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Autore: KuroRain    23/02/2011    0 recensioni
Il sole stava tramontando quando un gruppo di uomini vestiti con un mantello nero, la uccisero davanti ai miei occhi, come avevano fatto con i miei genitori.
Non sapevo se erano i soliti assassini, ma una cosa mi colpì: tutte e quattro le vittime erano state uccise nello stesso modo: con uno squarcio obliquo sul petto. Forse ero davanti a un caso troppo grande, ma qualcosa mi diceva che dovevo andare avanti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Nur!-
Mi voltai: era la mia amica Elizabeth che mi chiamava.
-Dove siamo dirette questa estate?-
Mi domandò con un grande sorriso sulle labbra.
Dovresti già saperlo,dobbiamo finire una cosa che abbiamo iniziato l'estate scorsa...-
A queste parole rimase perplessa, fino a che Noa e Kerol non la interruppero:
-Non mi dire che te ne sei dimenticata?!-
Disse Noa.
-Come potrei! L'avventura che abbiamo avuto la scorsa estate chi la può dimenticare!-
Ammise Elizabeth.
-Quando partiamo?-
Domandò non tanto convinta Kerol.
-Domani mattina abbiamo l'aereo, quindi sbrigatevi a fare i bagagli!-
Ordinai con un tono deciso. Le mie amiche mi guardarono con uno sguardo distrutto; credo che si aspettassero quella affermazione.
La mattina dopo le incontrai all'aeroporto con il mio amato zaino sulle spalle. Ero vestita con dei pantaloncini corti tenuti alla vita con un foulard, indossavo una maglietta a maniche corte color panna e ai piedi i miei inseparabili anfibi neri. Vidi le mie amiche arrivare da lontano: facevano proprio un bel trio. Elizabeth portava una minigonna blu con sopra una maglietta sbracciata bianca. Ai piedi portava delle All Star blu e i suoi capelli castani erano sorretti da una passata che lasciava cadere i suoi boccoli sulle spalle. Noa portava un paio di stivali da cavallerizza, minigonna di Jeans, una camicetta gialla con sopra un gillet rosa e i suoi capelli marroni, che le arrivavano sotto il mento, brillavano alla forte luce di quella mattina. Poi c'era Kerol vestita con un vestitino bianco che le arrivava sopra il ginocchio. Ai piedi portava in paio di ballerine nere bordate di rosso che riprendevano il colore del nastro che teneva legati i suoi capelli color inchiostro.
Raggiungemmo l'aereo dove ci aspettavano altri tre nostri amici (i ragazzi delle mie amiche). Elizabeth si buttò tra le braccia di Andrew, un ragazzo molto allegro che si tiene sempre i capelli ritti con il gel. Poi c'era David il ragazzo di Kerol, anche lui molto allegro e vivace ma più con i piedi per terra. E poi c'è Joy, un ragazzo dai capelli biondi con una lunga frangia che li copriva quasi gli occhi. E' un ragazzo molto spiritoso e ha bisogno dei rimproveri di Noa per rimanere calmo.
Così, con allegria e spirito di gruppo, partimmo per Luxor.
Affacciata al finestrino pensai cosa ci aspettasse questa volta, ma quando vidi le dune del deserto, sul mio viso nacque una espressione di nostalgia. Usciti dall'aeroporto del Cairo, prendemmo un altro aereo più piccolo per raggiungere Luxor. Atterrati vicino alle coste del Nilo, il vento caldo del deserto smosse i miei capelli biondi a caschetto. Dovemmo camminare per un po', ma dopo aver superato l'ultima duna, feci un gran sospiro; finalmente ero a casa.
Joy fece una delle sue battute e tutti si misero a ridere, ma io non ci feci caso. Quel posto che avevo davanti ai miei occhi era il posto dove ero nata e dove avevo visto la fine dei miei genitori. Ricordo quel giorno come se fosse ieri; avevo sette anni. Era appena calata l'oscurità della notte del deserto, quando Luxor fu invasa dai banditi. C'era tanta confusione e mia madre mi teneva tra le sue braccia: aveva paura, ma non sapevo di cosa. Un gruppo di banditi entrarono in casa nostra, rovistarono, ma non trovarono nulla che gli interessava fino a quando uno di loro mi guardò. I suoi occhi erano puntati sul ciondolo che portavo al collo, ma io continuavo a non capire. Uno dei suoi compagni trafisse il petto di mio padre e poco dopo quello di mia mare, e io riuscii a scappare tra l'oscurità della notte salvandomi la vita. Quella notte corsi talmente tanto che arrivai fino alla Valle dei Re. La conoscevo bene perchè mio padre faceva l'archeologo e mi aveva portato tante volte. Mi rifugiai accanto ad una tomba piangendo. Ero sconvolta e non sapevo cosa fare. Dopotutto ero solo una bambina. Poco dopo mi accorsi che non ero sola. Mi guardai attorno e trovai un puledro che quando mi vide si avvicinò con prudenza. Non riuscivo a vederlo tanto bene perchè era nero come l'oscurità che lo avvolgeva. Lo chiamai Anubi perchè lo avevo trovato accanto alla tomba che mio padre e altri archeologi avevano soprannominato “la Piramide dei Morti”. La chiamavano così perchè dicevano che era maledetta, perchè al suo interno trovarono molte incisioni sul Dio dell'aldilà e che nessun predatore di tombe era riuscito ad uscirne vivo. Non capivo perchè la chiamassero "piramide" dato che si trovano solo a Gisa e che gli antichi le hanno costruite solo nell'Antico Regno.
Vissi un anno da ladra perchè non avevo soldi per procurarmi del cibo, ma proprio in quell'anno scoprii qualcosa che mi interessava di persona. Una sera stavo cercando un posto dove dormire, ma mi imbattei in tre banditi vestiti di nero che volevano il mio ciondolo. Così scappai nel deserto e affidandomi come al solito all'oscurità, riuscii a salvarmi, ma per poco. I banditi mi avevano raggiunta e mi buttarono giù da cavallo, facendomi un taglio che mi trapassò il petto obliquamente. Credevo che era la fine, ma ad un certo punto, i banditi cominciarono a retrocedere. Mi girai. Tra le ombre vidi una sagoma nera con uno sguardo abbagliante color sangue. Credevo di essere impazzita così mi lasciai andare e svenni. Mi risvegliai in una casetta accogliente e mentre stavo per alzarmi una donna dal viso tenero mi disse che dovevo riposare. Quella donna si chiamava Mariam e fu lei a spiegarmi tutto quello che dovevo sapere sul ciondolo:
-Quel ciondolo è un ciondolo maledetto, creato dal Dio degli inferi.-
Iniziò Mariam.
-Si dice che è la chiave per accedere ad un grande tesoro. Ma tu, cara bambina, sei stata scelta da Lui per aiutarlo a trovare la pace di una povera anima...-
-Sì, come no. Sono solo una povera orfana che non fa altro che rubare e uccidere per sopravvivere.-
-Le tenebre offuscano il tuo cuore, ma in futuro incontrerai la Luce che ti aiuterà a vedere.-
-Finitela con queste idiozie! Chi potrebbe amare un'essere come me?!-
-Questo lo dovrai scoprire da sola, bambina mia...-
Rimasi in silenzio e poi aggiunsi:
-Sono stanca di queste stupidaggini!-
Mi avviai vero l'uscita della casa della donna.
-I sogni risolvono le angosce della vita, bambina mia! Tu vedi solo con gli occhi, ma devi incominciare a guardare con il cuore!-
Sbattei la porta e me ne andai.
 
