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Autore: Alexiel94    24/02/2011    2 recensioni
[Sequel di "Persona di ghiaccio"]
Ecco il motivo per cui mi comportavo più freddamente possibile con lei: non mi era affatto indifferente, ma nonostante tutto cercavo da quasi tre anni di prendere le distanze da lei e da ciò che mi faceva provare, anche se non ne avevo ancora capito il motivo.
Perchè, forse, pensi che darle una possibilità sarebbe come tradire Caridad?
Nota: La ff non c'entra nulla con la canzone "Miedo a perderte" dei Teen Angels.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nacho, Nuovo personaggio, Tefi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Spaccati di Nachefy'
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Salve lettrici =)
Premetto che di solito le note le metto a fondo pagina, ma a mio parere rovinerebber l'atmosfera che ho tentato di creare, per cui le metto qui. Allora...prima non pensavo ad un continuo di "Persona di ghiaccio", ma avendomelo chiesto tutte le autrici che avevano recensito ho deciso di non deluderle, e annuncio che dopo di questa ci sarà l'ultima ff che farà parte della serie "Spaccati di Nachefy" (lo so, come originalità non è il massimo, ma non sapevo come intitolarla), in cui ci sarà il punto di vista mancante.
Be...buona lettura =).

Paura di perderti



Il tempo aggiusta tutto, dicono. Mai sentita una stronzata più grossa. Erano passati tre anni dalla morte di Caridad, eppure il dolore c'era ancora, non si era per niente attenuato, e anzi, ora che Marta stava crescendo avrei pure dovuto spiegarle perchè sua madre non c'era. Nonostante le ragazze dell'Hogar Magico, soprattutto Tefy, si prendessero cura di lei, inevitabilmente avrebbe cominciato a chiedere di Caridad, e sinceramente, anche a tre anni di distanza dalla sua morte non mi sentivo ancora pronto ad immergermi in un mondo popolato dai suoi ricordi. Durante il giorno tentavo di non pensare a lei, ma la notte, sdraiato solo nel mio letto non potevano fare a meno di venirmi in mente le sue carezze, i suoi baci, la sua gioia quando aveva scoperto di essere incinta non sapendo che le sarebbe stata negata la possibilità di crescere la propria figlia, causandomi una fitta di dolore al cuore.
-Papà- mi chiamò una voce alle mie spalle interrompendo bruscamente i miei pensieri, mi voltai e vidi Marta che mi veniva incontro con le mani protese verso di me. Sapendo cosa voleva, la presi in braccio, mentre un'altra voce, che mi fece accellerare i battiti del cuore, diceva -Marta, dove sei finit...- vidi Tefy svoltare l'angolo, ma appena ci notò si interruppe immediatamente.
-Che ci fai qui?- le chiesi freddamente, il ricordo del nostro primo e unico bacio mi bruciava ancora.
-Cercavo Marta- rispose altrettanto freddamente lei. Il suo tono di voce mi fece venire una specie di morsa allo stomaco, che cercai di ignorare. Ecco il motivo per cui mi comportavo più freddamente possibile con lei: non mi era affatto indifferente, ma nonostante tutto cercavo da quasi tre anni di prendere le distanze da lei e da ciò che mi faceva provare, anche se non ne avevo ancora capito il motivo.
Perchè, forse, pensi che darle una possibilità sarebbe come tradire Caridad?
-Bene, ora che l'hai trovata puoi anche andartene- le ringhiai contro. Lei si voltò e fece per andarsene, ma sentii una voce molto vicina al mio orecchio gridare -Tefy, non andare!-.
-Marta, lasciala perdere- le dissi baciandola sulla fronte, ma lei si dimenava al punto che dovetti appoggiarla a terra, e nonappena toccò il pavimento corse verso la ragazza.
-Vieni qui, tesoro- le mormorò Tefy prendendola in braccio e andandosene da un'altra parte, mentre mia figlia mi lanciava uno sguardo molto simile all'accusa.

