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Autore: RoSyBlAcK    08/01/2006    8 recensioni
La mia prima opera, le sono molto affezionata ^^

Harry e Ginny vogliono dare una spinta ai loro migliori amici l'uno nelle braccia dell'altra, e si scopriranno loro stessi invischiati in affari amorosi che non avevano preso in considerazione prima..

Commentatemi, eh =P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche volta…qualche sogno…

Qualche volta…qualche sogno…

La sala comune di Grifondoro era illuminata della fresca luce della luna. Le pareti dai colori caldi, gli arazzi elegantemente decorati, le figure comodamente accocolate nelle cornici sfarzose, tutto era come assopito in quella tenue e fredda luce argentata. Il fuoco nel camino andava riattizzato, ma Harry non aveva voglia di alzarsi. La vecchia poltrona ormai aveva come assunto la forma incava del suo corpo, e viceversa il suo corpo si era perfettamente adattato a lei.

Ron e Hermione erano ormai fuori da parecchie ore. Silente li aveva convocati in una riunione di prefetti e non erano ancora tornati. Si sentiva stupido li così, fermo e solo ad aspettarli, mentre avrebbe dovuto studiare, o avrebbe potuto dormire, visto l’orario. Ma non ci riusciva. Si sentiva in bocca come un sapore di segatura e nello stomaco la persistente sensazione di essere stato fregato. Gli avevano detto che sarebbero tornati nel giro d’un paio d’ore, ma ormai queste erano state doppiate da un pezzo. Non sapeva cosa pensare. Una parte di lui lo insultava di essere fissato, geloso del loro ruolo di prefetti. Un’altra però continuava a suggerirgli che magari la riunione di prefetti era una scusa di Silente solo per parlare di lui, o peggio una scusa dei suoi amici per fare qualcosa alle sue spalle. E queste idee lo assillavano tanto da non riuscire ad alzarsi da quella poltrona, come un vecchio padre che aspetta i figli usciti per una festa.

Tentò di pensare ad altro. Infondo ne aveva di cose a cui poteva pensare… inevitabilmente, fu il viso di Sirius ad apparire dalla nebbiolina di pensieri che gli si era accumolata nella mente nelle ultime ore. Già, Sirius. Lo stomaco parve fare un giro completo su se stesso e Harry sentì che la gola gli si gonfiava tanto che presto non sarebbe più riuscito a respirare. Tutte le volte che nella sua mente appariva il padrino scomparso, il suo corpo reagiva esattamente così: come un corpo che vuole piangere. Ma lui aveva sempre la meglio, e nessuna lacrima lo infastidiva.

La porta si aprì, e quando una ragazzina gli si sedette di fronte, lo trovò con il viso corrugato nella direzione della finestra chiusa, nel persistente fine di non piangere affatto.

“Harry?”

il ragazzo si voltò verso di lei e le sorrise appena.

“ciao Ginny.” La salutò. Anche questa volta era riuscito nel suo scopo e, soprattitto, attento com’era, si era anche risparmiato la pena di pensare a Sirius.

Ginny si lasciò cadere nella poltrona, i lunghi capelli rossi abbandonati sulle spalle in modo disordinato. Il viso pallido era struccato, le sue labbra sorridenti, indossava jeans un po’ larghi con un maglione verde scuro dal collo alto, e sopra il mantello nero di Hogwarts. A terra aveva abbandonato la borsa logora piena di libri e sospirò pesantemente.

“non mi abituerò mai a tutte quelle scale.” Affermò.

Harry ridacchiò “forse al settimo anno.”
“io non credo.” Fece lei. Poi lo guardò sbigottita. “Harry!”
“cosa?”

“non sei venuto a cena!”
“aspettavo Ron e Hermione.”
“staranno cenando da Silente con gli altri prefetti.” Concluse rapida e decisa Ginny, sistemandosi la frangetta scompigliata.

“dici?” chiese Harry, rendendosi improvvisamente conto di avere una gran fame.

