso da quello della pioggia o altro si diffuse nell’aria aleggiando come una filamento di fumo da quella stessa mano artigliata che si era ustionata, si era coperta di striature nere non appena aveva schiacciato uno di quegli insetti cangianti che si trovavano proprio al limite della “zona sicura”.

Ma certo,  in ogni deserto c’era dell’acqua… e dove c’era dell’acqua esistevano anche delle forme di vita che aveva sviluppato delle caratteristiche genetiche per difendersi!

- Non ti muovere!- gli ordinò il criminale con una certa durezza vedendola intenzionata a scappare da lì. – Resta nella luce!-

Le iridi azzurre come per riflesso saettarono da una parte all’altra, ansiosamente, con quella traccia di terrore che cresceva sempre di più a ogni attimo che quegli insetti decedendo stavano progressivamente affievolendosi.

Oltre di essi il predatore stava aspettando camminando come una fiera in agguato; la mano ustionata era rattrappita su di se stessa e veniva appoggiata con sofferenza.

- Riddick!- lo chiamò lei, pronunciò il suo nome con tutta la disperazione che aveva perché sapeva che l’altro, in quelle condizioni, poteva fare poco…O forse perché non avrebbe fatto proprio niente.

La sua arma, quella lama improvvisata da un triangolo di metallo e reso affilato, dopo essere caduta dalla membra del carnivoro era precipitata in una pozzanghera macchiandola di blu. Ed era rimasta lì, picchiettata dai proiettili che cadevano dal cielo, esattamente a metà strada tra loro.

- La luce! Usa il fluido sul vetro!- lui però preferì rimanere dov’era.

“Ma…ma essa sta svanendo!” disse a se stessa guardando gli insetti più lontani ormai sbiaditi in  crisalidi bianchicce e quelli che erano stati tranciati nella rottura del contenitore rilasciare scie di liquido fluorescente che si andavano a diluire nell’acqua. Il terreno sabbioso avidamente le stava risucchiando  riducendo drasticamente il confine tra la vita e la morte.

- Resta ferma…- disse lui tenendo sott’occhio il mostro che zoppicando si avvicinò alla donna.

Il bordo tagliente della lastra affondò un po’ di più tra le dita tremanti.

“Non ancora…Fry …”

Il bioraptor spalancò la bocca mostrando una chiostra di denti acuminati e taglienti.

“Aspetta…”

Il cuore di lei stava battendo all’impazzata.

“Aspetta!”

Finché anche l’ultimo insetto si spense lasciandola nel buio.

- GIù!-

Carolyn fece appena in tempo ad eseguire quell’ordine che un rumore secco e sonoro scaturì dall’impatto di un corpo solido nello stesso punto dove prima c’era stata la sua testa.

Un aspro suono alieno le si avvicinò rapidamente ma un “Destra!” da parte di Riddick la fece scattare proprio un attimo prima che un rumore di fauci si serrarono a vuoto.

“Calcio!” arrivò di seguito e il suo piede si mosse colpendo violentemente quello che le sembrò una specie di asta rigida, uno dei due ricettori del suono, che si allontanò sbilanciando il muso.

Uno strido. Lo sfregamento di unghie aguzze sulla lamiera e poi… Rumori di un corpo impantanato.

Uno sbattere d’ali accompagnò il verso riecheggiante che soffiò su di le, sembrò affievolirsi, fino a quando divenne un residuo nello scroscio dell’acqua.

Ma poi… Il ritmo della pioggia a un certo punto cambiò, si spezzò,  e qualcosa ostacolò le gocce nella loro caduta che in teoria l’avrebbero colpita sul busto.

“Possibile che sia giunta sotto un ripar…!” Una stilla, due, forse tre le precipitarono sul viso ma avevano una consistenza diversa, più dense nello scivolare via e viscide a contat…! Uno spostamento d’aria!

- Sinistra!-

Lei rotolò sfiorando un appendice tagliente che affondò nel terreno.

- ORA!-

E una linea di luce guizzò nelle tenebre incagliandosi in uno squarcio che sanguinava di blu.

SQQQUUUIIIIIIIIIIIIIIIIIIKKKKKKK!

Il grido disumano che esplose alla sua destra le perforò i timpani, la costrinse a tapparsi le orecchie e a serrare con forza le palpebre in un riflesso condizionato.

Anche Riddick assottigliò le sue ma non lo fece per la stessa ragione in quanto l’istinto l’aveva portato a schermarsi la vista; lì, esattamente dove lei aveva piantato il pezzo di vetro impiastrato di liquido fluorescente, una strana reazione stava avvenendo intorno alla ferita precedentemente aperta dal suo affondo.

Macchie…macchie nere erano comparse lungo i bordi frastagliati di carne e si stavano espandendo velocemente, aggredendo la pelle che si rattrappì, si spaccò e indurì come se fosse stata esposta alla luce diretta; strani rigonfiamenti, pulsanti ed estesi, affiorarono in grappoli compromettendo l’integrità dei tessuti, li deformarono fino a farli esplodere e sbriciolare come fuliggine nera.

E sotto quelle voragini erano esposti muscoli, nervi, cartilagini che si contraevano, venivano squassati da ondate di dolore  mentre dalla lacerazione il sangue luminoso, che si era mischiato a quello del predatore, stava disgregando i legami molecolari formandone altri e, come un veleno, si moltiplicava lungo i vasi con effetti devastanti.