-Nacho, ti va bene se io e Thiago portiamo Marta in giro?- mi chiese Mar entrando nella mia camera.
-Va bene- acconsentii, prima di aggiungere -vado a cercare dove l'ha portata tua sorella-. Entrai nella camera delle ragazze, sapevo di trovarla lì perchè entro pochi giorni ci sarebbe stato il matrimonio di Simon e Melody, e lei ovviamente era la testimone della sposa, che aiutava nei preparativi. -Dov'è Tefy?- chiesi appena entrai, notando che Melody era da sola che parlava al telefono piuttosto irritata -...no, avete sbagliato! Si scrive Arrechavaleta! Come sarebbe a dire che lo devo ripetere più lentamente scandendo bene le sillabe? Ar-re-cha-va-le-ta...devo farle lo spelling per caso?-. Capii che sarei dovuto andare a cercarla da solo, fra poco sicuramente sarebbe andata in escandescenza con il povero sventurato (probabilmente fioraio o pasticcere) e che quindi non mi avrebbe ascoltato comunque, scesi in soggiorno per chiedere a qualcuno se l'aveva vista in giro, ma non fu necessario farlo. Trovai Tefy seduta sul divano che teneva in braccio a mia figlia, che rideva. Vederle mi fece sorridere, sarebbe stato unel quadretto familiare...no, stroncai quel pensiero sul nascere, io e la Rinaldi dovevamo assolutamente mantenere un certo distacco, una ragione che ancora mi sfuggiva me lo imponeva da quasi tre anni.
-Marta- esordii fingendo che la ragazza non esistesse -ti va di uscire con Mar e Thiago?-.
-Sì- rispose lei, Tefy la lasciò andare e la bambina si diresse verso Mar e Thiago, e quest'ultimo teneva in braccio il figlio di due anni, Bruno. Lo invidiavo, lui aveva al suo fianco una donna che lo amava e che avrebbe cresciuto il bambino insieme a lui, mentre la mia Caridad era morta, e io ero rimasto solo. -Ciao papà- mi salutò Marta, prima di uscire seguendo la famigliola.
-Ciao Marta- ricambiai il saluto, ma ormai era già uscita quindi non potè sentirmi. Mi voltai verso Tefy e le dissi freddamente -Io e te dobbiamo parlare-.
-Va bene- disse lei con un velo di preoccupazione nella voce. La portai di sopra, in camera mia e chiusi la porta a chiave per assicurarmi che non venisse nessuno a disturbarmi durante il mio discorsetto. -Dimmi tutto- disse in un tono che lo faceva sembrare quasi un ordine.
-Allontanati da mia figlia- sbibilai tagliente. Lei sbiancò, non si aspettava una cosa del genere, deglutì un paio di volte e balbettò -P-Perchè?-
-Perchè lo decido io- tagliai corto cercando di essere più indifferente possibile, ma in realtà mi faceva male vederla in quello stato.
-Che motivo hai?- chiese con voce incrinata. Sperai vivamente che non fosse scoppiata a piangere, non lo avrei sopportato.
-Non mi piace che stia in tua compagnia- mentii, se Marta si fosse affezionata troppo a Tefy ciò avrebbe comportato un mio avvicinamento a lei, -quindi evitala-. -Non puoi farmi questo!- gridò lei disperata -Marta è come una figlia per me...-
-Ma tu non sei sua madre- la interruppi. Lei si voltò andandosene verso la finestra, alla quale si aggrappò sul davanzale e parlò dopo pochi minuti con voce spezzata -Tu...mi odi, vero? Ti piace così tanto vedermi soffrire?-. Mi avvicinai a lei, volevo dire qualcosa per consolarla ma lei gridò -NON AVVICINARTI!-, prima di voltarsi verso di me e vidi che aveva il volto segnato dalle lacrime. Sentii come una fitta al cuore, non potevo farla stare male in quel modo, aprii bocca per consolarla ma lei mi anticipò -Io non ti odio- si avvicinò a me fino ad arrivare a poco più di una spanna di distanza -Nacho, io ti amo-. Me lo aveva già detto tre anni prima, ma a differenza di allora, dove provai solo una gran rabbia al pensiero che ci stesse provando con me dopo un paio di settmane dalla morte della mia ragazza, il mio cuore andò a mille e non ce la feci a resistere alla tentazione di annullare la distanza che c'era fra noi e baciarla appassionatamente. Lei, che non se lo aspettava, rispose entusiasta, per poi buttarmi sul letto e baciarmi con più passione di prima.

