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Autore: winry8827    23/02/2011    1 recensioni
Storia partecipante a Dante's Contest indetto da Eliezer e classificatasi seconda.
Come si evince dal titolo del concorso è basata sulla Divina Commedia, in particolare sul canto 26 dell'inferno.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Miscellanea'
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Sete di conoscenza
 

 

 
Nel Basso Inferno fiamme enormi rinchiudono i consiglieri fraudolenti, essi in vita seminarono discordia infiammando gli animi degli ingannati ed ora giacciono in fiamme, avvolti in lingue di fuoco, che ardenti illuminano l’ottava Bolgia, ma celati e nascosti ad occhi estranei.
Una delle fiamme era però particolare, diversa dalle altre, divisa nella punta in quando in ella due peccatori giacevano e ancora giacciono perché insieme incorsero nell’ira divina, essi erano e ancor sono Ulisse e Diomede
 
“  …e dentro la lor fiamma si geme
l’agguato del caval che fè la porta
onde uscì de’ Romani il gentil seme”             
 (VV. 58-60)
 
I due eroi greci con l’inganno vinsero la guerra di Troia, dopo un decennio di assedio finsero il ritiro facendo salpare tutte le navi e lasciando solo un cavallo di legno sulla spiaggia.
Nel grosso animale un manipolo di soldati armati era ben nascosto e una volta oltrepassate le robuste  mura attesero il calar del sole, a notte fonda attaccarono la città.
Le urla, i pianti, gli implori e le preghiere mai furono dimenticate, ma la dolce vittoria valse dieci anni di sacrifici ed una notte di massacri.
Qui vi fu inganno e per tale cagione i due giacciono nell’Inferno.
 
 
 
“Lo maggior corno de la fiamma antica “(V. 85) rinchiudeva Ulisse il viaggiatore, l’uomo che per conoscenza rinunciò alla tenerezza del figlio Telemaco, all’affetto per il padre Laerte ed infine all’amore per Penelope, la sete di conoscenza lo vinse e lui non seppe rinunciare alla sfrenata voglia di dissetarsi, per lui il peccato non era bere, ma morire disidratato.
La conoscenza per lui non era più passione ma ossessione, essa era divenuta una necessità da soddisfare, una dipendenza che divenne mortale e che a morte lo condusse.
 
Dipartitosi da Circe viaggiò per il mondo, visitò la Spagna, il Marocco ed in fine la Sardegna ed altre isole ancora per giungere ad una stretta foce.
Lui e la sua piccola compagnia videro ciò che apparentemente sembrava un masso, anzi due enormi massi.
Si domandarono cosa fossero per capire presto la loro funzione.
Esse erano le colonne d’Ercole e segnavano la fine del mondo, almeno del mondo conosciuto.
 
Ulisse non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di guardare oltre lo scibile umano, lui sarebbe stato l’unico a conoscere e ad oltrepassare le colonne e solo lui poteva farlo, doveva e voleva con tutto se stesso farlo.
I suoi compagni riluttanti non avrebbero mai accettato di proseguire per codardia, paura e soprattutto disinteresse, a loro non interessava conoscere, ma ascoltarono le parole di un capo, di un condottiero, di un guerriero e di un amico.
 
“Considerate la vostra semenza:…”
                                                                                  (V. 118)
 
Ulisse invocò così l’orgoglio e la natura stessa dell’uomo.
Un uomo, superiore agli animali ,non avrebbe rinunciato, un uomo avrebbe continuato, avrebbe scoperto ciò che ancora non fu mai visto, lui lo avrebbe fatto, lui desiderava farlo e non avrebbe rinunciato e così continuò
 
 
“…fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.”
 
                                                                                  (VV. 119-120)
 
Disse sicuro, convinto di ciò che avrebbe fatto, consapevole di incorrere nella morte, ma almeno avrebbe visto ciò che nessuno aveva il coraggio di vedere.
Con tali parole convinse i suoi compagni fiduciosi nell’uomo che li guidava.
 