“ma certo! Cosa pensavi?”
Harry arrossì appena. “non lo so neppure io.”
Lei ridacchiò. “lo so io. Pensavi che fossero usciti insieme senza dirtelo, vero?”
“no, affatto. Pensavo…oh, è così stupido.”
“peggio di Ron e Hermione che alla fine riescono ad uscire insieme?”
“mah, non lo so.”
“dai, dimmelo. Io e te non parliamo abbastanza spesso.”
Fu il turno di Harry di ridacchiare. “dovremmo farlo?”
“sì!” la risposta determinata della ragazzina lo colse di sorpresa. Lei lo capì. “eddai… il tuo migliore amico è mio fratello e la tua migliore amica la mia migliore amica… inoltre io so un sacco di cose su di te e tu un sacco di cose su di me. dovremmo parlare qualche volta.” Balzò in piedi, fremente d’energia.

“se lo dici tu…”
lei sospirò spazientita. “dai Harry adesso andiamo a cena.”
“non hai ancora cenato?”
“sapevo che ti avrei trovato qui e ti sono venuta a prendere. Dai, vieni.”
“oddio, mi conosci davvero così bene?” Harry le si affiancò nella camminata verso la Sala Grande.

Lei rise. i piccoli denti bianchi e ordinati luccicarono nella tenue luce che illuminava i corridoi, e i suoi lunghi capelli rossi parevano danzare a contrasto con i colori scuri di cui era vestita. “certo che no idiota! Solo che io ho ancora fame e tu anche!”
anche lui si concesse una piccola risata. “allora mangiamo.”

Nella Sala grande pressochè deserta, i docenti non erano più seduti ai loro posti e qua e la solo pochi studenti consumavano ancora la loro cena. Il viso pallido di Harry aveva per Ginny un’espressione buffa, mentre con i grossi occhi verdi concentrati pareva immerso in altri pensieri. Le sue labbra sottili si muovevano con un ritmo ben deciso nel persistente intento di mangiare il suo pasto mentre con le mani dalle lunghe dita con le unghie un po’ mangiate e la pelle un po’ screpolata reggeva la forchetta d’aergento. Ginny si permise di studiarlo a lungo e di sottecchi. Ricordava bene i giorni della sua grande cotta… le notti che aveva passato insonni a pensare al suo eroe… quando lo incontrava nei corridoi e sentiva l’enorme impulso di corrergli accanto anche solo per parlargli… e quando lui le parlava era come volare sulla luna: si sentiva improvvisamente bene, come se anche il solo fatto che lui le parlasse le dava una possibilità per il loro futuro…

Eppure adesso che Ginny lo aveva conosciuto più da vicino, si era accorta anche delle imprecisioni nel suo modo di parlare, dei minuscoli brufoli sulla sua fronte, proprio sopra alla leggendaria cicatrice… di come le sue labbra un po’ troppo sottili a volte fossero troppo imbronciate… ma lei desiderava davvero essere notata. Non perché Harry le piacesse ancora… solo voleva soddisfare almeno in parte la piccola Ginny che in lei era ancora innamorata.

“non dovevamo parlare?” chiese improvvisamente Harry, alzando lo sguardo dal suo piatto un po’ freddo al viso di Ginny.

“bhè sì… potremmo.”
“raccontami qualcosa.” Harry s’infilò addentò un altro boccone “come sta Luna?”
“bene…” Gin annuì vigorosamente. “riprendiamo l’ES?”

Harry fece un fondo sospiro e Ginny temette di aver toccato un tasto dolente. Il ragazzo parve mediatare a fondo sulla sua risposta.

“sai… adesso non ce n’è più molto bisogno, di noi intendo. Dopo quello che è successo a giugno, la gente per lo meno ci crede.”

Ginny annuì. ‘Quello che è successo a giugno’. Sì, lo sapeva. Non c’era bisogno di pecificare a cio di cui il ragazzo parlava. Avrebbe tanto voluto che lui ne parlasse con lei… perché si ostinava a non dire quanto ci stava male? Aprì bocca per dirglielo, ma lui la interruppe.

“credo che adesso sia tutto a posto. Ci pensarà l’Ordine.”

Ginny si sgonfiò in pochi secondi. Lui non ne voleva parlare affatto. Non con lei. Che s’illudeva a fare? Non c’era nessuna chanche per la bambina innamorata dentro di lei. La ragazza spavalda e alla quale Harry non importava, doveva vincere per sempre quella partita.

Hermione si appoggiò al muro con un ampio sospiro accompagnato da un sorriso. “dio Ron è una cosa meravigliosa!”

