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Autore: Eclair    23/02/2011    4 recensioni
Mi piaceva vedere le tue converse blu sul pavimento, ma non mi piaceva vederle su quel pavimento. I miei sogni erano popolati dalla tua camicia a quadri e dai tuoi jeans chiari pieni di strappi abbandonati sul mio letto, e non sulle tristi coperte di quello che puzzava di falso, preparato dallo studio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Illusio


Mi piaceva vedere le tue converse blu sul pavimento, ma non mi piaceva vederle su quel pavimento. I miei sogni erano popolati dalla tua camicia a quadri e dai tuoi jeans chiari pieni di strappi abbandonati sul mio letto, e non sulle tristi coperte di quello che puzzava di falso, preparato dallo studio.

Nel 2004 avevo firmato il nostro primo contratto insieme senza pensarci più di tanto sopra, tutto quello che mi serviva era pagarmi gli studi e non mi sono mai lasciato prendere da inutili moti di moralismo, ma non avrei mai creduto che avessimo attirato tutta quell'attenzione: in pochi mesi eravamo in cima alle classifiche e da allora tutto quello che guadagnai fu dai numerosi successivi contratti insieme. Mi si diceva che il nostro successo dipendesse dalla naturalezza e confidenza che sembrava esserci tra di noi, dal tuo talento e dal mio sembrare sempre un anno più giovane di quello che ero. In quel periodo di guadagni e di firme che si susseguivano, su di te proliferavano i germi della mia rovina.

Ogni mattina ti vedevo arrivare con quella tua aria sicura, salutare tutti, discutere con i registi.
Ed io, giorno dopo giorno, aspettavo ogni volta che ti scostavi le ciocche brune dal viso con le dita. Mi perdevo nelle tue labbra asciutte, negli scatti dei tuoi occhi scuri. Di tanto in tanto alzavi il viso e ti accorgevi che io ero lì, e mi salutavi con un sorriso e un cenno del capo, venivi verso di me a chiedermi se fossi pronto. Ogni notte, quella era la scena con la quale mi sarei addormentato.

Dimmi, davvero non ti sei mai accorto di nulla? Eppure io tremavo, quando posavi le tue labbra sulle mie. Le vertigini si impossessavano di me e sentivo il viso bruciare come non mi era mai successo, ed avevo il terrore che tu te ne accorgessi, ma non hai mai detto una parola.

Sapevo che non ero il tuo unico partner lavorativo, e quando non giravamo ero consapevole che un letto come quello che il giorno prima avevi diviso con me adesso lo occupavi con un altro ragazzo. In quei giorni prendevo pastiglie di sonnifero per dormire tutto il giorno e non pensare a cosa stavi facendo. E la mattina dopo ero di nuovo al lavoro, pronto a prendermi il tuo sorriso, l'unico gesto che, gioivo con me stesso, nessun copione ti obbligava a fare nei miei confronti.

In quei due anni persi la capacità di scindere tra ciò che era reale e ciò che era finzione, mi persi nelle sensazioni che mi davi senza volerlo davvero, mentre un nodo dentro di me si stringeva sempre più stretto, nella strada di non ritorno.

Mentre lavoravamo cercavo sempre di intercettare il tuo sguardo, senza riuscirci mai; questa era la prova che mi faceva realizzare che mi stavo solo illudendo, vedevo cose dove non c'erano.

Perchè mai avresti dovuto guardarmi in viso, se non era richiesto? In realtà io non ero altro che un collega come un altro per te. Continuavo a perdermi nelle tue carezze, come se fossero reali. Ero consapevole che mi davi piacere senza volerlo davvero. Sapevo benissimo che, mentre eri lì con me, così coinvolto all'occhio della telecamera, in realtà stavi con tutta probabilità pensando a cosa avresti comprato per cena quella sera, agli impegni del giorno dopo. In realtà, sapevi semplicemente svolgere bene il tuo lavoro, e io no. Ero consapevole di tutto questo, ma tutte le mie certezze sembravano crollare quando mi spogliavi con quell'impeto e quella frenesia perfettamente simulate, quei gesti tanto ripetuti insieme erano ogni volta diversi, ma solo per me.

-

Mi abbandono ad occhi chiusi, sfinito, sul materasso. Ecco che tu, ancora sopra di me, mi pulisci una guancia con due dita. E ridi, di quella tua risata insieme pura e spregiudicata. E io sorrido con te, che ti chini a baciarmi la fronte. Non voglio aprire gli occhi. Non voglio scoprire che quel bacio così casto era solo per non sporcarti anche tu, non voglio scoprire che tutto questo è successo solo perchè la telecamera non è ancora stata spenta.
Voglio rimanere così, con tutto che scompare, ad immaginarci in un letto che sa di vissuto, come due amanti.
Perchè, Noah, io mi sono innamorato di te, ma questo non lo saprai mai.




















|Angolo dell'autrice|
Salve a tutti! In realtà non sono morta, felici? Sono solo impegnatissima con un progetto serio (?) che mi sta togliendo anima&salute. Questa storia era completamente fuori programma, ammetto di non averla curata particolarmente quindi non è proprio niente di che, e suppongo sia la (nuova) idea più perversa che io abbia mai avuto. Si capisce che lavoro fanno i due? E' solo accennato nella storia, in effetti! Comunque sia, grazie di cuore a chi vorrà leggere e recensire (:
See ya, Arrenuccya.

  
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