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Autore: Sorrymusicjunkie    22/02/2011    0 recensioni
"Quando la vita ti offre un’opportunità la cogli al volo, no? Beh, io ho colto la mia, al 'volo' letteralmente parlando, ed in questo momento mi trovo su un aereo che mi porterà a Londra."
La vita di Elize, che riesce, dopo anni, a coronare il suo più grande sogno, trasferirsi a Londra. Lì la vita di certo non è facile, ma insieme alla sua amica Step, la nostra protagonista ha intenzione di viversi al meglio il suo sogno.
Ma esso non includeva anche un amore travolgente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                Falling in love in London.

Quando la vita ti offre un’opportunità la cogli al volo, no? Beh, io ho colto la mia, al volo letteralmente parlando, ed in questo momento mi trovo su un aereo che mi porterà a Londra.

Una voce squillante annuncia più volte, in diverse lingue, l’imminente atterraggio, e invita gentilmente le persone ad allacciare le cinture. Seguo i consigli della donna e allaccio la cintura, decisamente agitata e con le mani tremanti. E’ il mio primo, ed ultimo si spera, volo, e non sono mai stata così preoccupata, ma l’idea di essere ormai a Londra mi rallegra e mi aiuta a sopportare la voglia di vomitare che mi viene ogni tanto.

Guardando fuori dal finestrino, noto la terra e i grattacieli avvicinarsi sempre più, fino a diventare immensi, e a farmi sentire di nuovo piccola, quasi come una formica. Il mal tempo non mi sorprende, ma la pioggia già detesto, anche se in verità non l’ho mai amata particolarmente, forse perchè influenza il mio umore, e anche i miei occhi, che tendono a cambiare colore insieme al tempo.

Le hostess invitano i passeggeri ad uscire, senza fretta e facendo attenzione a non farsi male, e fanno quasi innervosire, per quanto sono lente e ripetitive.

Slaccio la cintura, prendo la mia borsa e comincio a dirigermi verso l’uscita, insieme ad altre persone che come me sono impazienti di uscire.

Dopo circa mezz’ora riesco finalmente a recuperare la mia valigia e a uscire dall’aeroporto. Appena fuori la pioggia mi invade e sfortunatamente mi bagna da testa a piedi, con lo sguardo cerco la mia amica Step tra la folla.

Step, o meglio Stephane, è mia cugina, e anche una carissima amica.

Stephane è un nome prettamente maschile, ed è stata chiamata così da suo padre, che avrebbe preferito avere un maschio, da crescere tra calcio e lezioni di chitarra, tra birra e partite di rugby. E anche se lui ha sperato tanto fino all’ultimo, è nata lei, una ragazza che di maschile non ha niente, odia il calcio e la birra, non sopporta le partite di rugby e non suona la chitarra, al contrario ama fare shopping, cantare e uscire il sabato sera. Forse l’unica cosa che suo padre è riuscito a trasmetterle è l’amore per i Guns N’ Roses, per Slash in particolare, e per gli assoli di chitarra.

Step ha un viso sottile e delicato, gli occhi azzurri, a volte grigi e altre blu, la fanno sembrare una bambola di porcellana, estremamente delicata, anche se non è affatto così. Le labbra sono sottili, il labbro superiore è leggermente più gonfio rispetto a quello inferiore, che è poco accentuato, ma tutte e due sono costantemente ricoperte da uno strato di rossetto rosso, che accentuano ancora di più il suo aspetto da bambola. I capelli castani, che d’estate si schiariscono fino a diventare quasi biondi, sono ricci e indomabili. Anche se, a prima vista, può sembrare una ragazzina snob che non ha voglia di perdere tempo con gli altri, non è affatto così. Conquistarsi la sua fiducia non è facile, ma conoscendola diventa estremamente dolce e gentile, e può sembrare stupida a volte, perchè non riesce ad accorgersi quando qualcuno la prendere in giro, ma è semplicemente ingenua e tenera.

‘Elizee!’ grida lei vedendomi finalmente, e senza pensarci due volte molla l’ombrello per saltarmi addosso facendomi quasi cadere ‘Mi sei mancata, tesoro, come sei cambiata, meno male che sei qui, così passeremo un po’ di tempo insieme. Come stai? Com’è andato il viaggio? La città come ti sembra?’ la bionda si mette a parlare a vanvera, senza darmi un attimo di tregua.

‘Step calmati, una domanda alla volta. Prima di tutto, sono contentissima di rivederti, la vita giù era così noiosa senza te.’ E pure io la stritolo in un abbraccio ‘da koala’.

‘Mi devi raccontare tutto quello che è successo da quando sono venuta l’ultima volta, per filo e per segno, senza dimenticarti i particolari.’ Mi dice con un sorriso a trentadue denti, e cominciando a camminare verso la macchina con cui è arrivata, che più che macchina sembra una limousine, ma non mi stupisco più di tanto, conoscendo i suoi genitori.

Il padre di Step fa il dottore nel più rinomato ospedale di Londra, mentre la sua matrigna fa la stilista. I suoi genitori hanno divorziato circa sei anni fa, e mentre suo padre è qui, sua madre si è trasferita in Italia, a Milano, dove fino a ieri abitavo anche io.

In dieci minuti arriviamo davanti a casa sua, una villa di tre piani, per niente modesta.

‘Dai vieni, ti faccio vedere la tua camera.’ Mi grida dall’entrata, sempre sorridendo, e io, dopo aver preso in mano la mia piccola valigia, corro in casa e la seguo fino al secondo piano, che è un lungo corridoio verde acido, un po’ come quelli degli hotel, solo che è grande il doppio, con qualche porta ogni tanto, tutte in legno. In fondo ad esso c’è una porta, sempre in legno, piuttosto grande, che la mia amica apre.

La stanza è decisamente troppo grande per me, che sono abituata ad averne una molto modesta. Le pareti di essa sono azzurre, ma già ricoperte quasi completamente di foto mie e di Step, al centro della stanza c’è un grosso letto munito di coperte anch’esse azzurre, ai lati, ci sono due comodini in legno molto probabilmente pregiato. Appoggio la valigia sul letto e la apro, insieme alla mia amica cominciamo a sistemare i vestiti nell’armadio bianco che si trova vicino all’unica parete libera della stanza. Sistemo poi i pochi libri che ho portato con me su uno dei due comodini, e sull’altro la foto incorniciata dei miei genitori.

Qualcuno bussa improvvisamente alla porta, e da dietro essa appare una donna di mezza età con un vestito molto simile a quello di una cameriera.

‘ La cena è quasi pronta, Signorina Stephane.’

‘Ma Maria, quante volte ti ho detto che non mi devi chiamare Signorina? Arriviamo subito comunque.’ Step sorride alla donna, che le accarezza la guancia, con fare quasi materno.

Quando Maria è ormai andata via, Step mi dice ‘ Elize, che ne dici se ‘stasera ti faccio vedere la città?’

‘Mh, la città o i suoi locali?’ chiedo con fare sospettoso, e conoscendola posso già immaginare la risposta, ma non mi spiace di certo fare un giro.

‘Facciamo metà e metà?’ risponde poi scoppiando a ridere, e io insieme a lei.

  
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