Quando
la vita ti offre un’opportunità la cogli al volo,
no? Beh, io ho colto la mia, al volo letteralmente parlando, ed in
questo momento mi trovo su un aereo che mi porterà a Londra.
Una
voce squillante annuncia più volte, in diverse lingue,
l’imminente atterraggio,
e invita gentilmente le persone ad allacciare le cinture. Seguo i
consigli
della donna e allaccio la cintura, decisamente agitata e con le mani
tremanti.
E’ il mio primo, ed ultimo si spera, volo, e non sono mai
stata così
preoccupata, ma l’idea di essere ormai a Londra mi rallegra e
mi aiuta a
sopportare la voglia di vomitare che mi viene ogni tanto.
Guardando
fuori dal finestrino, noto la terra e i grattacieli avvicinarsi sempre
più,
fino a diventare immensi, e a farmi sentire di nuovo piccola, quasi
come una formica. Il mal tempo non mi sorprende,
ma la pioggia già detesto, anche se in verità non
l’ho mai amata
particolarmente, forse perchè influenza il mio umore, e
anche i miei occhi, che
tendono a cambiare colore insieme al tempo.
Le
hostess invitano i passeggeri ad uscire, senza fretta e facendo
attenzione a
non farsi male, e fanno quasi innervosire, per quanto sono lente e
ripetitive.
Slaccio
la cintura, prendo la mia borsa e comincio a dirigermi verso
l’uscita, insieme
ad altre persone che come me sono impazienti di uscire.
Dopo
circa mezz’ora riesco finalmente a recuperare la mia valigia
e a uscire dall’aeroporto.
Appena fuori la pioggia mi invade e sfortunatamente mi bagna da testa a
piedi,
con lo sguardo cerco la mia amica Step tra la folla.
Step,
o meglio Stephane, è mia cugina, e anche una carissima amica.
Stephane
è un nome prettamente maschile, ed è stata
chiamata così da suo padre, che
avrebbe preferito avere un maschio, da crescere tra calcio e lezioni di
chitarra, tra birra e partite di rugby. E anche se lui ha sperato tanto
fino all’ultimo, è nata lei, una ragazza che di
maschile non ha niente, odia il
calcio e la birra, non sopporta le partite di rugby e non suona la
chitarra, al
contrario ama fare shopping, cantare e uscire il sabato sera. Forse
l’unica
cosa che suo padre è riuscito a trasmetterle è
l’amore per i Guns N’ Roses, per
Slash in particolare, e per gli assoli di chitarra.
Step
ha un viso sottile e delicato, gli occhi azzurri, a volte grigi e altre
blu, la
fanno sembrare una bambola di porcellana, estremamente delicata, anche
se non è
affatto così. Le labbra sono sottili, il labbro superiore
è leggermente più
gonfio rispetto a quello inferiore, che è poco accentuato,
ma tutte e due sono
costantemente ricoperte da uno strato di rossetto rosso, che accentuano
ancora
di più il suo aspetto da bambola. I capelli castani, che
d’estate si
schiariscono fino a diventare quasi biondi, sono ricci e indomabili.
Anche se,
a prima vista, può sembrare una ragazzina snob che non ha
voglia di perdere
tempo con gli altri, non è affatto così.
Conquistarsi la sua fiducia non è
facile, ma conoscendola diventa estremamente dolce e gentile, e
può sembrare
stupida a volte, perchè non riesce ad accorgersi quando
qualcuno la prendere in
giro, ma è semplicemente ingenua e tenera.
‘Elizee!’
grida lei vedendomi finalmente, e senza pensarci due volte molla
l’ombrello per
saltarmi addosso facendomi quasi cadere ‘Mi sei mancata,
tesoro, come sei
cambiata, meno male che sei qui, così passeremo un
po’ di tempo insieme. Come
stai? Com’è andato il viaggio? La città
come ti sembra?’ la bionda si mette a
parlare a vanvera, senza darmi un attimo di tregua.
‘Step
calmati, una domanda alla volta. Prima di tutto, sono contentissima di
rivederti, la vita giù era così noiosa senza
te.’ E pure io la stritolo in un
abbraccio ‘da koala’.
‘Mi
devi raccontare tutto quello che è successo da quando sono
venuta l’ultima
volta, per filo e per segno, senza dimenticarti i
particolari.’ Mi dice con un
sorriso a trentadue denti, e cominciando a camminare verso la macchina
con cui
è arrivata, che più che macchina sembra una
limousine, ma non mi stupisco più
di tanto, conoscendo i suoi genitori.
Il
padre di Step fa il dottore nel più rinomato ospedale di
Londra, mentre la sua
matrigna fa la stilista. I suoi genitori hanno divorziato circa sei
anni fa, e mentre
suo padre è qui, sua madre si è trasferita in
Italia, a Milano, dove fino a
ieri abitavo anche io.
In
dieci minuti arriviamo davanti a casa sua, una villa di tre piani, per
niente
modesta.
‘Dai
vieni, ti faccio vedere la tua camera.’ Mi grida
dall’entrata, sempre
sorridendo, e io, dopo aver preso in mano la mia piccola valigia, corro
in casa
e la seguo fino al secondo piano, che è un lungo
corridoio verde
acido, un po’ come quelli degli hotel, solo che è
grande il doppio, con qualche porta
ogni tanto, tutte in legno. In fondo ad esso c’è
una porta, sempre in legno,
piuttosto grande, che la mia amica apre.
La
stanza è decisamente troppo grande per me, che sono abituata
ad averne una
molto modesta. Le pareti di essa sono azzurre, ma già
ricoperte quasi
completamente di foto mie e di Step, al centro della stanza
c’è un grosso letto
munito di coperte anch’esse azzurre, ai lati, ci sono due
comodini in legno molto
probabilmente pregiato. Appoggio la valigia sul letto e la apro,
insieme alla
mia amica cominciamo a sistemare i vestiti nell’armadio
bianco che si trova
vicino all’unica parete libera della stanza. Sistemo poi i
pochi libri che ho
portato con me su uno dei due comodini, e sull’altro la foto
incorniciata dei miei
genitori.
Qualcuno
bussa improvvisamente alla porta, e da dietro essa appare una donna di
mezza
età con un vestito molto simile a quello di una cameriera.
‘
La cena è quasi pronta, Signorina Stephane.’
‘Ma
Maria, quante volte ti ho detto che non mi devi chiamare Signorina?
Arriviamo
subito comunque.’ Step sorride alla donna, che le accarezza
la guancia, con
fare quasi materno.
Quando
Maria è ormai andata via, Step mi dice ‘ Elize,
che ne dici se ‘stasera ti
faccio vedere la città?’
‘Mh,
la città o i
suoi locali?’
chiedo con
fare sospettoso, e conoscendola posso già immaginare la
risposta, ma non mi
spiace di certo fare un giro.
‘Facciamo
metà e metà?’ risponde poi scoppiando a
ridere, e io insieme a lei.