Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ferao    23/02/2011    16 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera! Altro capitolo enorme. Ci ho messo il cuore, davvero.
Non so se sono riuscita a rendere bene le scene: le avevo tutte in testa, ma scriverle è stato duro. Spero davvero che vi piaccia.
AVVERTENZE:
1) in parte posso dire che questo capitolo ricalca la mia esperienza personale, in quanto ho anch'io una famiglia numerosa stile Bennet ramo Saknussem. Naturalmente noi siamo molti di meno, undici-dodici, ma so perfettamente cosa si prova quando TUTTA la famiglia si impiccia degli affari tuoi... (anche se per me non è mai stato fatto ciò che i Bennet hanno fatto per la povera Audrey...)
2) In questo capitolo credo che troveranno soddisfazione i lettori del partito "Povero Perce" e quelli della fazione "Percy doveva morire o almeno soffrire". Se leggete capirete perché.
(L'esistenza di questi partiti l'ho dedotta dalle recensioni, che naturalmente non rapresentano la totalità dei miei lettori ma mi danno un utile indizio su ciò che la mia storia vi porta a pensare...)
3) "Boccalona", femminile di "boccalone" è voce dialettale e significa "persona che abbocca facilmente, che cade subito negli scherzi".
4) Vi ricordate di zio Bilius Weasley? Viene citato da Fred e George al matrimonio di Bill, e ricordato come l'"anima della festa" per le cose - ehm!- simpatiche che faceva. E' uscito fuori anche lui dal nulla, spero non vi dispiaccia.
5) Verso la fine del capitolo avevo una voce nella testa che mi diceva: "Stai andano OOC! Stai fottutamente andando OOC!"; ho deciso però di ignorarla, perché certe volte anche noi esser umani ci comportiamo in modo inaspettato, e non vedo perché un personaggio non debba fare altrettanto. Ecco.
6) Non so quante delle persone che leggeranno conoscono gli effetti devastanti della grappa: sappiate però che la sottoscritta li conosce, e ne parla quindi con cognizione di causa. (Una volta io e una mia amica abbiano alternato sorsate di grappa a sorsae di Cabernet, e siamo tornate a dormire ballando. Non sto scherzando. BALLANDO. Non so se mi spiego.)
7) Spero che sia chiaro il modo in cui i fratelli Bennet comunicano tra loro. Lo so che è strano, anch'io non ci ho creduto quando me l'hanno raccontato.
8) Ho letto nel forum una discussione sui cliché più usati nelle FF. Mi è preso un colpo: a quanto pare sono la REGINA dei cliché! Da lì, una serie di paturnie mentali... Vi chiedo scusa; cercherò di recuperare originalità con lo stile :D
9) Come al solito, un grazie pubblico (oltre a quello privato) alle persone che hanno scelto di lasciarmi un commento. Naturalmente, grazie anche a chi ha la pazienza di leggere, e a chi ha ADDIRITTURA messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Spero di non farvi cambiare idea :D

Buona lettura!

PS: Sì, questo capitolo ha titolo e sottotitolo, anzi, sottotitoli.


     
 

La congiura dei Bennet – atto secondo
 

(ovvero: the dark side of Audrey; Oleg il Serpico contro Saul Mangiapolpette; Percy e il purè di carote; come la prima volta)
 

 



Per l'intera durata del tragitto verso la porta della casa di Roman, Percy aveva cercato debolmente di ribellarsi alla signora Bennet.
- Sul serio, non è il caso che io venga, non...
- Insisto.
- Ma...
- Niente ma.
- Ma... E va bene, signora, parliamoci chiaro - esordì Percy fermandosi di botto.
- Lucy - fece lei, fermandosi a sua volta e guardandolo tranquilla.
- Eh?
- Lucy. Vorrei che mi chiamassi Lucy.
Percy iniziava a esasperarsi. - Signora Lucy, lei era presente la sera di Santo Stefano, quando ho visto Audrey.
- Ero presente, sì.
- Ebbene, voglio che lei sappia che sua figlia aveva tutto il diritto di trattarmi così, e anche molto peggio. Non mi sono comportato bene con lei, per niente. Quindi, non crede che sarebbe... poco contenta di vedermi, oggi?
La signora Bennet ci pensò su. - In effetti...
- Per me - continuò Percy – è stato... imbarazzante, fin adesso, incontrarla sul posto di lavoro, e credo che anche per Audrey sia stato lo stesso. Non sarebbe meglio se... se evitassimo questo imbarazzo a me e a lei?
- Forse hai ragione - rispose la signora Bennet, sospirando. Percy si rilassò; era riuscito a spuntarla con la pazza, grazie al cielo! In fondo bastava solo essere logici...
- Sarebbe molto imbarazzante per entrambi, in effetti - continuò la signora Bennet seria, con espressione pensierosa. - Va bene, hai vinto. Puoi andartene.
- Oh, bene! Sono lieto che abbia compreso le mie...
- Puoi andartene; non sei obbligato a vedere Audrey oggi- tagliò corto la signora Bennet, dandogli infine le spalle e seguitando a camminare verso la casa del cognato. - Sappi però - aggiunse, fermandosi e voltandosi di nuovo verso Percy, – che questa è l'unica occasione che hai per cercare di convincere Audrey a smettere di ignorarti; noi della famiglia la conosciamo molto bene e potremmo persino aiutarti, perciò, se cerchi una seppur minima speranza di avere una discussione civile con lei, devi approfittarne oggi.
Il ragazzo rimase sconcertato da quella risposta. C'era “molta logica in quella follia”.
Ma che diavolo aveva in mente quella donna?
- Ma... Ma... Ma come... Ma lei...
Lucy alzò le spalle. - Sono una madre, e ho una certa esperienza della vita. Non mi sembri il tipo che possa ferire intenzionalmente Audrey, o scaricarla come lei dice. Inoltre conosco la sua propensione a tirare conclusioni affrettate. Sono più che convinta che il vostro sia stato solo un malinteso.
Percy sgranò gli occhi. Quella donna gli credeva, allora! Perché con Audrey non poteva essere così semplice?
- Lo è, signora Bennet! - esclamò. - Glielo giuro, io...
- Naturalmente - proseguì lei, senza ascoltarlo, – potrei sempre sbagliarmi, e se non ti interessa davvero tornare a stare con Audrey è inutile che tu venga da noi oggi. In ogni caso, buon anno nuovo - concluse, e continuò a camminare con passo svelto verso la casa di Roman.
Percy restò un attimo pensieroso, spiazzato dal modo in cui la signora Bennet si era allontanata.
Gli interessava davvero tornare a stare con Audrey?
Beh, cavolo, direi proprio di sì...
Valeva la pena sopportare una giornata dai Bennet per poterle parlare qualche minuto?
Spero anche più di qualche minuto... Comunque...
E soprattutto: sarebbe riuscito a sopportare che Audrey lo trattasse male anche quel giorno? Sarebbe riuscito ad essere abbastanza uomo da mettere da parte i suoi complessi e passare un'intera giornata con l'enorme famiglia Bennet?
...oh, al diavolo!
Raggiunse di corsa la signora Bennet e si mise accanto a lei, sulla soglia della porta; il suo viso magro era serio ma arrossiva, mentre Lucy rideva sotto i baffi.
Aveva ottenuto esattamente ciò che voleva.
- E mi raccomando, - sussurrò Lucy – non lasciarti intimidire da Audrey. Non si aspetta di incontrarti oggi, ed è probabile che vedendoti entri nella sua fase Banshee.
- Fase cosa?
- Fase Banshee. È una definizione che abbiamo inventato in famiglia, per definire i suoi momenti di rabbia. Audrey è dolce e tenera come una Puffola Pigmea, e non si arrabbia praticamente mai, ma quelle poche volte che succede accumula la rabbia e alla fine esplode, diventando proprio come una Banshee. L'importante è che tu non ci faccia caso. È probabile che ti gridi in faccia.
Percy deglutì forte.
- In questo caso – continuò la signora Bennet – bisogna solo evitare di darle retta. Resta impassibile e deciso, e al contempo sii molto cortese e gentile qualsiasi cosa ti dica o faccia, e alla fine non saprà più controbattere. In casi estremi lascia fare a me.
Percy fece un sorrisetto. Impassibile ma cortese, eh?
- Non c'è problema - rispose.
Suonò lui stesso il campanello. Doveva essere deciso. Voleva fermamente far capire a Audrey che quella situazione lo faceva soffrire, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riavvicinarsi a lei.
Prima che la porta venisse aperta, Percy sentì che una strana follia si stava impadronendo di lui; forse la signora Bennet era contagiosa.
Era molto curioso di vedere Audrey nella sua fase Banshee.
 
 
Avevano ragione: Audrey non sarebbe mai stata contenta di vederlo, quel giorno.
Aprì la porta e stava per dire: - Mamma, finalmente, ma dov'eri? -, ma le parole le morirono in gola.
Prima del viso tondo e sorridente di sua madre si trovò davanti quello serio e spigoloso del capo. E un pensiero invase la sua mente.
Cosa ci fa il bastardo qui?!
- Ciao tesoro! - chiocciò la madre, come se nulla fosse. - Potresti farci entrare? Quei nuvoloni non mi piacciono per niente, sai... Non vorrei che ci ritrovassimo sotto la pioggia a due passi da casa...
Audrey non reagì. Non la guardò nemmeno. Continuava a fissare Percy inebetita, mentre lui sosteneva tranquillo il suo sguardo.
COSA CAVOLO ci fa il bastardo qui?!
La signora Bennet ignorò la reazione della figlia, e semplicemente la scansò mentre entrava e si toglieva il cappotto. - Scusa per il ritardo, sono andata a prendere Percy, sai, zia Magda ha invitato anche lui oggi...
- Cosa cavolo ci fai tu qui?! - ruggì Audrey, fiammeggiante, contro Percy.
Da dietro la schiena di sua figlia, Lucy lanciò a Percy uno sguardo incoraggiante. Il ragazzo lo colse, incrociò le braccia e rimase tranquillo.
- L'hai sentito, sono ospite di tua zia.
- Sei COSA?! - gridò la ragazza, al limite della furia. - COSA SEI?!
Percy non si scompose, sentendo ancora su di sé l'appoggio della signora Bennet. Una parte di lui aveva paura della reazione di Audrey, ma un'altra parte – quella folle e sfrenata, che esisteva ma non era mai entrata in scena prima d'ora nella sua vita - iniziava persino a divertirsi.
- Ospite - scandì. - Di tua zia.
 