Il ragazzo si strinse nelle spalle “insomma…”
“e dai! Quest’anno non sarà come la volta scorsa! Quest’anno il ballo di Natale sarà solo un momento bellissimo!” affermò, prendendolo per un braccio e iniziando a correre verso la sala comune di Grifondoro “dobbiamo dirlo assolutamente a Harry e a Gin… ne saranno contenti…”

“trovi?”

Hermione si voltò verso di lui fermandosi di scatto. I grossi occhi color nocciola le luccicavano per l’emozione, le guance le erano diventate scarlatte e intorno al viso dai contorni morbidi i capelli erano posati con eleganza in una cascata di voluminosi ricci castani.

“oh Ron… per una ragazza ogni ballo è qualcosa di meraviglioso… un momento da sognare la notte e di cui parlare di giorno… un ballo è più di una festa è… come un momento cruciale…” il suo sorriso dolcissimo aveva come una punta d’ironia “ovviamente per le ragazze che avranno un accompagnatore.” Si fermò del tutto. “mi è andata bene l’altro anno, perché dovrebbe andarmi bene anche questa volta?” il suo sospiro ora fu invaso di tristezza “hai ragione tu Ron… più tardi lo vengono a sapere più tardi tua sorella inizierà ad elencarmi le sue prede…”
Ron rise e si liberò il polso dalla stretta dell’amica. “adesso non ti smontare così.”

Lei ridacchiò. “chiunque si smonterebbe dopo aver appena realizzato che andrà da sola a un ballo… lo hai detto anche tu l’altra volta no? nemmeno te avevi considerato l’idea d’initarmi… figurati se c’è qualcuno!”

Ron trattenne il fiato un attimo, temendo che lei scoppiasse a piangere o peggio a urlare… ma lei si voltò verso di lui sorridendo. “ah già dimenticavo… c’è sempre Neville!”
“già… c’è sempre Neville.” Fece lui ridacchiando.

S’incamminarono piano su per la scalinata.

Ron giocherellava con la zip della felpa. Hermione glielo aveva visto fare tante volte… i capelli rossi un po’ lunghi sotto i lobi bianchi delle orecchie parevano risplendere di luce propria. Dovevano essere molto soffici al tatto. Sopra il naso lentiginoso del ragazzo era sparita ogni traccia di acne. I suoi occhi marroni si abbinavano ai toni caldi dei suoi vestiti. Aveva un’espressione sempre rilassata, anche quando non lo era. Era questo che Hermione insieme odiava e adorava del suo amico: la sua apparente ma persistente tranquillità difronte alla vita.

Riusciva a farla sentire sempre rilassata, anche quando non lo era.

La signora Grassa ormai dormiva appoggiata alla sua vecchia poltrona di pizzo rosa. Ron e Hermione all’unisono mugugnarono la parola d’ordine, e la Signora, bofonchiando irritata, lasciò loro libero ingresso alla Sala comune ormai quasi del tutto sgombra.

Ginny e Harry erano seduti sulle molli poltrone davanti al camino e parevano intenti a chiacchierare svogliati del più e del meno. Eppure, più Hermione si avvicinava, più notò come sul viso del suo amico fore sorto un sorriso che non vedeva da tanto tempo: un sorriso divertito. Ron sprofondò nella terza poltrona, e lei si ritrovò in piedi. Poco male, aveva addosso una strana euforia e non poteva pensare di stare ferma.
“ragazzi non ci potrete credere!”
“cos’è successo Herm?” chiese Ginny, sporgendosi verso l’amica per baciarle le guance. Hermione la baciò rapidamente e sorridendo fece il suo annuncio: “ci sarà un ballo di Natale!”

La piccola scrittura di Hermione, precisa e ordinata, scivolò su un pezzo di carta sul banco di Harry.

“come va?”
“hermy” la risposta di Harry era incredula “che ci fai te a scrivere bigliettini?”
“questo nuovo proff di difesa vale meno di quello dell’anno scorso… dai, chiacchieriamo:”
“sei la seconda in due giorni che ha voglia di chiacchierare con me!”
“per rispetto della privacy… al diavolo! Chi è l’altra.”
“non ci crederesti mai… ora schiatti d’invidia.”
“dai, chi.”
“Ginny,”
“che emozione (sono ironica)”
“ahahah…”
“che vuol dire?”
“non lo so… non avevo nulla da scrivere.”
“tanto adesso…” la campana suonò fragorosamente. “suona la campana.” Affermò Harry a voce alta, sorridendo all’amica. Ron infilò bofonchiando il libro nella borsa di cuoio un po’ lisa. “finalmente ora di pranzo… ho una fame!”