Agli occhi di lui si palesarono linee viola, brillanti, che come delle radici si estesero arrivando ad intaccare il sistema nervoso compromettendo così le sue funzioni motorie. Infatti l’alieno si era buttato a terra, rotolava nella fanghiglia con spasmi che contraevano i polmoni spingendo in fuori tutta l’aria nel vano tentativo di gridare…però… dalla bocca uscivano solo suoni strozzai uniti a strani bagliori come se la laringe stesse andando in fiamme.

Già, perché era proprio quello che stava succedendo: il bioraptor stava bruciando dal di dentro… E più quel fuoco si espandeva nelle sue vene, più organi venivano compromessi finche raggiungendo il cuore con un ultimo bagliore più intenso degli altri, questo si compresse su se stesso spegnendosi definitivamente.

Un silenzio quasi innaturale invase il luogo mentre gli ultimi bagliori dal corpo ormai immobile si rifrangevano nelle pozzanghere.

- Riddick? -

La voce di Carolyn gli arrivò a ore due, molto vicino a dove era rimasto per tutto il tempo incapace di muovere un solo muscolo. Aveva speso tutte le sue energie per quell’ultimo lancio, l’estremo tentativo di avere una possibilità di cavarsela… cavarsela entrambi… ma le cose erano precipitate e forse era stato proprio un intervento divino ad aiutare la donna a fidarsi di lui. Certo, guidarla era stata una vera scommessa perché la sua prontezza di riflessi sarebbe potuta essere minore, ma era stato un bene che non avesse visto il mostro, specie nell’ultimo assalto, alzarsi sulla coda e sovrastarla dall’alto perché forse sarebbe rimasta pietrificata dal terrore.

Adesso però non gli serviva a niente che lei brancolasse nel buio e afferrandole la caviglia sinistra la bloccò al che la sentì inginocchiarsi.

Le dita bianche lo cercano a tentoni arrivando al petto dove oltre alle fibre della canotta anche la pelle aveva delle fenditure; lei le ignorò volutamente e continuando nell’esplorazione arrivò sotto il braccio facendoselo scivolare sulle spalle. – Coraggio, dobbiamo muoverci.-

Questa volta il ricercato non fece obiezioni  e fasciandogli la vita con l’altro braccio fece leva sulla gamba sana.

- AAAHH!- gemette la bionda e Riddick scostandosi vide un lungo taglio obliquo sul suo fianco destro. – è… è tanto grave?-

“Maledizione!” pensò lui deducendo che il predatore nell’ultimo attacco non l’aveva lasciata indenne… No, non era una ferita mortale ma, esattamente come per Jack, il sangue di una donna attirava quegli esseri più di qualsiasi altra cosa.

Infatti dei ben noti versi localizzatori riecheggiarono nella notte.

- Ascoltami Carolyn, devo recuperare il coltello.-

- Ma non c’è tempo…- protestò lei. – Devi guidarmi alla navet…!-

La sua voce si interruppe quando sentì un volteggio tutto intorno e allora aiutandolo lo portò verso l’arma. Tastando con il piede riuscì ad individuarla e lesta si chinò a prenderla ma sussultò sentendo qualcosa sfrecciare in alto, proprio su di loro.

“Carolyn!” l’incitò lui sentendo poco dopo il tocco gelido del metallo sul palmo; quello di lei che gli si era avvicina, quasi aggrappandosi a esso, era caldo nonostante tremasse per il freddo…O forse tremava di paura perché aveva esaurito tutto il suo istinto di sopravvivenza e si era rassegnata a morire su quel fottuto pianeta morto?

“Non cedere, cazzo! Non arrenderti proprio adess…!”... All’improvviso un rumore!

Riddick l’afferrò per un braccio e facendola ruotare se la ritrovò schiena contro schiena.

Passi brevi e celeri si stavano dirigendo da quella parte mentre nel cielo sibili sinistri planando giravano in tondo.

“Merda!” imprecò dentro di se lui mentre tese il braccio armato davanti a se. “Un attacco congiunto non ci volev…!”

FLASH!

Il fascio di luce investì in pieno la lama, guizzò sul filo e lo colpì direttamente nelle pupille riducendo per un attimo il suo campo visivo a un bianco totale. E in quella cecità abbagliante sentì quei versi alieni echeggiare in lontananza.

- Imam!- esclamò sconcertata Fry da oltre la spalla di lui. – Ma… dove? Come? Que…quella…-

- “Questa lanterna”? – l’arabo completò per lei la frase.- L’ho trovata dentro la navicella, nascosta sotto il sedile del pilota. A quanto pare i geologi non usavano solo la luce dei tre soli come fonte energetica.-

- Che…che cosa vuoi intendere Imam?- chiese d’impulso lei guardando l’oggetto in questione che a prima vista non differiva dalla forma che normalmente lo classificava come tale. Forse c’era qualcosa di anomalo all’interno della gabbia perché al posto del filo incandescente, o qualsiasi altro condotto dal quale usciva il carburante, c’era una specie di capsula che conteneva una sfera che irradiava luce come se fosse un piccolo frammento di stella.

- La lampada è alimentata a carbonato di calcio.- le spiegò l’altro.- La roccia calcare ne è ricca e se scaldata con una fiamma all’ossidrogeno si liberano dei gas che facilitano la combustione.-

- Ma… perché solo una? Se potevano usare la calce perché non utilizzarla per costruirne di più di queste lampade?- chiese lei.