Dalla sala da pranzo, i Bennet non sentirono distintamente cosa avesse risposto Audrey, ma colsero un grido belluino che li fece sobbalzare tutti.
- La cara, dolce Audrey oggi sta passando per la fase Banshee, o sbaglio? - commentò Oleg con un sorrisetto, facendo ridere i bambini.
Di fronte a lui, Rhett si limitò a lisciarsi i corti baffetti che si stava facendo crescere, probabilmente in onore al suo omonimo protagonista di “Via col vento”. - Dalla voce che ha oggi mi sembrava più un Troll di Norvegia, in verità...
- Cos'è un Droll, papà? - chiese Sophie, tre anni, a Jarne.
- Dopo te lo spiego, tesoro - rise Jarne scompigliandole i capelli.
 
- NON SE NE PARLA! - stava gridando Audrey, violacea in volto.
- Aud, ti stai comportando davvero male. Vergognati.
- IO? Ma se è LUI...
- Adesso basta, Aud: tua zia ed io siamo libere di invitare chi vogliamo senza che tu faccia i capricci. Punto.
- Capricci? CAPRICCI? Io non rimango se rimane lui!
In tutto ciò, Percy era rimasto a braccia conserte sulla soglia della porta, attendendo che gli dessero il permesso per entrare.
Iniziava a capire a fondo cosa voleva la signora Bennet.
Lo stava aiutando a far pace con Audrey. Incredibile ma vero, gli stava dando una mano. Se fosse riuscito a dimostrare a Audrey che teneva a lei, sopportandola mentre era furibonda, avrebbe potuto scusarsi e spiegarsi, e sperare che lei lo avrebbe capito. Forse.
L'importante era mostrarsi deciso e sicuro, si ripeté. Doveva farcela.
Per ora, era un vero spasso vederla nella sua fase di rabbia massima. Sembrava davvero una Banshee, a parte per il colorito viola e non verdastro: aveva i capelli sparati da tutte le parti e gli occhi di fuori.
- Come vi siete PERMESSE! - abbaiò ancora Audrey. - Me lo avete fatto APPOSTA, brutte megere!
- Non farla tanto lunga, Aud. Lui resta, e anche tu. E ti proibisco di fare ancora certe scenate di fronte a un ospite. Sono stata chiara?
Un ruggito corrispose alla risposta affermativa di Audrey.
- Oh, bene. Adesso ricomponiti, che sembri una Banshee. Vado a salutare i ragazzi! - e detto ciò la signora Bennet sparì nella stanza accanto, lasciando la figlia a digrignare i denti.
Percy intanto non si era perso una sola sillaba del dialogo tra le due.
Proprio un vero spasso... Certo, se la sua rabbia fosse rivolta verso di me invece che verso la signora Bennet, forse non mi divertirei tanto...
- Quanto a TE...
Ecco, appunto.
- Che diamine ci fai ancora sulla porta? - ringhiò la ragazza.
Cortese e gentile. Deglutì, deciso a non farsi intimorire. - Aspetto che tu mi inviti a entrare, Bennet.
Un altro ringhio.
- Piuttosto mi taglio la lingua. Se è il mio permesso che aspetti, stai fresco; per me puoi restare sotto la pioggia al freddo e al gelo per gli anni a venire.
Un'idea balenò a Percy. Era davvero, davvero folle, ma sentiva che quel giorno doveva giocarsi il tutto per tutto. Rischiava la morte, dicendo ciò che aveva in mente; ma in fondo, finora tutti si erano comportati da pazzi con lui, poteva concedersi una pazzia a sua volta.
- Devo quindi ritenere - disse lentamente - che desideri essere licenziata, Bennet?
Ovviamente era un bluff. Non avrebbe mai, mai licenziato Audrey, per nessuna ragione al mondo; ma dirle quella cosa forse era l'unico modo per entrare in casa, anche se altamente rischioso.
Audrey lo guardò shockata. Non si aspettava un colpo così basso.
- Cosa? COSA?
- Esatto, licenziata. Ti ricordo che, in quanto direttore del tuo reparto, ho questo potere. - Si tolse gli occhiali e iniziò a pulirli con lentezza, aspettando una risposta. Visto che non arrivava, infierì con la pacatezza di un serial killer. - Se tieni al tuo posto di lavoro, ti conviene farmi entrare e lasciarmi salutare tua zia, che gentilmente mi ha invitato qui.
Audrey era colma di rabbia; quel bastardo la stava ricattando.
- Non mi licenzieresti mai.
- Preferisci rischiare, Bennet?
- Preferisco che tu vada a farti fottere.
- Proprio il genere di trattamento che un direttore di archivio si aspetta da una sottoposta. Continua così, Bennet, e domattina sarai felicemente in cerca di un nuovo impiego.
- Mi stai ricattando, per caso?
- Non è un ricatto. È uno scambio di favori - ribatté Percy rimettendosi finalmente gli occhiali. - Tu mi fai entrare in casa al caldo, e io ti garantisco che domani avrai ancora un lavoro sicuro in archivio.
- Tu, grandissimo...
- Un'altra parola, Bennet, e ti considererò dimissionaria.
Audrey non era più violacea, ora tendeva al nero.
- Sei uno stronzo, e lo sai - disse piano.
- Lo so, - replicò Percy, - ma se l'unico modo per passare del tempo con te è minacciarti, non vedo perché non dovrei farlo.
La ragazza chiuse gli occhi e fece un gran respiro. Calma. Doveva stare calma. Rischiava di diventare veramente una Banshee, se seguitava ad ascoltarlo.
- Allora, Audrey: posso entrare, per favore?
Riaprì gli occhi, e cercò di incenerirlo con lo sguardo.
- Muoviti, sono tutti a tavola.
- Grazie.
- E sappi - ringhiò - che non sono affatto contenta di vederti, Percy.
- Sì, lo avevo intuito - commentò lui, mentre toglieva il pastrano.
Perlomeno adesso mi chiama per nome...
Nonostante la situazione drammatica, gli venne da sorridere.
Se riesco veramente a far pace con Audrey, dopo una mattinata simile, sarò sempre grato a quella pazza di sua madre.
 
- Allora, Rhett, sei sicuro di aver capito?
- Mamma, me lo hai detto dieci volte. Perché non lo dici anche a Oleg e agli altri?
- Preferirei che glielo dicessi tu... Sai, temo che non siano d'accordo...
- Va bene, ma', farò il possibile - ridacchiò Rhett, divertito. Sarebbe stato uno strano Capodanno.
Se ho ben capito, siamo tutti qua perché Audrey ha litigato col tizio rosso che era qui a Natale... Però!
- Buongiorno, ragazzi! - salutò Lucy gioviae. - Scusate la confusione, ma Audrey ha scoperto la sorpresa... Rhett, - fece, avvicinandosi al nipote, – tua madre ti ha già detto tutto?
- Dieci volte. Non ho ben capito cosa dovremmo fare ma...
- Oh, Rhett, mi fido di voi. Improvvisate - rispose Lucy, sorridente, e andò a prendere posto alla sua solita sedia.
Improvvisate? Questa è bella: nemmeno la zia sa cosa vuole!
Non riuscì a reprimere un'altra risatina.
Sua moglie Stacey lo guardò stranita. - Cosa state combinando, Rhett?
- Probabilmente, un gran casino; secondo la mamma, un fidanzamento – le disse il marito a bassa voce, scoppiando poi a ridere forte.
- Ehi, Oleg, ascolta... - aggiunse poi, tornando serio e cercando di spiegare il piano al fratello, ma dovette zittirsi. Sulla soglia del salone erano comparsi Audrey, ancora violacea in volto, e Percy, dall'espressione seria e al contempo divertita, che non staccava gli occhi di dosso da Audrey.
Uno strano, stranissimo Capodanno.
 
La zia Magda lo accolse festosamente, alzandosi in punta di piedi e baciandolo sulle guance.
- Percy, meno male che sei venuto, sono proprio contenta! Lucy ti ha detto che avrei fatto gli spaghetti?
Audrey scattò come un serpente a sonagli. - Li hai fatti per LUI?!
Magda ignorò la nipote. Intanto anche Roman si alzava da tavola e salutava Percy con una delle sue soffocanti pacche sulla schiena.
- È bello riaverti qui, Percy! Ti ricordi dei miei figli?
- Ecco...
- Oh, tranquillo, sono talmente tanti che me li scordo anch'io! - rise forte Roman, mentre i quattro uomini a cui si riferiva si guardavano perplessi.
Avete mai visto papà fare così con qualcuno?
 
Io no.
 
Io nemmeno.
 
Non fa mai così con le persone che ha visto solo una volta.
- Scusate ragazzi, ovviamente scherzo. Allora, questi due qui sono Oleg e Rhett, il terzo e il primo; vicino a loro ci sono Edna e Stacey, loro dolci consorti. – Le due donne risero, salutando Percy. - Poi ci sono Jarne e Grace, e quei due vicino alle gemelline sono il mio minore, Saul, e sua moglie Ingeborg.
Percy li salutò, con un cenno del capo. Aveva già scordato tutti i nomi.
Diavolo!
- Poi ci sarebbero i miei nipoti, naturalmente...
- Rom, perché non lasci che si sieda? Il pranzo si fredda!
- Oh, certo Maddie, scusami... Prego, scegliti il posto!
Percy guardò la tavolata, perplesso. I posti in tavola erano tutti occupati; l'unico buco dove avrebbe potuto mettersi era...
Oh no!
No!
Non è possibile!
- Mi spiace, Percy, - gli disse Audrey con una voce da mettere i brividi, rivolgendogli un sorriso da cobra, – l'unico rimasto libero è lì, di fronte a Judith.
La parte finale della tavolata. Il tavolo dei bambini.
Si morse un labbro. Odiava i bambini; ma non poteva darla vinta a Audrey e al suo sorrisetto beffardo.
Cavolo. Che fare?
Dichiararsi sconfitto in partenza?
- Certo, - continuò Audrey con fare noncurante, osservandosi le unghie di una mano, - se è un problema potresti sempre andartene...
- Nessun problema. Adoro i bambini - rispose Percy stringendo i denti, e andandosi ad accomodare.
Audrey lo seguì con lo sguardo, sempre col sorriso da cobra stampato in volto. Mentre lo guardava, incrociò gli occhi di Judith.
Tra le due ragazze passò uno sguardo d'intesa.
Voglio che soffra.
Consideralo già fatto.
Audrey annuì, mentre Judith le ricambiava il sorriso feroce.
Si sarebbe divertita anche lei, quel giorno.
 