Dopo aver ricordato il mio passato, ritornai al presente, raggiungendo i miei compagni. Luxor era sempre più allegra e movimentata. Attraversammo la piazza principale, dirigendoci verso il palazzo reale. Ad accoglierci c'erano Mahad e Selim, i due consiglieri e amici del Faraone. Selim mi prese in braccio e disse con il suo sorriso splendente sulle labbra:
-Come sei diventata grande!-
-Adesso non esageriamo!-
Ammisi un pò imbarazzata. Mi rimise a terra e fece anche dei complimenti agli altri. Abbracciai Mahad e spostò il suo sguardo alla sua sinistra, facendomi capire che dovevo andare da quella parte. Abbandonai lì le mie cose e con un passo svelto mi diressi nella direzione che mi aveva ordinato. Svoltando l'angolo mii ritrovai in mezzo ad un lungo corridoio con le pareti tutte dipinte da disegni e geroglifici. Chiunque si sarebbe perso, ma io non potevo, conoscevo troppo bene quel posto. Percorsi il corridoio e mi ritrovai sul retro del palazzo. Davanti a me vi era uno spettacolo stupendo, anzi, straordinario. A meno di un chilometro o più, non so, si trova il posto più bello dell'Egitto: la Valle dei Re. Stetti un minuto assolta nei miei pensieri, ma qualcosa mi interruppe. Sentii un rumore strano, un rumore che conoscevo molto bene: erano degli zoccoli che correvano al galoppo sulla sabbia. Spostai il mio sguardo e vidi una sagoma nera: era Anubi. Sembrava molto contento di vedermi e lo ero anche io.
-Gli sei mancata molto.-
Conoscevo quella voce, ma non poteva essere quella voce. Mi voltai. Era lì, in tutto il suo splendore, appoggiato di fianco alla parete che mi guardava con il suo sguardo spensierato. Non sapevo cosa dire, ero paralizzata.
-Ramses!-
Corsi e mi buttai tra le sue braccia stringendolo fortemente e lui fece lo stesso.
-Non è l'unico a cui sei mancata molto...-
Non poteva essere, l'avevo visto con i miei stessi occhi....
-Nur che cosa fai? Tu che piangi?-
-Ramses, credevo di averti perso per sempre!-
Appoggiò le sue mani sulle mie spalle. I miei occhi si rispecchiarono nei suoi. Si avvicinò e mentre chiuse gli occhi, posò le sue labbra sulle mie.
-Devo raccontarti tutto, vieni.-
Cominciammo a camminare, uno accanto all'altra.
-Dopo che siamo entrati nella tomba, degli egiziani con a capo Amir ci hanno seguito. Ricordi?-
-Sì, sì, certo.-
Me lo ricordavo bene. Eravamo entrati nella "Piramide dei Morti", la tomba maledetta, per cercare spiegazioni sulla morte della mia migliore amica Azurha. Ma Amir e I suoi compari ci avevano seguiti, forse avevano a che fare con questa storia, ma mi pareva strano. Amir non avrebbe fatto del male a nessuno, perchè doveva farlo al suo migliore amico?
-Arrivati quasi a metà strada, udimmo uno strano rumore che proveniva da dietro le nostre spalle.-
Continuò.
-E poco dopo siamo stati aggrediti.-
Fece una piccola pausa.
-Sia io che David, Andrew e Joy cademmo a terra e...-
-...Poi avete perso conoscenza per pochi secondi, ma io e le altre eravamo sparite. Di preciso non ricordo dove ci avessero portato. Ricordo solo qualche disegno dipinto sulla parete accanto ad una fessura aperta. Non sono riuscita a decifrare le scritte, perchè l'unica fonte di luce era una piccola fiammella appiccata ad un bastone appeso alle pareti della piramide. Faceva freddo, ma non tanto. Ciò vuol dire che eravamo vicini alla stanza del sarcofago.-
-Come fai ad esserne sicura?-
-Vuol dire che ci stavamo avvicinando verso il cuore della tomba, il posto più buio, dove giace il corpo di un faraone non scoperto. E poi, il poco che sono riuscita a vedere sulle pareti, se ricordo bene, erano dei disegni che appaiono sul Libro dei Morti...-
Spiegai.
-L'antico manoscritto egizio, scritto per raggiungere la libertà eterna... Già, hai ragione, ma forse ti sei sbagliata.-
-E' per questo che sono tornata in Egitto. Per vederci più chiaro...-
Non si stupì della mia affermazione, ma dato che l'avevo interrotto, continuò a parlare.
-Comunque, ritorniamo a noi. Dopo che vi hanno portato in questo posto siete riuscite a scappare, ma quando ci siamo ritrovati qualcosa non quadrava. Dove era finito Amir?-
-Stai accusando il tuo migliore amico?!-
Esclamai turbata.
-Non lo sto accusando!-
Ribattè a voce alta.
-Come potrei accusarlo se è stato lui a salvarmi...-
Ammise con un tono cauto.
-Questa non la sapevo! Come ha fatto a salvarti?-
-Dopo esser stato accoltellato da quei banditi, caddi a terra privo di sensi e quando aprii gli occhi il sole era già sorto. Mi ritrovai nel deserto, con il petto fasciato e Amir che mi guardava con un gran sorriso sulle labbra...-
Rimase in silenzio. Ci eravamo seduti su un muretto accanto ad una vasca piena di fiori di papiro bianchi. Rimasi in silenzio anche io, ripensando a quel giorno. Provai un forte dolore al cuore, come quando cadde tra le mie braccia e credevo che fosse troppo tardi. Aveva uno squarcio che gli attraversava il petto obliquamente. Ero disperata, non sapevo che cosa fare. Gli presi la mano, ma qualcosa mi staccò da lui. Degli uomini con un mantello nero mi portarono via dal lui. Ricordo che era disteso con il petto rivolto a terra e cercai di non lasciare la sua mano, ma cedetti. Mi allontanavo sempre di più e quando fui riuscita a liberarmi tornai in dietro, ma non lo trovai più. Provai una fitta al cuore e con le lacrime agli occhi scappai cercando di dimenticare: come avevo sempre fatto. Ma ora potevo dimenticare quell'accaduto, perchè era salvo. Ad un certo punto Ramses mi strinse a se e con una voce calma mi chiese:
-Perchè te ne sei andata via? Perchè sei scappata?-
Riflettei un attimo e poi risposi senza esitazioni:
-Sono scappata perchè avevo paura, paura dei ricordi. E poi è tutta la vita che scappo. Sono scappata quando hanno ucciso i miei genitori perchè mi rendevo conto che non avevo più nessuno e avevo paura. Ho paura di rimanere sola...-
Ramses spostò lo sguardo verso l'orizzonte.
-Credo che tutti abbiano paura della solitudine, persino io, ma non lo posso sapere. Fin da bambino sono stato in mezzo a tante persone e ho e continuo ad avere l'affetto dei miei genitori. Ti conosco. Tu sei molto forte perchè hai saputo trovare la forza per continuare a lottare.-
Lo guardai. I suoi occhi color ametista brillavano alla luce del sole. Indossava una tunica egiziana lunga fino alle ginocchia tenuta stretta alla vita da una cintura dorata e sulle spalle portava un mantello blù. Naturalmente portava sulla fronte una coroncina dorata con sopra l'occhio egizio che veniva quasi coperta da un ciuffo biondo.
-Sono contento di rivederti…-
-Ramses asp...-
 