- Per via della reazione chimica del materiale.- Questa volta a rispondergli fu Riddick.- Il carbonato di calcio ad alte temperature rilascia anidride carbonica e ossigeno che innescano una reazione esplosiva difficile da contenere… Ma quella squadra avanzata forse avevano ideato un prototipo.-

Le sopraciglia castane si corrucciarono mentre la mente della donna elaborava quelle informazioni portandola a chiedersi se a nascondere quella presunta “bomba” era stato Johns o Riddick; nel primo caso il cacciatore di taglie forse l’avrebbe usata contro il criminale, nel secondo probabilmente era stata destinata a lei dato che l’uomo non si faceva scrupoli a eliminare chi intralciava la sua latitanza. Con la coda dell’occhio sbirciò nella direzione dell’assassino cercando di cogliere un qualsiasi segno che gli confermassero quell’ipotesi… Lui però rimase immobile.

- Andiamo.- la voce ferma e decisa del pellegrino spezzò qualsiasi tipo di riflessione.- Più stiamo qui più siamo vulnerabili.-

Carolyn spostò lo sguardo a terra, ancora tentennante se fidarsi oppure no, perché come gli era stato detto prima con Riddick era sempre meglio guardarsi le spalle. E non poteva neanche appellarsi al fatto che l’altro aveva piantato un coltello nella gola del bioraptor e che poi l’aveva guidata nella sua cecità evitandole di finire a brandelli… Con lui non esistevano certezze e in un solo attimo tutto poteva essere rimesso in discussione.

- Fry il tempo…- l’ammonì di nuovo Imam.

Tuttavia lei decise di rischiare… di nuovo.

Ma era stata la scelta giusta? Questo continuava a ripetersi dentro se stessa mentre, con la lanterna in mano, seguiva Imam che trasportava l’evaso. E continuò anche dopo che salita su la navetta aveva sussultato quando  i propulsori, con le loro fiamme, si erano lasciati una scia di corpi carbonizzati e sbriciolati mentre decollavano.

Era stato allora, mentre sorvolavano una fascia di asteroidi, che Jack agganciandosi le cinture di sicurezza del sedile accanto a quello di Riddick, gli aveva chiesto che cosa avrebbero dovuto riferire sul suo conto nel caso avessero incontrato soccorso.

“Già…che cosa ci è permesso dire?” A dire il vero anche Imam se l’era chiesto.

Nella sua religione Abramo, quando gli era stato ordinato di sacrificare il figlio Isacco, per ben tre volte era stato tentato dal diavolo ma grazie alle direttive dell’arcangelo Gabriele, lo scacciò lanciandogli contro sette pietre. I suoi tre defunti figli, in quel vasto deserto che si estendeva per tutta la superficie del pianeta, avevano fatto la stessa cosa ma contro l’assassino credendolo l’unico male dal quale guardarsi… E questo era servito a salvarli?

Avrebbe potuto rispondersi che quella era stata la volontà del suo dio, che tutto quello che gli era accaduto faceva parte di un progetto molto più grande della sua comprensione. Fede, doveva averla anche in quel momento che carezzando la sua collana era stato interrotto dalle sue preghiere…

Ma la verità era che lui si era sentito come Abramo quando fu messo alla prova, anche lui in un pellegrinaggio, ma con l’unica eccezione che i suoi passi erano stati avvolti dalla nebbia. Il suo spirito aveva brancolato in quel bianco con incertezza, quasi con timore, perché in esso i suoi occhi l’avevano ingannato, gli avevano fatto vedere solo sagome sbiadite di quello che aveva creduto essere altro…E quando finalmente si era avvicinato a esse comprendendo ciò che erano realmente, allora era stato troppo tardi.

Suleiman… Hassan… Ali… Nessuno di loro era sopravvissuto…Erano stati presi da quelle mostruose creature che come diavoli erano stai vomitati dalle viscere dell’inferno.

Riddick era stato l’unico che in qualche modo era riuscito a ricacciarli in esso e per questo aveva conquistato la fiducia incondizionata di Jack; forse anche quella di Fry che l’aveva spinta a corrergli in aiuto…

Ma lui sapeva che il criminale non era diverso da quei cacciatori di sangue… no, non lo era… e come un diavolo nella nebbia egli celava le sue vere intenzioni lasciando vedere agli altri quello che volevano sul suo conto.

- Ditegli che non c’è, che Richard B. Riddick è morto su quel pianeta.-

La risposta dell’evaso però li prese tutti in contropiede e inevitabilmente i loro occhi lo guardarono.

 

* * *

 

L’immagine si bloccò, si cristallizzò sulle espressioni facciali di Jack, Imam e Carolyn  che guardavano il galeotto ognuno con uno stato d’animo diverso; ammirazione, dubbio, inquietudine.

Riddick si mosse. Camminò attorno alla lastra di cristallo che stava ancora proiettando l’immagine che si deformò,  si assottigliò fino a che divenne solo una linea lucente che lo colpì dritto negli occhi. Oltre le lenti scure le sue palpebre si chiusero per un attimo.

-Basta così…- disse all’improvviso la voce di Aereon, l’Elementale d’aria.- Grazie Valgas, adesso puoi smettere.-

Il frammento sospeso a mezz’aria fremette leggermente come se si stesse liberando di quelle particelle che lo componevano, le stava disperdendo nel vuoto che lo circondava, e man mano che si sgretolava l’immagine si rimpiccioliva finche non sparì completamente. Allora quelle particelle che aleggiavano si divisero, si fusero in quattro gruppi ben distinti per materia e colore che volarono a orbitare intorno a colui che rispondeva al nome di Valgas. 