 
A Rhett non era sfuggito lo scambio di battute tra la cugina Audrey e quel tizio; soprattutto non gli era sfuggito il tono.
Accidenti, mamma e zia vogliono DAVVERO che questi due facciano pace? Sarebbe più semplice cavare un occhio a un Kappa imbizzarrito...
Mentre Lucy e Magda si affaccendavano a servire l'antipasto, Rhett iniziò a pensare a cosa avrebbero dovuto fare esattamente. Insomma, sua madre e sua zia non avevano le idee chiare, né Audrey sembrava intenzionata a collaborare in nessun caso. Quindi, cosa cavolo avrebbe dovuto fare affinché quei due facessero pace?
Era urgente sentire i suoi fratelli.
Lanciò un'occhiata a Oleg.
Oleg? Ehi, Oleg?
Oleg si accorse dello sguardo del fratello, e ricambiò.
Cosa c'è?
Rhett guardò un momento in basso, poi alzò gli occhi su Magda e poi su Audrey.
Mi serve il tuo aiuto. Mamma mi ha chiesto di fare qualcosa, riguardo a Aud.
Oleg aggrottò le sopracciglia.
Aud? Cos'ha che non va?
Rhett roteò gli occhi e sbuffò.
Cos'ha che non va? Ma dico, dove vivi? Non lo vedi da te?
 
In verità, a me sembra che stia bene. Non l'ho mai vista così in forma.
 
Ci avrei giurato. Ascolta: forse avrai capito che Audrey ha qualche problema con il tizio rosso...
 
Qualche problema? Perché? In fondo gli ha solo fatto subire le ire della Banshee, e l'ha piazzato in mezzo ai marmocchi che sicuramente lo faranno a pezzi... Nulla di che in fondo...
 
Come forse avrete intuito, i fratelli Bennet avevano imparato negli anni a comunicare tra loro semplicemente guardandosi. Non si trattava di trasmissione di pensiero: più probabilmente era semplice complicità. Uno alzava un sopracciglio, e gli altri tre capivano cosa intendesse dire.
Era una tecnica che avevano perfezionato a Hogwarts, quando dovevano scambiarsi messaggi da una tavolata all'altra, visto che erano finiti in Case diverse.
La cosa bella era che nessuno aveva mai scoperto questo loro segreto: né i loro genitori, né i loro amici, né tantomeno Audrey o le loro mogli. Potevano quindi dirsi qualsiasi cosa in qualsiasi momento, in presenza di chiunque.
Naturalmente, le frasi che qui vengono trascritte sono semplificazioni, per farvi capire meglio il senso generale di quello che si stavano comunicando in quei momenti; dovete però immaginare come per loro la comprensione fosse molto più diretta e immediata.
È strano, lo so; non ditelo a me.
 
 
Nulla di che?! Forse per te, stupido serpico!
 
Vacci piano, grifetto. Stavo solo scherzando.
 
Rhett sbuffò. Nel frattempo, avevano iniziato a mangiare.
Dannazione, vuoi sentire cosa devo dirti o no?
 
Okay, okay, sta' calmo...
 
Sono calmissimo. Allora. Le cose stanno così, a quanto ho capito: Audrey stava col tizio rosso, poi per qualche motivo hanno litigato...
 
Senti, per favore, dimmi qualcosa che non so già!
 
Sto per dirtelo! Vuoi aspettare un momento? Allora, visto che hanno litigato, mamma e zia vorrebbero che li aiutassimo a far pace.
 
Oleg si strozzò con un sorso d'acqua. Tossendo, passò uno sguardo sconvolto da Audrey a Percy.
Cosa?! Perché dovremmo far tornare insieme Aud e il tizio rosso? Mi sta antipatico!
 
Rhett scosse la testa.
Oleg, tutti i ragazzi di Aud ti sono sempre stati antipatici. Hai il complesso del fratello maggiore, tutto qui.
 
Senti sapientone, io quel tizio rosso non lo voglio in famiglia. Diamine, non ho mai sentito Audrey così incavolata, pensavo sarebbe diventata davvero una Banshee!
 
In effetti... e hai sentito poi con che voce gli ha detto di sedersi davanti a Judith?
 
Oleg annuì. Santa Circe, mi ha fatto davvero paura. Una persona capace di scatenare la sua ira in questo modo NON PUÒ stare con Audrey! E poi cosa dovremmo fare noi due?
Rhett sospirò. Oleg aveva ragione; quella faccenda era davvero troppo intricata per loro due soli.
 
 
Dall'altra parte della tavola, Percy cercava di mantenere il controllo della situazione.
E della mia sanità mentale, direi...
Non appena si era seduto, cinque paia di occhi infantili avevano preso a fissarlo con la stessa identica sorpresa. Raramente un adulto si era seduto in mezzo a loro.
Percy si sentì arrossire, sotto quegli sguardi.
- Ehm... - si schiarì la voce. - Ehm... Ciao.
Nessuno di loro rispose. I bambini continuavano a fissarlo.
Poi uno dei due maschietti chiese:
- Sono veri quei capelli?
Percy sgranò gli occhi. - Come, prego?
- Ti ho chiesto se quei capelli sono veri - ripeté il ragazzino, tranquillo.
- Beh, ma... - balbettò. - Certo che sono veri... io...
- Hai visto? Te lo avevo detto che erano veri! - disse allora il bambino, eccitato, al maschietto più grande.
- Ma figurati, secondo me sta dicendo una bugia. Nessuno può avere i capelli di quel colore - gli rispose l'altro, storcendo il naso.
Percy spalancò la bocca, indignato. - Non è una bugia! Io...
- Secondo te, anche le orecchie sono finte? Perché quelle sì che sono strane!
- Cosa... Cos'hanno le mie orecchie? - fece, coprendole con le mani e cercando qualche anomalia.
Una delle bambine rise, a quel gesto, seguita dalle due gemelline più piccole.
Percy arrossì ancora di più, quando capì finalmente che i due ragazzini si stavano tranquillamente prendendo gioco di lui.
Iniziava a innervosirsi. Era sempre così coi bambini; non sapeva come trattarli, né come farsi trattare da loro. Istintivamente cercò lo sguardo della più grande tra loro, Judith, che gli sedeva proprio di fronte.
Aveva scelto la persona sbagliata.
Judith adorava Audrey, e viceversa; erano anche piuttosto simili, sotto molti punti di vista. E se quel tizio stava antipatico a Audrey, era logica conseguenza che stesse antipatico anche a lei.
La bambina si accorse che Percy cercava il suo appoggio. Si scansò con noncuranza una delle lunghe trecce nere, sbatté le ciglia e gli rivolse lo stesso sorriso da cobra della cugina:
- Quindi tu sei Percy, giusto? Quello che ha fatto arrabbiare Audrey.
Poco mancò che Percy lasciasse cadere la testa nel piatto. Lo avevano intrappolato.
Non sarebbe mai uscito vivo da lì, mai.
 
La frase di Judith diede il via a numerosi gridolini da parte dei due maschi.
- L'hai fatta arrabbiare?
- Come hai fatto? Noi non ci riusciamo mai!
- Ce lo spieghi, per favore?
- Sì! Vorremmo tanto trasformarla anche noi in Banshee ma non sappiamo come fare!
- Abbiamo provato a metterle il sale nell'acqua...
- ... a macchiarle i vestiti di vernice...
- ... a farle cadere addosso le cose...
- ... ma niente! Lei dice solo: “I miei piccoli mostriciattoli!” e non si trasforma!
- Dai, per favore, spiegaci come si fa!
Due paia di occhi scuri lo guardarono imploranti.
Oddio, questi sono più matti della signora Bennet!
- Kinder, lasciate in pace ospitte! - intimò allora Ingeborg, la moglie tedesca di Saul. Era l'adulto seduto più vicino alla zona dei bambini, e sorrise a Percy.
Ingeborg era enorme. Un donnone bavarese biondissimo, altissimo e molto rumoroso. Non era grassa, ma molto formosa, e superava di almeno cinque centimetri di altezza suo marito.
- Scusa loro, ragazzo, zono molto maleducatti...
- Oh! - ansimò Percy, grato del soccorso. - Grazie, ma non c'è problema... Sono solo bambini...
Solo bambini? Sono piccoli mostri!
- Ja! - fece Ingeborg ridendo forte, mostrando dei denti enormi. - Pampini molto molto fa confuziona... Zopratutto se William è con Max, allora zwei pampini è come vier... Wie heißt du?
- Eh? - fece Percy, che non era riuscito a seguire ciò che diceva Ingeborg, in quel suo confuso inglese misto tedesco.
- Tuo nome. Come chiama tu? Scusa ma non sa io ancora inglesse...
- Ehm... Percy.
- Perrrcy! - esclamò Ingeborg, ridendo. - Ich heiße Ingeborg. Chiama me Inge!
- Ehm... Va bene...
- Scusa se chiede te, Perrrcy, ma aiuti me con Claire und Christine? Loro fa storie se mancia carotte e... - fece un gesto vago con la mano - ... Io non so come spiega...
- Non preoccuparti, zia Inge, glielo dico io - fece calma Judith, sorridendo. Poi si rivolse a Percy:
- Dovresti imboccare le gemelle. Non mangiano molto volentieri il purè di carote, e visto che sei il più vicino a loro...
Percy guardò alla propria destra. Claire e Christine, evidentemente figlie di Inge (stessi capelli biondo tedesco e stessi occhioni celesti) stavano sputando in giro il loro purè, comodamente sedute sui loro seggiolini appaiati.
Il ragazzo deglutì.
- Ehm... Veramente... Non l'ho mai... Se ci scambiamo di posto, potresti farlo tu? - le domandò, con un sorriso speranzoso. - Sembri così brava...
Judith spalancò gli occhi e la boccuccia, atteggiando il viso a un'espressione di dispiacere chiaramente falsa.
- Oh, sai, ti aiuterei molto volentieri ma... zia Inge lo ha chiesto a te, e ci rimarrebbe male se tu non lo facessi... Sai, è fatta così... - gnaulò.
Piccola bastarda!
Percy deglutì forte, tornando a osservare le due bambine che lo fissavano come aspettandosi qualcosa da lui. Cavolo. Ci mancava solo che mi mettessero a fare da baby sitter.
Decise che lamentarsi non lo avrebbe aiutato. E soprattutto, non intendeva darla vinta a quella ragazzina. Deglutendo ancora, con fare incerto prese un cucchiaino, lo riempì di purè e cercò di far aprire la bocca a una delle due bambine.
Sentiva su di se l'occhio beffardo di Judith, ma decise di ignorarlo: ciò che doveva fare era già abbastanza penoso.
Imboccò la prima bambina, che sembrò assaggiare il purè di carote senza storie.
Però! Non è così difficile!
Contento, riempì di nuovo il cucchiaino e imboccò la seconda bambina. Nessun problema anche su quel fronte.
Caspita, è veramente facile... Perché mi preoccupavo tanto?
Si voltò verso Judith, che aveva perso l'espressione beffarda e osservava le gemelle incredula.
Ti ho fregata, piccola arpia in erba!
Si volse di nuovo verso le gemelle con un sorriso soddisfatto, che scomparve subito.
Claire e Christine, con precisione invidiabile, avevano sputato contemporaneamente il purè.
Un mare di purè.
Sugli occhiali di Percy.
Il quale, prima di capire appieno cosa diamine fosse successo, vide arancione per qualche secondo.
Dall'altra parte, Judith scoppiò in una grassa risata, e guardò Audrey strizzando l'occhio.
Cugina, mi togli il divertimento: questo qui fa tutto da solo!
 