Poco dopo raggiungemmo gli altri e con grande allegria salutarono Ramses. Mahad mi guardò curioso, ma non gli potetti dire niente. Si accontentò di un furbo sorriso.
Dopo essere entrati nel palazzo, incontrammo Iside, una sacerdotessa, che ci mostrò le nostre camere. Conoscevo molto bene Iside, era una donna davvero formidabile. Aveva dei grandi occhi neri e un bellissimo sorriso. E' lei che ci ha spiegato tutto (quello che fino a ora sappiamo) sull'antico Egitto.
-Nur , vieni subito qui! Ci dobbiamo cambiare!-
Era la voce di Elizabeth che come al solito moriva dalla voglia di indossare gli abiti egiziani. Le mie amiche indossavano una veste di lino lunga fino alle caviglie con un nastro colorato legato alla vita. Io come al solito avevo la mia solita veste corta. La mia tunica arrivava fino alle ginocchia, legata con un nastro di lino rosso legato in vita. Le maniche erano corte e con la scollatura ampia le portava a metà spalla. Infine mi avvolsi il collo con un foulard di lino che aveva lo stesso colore delle acque limpide del Nilo per coprire il ciondolo che portavo al collo.
Dopo che mi fui cambiata, decisi di andare a fare una cavalcata insieme a Ramses.
-Non tornate tardi e sopratutto non perdetevi!-
Ci consigliò Iside.
-Allora, noi andiamo a fare una passeggiata per Luxor, ci vedremo in giro?-
Ci chiese David.
-Certamente. Non vi preoccupate!-
Affermò Ramses.
Lui e David erano come fratelli e credo che non ci siano segreti tra loro (e la cosa mi preoccupa molto…).
Così partimmo al galoppo. Era la sensazione più bella che potessi provare. Il rumore degli zoccoli che quasi sfioravano il terreno sabbioso.
-Vuoi fare una gara?-
Mi chiese Ramses.
-Come potrei tirarmi in dietro! Io e Anubi vi batteremo!-
Partimmo. Andavamo velocissimi. Entrammo in un cunicolo stretto di Luxor. Eravamo allo stesso pari, quando ad un certo punto trovammo il padre di Ramses a bloccarci la strada.
-Che cosa state facendo voi due?!-
-Salve Padre... Ehm... Stiamo facendo una cavalcata...-
Ammise il ragazzo un pò imbarazzato.
-Per le vie di Luxor! Se combini un guaio dove andrà a finire la mia reputazione!?-
-Scusateci mio Re, andremmo nel deserto.-
L'uomo spostò lo sguardo da quello del figlio al mio.
-Certamente Nur, ma controllate quei cavalli.-
Così cambiammo la rotta e, altamente divertiti, ci dirigemmo verso le coste del Nilo.
 