-Tefy, vestiti- le dissi sgarbatamente un paio d'ore più tardi mentre mi stavo riabbottonando la camicia.
-Fra dieci minuti- biascicò lei da sotto le coperte.
-No, fallo ora- ordinai andando davanti allo specchio per sistemarmi i capelli e il colletto della camicia -fra poco Marta sarà qui e non voglio che ti ritrovi così-. Decisi che ero conciato abbastanza decentemente per scendere e uscii dalla mia camera in fretta senza nemmeno darmi la pena di controllare se la ragazza stesse facendo ciò che le avevo detto. Mi sentivo strano, il cuore mi batteva forte, mi tremavano le mani e sudavo freddo, come preso da un'improvvisa angoscia, ma non ne conoscevo il motivo. Insomma, non potevo mica avere paura di Tefy, anche se non ero stato con nessuna dopo la morte di Caridad, non potevo essere spaventato da ciò che era appena successo fra noi. Allora cos'era ciò che mi faceva provare quelle sensazioni? -Nacho, hai visto Tefy per caso?- mi chiese Melody senza nemmeno darmi il tempo di riflettere su cosa stavo provando.
-Ehm...- esitai, avrei dovuto dirle la verità o no?
-Eccomi- disse una voce alle mie spalle -per cosa mi cercavi?-.
-Per un mucchio di cose- rispose Melody avvicinandosi all'amica -devi andare a ritirare l'abito da sposa, scoprire chi è il testimone di Simon, portargli le fedi, parlare col prete dicendogli che deve spostare il matrimonio di un quarto d'ora, andare da quell'idiota di pasticcere che ha sbagliato a scrivere il nome sulla torta....-. Mentre la futura signora Arrechavaleta andava avanti con la sua chilometrica lista di ordini e favori intercettai lo sguardo di Tefy, che mi sorrise facendomi solamente provare un senso di colpa per ciò che avevo deciso di fare con lei. -Hey, mi stai ascoltando?- le chiese Melody schioccando le dita davanti al suo volto, per poi seguire il suo sguardo e arrivare a me. -Devo andare a...Felicitas, ti aiuto- disse lei andandosene e lasciandomi solo con Tefy. -Ora noi sue stiamo insieme?- mi chiese lei avvicinandosi a me probabilmente per baciarmi ancora.
-Senti Tefy- cominciai afferrandola per le spalle e allontanandola da me -fingiamo che non sia successo nulla-.
-Perchè?- chiese lei improvvisamente preoccupata.
-Quello che c'è stato fra noi- esitai un momento, come potevo dirglielo guardandola negli occhi? -...è stato un errore-. Mi sentii un assassino, che stava lentamente uccidendo il cuore di Tefy, per cui decisi che era meglio dare subito il colpo di grazia -Sono stato a letto con te solo perchè mi facevi pena-. Per un attimo mi sembrò di sentire il suono del suo cuore infrangersi, prima che lei gridasse -SEI SOLO UN BASTARDO! NON RIVOLGERMI MAI PIU' LA PAROLA!- e se ne andasse. -Tefy non ti parlerà più per davvero?- mi chiese una vocetta al mio fianco, abbassai lo sguardo e vidi Marta che mi fissava preoccupata.
-Non lo so, tesoro- le dissi prendendola in braccio -ma sono sicuro che non lo farà per molto tempo-. E difatti così fu, almeno per tutto il mese successivo. Anche se avevo tentato di avvicinarmi a lei durante il matrimonio degli Arrechavaleta, si era scoperto che ero io il testimone dello sposo, sebbene non ne sapessi nulla (nonostante Simon, Thiago, Rama, Luca e Nico sostenevano di avermelo ripetuto qualcosa tipo trecento volte), avevo tentato di parlare con l'altra testimone, che si comportava come se fossi una sostanza non identificata che le si era attaccata alla suola della scarpa. Ci soffrivo, ma sapevo che era la cosa migliore, soprattutto consoderando il fatto che non sentivo più quella strana angoscia che avevo provato il pomeriggio stesso in cui l'avevo mollata, ma al tempo stesso volevo chiederle scusa e finire in questo modo di sentirmi un verme. -Papà, perchè Tefy dice che è colpa tua se sta piangendo?- mi chiese Marta.
-Cosa?- domandai allibito, come faceva lei a saperlo?
-Vieni- mi disse e uscì dalla stanza. La seguii fino alla porta semichiusa della camera delle ragazze dove sentii la voce di Tefy spezzata dai singhiozzi dire -...dirglielo sarebbe totalmente inutile e senza senso...perchè è così, mi ha usata e basta...non conto nulla per lui...-.