Per la seconda volta in pochi minuti Oleg rischiò di strozzarsi con l'acqua, quando si accorse di quello che succedeva al tavolo dei bambini. Sputacchiando guardò Rhett:
Fratello, ritiro tutto, con un tipo così in casa mi divertirei un sacco! Deve assolutamente sposarsi con Audrey e fare dieci bambini!
 
Ma che dici? Che succede?
 
Guarda tu stesso: le mini-Inge lo hanno ridotto a sputacchiera, la tua cara figlioletta infierisce, da brava nipotina di zio Oleg, e lui non fa una piega! È fantastico!
 
Oleg, dobbiamo solo aiutare Audrey, non farti avere un nuovo tiro a segno!
 
Uff... potremmo unire l'utile al dilettevole...
 
No, no e poi no. È pur sempre un ospite, non puoi infierire anche tu su di lui.
 
Va bene, va bene. Però non ho la minima idea di cosa potremmo inventarci, visto che la dolce Audrey sembra godere come una porca delle sue sofferenze.
 
Si voltarono entrambi verso Audrey; la ragazza non aveva perso nemmeno una scena di ciò che avveniva al tavolo dei bambini. La sua fase Banshee non si era ancora esaurita del tutto: Audrey ghignava soddisfatta e senza ritegno, osservando l'espressione sconsolata di Percy mentre guardava i suoi poveri occhiali.
 
Temo che tu abbia ragione. Ci servono rinforzi dotati di intelligenza. Chiamami Jarne.
 
Jarne? Ci servi subito!
 
Che volete? Che succede?
 
Jar, non puoi capire! Audrey deve fare quindici bambini con il tizio rosso!
 
Eh? Cosa? Chi? Dove? Perché?
 
Oleg, lascia parlare me, va bene? Allora...
Spiegò la faccenda a Jarne, che rimase pensieroso. Poi trasmise:
 
Difficile.
 
Ma va? Jar, non so proprio come faremmo senza di te.
 
Oleg, piantala!
 
Volevo dire che ho qualcosa in mente, ma è difficile da realizzare.
 
Wow! Hai già qualcosa in mente? Grande, Jar!
 
Grazie Rhett, ma aspetta a fare complimenti. È DAVVERO difficile.
 
Non importa! Sono pronto a tutto! Quel tizio DEVE far parte della mia famiglia! Già sento di volergli bene...
 
Oleg, un'altra parola e ti trasformo in una polpetta!
 
Se posso proseguire, senza che il serpico mi interrompa ancora, seguitò Jarne, con un'occhiata esasperata, secondo me dovremmo semplicemente vanificare l'azione di Audrey, impedendo l'embargo morale che sta evidentemente indicendo ai danni del tizio rosso e riportando quest'ultimo in una situazione neutrale nella quale abbia modo di esprimersi liberamente, riuscendo così a tornare a un tipo di comunicazione definito “da pari a pari” con nostra cugina al fine di, come si dice volgarmente, fare pace con lei.
 

Oleg e Rhett rimasero a guardarlo con espressione assolutamente vacua. Jarne fece un gran sospiro.
Dobbiamo metterlo a suo agio.
 
Ahhh! Chissà che mi credevo!
 
Io mi ero perso alla parola “embargo”...
 
Questo perché la tua ignoranza è grassa come Enrico VIII!
 
Senti, intellettuale dei miei calzari, smettila o...
 
Oleg! Piantala una buona volta! Jar, hai avuto un'ottima idea. Ora, come facciamo a mettere a suo agio il tizio rosso?
 
Beh, normalmente la gente ama parlare di sport, di libri, di...
 
La gente?! Solo Jarne Bennet ama parlare di libri!
 
Oleg!
 
Comunque, io da qui non riesco a parlare con il tizio rosso, è troppo lontano. Qual è il Bennet più vicino a lui, esclusi i marmocchi e le donne?
 
Jarne guardò in giro. Credo Saul; è l'unico ad averlo in linea d'aria, io dovrei chinarmi in avanti o all'indietro per aggirare mia moglie, Audrey, zia e le mini-Inge, e lo stesso dovrebbe fare Rhett.
 
Okay, allora lo chiamo. Saul?
 

 
Saul?!
 

 
Saul!
 
Gnam gnam slurp chomp chomp...
 
Saul! Stupido sacco di ciccia mangiapolpette!
 
È inutile, è troppo concentrato sugli spaghetti per guardarci; Jarne, tiragli un calcio.
 
Volentieri, Rhett!
 
- Ahio! - gridò Saul, facendo voltare tutti. - Jar, che ti è preso?
- Scusa Saul, ho allungato la gamba e ti ho colpito per sbaglio.
- Alla faccia dello sbaglio, se lo avessi fatto apposta me l'avresti staccata...
Piantala di lamentarti, abbiamo bisogno di te!
 
Ah, ecco, allora non mi hai colpito per “sbaglio”, eh?
 
Scusami, abbiamo cercato di chiamarti ma eri impegnato...
 
E avevate bisogno di rompermi una tibia? Non potevate chiamarmi per nome?
I fratelli si guardarono. Non ci avevano pensato.
 
Vabbè, fece Rhett, l'importante è che ora ci sei. Ascolta...
 
E Rhett si ritrovò a ripetere per la terza volta tutto ciò che dovevano fare. Saul si grattò la testa pensieroso, prima di domandare:
E quindi?
 
Quindi dovresti rivolgere la parola al tizio rosso, chiacchierare con lui, insomma non farlo sentire a disagio. Audrey lo ha massacrato, mettendolo in mezzo ai bambini...
 
È vero. Poveretto, mi fa un po' pena...
I quattro guardarono verso Percy. Volendo imitare le cugine, anche la piccola Sophie aveva cercato di bersagliare Percy col purè, colpendolo più volte proprio al centro del suo maglione nero (indossato dal ragazzo con molta fatica, dopo aver perso almeno mezz'ora a discutere con la madre di Audrey circa il fatto che non intendeva assolutamente indossare il maglione di Molly con la P). Esaltati dal successo della piccola, Max e William avevano iniziato a fare una gara di lancio della polpetta l'uno contro l'altro, mentre Judith, cui di solito bastava una delle sue penetranti occhiate di disprezzo per fermare sia il fratello Max che i suoi cugini, se ne stava beatamente infischiando, con un sorriso serafico in volto. Inge non ci pensava minimamente a intervenire, anzi rideva forte e diceva: - Ja, ja, pampini piccole pesti... Non diverte, Perrrcy?
No, il povero Percy non si stava affatto divertendo. Il suo sguardo sconcertato passava da un bambino all'altro, mentre si chiedeva perché mai non avesse semplicemente Schiantato la signora Bennet quando se l'era ritrovata in camera quel mattino.
Audrey invece si divertiva, e tanto. Gli sta bene, così impara a ricattarmi per... Com'è che ha detto? Ah, sì: passare del tempo con me.
Si accorse di essere osservata, e quando si voltò tutti e quattro i suoi cugini la stavano guardando.
- Vi serve qualcosa, ragazzi?
- No, Aud, tranquilla - le rispose Rhett, con un gran sorriso.
- Ci chiedevamo solo se... Beh, sai, - fece Saul, – se non fosse il caso di coinvolgere un po' il tuo amico nella conversazione. Sai, stare in mezzo ai bambini non è facile e...
- Oh, non devi preoccuparti per lui - rispose Audrey, con una strana luce negli occhi e un sorriso lupesco. - Lo ha detto lui stesso, che adora i bambini. Sta benissimo lì dov'è, te lo garantisco...
 
Cavolo, ragazzi, io ho paura. Audrey non ha mai fatto così!
 
Beh, forse il tizio rosso si merita davvero un trattamento simile. Non avete pensato che magari è un bastardo che la tratta male?
 
Trattarla male? Come potrebbe? Quello è meglio di un punching-ball! Ah ah! Una delle mini-Inge è riuscita a ficcargli un cucchiaio nell'occhio e l'altra gli ha rovesciato il succo di zucca sul cavallo dei pantaloni, e lui non ha detto nulla! Ah, come mi divertirei con uno così...
 
Oleg, sei proprio un infame.
 
Oh, non è colpa mia se so divertirmi! Però, la piccola Sophie ha una mira da giocatrice di Quidditch, secondo me ha un futuro! Non ti somiglia affatto, Jarne, antipatico topo di biblioteca...
 