Dopo una lunga cavalcata ritornammo a palazzo. Era quasi buio e il sole stava sparendo tra le dune nel lontano orizzonte. Mentre stavamo entrando a palazzo, un bambino mi corse in contro e con tanta allegria mi abbracciò; era Hassan.
-Fratellone sono contento che Nur sia tornata! Credevo di non rivederla più… -
Disse rivolgendosi al fratello. Proprio così, Hassan era il fratello minore di Ramses. Aveva sette anni ed assomigliava moltissimo al fratello.
-Ben tornata Nur. Sono contenta di rivederti. -
Alle spalle del bambino spuntò una donna vestita con una tunica bianca. Era Nefertari, la madre di Ramses. Si chiamava come la moglie prediletta da Ramesse II che per più di venti anni fu una delle figure preminenti della politica egiziana.
-Preparatevi per la cena gli altri vi stanno aspettando.-
- Grazie, molte grazie. E' un piacere anche per me rivederla.-
Dissi facendo un inchino e posando il mio piede sinistro avanti. Lei mi fece un sorriso e guardò Ramses con uno guardo orgoglioso. Dopo che fu andata via, Ramses propose di fare un bagno e dopo averci messo il costume, ci dirigemmo verso il lato ovest del palazzo. Arrivati a destinazione Ramses scostò delle tende e davanti a noi si prostrò una scalinata bianca. La scendemmo piano piano e quando fummo arrivati in fondo, Hassan posò l'asciugamano su un divanetto e con un bel tuffo si buttò in acqua.
Io e Ramses facemmo lo stesso e in pochi secondi ci ritrovammo immersi nelle acque del Nilo. Non era una piscina qualunque e credo che non si possa definire “piscina”. Sembrava di essere al mare ma invece della sabbia avevamo sotto i piedi un pavimento di pietra e al posto dell'acqua salata vi era acqua dolce. Dopo qualche metro il pavimento finiva e scostando delle tende che recintavano quel paradiso terrestre, potevamo ammirare il tramonto.
Dopo aver finito il bagno, ci rivestimmo per andare a cena. Ma quando ci stavamo dirigendo verso la sala sentii un urlo provenire all'interno del palazzo, riconobbi la voce: era quella di Noa.
Corremmo verso quella voce e davanti a noi avevamo uno spettacolo a dir poco sconcertante. Ramses rimase paralizzato con gli occhi lucidi e Hassan era sul punto di scoppiare a piangere. Un corpo giaceva per terra con il petto squarciato obliquamente: era il corpo della Regina Nefertari, la madre di Ramses e del piccolo Hassan. Mi avvicinai, ma ormai era troppo tardi: era morta. Mi rivolsi a Ramses con uno sguardo dispiaciuto, facendoglielo capire. Hassan strinse la veste del fratello e scoppiò a piangere. Accorsero gli altri e anche loro rimasero scioccati. Le mie amiche scoppiarono in lacrime e il Faraone si accostò a lei:
-Non può essere, che cosa ti hanno fatto!-
Il piccolo Hassan cascò tra le braccia del padre e Ramses corse via. Non lo raggiunsi, perchè sapevo dove trovarlo. Mi avvicinai al corpo senza vita e nella scollatura del vestito trovai un biglietto scritto in arabo. Lo misi nella mia scollatura del vestito e raggiunsi Ramses. Era seduto sul muretto su retro del palazzo, rivolto verso la Valle dei Re. Mi sedetti accanto a lui e con le lacrime agli occhi disse:
-Sono stati loro! Loro e solo loro potevano fare questo!-
-Sì, è vero possono essere stati loro, ma perchè? Non hai prove...-
-Volevano me, ma non ci sono riusciti, allora hanno portato via mia madre!-
Pingendo appoggiò il viso sulle mie ginocchia e accarezzandogli la testa lo rassicurai.
Ormai il sole era tramontato e si recarono tutti a letto, dispiaciuti per l'accaduto. Ero in camera mia e appoggiata al balcone della terrazza guardai l'orizzonte. Non provavo la stessa disperazione che provavano gli altri, perchè avevo già provato quella sensazione. L'avevo provata due volte: alla morte dei miei genitori e a quella di Azurha.
Il sole stava tramontando quando un gruppo di uomini vestiti con un mantello nero, la uccisero davanti ai miei occhi, come avevano fatto con i miei genitori.
Non sapevo se erano i soliti assassini, ma una cosa mi colpì: tutte e quattro le vittime erano state uccise nello stesso modo: con uno squarcio obliquo sul petto. Forse ero davanti a un caso troppo grande, ma qualcosa mi diceva che dovevo andare avanti. Sentii qualcosa che mi abbracciò da dietro. Riconobbi la stretta, ma svoltai lo sguardo comunque. Era Ramses che aveva ancora gli occhi impregnate dalle lacrime.
-Pensi che centri con la morte dei tuoi genitori e di Azurha?-
Disse con voce cauta. A volte credevo che mi leggesse nel pensiero. Annuii e poi andammo a letto.
La mattina dopo mi svegliai presto, perchè non riuscivo a dormire. Era tutta la notte che facevo sogni strani che mi impedivano di riposare. Non riuscivo a capire il perchè. Molti dicono che i sogni ti aiutino a risolvere qualcosa che ti turba, ma non credo che sia vero.
Dopo che anche Ramses si fu svegliato, uscimmo insieme a fare una passeggiata. Pochi minuti dopo incontrammo il fratello del Faraone, lo zio di Ramses. Si chiamava Naja ed era più piccolo di suo fratello ed era un sacerdote del Dio Amon-Ra.
Nipote mio, mi dispiace molto dell'accaduto di ieri sera...-
-Grazie zio, ma credo che prima o poi riuscirò a sopportare questo dolore.-
-Certamente ragazzo mio!-
Ci salutò con un sorriso e se ne andò. Non mi convinceva. Non mi piaceva quel sorriso.
 