Egli era un infante di otto anni, seduto a gambe incrociate al centro della grande sala circolare che presentava quattro aperture ad arco posizionate una per ogni punto cardinale; la quinta, un foro in cima alla cupola, proiettava su di esso un cono di luce che l’avvolgeva completamente e nel quale sembrava attingere.

Il bambino infatti aveva capelli chiari, chiarissimi, quasi trasparenti, che come molteplici prisma colpiti dai raggi solari li scomponevano facendo assumere alle sue chiome tutti i colori dell’arcobaleno; guizzanti ondate di luce che cambiavano a ogni minima corrente d’aria. La carnagione lattea del viso, dei piedi privi di calzari, delle mani giunte a formare una specie di otto orizzontale spiccava in modo impressionate accostata alla casacca color indaco che indossava e che era in tinta con i pantaloni.

I simboli dei quattro elementi… terra, acqua, aria e fuoco… ruotandogli intorno proiettavano sul suo viso ombre e luci che sembravano alterare i suo tratti delicati, paffuti e privi d’imperfezioni che caratterizzavano l’innocenza dei suoi anni e la purezza che era insita in lui per via dei suoi geni.

Era un Elementale d’etere, uno dei pochi che era nato dopo diverse generazioni, e come tale aveva la capacità intrinseca di plasmare la materia.

- Uhmmm… Avevo sentito che gli Elementali utilizzavano un super computer per fare i loro “calcoli”…- disse il furyano muovendo ancora qualche passo. - Comunque bel trucchetto.-

Il “trucchetto” in questione apparentemente non si scompose rimanendo con gli occhi chiusi ma un accennato crepitio si percepì quando il simbolo del fuoco gli deambulò davanti.

- è l’Everstean che analizza i dati che provengono dall’universo.- gli rispose Aereon.- Ma avvolte più delle parole è congeniale vedere con i propri occhi, non trovi Riddick?-

Lui non rispose ma girandosi verso un’apertura si distrasse a guardare il paesaggio; un’immensa città-stato si estendeva tutto intorno ove l’architettura si era integrata con la natura, ne aveva copiato a volte le forme, ma per la maggior parte era stato un lento e graduale passaggio tra ciò che la mano dell’uomo aveva costruito e quello dal quale ne aveva tratto insegnamento. E su di essa nel cielo perennemente sfumato dai toni della sera a quelli dell’alba, era possibile intravedere tra le nuvole scintillii bianchi e accecanti.

“Questo posto non fa per me…” pensò l’uomo emettendo un solo basso suono gutturale.

Quintessa era il pianeta natale degli Elementali, una razza di umani che avevano integrato nel loro DNA le particelle che componevano i quattro elementi naturali più “l’etere” che essendo fatto di spirito permeava in tutte le cose. Seguaci di Platone, essi erano preposti al mantenimento dell’equilibrio e delle forze che partecipavano a formarlo arrogandosi così il diritto di scandagliare gli impulsi che giungevano da tutto l’universo e che, convertiti in dati, venivano utilizzati per calcolare le probabilità che un evento potesse accadere o no; per questa errata credenza di “proferire” il futuro, il loro consiglio era tenuto in grande conto e, qualora era ritenuto necessario, un ambasciatore che si invischiava in un conflitto aveva la capacità di influenzare in modo decisivo il suo andamento… asserendo però che tale compito era svolto nell’assoluta neutralità.

- Inoltre, la mia gente di rado viaggia nelle profondità dello spazio se non per stretta necessità…-Parlò di nuovo la donna vestita di bianco.- E per la loro incolumità agli Elementali d’etere tale prerogativa è vietata fino al raggiungimento di una certa età.-

- Allora dovrei sentirmi onorato… - Se ne uscì lui con sarcasmo come se non si rendesse pienamente conto che era ancora più raro che ai rappresentati di altre razze fosse concesso il permesso di mettere piede in quei luoghi. – Ma pensavo che il mio compito fosse solo quello di “freddare” un pazzo fanatico religioso.-

Le palpebre del bambino si dischiusero leggermente lasciando intravedere iridi colorate di quelle che sembravano pezzi di ruote cromatiche simili alle sue chiome.

Aveva sentito menzionare il nome di Riddick per la prima volta quando era comparsa la minaccia dei Necromonger e la profezia inerente a un furyano che ne avrebbe arrestata l’avanzata. Normalmente se la sua gente eleggeva un paladino a difesa dell’equilibrio esso se ne assumeva la responsabilità e si comportava di conseguenza. Ma quell’uomo aveva dimostrato di possedere un concetto morale diametralmente opposto alla maggior parte dei mondi che aveva salvato.

Assassino… Carcerato… Fuggiasco… Questi erano solo alcuni degli appellativi che lo descrivevano e non era stato difficile credere che era stato necessario mettere una taglia sulla sua testa per riuscirlo a ritrovare e persuaderlo ad adempiere al suo destino. Lui però aveva voltato le spalle dichiarando che quella non era la sua guerra.