Serpico, taci e lasciami pensare. La situazione è evidentemente complicata dal fattore “Banshee”.
 
Intendi dire Audrey, Jar?
 
No, Rhett, intendo dire la Banshee che abita in lei. Qualsiasi cosa abbia fatto il rosso, Audrey lo detesta, e detestandolo libera la Banshee; ora, visto e considerato il modo in cui ha reagito quando il buon Saul ha accennato alla possibilità di coinvolgerlo in una conversazione, bisogna tener conto del fatto che chi rivolgerà la parola al tizio correrà il rischio di incorrere a sua volta nelle ire di Audrey. Saul, sei ancora convinto di volerlo fare?
 

 
Saul?
 
Chomp chomp gnam gnam glu glu glu...
 
Oh Salazar, torna in vita e distruggilo!
 
Non serve, Oleg, ci penso io.
 
- Ahio! Jarne, mi hai fatto male di nuovo!
- Scusa, Saul...
 
 
La pazienza di Percy stava oltrepassando tutti i limiti fino ad allora conosciuti.
Quando aveva tolto gli occhiali per ripulirli, una delle gemelle gli aveva quasi cavato un occhio con un cucchiaio. Il suo povero maglione era diventato un tiro al bersaglio, e nessuno sembrava curarsi del fatto che i due piccoli mostri si lanciavano cibo come se niente fosse.
Era appena riuscito a ripulire il suo maglione, che i suoi pantaloni avevano subito una sorte simile, se non peggiore: un intero bicchiere di succo di zucca si era “accidentalmente” rovesciato su di essi, inzuppandolo.
- Oohh, sembra che ti sei fatto la pipì addosso!
- Will, non si dice la parola “pipì” a tavola!
- Sta' zitto, Max!- e giù di nuovo polpette.
Il povero Percy appariva sempre più sconvolto. Non ricordava tanta confusione nel suo stesso tavolo da quando lo zio Bilius aveva cercato di insegnare a lui, Bill e Charlie a ruttare durante il pranzo di compleanno di suo padre. Molly se ne era accorta, e aveva iniziato a gridare sempre più forte, sempre più indignata, mentre zio Bilius superava le sue urla con rutti sempre più potenti e Arthur cadeva giù dalla sedia ridendo, seguito da loro tre.
Sbuffò di divertimento, ricordando quella scena.
- Come va, laggiù?
Drizzò le orecchie. Qualcuno gli aveva rivolto la parola!
Si guardò in giro, e incrociò lo sguardo del Bennet che sedeva vicino a Inge.
- Oh... Beh, non c'è male... - rispose, con una smorfia.
Il Bennet, dal volto paffuto e simpatico (come si chiama accidenti? Paul? Karl?) gli sorrise, comprensivo. - Sai, una volta è capitato a me di sedere in mezzo ai bambini, ed è stato tremendo. Mi dispiace che oggi sia toccato a te.
- Davvero? - Ormai non sperava più che qualcuno si accorgesse di lui. Notò che Audrey guardava il cugino con aria omicida.
- Ti ringrazio molto, ma qui è tutto a posto, sul serio - aggiunse, mentre con uno splaf una polpetta gli piombava fra i capelli.
- Devi avere una pazienza incredibile, per sopportare quei due demonietti.
- Oh, sono abituato a ben altro... - mormorò, mentre si toglieva la polpetta dalla testa.
- Dico sul serio, devi essere bravo coi bambini per stare in mezzo a loro così a lungo. Io non ho resistito che mezz'ora...
- Ja, Saul, Perrrcy viel prave mit pampini... Lui fatto manciare carotte a Claire und Christine!
- Davvero?! - Saul sembrava sbalordito. - Nessuno ci riesce, nemmeno Audrey!
Audrey sentì che si parlava di lei e si morse la lingua. Che gli saltava in mente, a Saul, di uscirsene con queste cose con Percy?
Il ragazzo si sporse verso di lei; notò la sua espressione, e le rivolse un sorriso beffardo. Sentì una gran voglia di provocarla.
- Sul serio? Audrey non ci riesce?
- Proprio così. È brava a farle addormentare, ma per mangiare... Lasciamo stare, meglio non parlarne...
- Oh, no, ti prego - fece Percy, tornando a guardarlo con uno strano bagliore negli occhi. – Sembra interessante. Cos'altro c'è che Audrey non sa fare?
- Beh... Ecco...- Saul tentennò, accorgendosi dello sguardo strano di Percy.
- Saul, se non la pianti subito ti farò pentire di aver imparato a parlare - soffiò Audrey.
- Ehm... Uhm... - lo sguardo preoccupato di Saul vagò da lei a Percy. - Uhm... Ehm... Buono il dolce, eh?
E tornò a mangiare, lo sguardo ben chino sul piatto.
Percy e Audrey si guardarono, incuranti del fatto che a separarli c'erano Lucy e le mini-Inge.
- Cos'è, hai voglia di prendermi in giro, adesso?
- Io? Assolutamente no!
- Perché fai questi discorsi con Saul?
- Sono un ospite educato, parlo con le persone che mi rivolgono la parola.
- Oh, certo, sei un ospite molto educato...
- Aud, perché non vai a prepararci un caffè?
- Non ora, mamma, sono occupata!
- Allora, Percy, non ci hai detto che lavoro fai! - esclamò Saul, dopo aver ricevuto varie occhiatacce di rimprovero dai suoi fratelli per essersi fatto intimorire così da Audrey.
Percy vide lo sguardo incoraggiante di Saul. - Oh, ehm, sono assistente del Ministro e direttore degli Archivi magici.
- Ah! - esclamò di nuovo Saul, cercando di coprire con la voce il battibecco sorto tra Audrey e sua madre. - Sembra interessante! È lì che hai conosciuto Audrey?
- Già, proprio così! - rispose Percy con lo stesso volume, mentre la diatriba tra madre e figlia cresceva di tono. - Ho avuto questa grande fortuna!
- Oooohh! Che coza carina ha detto tu! - gorgogliò Inge, sbattendo le ciglia. - Viel romantico!
- Cosa? Che ha detto? - domandò Lucy, smettendo di litigare con la figlia.
- Perrrcy detto lui molto fortuna a conoscere Aud! - chiocciò la tedesca.
- Oohhh! Davvero, Percy? Sei proprio un caro ragazzo! - esclamò Magda, mentre tutte le donne presenti, intenerite, rivolgevano sorrisi luminosissimi a Percy e questi arrossiva violentemente, iniziando a pentirsi di essersi fatto sfuggire quella frase.
- AH! - strillò invece Audrey. – Adesso siamo al SARCASMO!
- Veramente, Aud, a me sembrava sincero... - provò a dire Saul, ma fu trafitto da un'altra occhiataccia della cugina.
- Sincero un CORNO! Come può essere SINCERO uno così?
- Senti, Bennet, - rispose Percy piccato – se non sei in grado di riconoscere i complimenti io non posso farci nulla; il problema è tutto tuo.
- Visto, Aud? - provò a inserirsi Rhett, con fare conciliante. – Non è stato sarcastico, voleva solo essere carino...
- Secondo me, invece, ha ragione Audrey.
Era la prima volta che Oleg prendeva la parola quel giorno. Tutti si voltarono di scatto, tacendo di colpo: quando il Serpico parlava, di sicuro stava per combinare qualcosa.
Percy lo fissò, gelato. - Come, scusa?
- Secondo me non dici sul serio. Non ti senti fortunato ad averla conosciuta.
 
Oleg, che diamine...
 
Lasciatemi fare, ragazzi. Ho avuto un'idea.
 
Tornò a rivolgersi a Percy. Ciò che vide gli piacque: era impallidito e stringeva i denti, segno che stava toccando le corde giuste.
- Sai, - proseguì, mentre un sorriso da volpe gli compariva sulle labbra – le persone come te non si rendono mai conto delle fortune che gli capitano...
- Oleg, vacci piano... - mormorò Audrey. Era più forte di lei: Oleg le scatenava istinti di protezione verso i malcapitati che diventavano vittime dei suoi tiri mancini.
- Guardati: stai lì, tutto serio e impettito, a fingere di essere a tuo agio, mentre ti stai pentendo di essere qui...
- Oleg...
- ... e ti chiedi se vale davvero la pena sopportare tutta questa confusione, queste scemenze per una come Audrey...
- Oleg...
- ... che magari non è abbastanza per te, perché i tipi come te meritano di meglio...
- Oleg, lui...
- Di', non ti sei divertito abbastanza con Audrey?
Percy scattò in piedi, stringendo i pugni. Una rabbia feroce lo stava assalendo.
Era sporco, stanco, le orecchie devastate dalla confusione, Audrey non faceva che attaccarlo su tutti i fronti, e quel cretino si permetteva di dirgli queste cose?
Gli rivolse un'occhiata che avrebbe raggelato chiunque; ma Oleg non era chiunque, e non smise di sorridere.
- Però... - mormorò sarcastico. - Quanto coraggio, bambino. Sono impressionato.
- Non... devi permetterti di dire queste cose - soffiò Percy con una voce diversa dalla propria.
- Non devo?
- No.
Il sorrisetto di Oleg si allargò, diventando ancora più beffardo. - E perchè mai, Vostra Grazia?
- Perché non ne hai il diritto. Non mi conosci.
- Non serve conoscere le persone come te per capire che bisogna girarci alla larga il più possibile.
- Adesso basta, Oleg! Stai esagerando! Non puoi parlargli così! Tu non lo conosci!
Anche Audrey era scattata in piedi, arrabbiata. Oleg non poteva essere più contento: stava facendo reagire il tizio rosso, e stava mettendo Audrey dalla parte di lui. Eccellente.
Poteva anche smettere, per il momento.
- Va bene, Aud, come vuoi tu - e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo beffardo a Percy, si ritirò a fumare sotto la veranda.
Dopo che fu andato via, seguì qualche istante di silenzio imbarazzato, rotto finalmente da Roman:
- Beh, vado a preparare il caffè, chi ne vuole?
Seguirono risposte affermative e negative. Nel frattempo Lucy, Magda e le sue nuore iniziarono a togliere i piatti e a sparecchiare, e i bambini furono portati da Ingeborg a fare un sonnellino. Solo Percy e Audrey rimasero fermi, in piedi, senza parlare.
Non riuscivano neppure a guardarsi.
Se ne accorse Lucy, che intervenne per sbloccare l'impasse.
- Aud, mi aiuteresti con questo vassoio?
- Sì, certo - mormorò, e sempre senza guardare Percy prese il vassoio e andò in cucina, urtandolo mentre gli passava accanto.
Il ragazzo non le staccò gli occhi di dosso, mentre lei chiudeva la porta della cucina dietro di sé.
Intanto, Rhett, Jarne e Saul confabulavano, in piedi vicino a una finestra.
 