Verso il primo pomeriggio ci dirigemmo verso la Valle per cercare delle risposte. Faceva molto caldo e i miei amici non erano abituati. Come al solito Joy si lamentò e dopo di lui si aggiunsero in coro gli altri. Io ero abituata e non ci facevo caso. Pensavo ancora a Naja. Ma scacciai subito quel pensiero, perchè arrivammo all'entrata principale della Valle.
Era uno spettacolo a dir poco emozionante. La scelta di questo posto non fu casuale: qui l'occidente indicava infatti, secondo le credenze religiose dell'epoca, il regno dei morti. Questa caratteristica funeraria era esaltata dalla presenza di una montagna a forma di piramide che dominava la valle e richiamava alla mente le tombe dei faraoni dell'Antico Regno. Raggiungemmo la Tomba di Anubi che si trovava tra la Valle dei Re e tra la Valle delle regine. Anche se il tempo l'aveva rovinata, aveva sempre quell'aspetto nobile. Mi chiedevo chi ci riposasse all'interno. Ancora nessuno aveva scoperto l'entrata della camera sepolcrare, il posto dove riposa la mummia. Entrammo. Era immensa e i disegni sulle pareti sembravano prendere vita. Sentimmo un rumore e ci voltammo: era Amir.
-C-cosa ci fate qui!?-
Chiese stupito il ragazzo.
-Stiamo indagando sulla morte della Regina.-
Dissi io in tono superbo.
-E vuoi trovarla dentro una tomba maledetta?!-
A quelle parole sentimmo un rumore provenire dall'oscurità alle nostre spalle. Sentimmo dei passi e a quel punto scappammo fuori dalla tomba. Ci rifugiammo dietro una parete rocciosa della Valle. Mi girai, ma non vidi nessuno. Decidemmo di tornare indietro. Mi chiedevo dove fosse andato Amir. Era molto sospetto e da come mi aveva risposto non voleva che entrassimo nella tomba.
Tornati a casa incontrammo Naja che parlava con suo fratello.
-Buona sera ragazzo mio. Come è andata l'escursione? Trovato niente?-
-Siamo arrivati fino alla prima stanza, ma poi dei rumori strani ci hanno fatto scappare.-
-Lo avevo detto io di non andarci perchè come sai la maledizione dice...-
-Lo sappiamo grazie. Ramses, io esco a fare una cavalcata se vuoi venire con me ti aspetto alle scuderie.-
Dissi interrompendo Naja. C'era qualcosa in lui che mi innervosiva. Così me ne andai.
 
-Scorbutica la ragazza!-
Ammise innervosito Naja.
-No, non è così. E' solo che le da noia sentire quella storia...-
- Ah, è vero poverina! Ha perso i suoi genitori quando aveva solo sette anni!-
Ramses guardò stupito lo zio. Come faceva a saperlo?
-Emm... Ora devo andare, arrivederci.-
Naja li salutò per poi sparire.
-Ramses, questo non lo sapevo!-
Disse il Faraone rivolto a suo figlio.
-Ci sono tante cose che tu non sai su di lei perchè non ti è mai importato niente! Soltanto perchè… perchè non è nobile… -
 Il ragazzo si infuriò con il padre perchè non aveva mai accettato il fatto che suo figlio amasse una come Nur.
 
-Perchè hai detto a Naja che hai perso i tuoi genitori?-
Mi domandò lui dopo che fu entrato nelle scuderie.
- Io non gli ho detto nulla. Questa storia la conosci solo tu e tua madre…-
Dissi chiudendo la porta.
-Forse glielo ha detto lei… -
Spostai lo sguardo, quando vidi un bigliettino per terra. Lo aprimmo e vi era scritto in arabo:
 
Dove tramonta il sole Lei è la venerata e la disprezzata, Lei è la prima e l'ultima”.
 
-Che cosa vuol dire?-
-Non ne ho idea Ramses, ma può essere la risposta alle nostre domande!-
La luce risplendeva nei suoi occhi che mi guardavano maliziosi.
-P-perchè mi guardi così?-
-Chi era la venerata e la disprezzata, e la prima e l'ultima?-
-Non ha molto senso questa frase…-
-Non dirmi che ti sei dimenticata tutto!-
Mi afferrò per le spalle.
-Ah! Adesso ricordo! E' Iside! Iside?! Non incolperai mica lei spero?!-
-Assolutamente no, mia cara. Unisci questo indizio alla morte di mia madre.-
-E perchè dovrei?! Cosa c'entra con tutto questo la Regina Nefertari!?-
-Ci arriverai presto.-
Mi baciò dolcemente stringendomi a sè.
-Ramses! Non vedo cosa c'entra con tutto questo!-
-Niente mia cara.-
-Allora finis… Dannazione Ramses! Smettila di sorridermi in questo modo!-
Quel suo sorrisetto malizioso mi metteva a disagio.
-Perchè non dovrei?-
-Lo sai! Mi danno fastidio!-
-Non è vero…-
A quelle parole mi tirò giù a terra e si mise sopra di me.
-Dannazione Ramses! Qui potrebbero ved…-
Mi tappò la bocca con le sue labbra.
-Hai chiuso la porta?-
-S-sì.-
-Bene.-
 