Con emozione oltrepassarono le colonne che la fine del mondo indicavano, il cuore batteva forte ma Ulisse avrebbe soddisfatto la sua sete.
Aveva considerato che tutto sarebbe potuto succedere e il terrore primario era quello di non veder cosa oltre ci fosse, temeva di incorrer nell’ira Divina e di morire prima di aver scoperto.
Scoperto cosa?
Si domandava.
Non lo sapeva e per questo desiderava e smaniava al solo pensiero di scoprirlo, conoscere ciò che nessuno sapeva e mai avrebbe saputo.
Un privilegio che solo lui meritava.
Nulla successe, tutta quell’emozione, paura e terrore per sopravvivere incolumi.
Oltrepassarono le colonne da Ercole poste ed il mondo non finì, il mare era una distesa immensa, infinita, un orizzonte continuo che spaventava ogni osservatore.
Si aspettavano tutti qualcosa, non sapevano cosa, ma lo attendevano con ansia e paura, ma nulla per cinque mesi accadde.
 
Un giorno un uomo appostato su un albero si sentì attraversare da una gioia immensa per ciò che dinanzi vedeva, felice gridò
 
Terra
 
Una parola amata, desiderata e sperata, quasi l’equipaggio aveva dimenticato quel dolce suono.
Finalmente erano giunti
Dove?
Si chiedevano, ma Ulisse lo avrebbe presto scoperto.
 
In lontananza videro un monte, una cima altissima, la più alta che avessero mai visto.
Una gioia inestim


abile li colse, felicità per una terra, per un luogo, dopo tanto viaggiare finalmente intravedevano la possibilità di fermarsi perché Ulisse soddisfatto avrebbe ordinato di tornar a casa, almeno questa era la speranza dei poveri uomini.
 
All’improvviso una folata di veto scosse le acque ed investì la nave.
Paura, terrore, sconforto, speranza e gioia infrante, la morte li attendeva.
 
Essa giunse come punizione per aver sfidato il Divino.
 
 
La conoscenza spinse Ulisse e il suo equipaggio verso la fine del loro viaggio, un viaggio chiamato vita, ma furono gli unici ad aver oltrepassato i confini del mondo e ad aver visto la sua fine.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Note autrice…
Dante non era a conoscenza dell’Odissea per questo non conosceva il viaggio di Ulisse e del suo ritorno ad Itaca, per lo stesso motivo scrisse della sua morte.
Il mio Ulisse smania al pensiero di conoscere ciò che nessuno ha mai conosciuto, desiderio e sete di conoscenza sono più forti di qualsiasi cosa.
Naturalmente il momento da me descritto è quando oltrepassano le colonne d’Ercole e ciò che accade dopo.
È un’introspezione che spero possa piacere.
 
 
 
 
 
Titolo:Sete di conoscenza
Nickname: Gabby_8827 su Efp: winry8827
Canto scelto: Inferno 26, Ulisse
Frase scelta:VV. 58-60, V. 85,
VV. 118-120, nel testo sono inseriti in virgolette e sono in corsivo.
Introduzione: Ulisse e il suo equipaggio decidono di oltrepassare le colonne d’Ercole trovandovi la morte.


 
Avvertimenti: AU, One-shot
Rating: Verde
Genere: Introspettivo
 
 
Storia partecipante a Dante’s Contest indetto da Eliezer e classificatasi seconda, ecco il link
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9503812
Ecco il giudizio

Secondo posto:
Sete di conoscenza di Gabby_8827.

Lessico ed ortografia_10
Originalità dello sviluppo_13
Caratterizzazione dei personaggi_10
Stile_5
Giudizio personale_5
Totale_43/45

Il lessico è ricco e l’ortografia è corretta, c’è solo un errore di battitura a cui non ho dato peso.
Mi è piaciuto un sacco il modo in cui hai inserito le citazioni, lo sviluppo è originale e il tuo Ulisse è affascinante, assetato di conoscenza e con pensieri forti. Lo stile è scorrevole, nel complesso ricca e ben scritta. Il tutto è narrato molto bene in terza persona, il testo mi è piaciuto molto!
Spero di leggere presto qualche altro tuo brano. ;)


Volevo poi ringraziere non solo il giudice per aver indetto un contest interessantissimo, ma anche chi leggerà e lascerà un commento.
Terrei molto ad un vostro parere e spero passerete a leggere altri miei scritti.
 



  
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