Che diamine è preso a Oleg? Vuol far fallire tutto?
 
No, mi ha solo detto che aveva avuto un'idea...
 
L'ultima volta che ha avuto un'idea siamo stati quasi espulsi dalla scuola! Perché non accettiamo serenamente il fatto che sia solo un fottuto bastardo?

Jarne, smettila. Oleg è un provocatore ma non fa mai nulla per caso. Forse voleva far reagire il tizio rosso in qualche modo.
 
Bella reazione! Se avesse trattato me in quel modo gli avrei rotto il naso.
 
Però avete visto che Audrey alla fine lo ha difeso.
 
È vero, non ci avevo pensato.
 
Che abbia davvero avuto una buona idea?
 
Non fecero in tempo ad andare a chiedergli spiegazioni. Oleg era rientrato e rivolgeva loro uno sguardo molto eloquente.
Caro Jarne, tra poco sarai costretto ad ammettere che io, Oleg il Serpico, sono il vero genio di casa.
 
Veramente, mi sembra che tu abbia solo fatto danni.
 
Bah... Se avessi dovuto aspettare che Saul il Mangiapolpette districasse la situazione, rischiavo di diventare troppo vecchio per veder nascere i venti figli di Audrey e del tizio rosso.
 
A proposito di tizio rosso, forse dovresti scusarti...
 
Sta' tranquillo, Rhettuccio, farò di meglio.

Oleg, per favore, siamo preoccupati: puoi dirci almeno cos'hai in mente?

Semplice: voglio che questo damerino tiri fuori gli attributi. Se continua a essere così passivo e a non andare dritto all’obiettivo, non combinerà mai nulla con Audrey; vediamo se riesco a cacciargli fuori la grinta.
 
Oleg fece l'occhiolino al fratello maggiore, poi si schiarì rumorosamente la voce.
Percy distolse lo sguardo dalla porta della cucina e lo portò su di lui.
C'era dell'odio bene in evidenza in quegli occhi.
Oleg sorrise come prima, un sorriso da volpe che fece salire ancora di più la rabbia di Percy.
- Bene, bambino, sei pronto finalmente a un discorso da uomini?
 
 
 
- Aud, non avresti dovuto prendertela così tanto con quel ragazzo...
- Ti ha solo fatto un complimento! Era necessario trattarlo così?
- Poveretto! Non ti sei accontentata di farlo sedere in mezzo ai bambini...
- Pampini tremendi mit Perrrcy, ma lui non fatto ztorie!
- ... hai dovuto anche infierire!
- Mi fate parlare?! - implorò Audrey.
- NO! Tu adesso ascolti. Nessuno in famiglia è mai stato così testardo...
- Di me non ha preso di certo!
- Perrrcy zolo vuole scusa te! Perrché tratti lui come Sheiße di Doxy?
- Maddie, Lucy, Inge, lasciate che parli io. Audrey, sicuramente hai un ottimo motivo per essere così arrabbiata...
- Oh! Finalmente! Grazie, Edna...
- ... ma direi che dopo la giornata che ha passato oggi, Percy possa essere perdonato, no?
- Ha ragione! - esclamò Grace, la moglie di Jarne. - Non ho mai visto tanta pazienza in un uomo solo. Se consideri che è venuto fin qui solo per fare pace con te...
- Questo è quello che dice lui! - gridò Audrey. - Lo sapete cosa ha fatto per entrare in casa? Mi ha minacciata di licenziarmi!
- Perché, tu non volevi farlo entrare? Non è mica casa tua!
Oh, Merlino, dammi forza...
- Figurati se diceva sul serio!
- Perrrcy prave ragazzo, non fare mai...
- Solo tu sei tanto boccalona da crederci!
Audrey scosse la testa, sconfitta e ormai vicina alle lacrime. Qualsiasi argomento era improponibile, con quelle donne. La cucina si era trasformata in una cella dell'Inquisizione, con Audrey al centro e sua madre, sua zia e le altre tutte attorno. Mancava solo Judith, che non era stata ammessa a quella consultazione perché ritenuta troppo piccola per certi discorsi.
Nessuna badava al povero Roman, che cercava di preparare il caffè per tutti in un angolo.
- Ascolta, Aud - le disse Stacey avvicinandosi. Era quella che Audrey ascoltava più volentieri, la più pacata e la più matura del gruppo “Signore Bennet”.
- Sinceramente, hai mai dato occasione a Percy di spiegarti il suo comportamento la sera di Natale?
Audrey tirò su col naso, pensando. - No...
- Lui ti ha mai cercata per scusarsi?
- Sì! - esplose di nuovo. – Alle dieci di sera, dopo che non si è fatto vivo per tutto il giorno!
- E ti sei fatta spiegare perché non si è fatto vivo?
Altra tirata di naso. - No...
- Quindi, se ho ben capito, - continuò Stacey dolcemente, carezzandole i capelli – lui voleva scusarsi, ma tu non gliene hai dato modo perché eri troppo arrabbiata per ascoltarlo. Giusto?
Audrey si limitò ad annuire, la testa china.
- Ascolta quello che penso: se è venuto qui oggi, sopportando l'imbarazzo di stare con tutti noi solo per rivederti, ha dei buoni motivi e degli ottimi argomenti da sottoporti. Non vuoi proprio dargli un'occasione?
Audrey rialzò la testa: sei paia di occhi femminili (più quelli di Roman) la osservavano. Tirò su col naso per l'ultima volta.
- Devo pensarci - mormorò, e uscì dalla porta sul retro.
 
 
Tutta questa discussione non fu udita da Percy e dai fratelli Bennet, perché Magda aveva avuto l'opportuna idea di silenziare la cucina.
E anche perché ciò che avvenne nella sala da pranzo fu molto più interessante per gli uomini.
La provocazione di Oleg aveva fatto trattenere il fiato ai suoi fratelli. È vero, avevano tutti almeno dieci anni di più rispetto a Percy, ma era sempre un ospite, e dargli del bambino non era proprio il modo ideale per fare ciò che dovevano fare.
Percy si sistemò gli occhiali sul naso.
- Io sarei prontissimo, ma non vedo altri uomini con cui dovrei fare questo discorso.
- Ti piace fare lo spiritoso, bambino? Non sei nelle condizioni adatte.
- Perlomeno non mi ritrovo nelle tue condizioni.
- Che vorresti dire?
Percy si morse la lingua. Non poteva mettersi a litigare coi parenti di Audrey; d'altra parte, diamine, lui non era un bambino, era... beh, in un qualche modo era importante!
- Io non mi riduco a lanciare insulti squallidi basati sulla differenza di età. Come se dovessi sentirmi offeso dal fatto che tu hai trent'anni e io ventuno.
- Ventuno? - esclamò Oleg fingendo stupore – Sul serio hai ventun anni? Oh, cielo, ritiro tutto! Come ho potuto pensare che fossi uno stupido ragazzino immaturo che non è capace nemmeno di tenersi una ragazza?
Rhett, Jarne e Saul guardarono Percy aspettando una risposta. Il ragazzo si morse forte il labbro.
Non c'era nulla da rispondere. Oleg aveva ragione.
Vista la difficoltà in cui Percy si trovava, Oleg gli diede un'altra spinta:
- Magari vorresti anche farmi credere che quello che ti ho detto prima non è vero.
- Infatti - ruggì Percy – non è vero niente.
- Chissà come mai, stento a crederlo.
- So benissimo che conoscere Audrey è stata una fortuna, per me. E no, non penso di meritarmi qualcosa di meglio, anzi, non penso nemmeno di meritare una come lei. Non sono stato con lei per divertimento ma perché... - si fermò. Ma che diamine stava dicendo?
Perché andava raccontando tutte quelle cose a quel... quel tizio?
- Sì? Continua, ti ascolto! - fece Oleg.
Si sistemò di nuovo gli occhiali, improvvisamente in imbarazzo. - Non c'è altro - disse, distogliendo finalmente lo sguardo dagli occhi azzurri di Oleg.
Questi sbuffò, e guardò i fratelli.
 
Credo che ci siamo, ragazzi, il tizio rosso è quasi pronto ma mi serve un piccolo aiuto.
 
Io continuo a non capire...
 
Perché sei un Mangiapolpette, la tua mente è preclusa ai misteri della comprensione.
 
Io invece ho capito! Serpico, sei un fottuto genio!
 
Poi me lo spieghi, vero Rhett?
 