Mi recai in camera mia per prepararmi per la cena. Mi appoggiai al balcone come amavo di solito fare. Vi voltai verso ovest dove il sole tramontava, ripensando a tutto quello che mi aveva detto Ramses per cercare di distogliermi da pensieri non idonei alla situazione. Ci ragionai un pò e quando capii corsi da Ramses spiegandogli tutto. Era in camera, seduto sul letto a gambe e braccia incrociate; come era suo solito stare.
-Finalmente ci sei arrivata.-
-Ho avuto solo bisogno di tempo!.-
-Sei sicura?-
-Certamente!-
Sul suo volto ritornò quel sorriso.
-Cosa c'è adesso!?-
Scese dal letto e si avvicinò a me mettendomi l'indice sotto il mento.
-Secondo me è grazie a…-
-Smettila! Non abbiamo tempo da perdere!-
Dissi arrossendo e mi affrettai a uscire dalla stanza.
Sellammo i cavalli e ci dirigemmo verso ovest, dove tramontava il sole: verso la Valle dei Re.
Facemmo un pezzetto di strada a piedi scendendo un piccolo sentiero per arrivare alla nostra tomba.
-Sei sicura?-
Mi chiese Ramses.
-Dobbiamo rischiare. Ti fidi di me?-
Quando gli porsi quella domanda annuì.
Entrammo. Gli strani rumori erano spariti. Accesi una torcia e la presi in mano. Arrivammo ad una seconda stanza, ma nulla. Poi passammo alla terza e lì trovammo una scalinata stretta e buia che scendeva verso gli Inferi.
Io e Ramses ci guardammo e andammo avanti. Era molto buio e cominciava a fare un pò freddo. Finita la scala percorremmo un piccolo corridoio con molta calma. Il cuore mi batteva forte e solo in quel silenzio potevo sentire il respiro affannoso di Ramses. Era molto agitato e quando davanti a noi si aprì un' immensa sala tutta dipinta, mi prese la mano. Riconoscevo quella stanza, era quella dove mi avevano portato l'anno prima. Ramses accese le torce attaccate alla parete. Ero paralizzata da tanta bellezza. I disegni perfetti e le scritte perfettamente intatte. Aiutata da Ramses deciframmo qualche geroglifico. Leggendo su quelle pareti mi ritornò in mente quando mio padre mi insegnò a decifrare quei strani simboli, che poi sono semplicemente raffigurazioni delle cose che vedevano gli antichi.
Ad un certo punto trovai la scritta “Astet” che in egiziano significa trono e Astet era la dea della maternità e della fertilità dell'oltre tomba; la dea Iside.
Da quel punto pian piano le mie domande venivano risolte. Ramses si accostò ad una parete e trovò uno spazio vuoto. Mi guardò attentamente, ma credo che non guardasse me, ma il ciondolo che avevo appeso al collo. Mi tolse la collana e mi accorsi che il bigliettino che avevo trovato nella scollatura di Nefertari non c'era più. Ramses oltre ad essere coraggioso, fiero, altruista, sincero e molto testardo notava di tutto. Si accorse naturalmente che ero turbata.
-Cerchi questo?-
Teneva in mano il biglietto che cercavo tra l'indice e il dito medio.
-Cosa?! Ma come…-
Mi guardò con uno sguardo compiaciuto.
-A, sì. Giusto… Bastardo!-
Spostava il suo sguardo dal ciondolo nella sua mano alle iscrizioni sulle pareti.
-Qui continua a ripetere la parola "sole", ma…-
-Ramses questa me la paghi! Come hai potuto prenderti gioco di me per trovare…-
-Non dirlo neanche per scherzo! Non mi prenderei mai gioco di te. Mi sono accorto del biglietto solo quando…-
-Sì sì, il continuo lo conosco!-
Afferrai la collana rilegandola al collo. Quando rialzai lo sguardo mi accorsi che Ramses mi fissava il ciondolo della collana che, causalmente, finiva nello scollo della maglietta.
-Ramses hai finito!?-
-Scusami! Comunque… bel ciondolo.-
Sapevo a cosa si riferiva, così gli tirai un cazzotto sulla spalla.
-Aiah! Invece di picchiare me, picchia qui.-
Mi indice un punto ben preciso della parete vuota. Al centro vi era un piccolo quadrato con al suo interno vi era incisa la parola "luce".
Spinsi leggermente la parete priva di iscrizioni e quest'ultima si aprì immediatamente.
-Bel colpo mia cara!-
-Modestamente…-
Non riuscii a continuare a parlare perchè lo spettacolo che mi ritrovai davanti mi fece rimanere senza fiato. La luce del tramonto illuminava la stanza.
-Ma cosa? Come ci fa ad essere luce?!-
Domandò stupito Ramses.
-Guarda in alto.-
Mi obbedì e scommetto che aveva capito, perchè sul suo viso nacque un piccolo sorriso.
Sembrava impossibile, ma era lì davanti ai nostri occhi. Dovevamo trovarci al centro della tomba.
-All'interno della tomba si trova una piramide…-
-Precisamente la struttura interna della tomba ha la forma di una piramide.-
Lo corressi lusingata.
-La luce del tramonto si rispecchia sulla punta scalfita della piramide.-
Aggiunse continuando a guardare in alto.
-Che proviene da ovest.-
 Seguì con gli occhi il fascio di luce che illuminava un sarcofago tutto dorato. Ci avvicinammo. Sul sarcofago vi erano delle incisioni.
-Leggi e poi dimmi se ti ricordi queste parole...-
Disse lui con voce cauta.
La riconobbi, era la preghiera alla Dea Iside:
 
Perché io sono la prima e l'ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,

Io sono la prostituta e la santa,

Io sono la sposa e la vergine,

Io sono la madre e la figlia,

Io sono le braccia di mia madre,

Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,

Io sono la donna sposata e la nubile,

Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,

Io sono la consolazione dei dolori del parto.