“ma dai? Che strano!” lo prese in giro Harry. I tre ragazzi si avviarono in corridoio. Improvvisamente, a Harry colse un dubbio.

“ma ragazzi?”
“cosa?”
“il ballo… quando è?”
i due si scambiarono una lunga occhiata obliqua. “venerdì notte.”

a Harry mancò il terreno sotto i piedi. “vuoi dire… volete dire QUESTO venerdì?”
“esattamente.”
“tra 4giorni.”
“preciso.”

Harry fece un lungo e fondo sospiro. “ditelo: sono fregata.”
“noi non lo siamo meno di te.” Sospirò Hermione. “ma pensiamoci dopo pranzo, vi va? Mentre mangio non voglio sentirne parlare!” esclamò, lasciandosi cadere sulla panca.

Le ultime parole famose.

L’evento, era sulla bocca di tutti, e il breve tempo che li divideva dalla grande serata pareva rendere il tutto ancor più emozionante. Nell’aria si annusava l’aspettativa e l’eccitazione. Negli angoli più reconditi della scuola, coppie alle prime armi si invitavano a vicenda e gli occhi di tutti parevano in perenne movimento per trovare l’anima gemella, almeno per una serata.

Ovunque l’udito andasse a parare, c’erano frammenti d’invito, suppliche, disdette, esultazioni… ma niente che non avesse a che fare con il ballo che si sarebbe tenuto quel famigerato venrdì.

Lo sguardo di Harry era atterrito, i suoi grossi occhi verdi cerchiati di angoscia: chi poteva invitare? Anche Ron pareva succube del medesimo dilemma, per non parlare di Hermione che sembrava sull’orlo di una crisi isterica.

In quel momento Ginny si sedette davanti a loro. Sorrideva come sempre, e il suo viso era più curato della sera prima, i capelli rossi pettinati in due eleganti codini bassi, la divisa stirata con una sciarpetta rosa al posto della cravatta di grifondoro, gli occhi truccati.

“ciao ragazzi… come va?”

“tutto bene.” affermò Ron.

“uh… si vede.” Sospirò “stasera abbiamo l’allenamento?” chiese.

Harry scosse il capo “abbiamo troppo da fare.”
“a fare cosa?”

“cercare un accompagnatore per il ballo.” Spiegò Ron. Ginny scoppiò a ridere.

“eddai! Che sarà mai!” i loro sguardi glaciali la smontarono in fretta. “in effetti… meglio impegnarsi.”

Harry sospirò. “Ron? Dai, andiamo, abbiamo lezione. Ciao ragazze, a stasera.”
I due si avviarono lungo i corridoi.

“ora che non ci sono loro… hai pensato a qualcuna, o no?” chiese Ron.
“no… sinceramente. Tu?”

Ron scosse il capo, ma Harry ebbe la sensazione che non stava dicendo la verità.

“ora che non ci sono i ragazzi… hai in mente qualcuno che te lo potrebbe chiedere?” Ginny si strinse nella poltrona “avrai qualche idea, no?” Hermione sospirò. La sala Comune si stava sgomberando e i ragazzi si stavano facendo la doccia.

“purtroppo no.”
“vorresti che Harry t’invitasse?” chiese la rossa. Hermione distolse lo sguardo dal suo viso. Non lo sapeva, questa era la verità. Con Harry stava bene, certo. E non poteva non ammettere che lo trovava carino. Ma c’era qualcosa quando si sentiva in intimità con lui che non andava… forse il fatto che non si sentiva mai in intimità con lui. era sempre questione di salvare gente di svelare misteri… lei non voleva solo questo da un ragazzo. “è che… con Harry sarebbe troppo strano.”
Gin annuì sorridendo “allora… con chi?”
lei si strinse nelle spalle. “tu?”
Ginny le sorrise sarcastica “rigiri la frittata eh?” poi annuì “forse Dean m’inviterà. Anche se ci siamo lasciati credo che non abbia trovato nessun altro.”
“ancora del ballo si parla qui?” fece Ron avvicinandosi. Si sedette sul braciolo della poltrona d’Hermione, mentre Hary si sedette sul tappeto. “per piacere non possiamo parlare d’altro?”