 
Oleg smise di scambiare sguardi coi fratelli. Prese una sedia e si sedette.
- Siediti, ragazzino.
Ancora imbarazzato, Percy ubbidì, e così fecero gli altri Bennet.
Oleg evocò dei bicchierini di vetro e appellò una bottiglia.
- Non si beve l'ammazzacaffè prima del caffè, ma faremo un'eccezione.
Stappò la bottiglia, e un forte odore di alcool si sparse attorno. Davanti all'espressione interrogativa di Percy, l'uomo rise.
- Grappa. Un liquore dei Babbani italiani. Papà l'ha portata dall'ultimo viaggio. La tiriamo fuori solo nei casi estremi, e tu sei il più estremo dei casi estremi, bambino.
Mise un bicchierino davanti a Percy e glielo riempì a metà. Un po' incerto, anche per la stranezza della situazione, lo buttò giù.
Subito una immensa vampata di calore gli risalì dallo stomaco alla gola, facendolo tossire e riempiendogli gli occhi di lacrime. Cavolo, ma sono matti questi Babbani?!
Con lo stesso sorriso da volpe di prima, Oleg bevve il suo bicchierino tutto d'un fiato, senza scomporsi minimamente.
Percy prese quel gesto per quello che era: una sfida.
- Dunque, ragazzino - riprese a parlare Oleg, mentre riempiva di nuovo i bicchierini. - Tu affermi, davanti a noi fratelli Bennet ramo Saknussem, che non pensi di meritarti nostra cugina Audrey. Corretto?
Percy esitò. - Beh...
- Bene, hai ragione. Non te la meriti.
Abbassò la testa tristemente. La giustezza di quell’affermazione non poteva essere negata.
- Sì, è vero.
Buttarono giù i bicchierini.
Oleg li riempì ancora.
- Perché allora vorresti far pace con lei?
Buttarono giù. Di nuovo pieni.
- Allora, ragazzino?
- Perché... Perché sono stato davvero un bastardo con lei. L'ho trattata male e voglio che sappia che mi dispiace. Tutto qui. - Buttò giù.
- Anche ammesso che tu sia in grado di scusarti con lei, - fece Oleg riempiendo ancora i bicchieri, - perché dovrebbe ascoltarti?
Percy avvampò. Quella grappa gli stava bruciando lo stomaco, ma gli scioglieva anche la lingua.
- Non lo so - rispose, tristemente. Buttò giù, e tossì.
- Certo, per saperlo prima dovresti provare... - Bicchieri di nuovo pieni.
- Ci ho già provato. Niente. Non mi lascia parlare. - Buttarono giù.
Rhett guardava sconcertato ciò che suo fratello minore stava facendo. Prima aveva rischiato di litigare con Percy per “tirargli fuori gli attributi” , adesso ne stava raccogliendo le confidenze imbottendolo di grappa.
 
Jarne, Oleg non può essere davvero nostro fratello, è disumano!
 
Visto? Visto?! Ti avevo detto che era meglio non lasciarlo fare! Adesso ce lo farà ubriacare, così mamma e zia ci metteranno alla gogna, Audrey scatenerà la Banshee contro di noi e Grace si dichiarerà in sciopero mettendomi a dormire sul divano! Tutto per colpa sua!
 
Veramente penso che stia facendo la cosa giusta: il damerino è più rilassato adesso. Si è un po' sfogato, non è più incazzoso come prima, sembra più deciso e tra poco potremo dirgli cosa fare per tornare con Audrey. E poi guardalo, ti sembra uno che sta per ubriacarsi?
 
In effetti Percy stava più che bene. La sua parte di sangue irlandese gli stava venendo in aiuto: non aveva problemi a reggere quel liquore, come non aveva problemi con l'alcool in generale. Ad essere in difficoltà era Oleg. L’uomo non era affatto un buon bevitore, anzi, ma pensava che il ragazzino non avrebbe retto più di tre bicchieri. E invece, stava bevendo la grappa come fosse acqua fresca. Diamine.
- Non ti lascia... parlare?- disse infatti, un po' intontito. - E perché non... non provi a insistere?
Stavolta fu Percy a riempire i bicchieri. Buttò giù tutto d'un fiato, mentre Oleg si limitava a osservare il suo cicchetto.
- A che servirebbe? Ha ragione lei: sono uno stronzo. E lei non merita uno stronzo.
Bevve di nuovo. Nell'idea originaria di Oleg, questo sarebbe stato il momento giusto per dirgli qualcosa di incoraggiante, dopo cioè che il tizio rosso avesse tirato fuori una volta per tutte i suoi timori. Purtroppo Oleg non era nelle condizioni di dire alcunché del genere: la grappa stava agendo con decisione su di lui, e l'uomo rimase a fissare il suo sesto cicchetto senza berlo.
Percy invece sembrava acquistare lucidità via via che beveva: fece fuori il cicchetto e se ne versò un altro, mentre continuava a parlare.
- Lei è vivace, allegra, spigliata, un’ottima persona, anche se ogni tanto tira fuori delle cose assurde. Il primo giorno di lavoro le ho sbattuto la porta sul naso ed è svenuta, e quando ha ripreso i sensi se n'è uscita con la storia che ha il... Com'era? Ah sì: il naso sensibile. Vi giuro che stavo per riderle in faccia. Ma la cosa più divertente... - ingoiò il cicchetto e ne prese un altro, sotto gli sguardi attoniti dei fratelli Bennet che non perdevano una parola. – La cosa più divertente è che era venuta da me per chiedermi il permesso di andare al bagno. Come se fosse ancora a scuola! Una pazza, capite? E anche la madre non è del tutto sana. Pensate... - giù un altro cicchetto - ... ma non è importante...
- No, racconta, ti prego! - A Rhett stavano uscendo le lacrime dalle risate. Oleg intanto aveva bevuto il sesto cicchetto e aveva appoggiato la testa tra le mani, ormai K.O.
- ... La notte di Natale io e Audrey siamo stati insieme, e il giorno dopo chi entra in camera mentre mi stavo mettendo le mutande? La madre di Audrey! È stata la cosa peggiore che...
Altro cicchetto.
- Comunque, dicevo, Audrey è semplice ma speciale, mi fa stare bene, a mio agio, e non si merita uno come me. Io sono noioso, brutto e antipatico, faccio un lavoro noioso, brutto e antipatico, e... - giù il cicchetto – E lei non è il tipo da stare con uno così. Le serve uno come... come... come il Paguro, diamine!
 
Credo che adesso sia ubriaco. Cos'è un paguro?
 
Il paguro è un crostaceo che vive nelle conchiglie vuote dei gasteropodi...
 
Jarne, che fai, prendi in giro? Sappiamo cos'è un paguro, ma non sappiamo cosa c'entri adesso!
 
Zitti, fatemi sentire cos'altro dice!
 
- Quando stava col Paguro veniva al lavoro sempre allegra. Tutte le volte che è stata in mia compagnia invece le è successo qualcosa, o è successo qualcosa a me. La prima volta che l'ho vista mi sono comportato da razzista e lei mi ha dato del maleducato, la seconda mi ha schiacciato un piede... - Cicchetto.
- ... Poi la prima volta che siamo usciti insieme è stata insultata dai miei fratelli, poi...
- Ehi, ragazzo, - lo interruppe Saul, togliendogli di mano bottiglia e bicchiere, – ci hai raccontato abbastanza, non credi? Meglio che la smetti, o ci racconterai anche il colore delle sue mutande la sera di Natale; e questo magari può interessare te, ma non noi.
Percy si riscosse, rendendosi conto di aver parlato a ruota libera senza pensare.
- Scu-scusatemi, io... – avvampò – io… Temo di essermi fatto trasportare...
- È normale, la grappa non perdona. In ogni caso hai battuto Oleg, guarda come si è ridotto - rise Jarne, indicando il fratello che aveva appoggiato la testa sul tavolo e russava.
Percy deglutì. Iniziava a sentirsi di nuovo in imbarazzo.
- Mi dispiace, ho parlato a vanvera, io... non lo faccio mai...
- Tranquillo, - gli fece Rhett, paterno, – è tutto a posto. Ti senti meglio, adesso?
- Meglio rispetto a cosa?
- Beh, rispetto a prima. Sai, prima di parlare di te e di Audrey.
Ci pensò su. - Sì, credo... credo di sì... Però…
- Sai, zio Klaus ci diceva sempre, da piccoli, che parlare è la cura contro la maggior parte dei mali.
- Zio Klaus?
- Sì, - rispose Rhett, – il padre di Audrey. - Si incupì un istante, pensando allo zio. - È crudele che noi abbiamo potuto conoscerlo e lei no…
Fecero silenzio, interrotti solo dal russare di Oleg. Percy lo guardò, e non resistette alla tentazione: gli sollevò la testa e la lasciò ricadere sul tavolo; fece un tonfo, ma l'uomo non si svegliò. In compenso, gli altri tre fratelli risero forte.
- Devi scusare Oleg - fece Jarne. – Prima non voleva offenderti; lo chiamiamo “serpico” perché ha la lingua lunga ed è stato a Serpeverde. Non è cattivo, voleva solo provocare in te una reazione. Sai... Ci sei sembrato un po' troppo passivo, mentre ci vuole decisione per far pace con Audrey dopo che è passata per la fase Banshee.
Al sentir nominare di nuovo quell’argomento, Percy guardò con rimpianto la bottiglia di grappa tra le mani di Saul. – Perché, secondo voi ho la minima speranza di fare pace con lei?
- E secondo te avrei acconsentito a far aprire la grappa se non avessimo questa certezza? - rise Saul. – Ma sì, ragazzo, Audrey ti vuole ancora, è evidente per noi che l’abbiamo vista nascere.
- E non ricominciare - aggiunse in fretta Rhett, impedendo a Percy di ribattere, – con la storia del noioso brutto e antipatico. Lascia che sia lei a decidere se la meriti o no; nessun uomo è all'altezza di nessuna donna, a meno che lei non decida di portarcelo.
- Considera inoltre - si inserì Saul, facendogli l'occhiolino – che nessuno che sia in grado di sopportare per quasi due ore Max e Will e che riesca a imboccare le mie figlie può essere tanto antipatico.
- E poi, a quanto pare tieni davvero tanto a Audrey, se hai sopportato cose davanti alle quali qualsiasi mago o Babbano sano di mente se ne sarebbe andato indignato. Ultimo fra tutti, il buon Oleg - e Jarne indicò il fratello che sembrava in pieno coma etilico.
Percy osservò le tre facce quasi identiche dinanzi a sé. In tutte e tre c'era un incoraggiamento muto, un qualcosa che diceva: non ti arrendere, ritenta, hai sbagliato ma puoi riprovare, siamo con te.
- Quindi, secondo voi, se mi spiego con Audrey lei mi perdonerà e smetterà di trattarmi come cacca di Doxy?
Un lieve imbarazzo scese sui fratelli, che si guardarono. Oleg rantolò qualcosa come:
- ... Baaaanshhheeeee...
- Beh, ragazzo, non possiamo garantire risultati ma... - rispose Rhett, cauto. – Diciamo che... se non ci provi non lo saprai mai, no?
Percy annuì, convinto. - Avete ragione. Sono proprio uno stupido… Perché non l'ho fatto prima?!
Oleg rantolò di nuovo. - ... Grrraaaapp... Ssserppp...
- Sì, sì, Oleg, adesso dormi, da bravo...
Percy intanto si era alzato in piedi, avviandosi verso la porta. Non sapeva se era stata la grappa, o le parole dei Bennet, o il fatto di aver ricordato i momenti passati con Audrey fino ad allora, ma sentiva una decisione nuova in sé. Doveva piantarla di comportarsi da idiota una volta per tutte.
Sono stato uno stupido, un grande stupido, ma posso rimediare e lo farò. Che Audrey lo voglia o no!
In un momento in cui i Bennet erano distratti da Oleg, e proprio un istante prima che Roman entrasse in sala con il caffè seguito dalle donne, Percy corse fuori in giardino, dove gli era sembrato di scorgere la figura familiare di Audrey.
Per una volta nella mia vita voglio comportarmi da uomo. Magari morirò per mano della Banshee, ma non provare sarebbe peggio.
Cavolo, ma perché servivano i cugini di Audrey per farmelo capire?
 