Io sono la sposa e lo sposo,

E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,

Io sono la Madre di mio padre,

Io sono la sorella di mio marito,

Ed egli è il mio figliolo respinto.

Rispettatemi sempre,

Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.”
 
-Questa è l'invocazione di Iside, quindi vuol dire che qualcuno doveva essere interessato a lei e non credo che può essere un Faraone.-
-Come fai ad essere sicura chi sia “costei”?-
-Guarda l'incisione sulla parete.-
-Colei ...per...cui...splende...il...sole.-
-Veniva chiamata così un antica Faraona di nome Nefertari.-
Proprio così. Sul biglietto che avevo trovato nella scollatura della madre di Ramses vi erano scritte le stesse parole. Ma mancava qualcosa, anzi per la precisione qualcuno.
-Bene, bene. Ben arrivati. Vi ringraziamo di averci aperto le porte di un nuovo tesoro!-
Riconoscevo quella voce, quel ghigno; era di Naja.
-Traditore! Come hai potuto tradire tuo fratello!-
Urlò Ramses irato.
-Povero sciocco! Tuo padre è sempre stato l'anello debole. E' salito al trono soltanto perchè era il primo genito! Non sa come va trattato un popolo e un regno!-
-E come... Come hai fatto a me e alla mia famiglia!-
-Cosa vuoi dire Nur?-
Chiese stupito Ramses.
-E' stata la vostra affermazione Naja. Come facevate a sapere che avevo perso i miei genitori a sette anni?! Questo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso! Vedi Ramses, tua madre conosceva il mio segreto ed era una persona sincera e...-
-Purtroppo anche molto furba. Non doveva ficcare il naso negli affari che non la riguardavano!-
Venni interrotta da Naja.
-Forse. Devi sapere Ramses che tua madre aveva scoperto la verità sulla morte di Azurha e dei miei genitori. Volevano il mio ciondolo, ma quando scoprirono che stavamo insieme, sapevano che sarei ritornata a Luxor.-
-Sei molto furba e astuta, lo ammetto. Ma voglio sapere se riesci a liberare un tuo amico!-
Da dietro di lui spuntò Amir con le mani legate.
-Lasciatelo stare, lui non centra niente!-
Disse impaurito Ramses.
-E' quello che credete voi! Questo ragazzo ha voluto aiutarvi e poteva rovinare i nostri piani!-
Naja lanciò il ragazzo verso di noi e Ramses lo prese. Era mal ridotto.
-Mi avevate promesso che gli avreste lasciati liberi!-
Aggiunse Amir.
-Che ragazzo ingenuo! Addio e buon riposo eterno!-
-Bastardo! Spero che brucerai all'Inferno!-
-Non imprecare contro tuo zio, ragazzo. Adesso l'Egitto è nelle mie mani! Credevi di governare questo paese dopo tuo padre non è vero?! Anche tu sei l'anello debole per colpa di quella ragazzina che ti ha annebbiato la vista!-
-Non parlare di lei in questo modo!-
-Hai fatto uno sbaglio e adesso ne pagherai le conseguenze!-
Naja e i suoi scagnozzi ci spinsero dentro la sala a con dei massi chiusero il portone. Eravamo rimasti rinchiusi e forse per sempre.
Ormai la notte era calata e nella stanza era calata una profonda oscurità. Per la prima volta in vita mia ne ebbi paura. Io e Ramses eravamo accanto accovacciati per terra, appoggiati ad una parete con in braccio il povero Amir che aveva perso i sensi.
-Come lo hai capito che era stato mio zio a uccidere mia madre e di conseguenza i tuoi genitori e Azurha?-
Chiese incuriosito Ramses.
-Uccise i miei genitori perchè sapevano del tesoro e così potevano impadronirsi del ciondolo. Cercarono di persuadermi ma non ci riuscirono. Per colpa della mia arroganza hanno ucciso Azurha...-
Abbassai lo sguardo. Mi accorsi che avevo fatto tante cose sbagliate e altri avevo pagato per i miei errori.
-Poi hanno tolto di mezzo tua madre perchè dava fastidio...-
Mi portai le mani sul viso per coprire le lacrime che scendevano dai miei occhi.
-Sono stata la causa di tante disgrazie e adesso ne pagherete le conseguenze tu e Amir!-
-Non dire così… Ricordati che c'è una soluzione a tutto…-
-Non credo che esista una soluzione per le angosce che ti bruciano l'anima.-
 -Chissà…-
-Non hai paura?-
-Di cosa?-
-Di morire… Adesso…-
-Guarda il lato positivo: moriremo insieme.-
-Già… Ma se moriamo adesso non potremmo ricorreggere gli errori del passato e…-
-Hai paura di andare all'Inferno?-
Con quelle parole mi ghiacciò.
-Non ne vedo il motivo. Ci andremmo insieme.-
Gli sorrisi dolcemente. Essere insieme a lui mi consolava.
-E perchè dovrei andarci pure io?-
-Non hai nessun rimpianto?-
-No.-
La sua risposta fu fredda come lo sguardo che aveva in quel momento.
-Nemmeno di esserti innamorato di una…-
-Non aggiungere altro. Lo sai. Mi da fastidio…-
Si appoggiò sulla mia spalla.
-E' inutile rimuginare sul passato.-
Il silenzio crollò nella sala. Mi sentivo distrutta e impaurita. Non potevo lasciare che quel pazzo di Naja distrusse il mio Paese, quel Paese che non gli apparteneva. Guardai Ramses che si era addormentato sulla mia spalla per poi imitarlo.
Sognai. Sognai lo sguardo di quella sagoma nera con le orecchie a punta che mi accompagnava verso una porta dove vi erano altre figure che non riuscii a distinguere. Una di loro che sedeva al centro mi parlava dicendomi: "Io sono il Passato, il Presente e il Futuro perchè rinasco più e più volte. Io sono colui che si fa avanti quando qualcuno varca la porta. Ed è eterno il giorno che la Sua volontà ha creato."
 
