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Autore: __WeatherlyGirl    23/02/2011    7 recensioni
E' il compleanno di McGee, Abby gli fa un regalo speciale mentre Tony e Ziva risolvono una questione in sospeso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva, forte. Ricordava quasi il giorno dopo la morte di Kate. Quando c’era Ari. Quando era arrivata Ziva. Già, Ziva, da quanto tempo era lì? Da quanto tempo Tony scherzava con lei? Da quanto tempo faceva parte della squadra di Gibbs?

Ne avevano passate tante, la morte di Ari, la morte di Jenny, l’attentato a Gibbs, l’arrivo di Michael Rivkin. Proprio lui stava ricordando quel giorno, Tony:

-Haha, Rivkin, che buffone!- scherzò con McGee

-Tony...- tentò di redarguirlo il collega

-No! Sul serio! Io davvero non capisco come Ziva abbia fatto ad innamorarsi di uno così! Era ridicolo davvero!-

-Tony...attento...-

-McGee, ma di cosa ti preoccupi? Non c’è Gibbs dietro di me, vero?-

-No,- rispose tremando Tim -non c’è Gibbs, ma c’è qualcun altro...-

Tony si girò, aspettando di trovare il direttore dietro le proprie spalle, ma invece c’era Ziva. Con lo sguardo triste, non alterato.

-Hai esagerato, DiNozzo!- Gli disse l’agente David, senza alzare la voce. Appariva calma, ma non lo era.

-Dai, Ziva, è passato del tempo, ora puoi dire che è stato un errore!- Provò invano a scherzare Tony, ma Ziva non cambiò espressione in volto.

-No. Tu hai commesso un errore.- Continuava a fissarlo, ma il suo sguardo andava oltre, come perso nel vuoto.

-Ziva,- provò ad intervenire McGee -stavamo solo scherzando, sono sicuro che Tony non diceva sul serio. Dai...va tutto bene. Vuoi il caffè?-

-No, grazie.- e si sedette alla scrivania, continuando a fissare Tony.

 

-Piove!- esclamò Gibbs arrivando nello squad room. 

-Già,- rispose Ducky entrando dall’altra parte, con il suo impermeabile tutto bagnato -Jethro, hai visto il signor Palmer?-

-No, Duck. Ci vediamo dopo, va bene?-

-Sì, Jethro!- rispose allontanandosi il medico legale.

Mentre i due parlavano Tony era andato in bagno, Gibbs lo cercò con lo sguardo e poi si sedette.

-Nessun caso, oggi, boss?- chiese quasi dispiaciuto Timothy.

-Non ancora, McGee, non ancora...dov’è DiNozzo?-

-Speriamo per lui molto lontano!- rispose acidamente Ziva, che quella mattina si era abbastanza arrabbiata con lui.

-David!- la redarguì Gibbs.

-Scusa, Gibbs, ma Tony...-

-Adesso basta! Ziva, vallo a cercare. McGee tu vai da Abby, ti stava cercando.- Mentre il ragazzo si allontanava Gibbs lo richiamò.

-A proposito, buon compleanno!-

-Ehm, grazie capo!- rispose imbarazzato Tim.

 

Quando scese nel laboratorio di Abby, la scienziata teneva la musica altissima. Lui provò a chiamarla un paio di volte, ma lei non sentì.

-Abby! Abby! Abs!- nessuna risposta. Stava trafficando al computer, sorridendo e muovendo i suoi codini neri. McGee si intenerì a guardarla. “Che brava ragazza” pensò.

Poi decise di avvicinarsi a lei per farsi vedere, le poggiò una mano sulla spalla e lei urlò spaventata. Dopo aver abbassato il volume della musica lo guardò perplessa

-McGee! Non si spaventano così le persone!-

-Ma tu, Abby...- non riuscì a finire che lei lo strinse in uno di quegli abbracci che solo Abby sapeva dare.