Le notizie che trapelarono dopo quel rifiuto erano state molte e discordanti tra loro; c’era chi disse che non batté ciglio quando Imam, uno dei due sopravvissuti con lui al naufragio dell’ Hanter Gratzner su un pianeta morto e da quest’ultimo essere riuscito a decollare via, fu ucciso brutalmente durante l’attacco dell’armata Necromonger su Helion Prime; chi disse che fu per vendetta che duellò contro Irgun, il maestro d’ascia, conficcandogli nel petto il coltello che quest’ultimo aveva piantato dietro la schiena; e infine si vociferò che quando il Lord Marshal gli propose di entrare nei suoi ranghi egli lo usò come diversivo per prolungare la sua latitanza.

Ma qualcosa andò storto… forse il fatto che venne fuori che era uno dei sopravvissuti al genocidio perpetuato ai furyani trent’anni or sono… e lui fu costretto ad abbandonare anche quel pianeta.

Lo videro essere preso prigioniero da una banda di Merc, una capitanata da un certo Toombs, che lo trasportò verso un carcere di tripla massima sicurezza situato nelle viscere di Crematoria, un pianeta così vicino al sole e con una dispersione termica talmente alta che il ghiaccio che si formava durante la notte evaporava in un lampo durante il giorno quando l’ondata di aria bollente, come un vento, bruciava la superficie.

Valgas seppe dall’Elementale d’aria che in quella prigione c’era rinchiusa l’altra superstite al massacro dei bioraptor: una ragazza, Kyra, che all’epoca dei fatti si era fatta scambiare per un dodicenne di nome Jack. Dei motivi per cui lei, dopo essere stata lasciata su New Mecca con Imam circa cinque anni prima, era finita nel braccio della morte e del perché il criminale sembrava avere una qualche “responsabilità” nei suoi confronti, il bambino non lo seppe mai perché la sua maestra Aereon era stata a sua volta imprigionata sulla nave da il Lord.

Però intuiva che in qualche modo la visione di prima era connessa, era da ricercare in essa, altrimenti perché, tra le molte alternative che esistevano, mostrargli proprio quella?

- Ponendo fine alla vita di Zhylaw “ The Last”, colui che poi divenne il sesto Lord Marshal, hai ristabilito l’equilibrio in questo verso…- la voce della donna si intromise nei pensieri dell’altro Elementale. – E tutto quello che ne derivò da questo è solo la reazione che si contrappone all’azione.-

- E dovrei accettarlo per “fede”? Per quel merdoso detto che recita che “ciò che uccidi rimane a te”?- Riddick però non aveva la minima intenzione di accollarsi altre responsabilità.

Gia, perché nonostante il furyano avesse ucciso Lord Marshal, a seguito di un duello dove aveva rischiato di perdere la sua stessa anima, egli non l’aveva fatto per smania di potere. No, uno della sua razza, orgoglioso e sprezzante fino alla fine, non aveva bisogno di un oscuro e terribile esercito per affermare la sua supremazia né tanto meno di folle osannanti di convertiti.

“Non mi frega niente di quel fottuto trono! Che sia qualcun’ altro a guidare questa cazzo d’invasione che voi chiamate crociata… Io mi affido solo a me stesso per uccidere.” Questo aveva dichiarato Riddick davanti ai Necromonger che si erano inginocchiati ai suoi piedi e che al sentire tali parole levarono un  mormorio di dissenso comune; primo fra tutti lo fece Vaako, il generale che più di una volta aveva tentato di lentizzarlo e purificarlo, e che per ironia della sorte aveva favorito la sua ascesa al potere.

- Allora fallo per lei…- se ne uscì all’improvviso Aereon.- Per non rendere vano il suo sacrific…!-

- Non provare a usarla.-

La voce dell’uomo, bassa e dura,  si sovrappose all’altra investendo il simbolo dell’acqua che si increspò come se la sua massa fosse stata colpita da una raffica di vento.

-Non era mia intenzione…- dichiarò l’altra. – Del suo triste fato io ne ero all’oscuro quanto te.-

-Kyra non doveva essere lì, sulla basilica.- disse più a se stesso che ad altri. – Anzi, lei non sarebbe dovuta neanche finire a Crematoria.-

- Pensi che Lord Marshal non l’avrebbe cercata lo stesso?- chiese la bianca donna.- Ricordati che in quel carcere ha forgiato il suo carattere che le ha permesso di non soccombere completamente alla conversione e di ferire il Lord proprio quando ne avevi più bisogno.-

- E questo le è stato fatale…- concluse lui con una nota nella voce che sapeva di rammarico.

Già…Kyra era morta. L’aveva vista spegnersi tra le sue braccia dopo che gli aveva confessato che non l’aveva mai dimenticato nonostante tutta la rabbia che aveva provato verso di lui.

“Sarebbe stato meglio se anche lei fosse morta su quel pianeta…” pensò il furyano. “… come Fry…”

Carolyn Fry, quel nome lo stava tormentando ormai da troppi anni e non era servito a niente seppellirla nel ghiaccio di UV-6 durante le notti insonni quando, lontano da tutti e tutto, si era illuso che finalmente aveva trovato la libertà…o quello che più gli si avvicinava.

- Perché quella visione?- domandò all’improvviso lui costatando che, per un capriccio del destino, quella donna bionda sembrava dover svolgere ancora una parte nella sua vita.

Anche Aereon lo intuì e di fatti non tardò a rispondergli. – Ciò che ti ho mostrato corrisponde al tuo desiderio di sapere come sarebbero andate le cose se fossero state diverse.-

Lui corrucciando le sopraciglia la guardò, vide il suo essere visibile scomporsi in alcuni punti quando una folata di vento la sfiorò.