La mattina dopo all'alba mi svegliai e dopo aver ragionato su cosa avevo sognato svegliai anche i ragazzi.
-Nur è troppo presto ancora!-
Disse Ramses ancora assonnato.
-Sarà troppo tardi se non usciamo fuori di qui!-
-E come vuoi fare?-
Chiese Amir.
-Mariam mi disse che i sogni risolvono le angosce della vita, ma io non le ho ami creduto e mi sbagliavo. Venite con me!-
Come pensavo, ogni tomba ha "un'uscita d'emergenza" come potremmo definirla noi. In realtà era la Porta dei Giardini di Ra dove il defunto avrebbe trovato la pace eterna. Dietro il sarcofago vi era la Porta e spostando la pietra che la teneva chiusa riuscimmo ad uscire dalla sala. Seguimmo la scala che si prostrò davanti a noi e ci portò nella prima stanza della tomba.
Lì trovammo Naja con un fucile puntato contro di noi.
-Come pensavo! Lo spirito del Dio ha agito un'altra volta!-
Ammise l'uomo.
Non capii le sue parole, ma quando puntò il fucile verso Ramses mi misi davanti a lui. La pallottola fortunatamente colpì la mia spalla destra e cascai a terra.
-Ragazza troppo ingenua!-
-Uomo troppo stupido!-
Dopo che ebbi finito la frase, presi il fucile e spinsi Ramses e Amir verso l'uscita.
-Cosa vuoi fare ragazzina!?-
-Toglierti di mezzo una volta per tutte!-
Cercai di colpire Naja ma mi saltò addosso e dei colpi partirono in aria colpendo il soffitto. Avevo fatto una mossa azzardata. Cercai di liberarmi da lui che mi tratteneva per la gola mentre il soffitto crollava e quando ci fui riuscita, sentii Ramses che mi chiamava. Corsi, ma era troppo tardi. Le macerie mi crollarono a dosso.
 Quando riaprii gli occhi vidi un fascio di luce.
-Testarda sei! E sciocca!-
Disse Ramses con gli occhi lucidi attraverso quella strana luce. Mi tese la mano e l'afferrai. Cascai tra le sue braccia: ero distrutta. Mi prese in braccio e mi baciò.
-Ramses… La luce...-
-Di questo ne discutiamo dopo.-
Vidi arrivare gli altri di corsa e le facce preoccupate dei miei amici e delle mie amiche.
-Ramses…-
-Dimmi! Che c'è!?-
-Ho male alla testa…-
Crollai tra le sue braccia priva di sensi.
Mi risvegliai in camera di Ramses. Ero distesa sul letto con una fascia che mi ricopriva tutto il petto. Mi faceva male la spalla e la testa; avevo preso proprio una bella botta.
-Nur!-
Vidi le mie amiche irruppero nella camera. Mi abbracciarono e dissi che avrei spiegato tutto a tutti. C'era anche Amir che mi abbracciò e mi ringraziò di tutto e io a sua volta, mi scusai di averlo coinvolto in questa storia. Entrò Ramses e tutti scapparono fuori dalla stanza.
-Come stai?-
-Posso dire che non me la cavo male.-
Gli sorrisi dolcemente.
Mi chiese in un tono cordiale mentre si avvicinava al letto.
-Spiegami una cosa...-
Si sedette accanto a me.
-... Come facevi a sapere che tuo padre conosceva il segreto?-
-Semplicemente perchè era l'unico ad aver visto la tomba. La continuava a chiamare la "Piramide di Anubi" e solo chi era riuscito ad entrarci sapeva come era la struttura della tomba.
-Perchè di Anubi?-
-Anubi è il Dio dell'oltre tomba, colui che accompagna l'anima del defunto al cospetto della trinità: Iside, Osiride e Horus.-
-Ecco perchè davanti all'entrata è raffigurato per mano con la Regina.-
-Infatti. Questa volta però sono stata più brava io!-
-Non saresti arrivata a queste conclusioni senza il mio aiuto!-
Lo guardai dolcemente.
-Hai perfettamente ragione, mio caro...-
-Cosa? A cosa devo questa gratitudine?-
-A te amor mio, che sei la Luce della mia esistenza.-
Gli afferrai il collo e lo baciai.
-Tu sei la mia Nur.-
Divenni tutta rossa a quelle parole. Mi parlò in arabo e Nur, in quella lingua, significa Luce.
Mi aiutò ad alzarmi e mi portò in terrazza. Guardai l'orizzonte. Mi toccai la gola, mancava una cosa: il ciondolo. Era rimasto nella tomba, ormai chiusa per sempre insieme al corpo di Naja. Pensai a cosa avevo visto, ma non lo dissi a nessuno. Prima di vedere il fascio di luce, vidi una sagoma nera con le orecchie a punta e lo sguardo abbagliante color sangue che mi conduceva verso la luce.
  
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