Ginny ridacchiò. “adesso che ci siete voi di sicuro sì!”

“ma Ginny… tu non hai qualche amica da passarci?” chiese Ron. Gin sbuffò. “mamma come sei materiale! Perché non lo chiedi a Luna?”
“Lunalunatica?” Ron parve soppesare l’idea. “ci potrebbe anche stare…”
“davvero?” Hermione spalancò gli occhi “a Luna? Lo chiederai a Luna?”

“e perché no?” Ron si accomodò meglio “non è male quest’anno…”

“dimenticavo la regola bellezza, scusa.” Fece lei acida.

“tu Harry?” chiese allora Ginevra per cambiare discorso.

“magari lo chiedo a Cho…”
“a Cho?” Hermione era ancora più incredula. “ma non era finita tra di voi?”
“sì, ma mai in maniera… come posso dire… ufficiale.”
Hermione scrollò le spalle innervosita. “e quindi? Non vi vedete da mesi… e adesso di colpo ti torna in mente la sua esistenza solo per invitarla a uno stupido ballo?”

balzò in piedi. “credo proprio che me ne andrò a letto!” affermò, e sparì su per la scalinata di pietra verso il dormitorio delle ragazze.

“ma che le succede?” chiese Ron. Poi guardò l’orologio. “comunque missà che vado anche io… sorella, Harry… a domani.” Si alzò, lasciando libera la poltrona. Harry si appoggiò alla poltrona e guardò Ginni nella calda luce emessa dalle poche luci accese.

“ma perché fa così? Io ci sto male quando se la prende con noi senza che io ne capisca il perché.”
“sai… è che per noi ragazze questo momento è molto cruciale… solo un ragazzo ci può portare li dentro, e tutto per noi deve essere perfetto”

“e come può essere perfetto?”
Ginny sorrise. “noi… vogliamo che un ragazzo ci si avvicini quando siamo in corridoio… che ci prenda per un braccio e ci porti in un angolo… che ci sorrida guardandoci negli occhi ma solo per pochi istanti… o se no potremmo arrossire…” appoggiò il mento nei palmi delle mani eretti dai gomiti ben saldi sulle ginocchia piegate “che ci prenda una mano ma senza stringerla, come se fosse un pezzo di importante cristalleria…” Harry si sistemò meglio nella sua posizione. Com’era complicato eppure meraviglioso il copione nella mente d’una ragazza “e che ci faccia la fatidica domanda sussurrando ma in modo che si capisca che ne è fermamente convinto… e noi gli diremo sì… e lui si sporgerà verso di noi e ci bacerà sulla guancia vicino alle labbra sorridendo, ma senza usare la carta del vero bacio…” sul suo viso si disegnò un’espressione assorta e sognante che Harry non le aveva mai visto.

“tutte… tutte le ragazze vogliono questo?”
Ginny annuì, guardandolo stranamente dritto negli occhi nella flebile luce che riempiva l’aria.
“chi sono tutte per te?”

lui giocherellò con il bordo sfilacciato del tappeto. “pensi sia stupido chiedere a Cho?”

“se usi le parole giuste non ti dirà di no.”
“come fai a esserne così convinta? E poi… io non le so dire le parole giuste.” Ginny rise.

“tutti le sanno dire, per la ragazza giusta. La domanda è solo… Cho, è la ragazza giusta?”
Harry non sapeva cosa rispondere. Restò immobile, fissando le fiamme nel camino ardere piano.

“potresti farmi provare?” chiese alla fine timidamente.
“cosa?”
“ma sì… tu cammini e fai Cho e io ti chiedo di venire al ballo con me.”
Ginn rise e si alzò. “okay!” si allontanò per dargli il tempo di alzarsi e iniziò a camminare verso di lui, e lui iniziò a camminare verso di lei.

“Ginny!”
“sono Cho idiota.”
“oops… Cho! Posso parlarti un attimo?”

“sì certo.”

“e se mi dice no?”
“non può dirti no. e se te lo dice ci penseremo.” Sorrise “allora… il prossimo passo?”
Harry annuì “ah sì…” le prese un polso. Era piccolo e sottile, la sua pelle era liscia e fresca al tatto. La trascinò vicino al muro così lei si potè appoggiare, e allora le sorrise. si sorprese di quanto fosse rilassato. Alzò gli occhi nei suoi e intrappolò il suo sguardo per qualche secondo. Vide che la piccola mano di Ginni si agitava sulla superficie della camicia da notte e così si ricordò di prenderla. La soppesò un attimo. Era fradda e sembrava fatta di cotone tanto era leggera. “Gin-cioè-Cho… ti andrebbe di venire al ballo con me?”