-Va bene, supponiamo che sia così…- Era vero, lui l’aveva posta quella domanda anche se non a voce.- Non sarebbe stato più logico se mi avessi mostrato cosa sarebbe successo se Kyra non si fosse intromessa nel duello? Se rimaneva con Imam? O meglio ancora se non si sarebbe mai imbarcata sul cargo spaziale?-

- Logico certamente, ma altamente improbabile.- c’era una certa nota di rimprovero nel tono della donna come se stesse introducendo un nuovo allievo alle basi del suo sistema di calcolo. – I dati a nostra disposizione vengono inseriti in un sistema a incrocio e comparati con le altre opzioni si procede all’esclusione sia per difetto che per eccesso. –

-Mi sembra di averti già detto una volta che con me devi far finta di parlare con un recluso…- Però Riddick non era uno studente e anzi, a dispetto di quello che aveva sarcasticamente detto, aveva una mente acuta.- In pratica mi stai dicendo che quella visone era l’unica possibile?-

- No, quella con la percentuale più alta qualora si fosse verificata.-

- Nel mio ambiente con i “se” non si sopravvive.- gli rispose a tono lui invertendo le parti dietro un’ipotetica cattedra. – E comunque non sarebbe cambiato un bel niente. Carolyn poteva piangere e supplicarmi quanto voleva ma io Jack…Kyra (o in qualsiasi altra cosa si fosse trasformata) l’avrei lasciata. L’avrei fatto con chiunque a prescindere da ogni “possibile” situazione.-

- Oh, ma su questo non c’è ombra di dubbio…- rispose tranquillamente l’Elementale d’aria. – Così come sono sicura che Carolyn non l’avrebbe abbandonata o almeno non glielo avrebbe permesso il suo senso di colpa.-

Un bagliore attraversò gli occhi dell’uomo che finalmente aveva capito quale era il punto focale di quella conversazione: Carolyn non era importante per lui ma lo sarebbe stata per Kyra.

- Un’ esperienza traumatica come quella, essere continuamente braccati dalla pericolo, inevitabilmente crea un legame tra coloro che l’hanno condivisa.-

- La mia vita è sempre stata un pericolo continuo.- rispose lui all’affermazione precedente della donna. – L’unica differenza che ci sarebbe stata era che a finire in prigione sarebbe stata Fry al posto di lei.-

“ E se così fosse stato tu cosa avresti fatto, Riddick?” il pensiero era scaturito naturalmente e l’aveva portata a guardare con più intensità l’altro cercando di cogliere un qualsiasi impercettibile segno che gli facesse capire cosa gli passasse per la mente.

Egli infatti era immobile. La sua figura, ombrosa e imponente, si stagliava netta contro il paesaggio dai delicati toni pastello che si poteva scorgere oltre l’arco; il suo mantello scuro l’avvolgeva dalle spalle fin sotto il ginocchio arrestandosi bruscamente in orli frastagliati che di tanto intanto ondeggiavano per effetto di dita invisibili che lo lambivano.

- Non per me…- se ne uscì lui dopo un lungo silenzio.- Aveva detto che non sarebbe morta per me… quindi perché l’avrei dovuto fare io?-

- Forse perché in questo verso lei l’ha fatto.-

Le parole di Aereon, anche se fatte di onde sonore, lo colpirono come un pugno nello stomaco.

- Questo però non implica che l’avrebbe fatto se fosse sopravvissuta… Probabilmente non ce l’avrebbe fatta in carcere… E se per un caso fortunato fosse riuscita a scappare da Crematoria sarebbe caduta sotto la conversione dei Necromonger…- Riddick si prese un altro silenzio per pensare.- No, neanche il suo forte istinto di sopravvivenza l’avrebbe aiutata…-

- Dimentichi la su umanità, Riddick…- si intromise l’altra.- E comunque più si moltiplicano le eventualità più ci si allontana dal ver…!-

- Cazzate!- L’esclamazione di lui, quell’uscita quasi urlata con rabbia, fece calare un nuovo silenzio denso di tensione.

La donna sentì un brivido gelido lungo la schiena quando l’assassino si tolse gli occhiali mostrando occhi feroci, che lanciavano bagliori sinistri, e la fissavano intensamente sfidandola a ribattere con un altro “se”.

Tuttavia il tono calmo stridette con lo sguardo di poco prima. - Quando a quel… Zhylaw… è stata rifilata quella lettura dei tarocchi, quello bevendosela ha fatto di tutto per scongiurare la minaccia… Che se non sbaglio per la tua gente significa ridurre drasticamente la percentuale di probabilità che il suddetto evento si verifichi.-

L’interpellata fece solo un lungo sospiro.

- Però, Aereon,  questo non ti ha impedito di sguinzagliarmi dietro i Merc per stanarmi affinché lo facessi fuori…-

- Noi Elementali ci siamo prefissati il compito di preservare l’equilibrio del cosmo e di usare tutti i mezzi a nostra disposizione.-

-Interessante… - commentò semplicemente lui.- Quindi anche voi credete nei miracoli…-

- Un miracolo non si può calcolar…!-

- Allora dimmi quanto c’è di vero in quello che dici!?-

Di nuovo parole urlate uscirono dalla bocca di Riddick , con più forza, e questa volta non avrebbe accettato risposte condite da filosofia.