-Tanti auguri, Timmy! Ti ho preso un regalo!-

-Oh, Abs, non dovevi...davvero...- rispose molto imbarazzato McGee, curiosissimo di vedere cosa fosse. La seguì dietro la porta ad apertura automatica, ma lei si voltò e gli intimò di tornare indietro. Lui obbedì.

Lei tornò da lui con in mano un pacco molto grande, avvolto in carta da regalo rossa e nera (principalmente nera).

-Scartalo!- E glielo mise in mano. Quanto pesava!

-Oh, Abby, è bellissimo...è...è...che cos’è?-

-Ma come?- chiese quasi offesa la scienziata -non lo riconosci? O meglio, non la riconosci? E’ Bertha!-

-Bertha?!- McGee era estremamente confuso. Stringeva tra le mani un ippopotamo con una collana rosa. 

-Sì, la versione femminile di Bert! Io ho il maschio e tu la femmina.- McGee comprese in quel momento l’importanza del regalo e lo strinse a sé, questo emise una puzzetta. Era proprio Bertha!

 

Nel frattempo, Ziva si era recata nel bagno degli uomini, in cerca di DiNozzo. Quando entrò lui la guardò perplesso.

-Lo sai che qui non puoi entrare, vero?-

-Gibbs mi ha detto di farlo. Posso.- Lei continuava a guardarlo male. Molto male.

-Senti, Ziva...-

-Meglio che tu ti scusi, agente DiNozzo.- Lo interruppe lei seria.

-Lo stavo per fare...ma a modo mio. Lasciami parlare, ti prego. In bagno, oltre loro, non c’era nessuno. -E’ davvero passato molto tempo, quasi due anni, ed io ho avuto modo di pensare a cosa ho fatto. Ho sbagliato e ti chiedo scusa. Tu non hai uccise Jeanne perché eri gelosa, e io, invece, ho ucciso il tuo uomo. E’ imperdonabile.-

-Ne avevamo già parlato, Tony.- rispose più pacata Ziva -Ti eri già scusato per questo. Poco dopo il mio rientro a Washington, ricordi? Ti avevo già perdonato, prima ancora che tu me lo chiedessi.-

-Davvero?- chiese lui.

-Davvero. Da quando ti ho visto, in Somalia. No, prima. Ancora prima di vederti, quando credevo ancora di essere morta, ormai. Ero convinta di non avere più speranze, Saleem mi torturava da giorni e io stavo per crollare. Nei pochi momenti liberi pensavo a te.-

-A me?- chiese lui, poggiandole una mano sulla spalla, lei sembrò non sentirlo.

-Ho ripensato a quello che hai fatto, e a quello che ha fatto Rivkin. Il tuo aiuto è stato molto maggiore. Eppure ti conosco da così poco rispetto a lui! Lui beveva e piangeva, nei postuma della sbornia, io dovevo consolarlo. Tu non hai bisogno di essere consolato.-

-Se ti offri ne avrò bisogno- la interruppe nuovamente Tony poggiandole anche l’altra mano sulla spalla. Lei ancora non lo ascoltò.

-Mi mancavi terribilmente! Oh, Tony! Non puoi immaginare. Allora ho capito che neanche io poteva vivere senza di te, ma poi sei arrivato e ti ho visto così fragile, legato, sotto l’effetto del pentotal. Io e te nella stessa condizione. Ma io mi ero arresa, tu no. Quando mi dicesti di avere un piano pensai fosse una tua trovata per farmi ridere, ma tu mi hai liberata. Non solo da Saleem, ma anche dal mio passato. E per questo ti devo ringraziare.-

-E allora oggi perché ti sei così alterata?- Lei sbatté velocemente le palpebre, come per trattenere le lacrime.

-Hai toccato un tasto dolente, ed hai insultato un morto. Quello non dovevi farlo. Il resto è stato d’aiuto.-

-Posso fare un’ultima cosa?- chiese lui avvicinandosi a lei.

-No. Gibbs ci aspetta. Andiamo.- Gli prese le mani, lo guardò negli occhi e poi le lasciò, allontanandosi. Lui rimase fermo, come imbambolato, a ripensare a ciò che gli aveva detto.

   
 
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