Ginny stette in silenzio qualche istante. La mando di Harry era grossa e calda, sorvastava la sua in tutte le dimensioni. Sperò di non arrossire e una parte di lei dovette ricordare all’altra che era tutta una farsa. “sì, ci verrei volentieri.”
“e se mi dice di no?” chiese Gin piano. Si accorse che bisbigliavano.

“non lo farà.”
“mi sono accorto che manca una cosa.”
“cosa?”
“non ho dato alla mia falsa Cho un bacio.” Si chinò sulla sua guncia e vi posò un piccolo e caldo bacio.

Appena si rierse in tutta la sua altezza, la magia parve dissolversi.

“domani proverai?”

“credo.” Annuì.

Lei imitò il suo cenno.

“bhè Ginny, buona notte e… grazie dell’aiuto.”
“sono sempre disponibile se hai bisogno.”

“anche io ovviamente.”

Ginny ridacchiò, non sapendo bene il perché.

“buona notte.” ripetè il ragazzo, avviandosi di sopra. Gin si appoggiò meglio al muro.

Cosa stava succedendo al mondo? Per pochi istanti, avrebbe giurato che tra lei e Harry Potter stesse per succedere qualcosa.

Il corridoio era affollato. Pullulava di ragazzi e ragazzi frementi per l’arrivo della grande sera. In giro iniziavano a vedersi gli addobbi di Natale e qualche coppietta già si teneva per mano.

Ron non trovava Luna e nemmeno Hermione. Aveva disperato bisogno di un consiglio. Ma che gli stava succedendo? Ron Weasley non teme mai nulla. Gli parve quasi di sentire una vocina ridere nella sua testa. Ron Weasley temeva un riufiuto.

Eccola. Luna Lovegood si avvicinava, la lunga gonna gitana ondeggiava sotto la divisa nera e lo stemma di corvonero le scintillava sul petto rigonfio. I lunghi capelli biondo cenere erano sciolti sopra il mantello e tenuti indietro da un sottile cerchietto chiaro. Aveva dipinto sul viso pallido il solito sorriso estatico e i grossi occhi azzurri risplendevano con la loro solita vena di follia.

Doveva farlo. Non poteva lasciare che tutti avessero un’accompagnatrice tranne lui. non poteva. E Luna era simpatica. Aveva creduto in Harry fin da subito. Era intelligente anche se un po’ pazza. Era simpatica anche se a volte un po’ invadente. E adesso che si curava aveva anche qualcosa di molto attraente in lei.

“Luna.”
“ciao Ron!” la ragazzina, con il suo passo strascicato e saltellato, si avvicinò tanto a lui nella folla che lui potè sentire nelle narici il suo fresco e pizzicante aroma di mughetto. “come stai?”
“bene bene… tu?” lo spinse al di la della calca.

“bene… novità?”
“non lo so.. non credo.”

Lei annuì, spostandosi i capelli dalla fronte liscia e cacciandoseli dietro le orecchie. “non lo sai… bhè, cercavi Hermione?”
“anche, sì.”
“anche?”
“bhè… cercavo anche…” te. Cercavo anche te. La guardò meglio. Era diventata molto carina… le labbra rosse… gli occhi truccati… ma tra loro… come poteva funzionare? Ci potevano provare, certo. Che gl’importava, poi? Era solo per non fare brutta figura. A lui non serviva una ragazza. “Harry.” La sua voce però non la pensava così evidentemente. “cercavo anche Harry.”
Luna annuì allegramente “ti aiuto a cercarli, ti va? Non ho più lezione per oggi.”
“okay.”
Si avviarono lungo i corridoi e su per le scale alla loro ricerca. Ron non sapeva se essere contento o meno. Di colpo era intimidito dalla forte presenza di Luna e ebbe la voglia di chiamarla Lunatuca, fosse solo per chiarire con se stesso le cose. Ma non poteva. Luna non era più la Lunatica dell’anno passato e a lui Luna piaceva. Piaceva un sacco.

Harry chiuse il libro con un colpo secco.