- Ecco il caffè, ragazzi! - annunciò Roman aprendo la porta della cucina. – Spero che… Oleg! Che ti è successo?
- Oleg! - strillò Edna. – Cosa diamine gli avete fatto, voialtri?
- Ma… Noi niente, ha fatto tutto da solo!
- Oleg… Oleg! Svegliati! - urlò Edna, mentre prendeva a schiaffi il marito.
Quello aprì un occhio, mormorò qualcosa come - … Mmmaudruugrup… - e tornò ad appoggiare la testa sul tavolo.
Nel mentre, i suoi fratelli si erano finalmente accorti dell’assenza di Percy.
Jar, dov’è il tizio rosso?
 
Cosa ne so io?! Ho la faccia da cercatore di tizi rossi? Stavo guardando Oleg!
 
Oddio, e se fosse scappato? Non l’avremo mica spaventato?
 
Se è scappato significa che abbiamo fatto fallire il piano di zia Lucy, la quale ci appenderà per i capelli  mentre  mamma ci taglia le gambe. Abbiamo mandato in giro per la città un ubriaco!
 
Calmi, magari non se ne accorgono…
 
- Saul, dofe è Perrrcy?
- Oh, ehm… Ecco… Vedi, Inge…
- Tranquilli, l’ho trovato… - mormorò Rhett, con un sospiro di sollievo. No, decisamente Percy non era scappato. Non stavolta, almeno.
Guardarono tutti fuori dalla finestra. Audrey era seduta in giardino, senza cappotto, osservando il cielo che si riempiva di enormi nubi nere e minacciose. Dietro di lei stava arrivando Percy, anche lui senza cappotto.
 
- Non hai freddo, Bennet?
Audrey si girò di scatto. Percy veniva verso di lei a grandi passi, le mani in tasca.
- Pensa per te, Percy.
- Cos’è, niente più “signor Weasley”?
Sbuffò. – Se ci tieni posso chiamarti così…
- Assolutamente no.
Rimase in piedi, un metro dietro di lei. Per un attimo si guardò indietro, verso la casa.
Colse un rapido spostamento di tende dalla finestra del salotto. A quanto pareva qualcuno li osservava.
Sperò intensamente che lì dentro stessero facendo il tifo per lui.
Tornò a guardare Audrey. Non poteva vederle la faccia, ma concentrò lo sguardo sulla sua nuca.
- Grazie per prima. Per avermi difeso da Oleg.
- Oleg esagera sempre. Lo avrei fatto per chiunque.
- Ma non eri tenuta a farlo per me, quindi ti ringrazio. E sappi che in quello che ha detto non c’è niente di vero.
- Ah no? Sicuro? - ribatté lei, con una gran tristezza nella voce. – Perché da come mi hai trattata mi sembra che tu pensi sul serio che non sono abbastanza per te…
- Credi davvero che abbia solo voluto portarti a letto?
Audrey strinse i denti. Non sapeva cosa rispondere. Non sapeva nulla.
- Lo credi davvero, Audrey?
Si alzò un vento gelido. Rabbrividirono entrambi.
- Audrey…
- Non lo so.
- Lo hai detto ad Adams, però…
- Senti -  lo interruppe, voltandosi di scatto a guardarlo, – sono arrabbiata con te, va bene? Non avevi il diritto di trattarmi in quel modo, la sera del 25. Mi hai fatto male, dannazione!
Percy deglutì. – Lo so. Mi dispiace.
Audrey fece una risatina sarcastica. – Oh, già, ti dispiace. Questo risolve tutto, no?
- Non vuoi sapere perché mi sono comportato così?
- Non mi interessa.
- L’ho fatto perché stavo male. Sono stato male tutto il giorno. E il pomeriggio ho vissuto uno dei momenti peggiori della mia vita.
La ragazza si voltò di nuovo a guardarlo, spalancando gli occhi. Il viso di Percy era duro, come se raccontare quelle cose lo facesse soffrire molto.
- Magari hai pensato che non avessi una famiglia, o dei fratelli. Io sono il terzo di sette fratelli. Sette, capisci? - continuò il ragazzo, con la voce un po’ diversa. – E sono due anni che non ho contatti con loro perché… perché abbiamo litigato, e non vogliono più vedermi. A Natale - deglutì, – quando il Ministro mi ha chiamato, sono stato costretto ad accompagnarlo dai miei parenti, e li ho rivisti. Erano tutti lì.
Audrey si alzò in piedi, avvicinandosi. Non aveva idea che Percy potesse avere una storia simile.
- Non sai - seguitava a dire Percy – cosa significhi per me trovarmi con una famiglia come la tua quando… quando per colpa mia non ho più una famiglia. La sera - deglutì di nuovo, – non capivo più nulla, volevo soltanto… soltanto starmene solo e… Beh, lo sai.
Audrey tacque. Quel ghiaccio che aveva visto nel suo sguardo… tutto per aver rivisto i suoi. Aveva pensato fosse per lei. Che stupida.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma Percy non smise di parlare.
- Il giorno dopo volevo venire subito da te, per chiederti scusa, ma mi è salito un febbrone da cavallo. Sai, - fece un debole sorriso, – quando si dice la sfortuna…
La ragazza avrebbe voluto sotterrarsi. Che idiota che sono… Non ho proprio capito nulla…
- Sono stato meglio solo la sera, e…
- Sì, zia Maddie mi ha detto che loro ti hanno trattenuto.
- Già. - Sorrise di nuovo, debolmente. – Tua zia fa degli spaghetti…
- … buonissimi, sì.
Una goccia di pioggia cadde a terra, seguita da un’altra. Nessuno dei due ci fece caso.
- È stato stupido presentarmi da tua madre a quell’ora, ma non potevo farne a meno. Dovevo provare a chiederti scusa. Invece ho solo peggiorato la mia situazione.
Audrey si stava vergognando moltissimo. Tutta la rabbia era scomparsa, come se non ci fosse mai stata. Un altro pensiero adesso le rimbalzava in testa: non gli aveva dato modo di spiegarsi o giustificarsi, aveva tirato conclusioni affrettate basate sul nulla, e qual era il risultato?
Il risultato è che sei una completa idiota, Aud.
- E oggi, beh… Sono stato inclassificabile. Non volevo farti arrabbiare così tanto, sul serio.
Sei un’idiota, e Percy dovrebbe essere arrabbiato con te, invece ti sta chiedendo scusa…
- Ora, non so se accetterai ancora le mie scuse, ma…
Reagì senza pensarci. Si avvicinò di scatto e lo abbracciò.
Lui rimase interdetto, a quel contatto tenero e inaspettato, mentre Audrey nascondeva il suo viso contro l’incavo della spalla di lui.
- Mi dispiace… - la sentì mormorare. – Mi dispiace, mi dispiace, sono un’idiota, sono…
- Ehi…
- … Una cretina, stupida, e…
- Audrey, guardami. - La costrinse a staccarsi da lui. – Non sei stupida, né cretina né altro. Avresti… Avresti dovuto trattarmi molto peggio. Dico davvero. Guardami.
Altre gocce iniziarono a cadere. Audrey non riusciva ad alzare lo sguardo sul viso di Percy.
Cretina, idiota, perché sono stata così stupida…
- Guardami, per favore.
Scosse la testa. Non ce la faceva. Lui… Lui avrebbe dovuto detestarla per quello che gli aveva fatto in quei giorni. Avrebbe dovuto essere arrabbiato, o deluso di lei, e invece era lì a scusarsi.
- Se c’è un cretino qui sono io. Io e basta. Per quello che ho fatto ai miei, e per quello che ho fatto a te. Non merito il perdono di nessuno, ma…
Uno scroscio di pioggia più forte li investì in pieno. Si trovarono all’improvviso bagnati fradici, e tremanti dal freddo; eppure, nessuno dei due voleva muoversi da lì.
- … Ma se almeno… Se tu…
Finalmente Audrey lo guardò negli occhi. Rimasero a fissarsi per un lungo, lungo momento, senza più dire nulla.
Non c’era niente da dire, solo da guardarsi e guardarsi ancora, come avevano fatto la prima volta.
Desiderarsi, come la prima volta.
Alla fine fu Audrey a rompere il silenzio.
- È… È meglio che tu vada dentro, ti stai bagnando.
- Al diavolo. Io sono dove sei tu.
Le prese il viso tra le mani e la baciò.
 
 
Dentro la casa, una piccola folla aveva assistito al tutto.
- Cosa guardate?
- Che fanno?
- Ehi! Audrey lo sta abbracciando!
- Non vedo niente, scansatevi!
- Sono il capo famiglia, ho il diritto di guardare…
- Oleg, ti stai perdendo il meglio!
- …Tizzrrroossss…
- Propongo un cicchetto in onore dei Bennet ramo Saknussem!
- Prave Perrrcy! Sapevo che lui riuscifa!
- Va bene, adesso basta, razza di guardoni! - esclamò infine Lucy, ridendo e chiudendo la tenda nell’istante esatto in cui Percy baciava Audrey.
 
 

Il bacio durò poco: Audrey si scansò quasi subito facendo un passo indietro.
- Puzzi di alcool… - disse, ansimando.
- Oh… Scusa… - balbettò Percy. - M-mi dispia…
Non finì la frase. Audrey l’aveva abbracciato di slancio, baciandolo di nuovo.
Ci misero un po’ a capire che forse era il caso di andare in un luogo un più asciutto e meno affollato di sguardi curiosi.
Fino a quel momento seguitarono a baciarsi sotto la pioggia, come la prima volta.

  
   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ferao