-Non fare così- le rispose una voce che riconobbi come quella di Melody -hai vent'anni, riuscirai a trovarne un'altro-.
-Non faccio che ripetermelo da quando ne avevo dodici- rispose debolmente l'altra. In quell'istante fu come se il tempo fosse tornato indietro di tre anni, quando mi aveva baciato per la prima volta dicendo "Nacho, io ti ho sempre amato", allora non stava mentendo. Sentii il mio cuore sprizzare di gioia, sarei entrato nella camera, mi sarei fatto perdonare e mi sarei messo con lei, ma non ebbi nemmeno il tempo di appoggiare la mano sulla maniglia della porta che mi sovvenne il volto freddo di Caridad nella bara poco prima della celebrazione del funerale. E se fosse finita così anche con Tefy? Non lo avrei sopportato, ancora soffrivo per la morte di Caridad, non avrei retto psicologicamente alla sua perdita. In quel momento la porta si aprì e mi trovai davanti Melody, che mi guardò come se fossi un verme particolarmente viscido e schifoso, e disse -Se la fai soffrire giuro che ti uccido con le mie stesse mani-. Il suo sguardo faceva intendere che non era affatto uno scherzo, deglutii un paio di volte prima di entrare nella camera e avvicinarmi a Tefy, che aveva il volto rigato di lacrime, dicendole -Non piangere per me, non lo merito-.
-Vattene!- strillò lei asciugandosi le lacrime con le maniche della felpa.
-Non posso, devo parlarti- mi avvicinai ancora a lei mentre sbottava -Vuoi per caso parlarmi di quanto ti faccio pena?-.
-No, di noi due- risposi appoggiandomi alla parete di fronte a lei. Alzò lo sguardo mentre cominciavo a balbettare -Bhè...io...è da un po' che non ti vedo più solo come amica, ma non mi sono mai voluto avvicinare per un motivo che mi era sempre sfuggito- qui esitai, mentre lei mi fissava incuriosita -l'ho capito solo poco fa. Tefy, io...ho paura di perderti, paura di non rivederti più, di non sentire la tua voce...-
-Calmati- disse lei abbracciandomi, non ne capii il motivo inizialmente, ma toccandomi le guance le sentii bagnate, e dopo essermele asciugate con la mano ricambiai l'abbraccio mormorandole -Non voglio che anche tu muoia, è già successo con Caridad, non voglio che la cosa si ripeta-.
-Nacho, devi liberarti del suo ricordo e andare avanti- mi sussurrò. Forse aveva ragione, ma come avrei potuto dimenticare la prima ragazza che mi aveva fatto innamorare veramente?
-Tu e Tefy state insieme allora?- chiese Marta entrando nella camera dalla parte del bagno.
-Com...cos...ma non eri dall'altra parte?- le chiesi rompendo l'abbraccio con la ragazza.
-Hai sentito tutto?- le chiese Tefy abbassandosi per raggiungere l'altezza di mia figlia.
-Quasi- rispose lei sorridendo da furbetta, facendo scoppiare a ridere la ragazza.
-Potremmo ricominciare da capo, noi tre- dissi abbassandomi a mia volta.
-Quattro- mi corresse Tefy.
-Cosa?- mormorai.
-Ho scoperto qualche giorno fa di essere incinta- mi annunciò Tefy abbracciandomi dalla gioia.

-Nacho, avremmo un bambino- disse Caridad sorridendomi.

-Non sei contento?- mi chiese Tefy guardandomi stranita. Mi ripresi in fretta da quell'improvviso flashback, non avrei mai potuto dimenticare Caridad, lei ormai era parte di me, ma dovevo andare avanti per Marta, Tefy e l'altro mio figlio che doveva ancora arrivare. E anche per lei.
-Certo- risposi sorridendo e dandole un bacio.
-E quando vi sposate?- chiese Marta interrompendoci e salendomi in braccio.
-Hey, non correre troppo- le dissi abbracciandola, mentre la ragazza si avviava verso l'uscita della camera e chiedeva -Andiamo a dirlo agli altri?-
-Sì- rispose subito mia figlia raggiungendola alla porta. Per un attimo non mi mossi, mi ricordava troppo i gesti che fece Caridad quandoscoprì di aspettare Marta. Ora che avrebbe detto di me?
-Papà, non vieni?- mi chiese Marta guardandomi storto.
-Arrivo- dissi alzandomi e raggiungendole, sicuramente avrebbe voluto che continuassi la mia vita, e mi avviai verso una nuova prospettiva di vita accompagnato dalle ragazze a cui tenevo di più al mondo.
   
 
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