Lei trattenne il fiato consapevole di ciò ma, alla fine dovette rifilargli proprio una di quelle. - Se del vero c’è nelle mie parole è solo quello che si percepisce come tale.-

- E… e questo che cazzo significa?-

- Che la verità è quella che tu vuoi credere.-

Uno scatto, lampante e improvviso, accompagnò la comparsa di una lama tra le dita del furyano che istintivamente aveva alzato la guardia. Una voce diversa da quella femminile, ma simile per via delle corde vocali ancora non del tutto sviluppate, irruppe con quell’ultima frase.

Riddick girandosi verso la direzione dal quale era scaturita quell’intromissione incrociò due occhi che dal rosso sfumavano al violetto passando per tutti gli altri colori come se fosse la corolla di un fiore ove ogni petalo era diverso dall’altro.

Quegli occhi appartenevano al bambino e infatti era stato lui a far sentire per la prima volta la sua infantile voce.

Tre dei quattro simboli vorticarono velocemente fondendosi tra loro mentre il triangolo del fuoco convertendosi in una fiamma si frappose tra l’Elementale d’etere e la nuova aggregazione di particelle che stava mutando assumendo nuove forme.

- Il precedente Lord Marshal aveva chiesto un responso, uno che non gli era favorevole… - esordì Valgas e nel mentre che lo diceva sul muro si erano proiettate ombre che avevano l’intento di riprodurre la scena. – Lui prese per vero ciò che udì e così inizio a perseguitare un intero popolo fino a portarlo sull’orlo dell’estinzione finché non si scoprì che c’era ancora un ultimo superstite e gli comparve davanti…-

Le piccole dita si mossero a formare dei simboli e allora quelle sagome nere sulla parete di pietra si animarono, presero a duellare tra loro rievocando il punto saliente della vicenda.

- Compiendo la profezia.-

Concluse l’infante e uno dei due guerrieri d’ombra all’improvviso prese il sopravvento sull’altro, lo piegò ai sui piedi e salendo sul suo trono tramutò i suoi tratti nel profilo di Riddick.

“Uhm!” questo esclamò lui alla fine di quel teatrino nero che aveva contorni sbiaditi e tremolanti.

- Mi stai dicendo che se io mi convinco del fatto che quella bottiglia si sia rotta allora quegli insetti veramente uccidono i mostri alieni?-

- Se tu lo crederai possibile…-

- Peccato che a me non interessi ritornare su quel fottuto pianeta per verificarlo!-

Gli occhi del bambino ruotarono di lato guardando l’uomo e già la sua bocca si stava aprendo per replicare ma un richiamo della sua maestra lo fece desistere.

- La verità assoluta ci è preclusa perché non possediamo ancora i mezzi per vederla nella sua integrità.- disse la donna riprendendo la parola.- Ciò che possiamo fare è vagliare tutte le variabili e cercare un possibile riscontro in esse… Quindi nella visione di prima, nessuno può sapere con certezza che sarebbe finita così, tuttavia parte di essa ci svela qualcosa che…-

- Ignoravamo...-

La voce dell’uomo si spense in un sussurro comprendendo finalmente che quelle ombre sulla parete erano solo le manifestazioni approssimative di cose che nella realtà erano lontane, oltre le proprie spalle, perché se si volevano comprendere veramente ci si doveva girare, avvicinarsi a loro, e aver il coraggio di guardare nella luce.

E lui diventava cieco in essa.

- Dimmi Riddick…- Aereon lo chiamò. – Che cosa hai intuito nella visione di prima?-

“Giusto, che cosa ho visto?” ragionò nella sua mente. “ Devo prender per buono il sangue velenoso degli insetti?La fiducia eccessiva di Carolyn in me?O la lampada alimentata a calc... ‘fanculo! Ne avevo trovata una sepolta nella sabbia davanti alla sala carotaggio ma era rotta! Ma se solo ci fosse stato più tempo per…per…”

- ... Per analizzare le altre apparecchiature abbandonate dai geologi?-

Questa volta fu la donna a tramutare nella realtà il pensiero del furyano, come se gli avesse impunemente letto nella mente, rischiando così di scatenare la leggendaria “ira” della sua razza.

Lui infatti aveva stretto la presa intorno alla lama, l’aveva fatto con tanta forza che le nocche erano sbiancate tendendo la pelle su di essa che sembrò essere sul punto di spaccarsi; sotto la maglia nera in bella vista i muscoli possenti del suo petto si alzavano per via dei polmoni che si stavano riempiendo d’ossigeno; la bocca, una linea dura, dopo un po’ si spezzò modificando la posizione delle labbra pronte ad modulare l’aria in suoni… ma… all’ultimo trattenne il fiato.

La fiamma sospesa davanti al bambino si agitò catturando la sua attenzione mentre l’aggregazione fatta di acqua, terra e aria variava nuovamente assumendo le forme di un burattino messo in controluce.

“No, non lei…” disse a se stesso Riddick vedendo macchie di vari toni cromatici armonizzarsi in linee delicate e morbide di un corpo femminile. “Non…Carolyn…”

Ma su quella parete comparve proprio lei, riconoscibile nell’esile figura, nella fragilità delle sue forme affusolate e in quel suo profilo inconfondibile, quasi quello di una bambina innocente…

I piedi di lui si alzarono automaticamente avanzando, lentamente, verso quell’ennesima fittizia immagine. Passo dopo passo la sua ombra, che all’inizio era solo un deforme disco sotto di esso, si allungò, scivolò dal pavimento inerpicandosi sulla roccia fino a quando non l’affiancò in quella specie di teatrino.

Allora la falsa Carolyn protese una mano, aperta, come un’offerta.

La donna bianca, quella reale, sgranò leggermente gli occhi quando vide un’altra mano, più grande, intensa nel nero e definita nei contorni, muoversi piano, con incertezza, quasi che temesse di sfiorare le piccole e sfuocate dita che si trovavano a pochi centimetri.

Ma i centimetri presto divennero millimetri e dopo ancora furono pigmenti sgranati che stavano per toccarsi… congiungersi… fonders…!

KLANG!

Accadde in un secondo, e nell’arco di esso, una lama manovrata dall’altro braccio era sbucata dal mantello saettando a conficcarsi nell’ombra di lei. Il rumore della crepa che si apriva nella pietra sembrò riprodurre il suo cuore che si spaccava.

- Lei è morta…-  disse lui con tono spettrale. – Così come lo sono Imam e Kyra.-

Il silenzio quasi innaturale che avvolse quella verità sembrava destinato a durare a lungo; Aereon era rimasta impietrita, trattenendo il fiato, di fronte a quell’inaspettato affondo, un’ evenienza  che sballava i suoi calcoli.

Anche Valgas era rimasto sconvolto e aveva interrotto il contatto con i quattro elementi rendendo labile la sua padronanza su di essi; infatti si stavano slegando sciamando nei tre gruppi distinti. Sulla roccia tale fenomeno era rappresentato da striature di pulviscolo che aleggiavano intorno alla sagoma dell’uomo, la intersecavano, la deformavano e suggerivano l’illusoria allegoria di un diavolo nella nebbia che aveva aspettato in agguato la pecorella smarrita per tentarla e prendergli l’anima.

Un luccichio, fiamme rosse che si districavano, corse lungo il filo della lama rimasta incastrata.

Lui però non sembrò intenzionato a recuperarla e anzi, rimettendosi gli occhiali che usava come protezione per la vista, si girò dall’altra parte percorrendo con ampie falcate la distanza che lo separava da uno degli archi.

I giochi era finiti. L’Elementale d’aria lo sapeva ma aveva tentato comunque di giocarsi l’ultima carta per fargli accettare quella sua nuova “missione” e scongiurare così che un nuovo dittatore con i paraocchi piantasse le sue icone di conquista su altri pianeti.

Ma aveva fallito…

Kyra con la sua morte aveva smesso di alimentare quella piccola fiammella d’umanità e lui nonostante avesse provato a proteggerla arrivando perfino a ustionarsi, aveva assistito alla suo ultimo fioco bagliore prima che fosse inghiottita dall’oscurità. E l’aveva accettato. Per questo il fantasma della ragazza apparentemente non lo turbava: aveva fatto il possibile per salvarla.

Ma con Carolyn, quella donna che si era sacrifica per lui, le cose assumevano un’altra piega.

Anche lei gli era stata strappata dalle sue braccia e, come all’altra gli era scivolata una sola e amara lacrima, la bionda gli aveva donato quel suo sorriso accennato che però non era mai esploso…

Ed era questo che lo tormentava!

Era lei che aveva acceso quella scintilla.

Lei era tornata a prestargli soccorso.

Lei era stata presa da uno di quei maledetti alieni!

E non l’aveva vista venir dilaniata…ma…semplicemente sparire nella notte e nella pioggia.

Si, lui la odiava… Perché gli avrebbe ricordato sempre l’errore di quell’unica concessione.

“Riddick?” il richiamo di Aereon lo bloccò sul primo scalino. Oltre di esso c’era un altro salto nel vuoto, un viaggio che l’avrebbe portato di nuovo lontano e chi sa per quanto tempo.

- Vuoi sapere che cosa ho visto?- Però lui decise di trattenersi per un attimo, un’ ultima spiegazione, e di profilo la guardò con la coda dell’occhio da oltre la sua spalla sinistra. – I legami non fanno per me. Non può che finire male se stringi troppo con qualcuno…Ma d’adesso… non succederà più.-

Il bambino allora si diresse all’apertura, si mise accanto alla sua maestra e lì mostrandosi ai raggi del sole seppe che i suoi capelli erano divenuti puri filamenti di luce.

Il vento che si incanalava in quel passaggio aveva disperso parte dei capelli bianchi che incorniciavano il viso della donna, del suo abito candito e morbido come una nuvola e del suo mantello che svolazzava impalpabile dietro le sue spalle come se volesse tramutarsi in un paio di ali. Ali che forse l’avrebbero fatta librare nell’aria e raggiungere il furyano per un ultimo accorato appello in difesa dell’equilibrio.

Ma Aereon sapeva che sarebbe stato inutile… Lui aveva deciso di non credere…E quello che poteva fare era guardarlo andare via da solo, con il suo fardello di rabbia che l’aveva reso più simile a un animale… un predatore spietato senza più umanità.

- Un momento…- vociferò all’improvviso Valgas.- Non ha neanche detto “addio”.-

Le palpebre si chiusero una, forse due volte su gli occhi celesti prima che le labbra si contrassero in un sorriso accennato, a metà tra la speranza e l’incerto.

- Se è così…- parlò infine Aereon guardando sempre davanti a se.- Allora c’è una possibilità che lo rivedremo. -

 

Fine

 

  
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