Doveva trovare Cho e invitarla al ballo. Quest’anno non poteva rifiutare e lei era la ragazza giusta con la quale andarci. eppure… cosa c’era che non andava? Non se lo spiegava. poi alzò lo sguardo. Hermione sedeva a terra, sommersa dai libri, sulle labbra ancora l’espressione imbronciata della sera prima.era davvero così infantile da non poter prendere da solo questa decisione? Aveva davvero bisogno del parere di Hermione? La guardò un minuto e poi guardò la porta. Sì, ne aveva un disperato bisogno. E soprattutto, aveva bisogno del suo consenso.

Si avvicinò a lei e spostò un libro per sedersi difronte all’amica. I lunghi capelli crespi legati in una coda e il golf bianco a collo alto che appariva da sotto la divisa le davano un aria di distratta superiorità.

“ciao Hermione.”
“Harry.”
“sei ancora arrabbiata?”
“puoddarsi.”
“e perché? Ti prego, dimmelo.”

Lei alzò i grossi occhi marroni dal libro. “secondo te Harry?”
“non lo so, davvero.”

Lri sbuffò e scrollò le spalle. “allora neppure dopo 6 anni di amicizia sei abbastanza aduto e soprattutto mi conosci abbastanza bene da capire?”
“cosa?” Harry non la seguiva. Cos’avevano fatto?
Il suo viso perse la rabbia e assunse un’ancor più dolorosa espressione di tristezza.

“non importa Harry. Dimmi, di cosa avevi bisogno?”
“eh?”
“un consiglio… un indicazione… un aiuto sui compiti… di cos’altro puoi aver bisogno da me? io sono questo per te, il tuo aiuto. quindi dimmi: di cosa avevi bisogno?”
“volevo un consiglio con Cho.”
Lei annuì. La rassegnazione e la delusione erano leggibili in tutti i tratti del suo viso. “se ti piace allora ti devi buttare.”
“non so se mi piace ancora.”
“c’è un'altra ragazza?”
“non penso… no.”
“allora provaci e basta, non hai nulla da perdere e se ci guadagni ci guadagni un’accompagnatrice al ballo.”

Harry annuì. Aveva ragione! Perché non ci era arrivato lui? le sorrise. “Grazie Hermione.”
“figurati.”
“sei la mia migliore amica.” Disse alzandosi.

Hermione annuì piano. “lo so.” Sussurrò.

Ginny sorrise vedendo arrivare Ron e Luna. “ciao ragazzi!” li salutò allegramente. Si sporse verso l’amica e le beciò una guancia, poi spettinò i capelli al fratello. “che fate?”
“cerca Harry e Hermione.”
“divertente.” Li prese in giro lei.

Luna ridacchiò. “non sai che novità esaltante!” esordì, mentre si incamminavano lungo il corridoio del terzo piano.

“non iniziate a parlare di trucchi vi prego.” Sbuffò Ron.

Luna rise “trucchi!” fece con voce sprezzante “che idea stupida! Io volevo dire alla mia amica che andrò al ballo con James Slem!”
“quello di corvonero?”
Ron si sentì uno schifo. Persino Luna aveva già un accompagnatore.

“sì esatto… quello bello.” Precisò lei sorridendo contenta. “non vedo l’ora sia venerdì.”
“non è poi tra molto… tre giorni.” Ron alzò gli occhi al cielo. Non ce l’avrebbe mai fatta…

“tu Ron come va?” chiese Ginny “con gli inviti…”
“male.”

Ginny ridacchiò. “lo so… povero!” in quel momento, apparve Harry, che camminava strascicando i piedi per il corridoio.

“Harry!” lo salutò Luna “ti stavamo cercando.”
“ah davvero? E perché?” chiese lui sorridendo.

“non lo so… perché Ron?”
“così… dov’è Hermione?”
“studia.”
“strano. Tu che fai?”
“cercavo Cho.” Affermò “l’avete vista?”
“la inviterai al ballo?” chiese Luna “comunque credo sia nei pressi della sala Grande.”

“andiamo da Hermione in biblioteca.” Suggerì Ron.

“io vado con Harry… devo incontrarmi con Susy.” Affermò Ginny. Lo prese per un braccio e lo tirò in avanti.

“cosa vuoi Ginny?”
“oddio come sei diffidente… comunque… ho avuto un’idea.”

“bello… dimmi, ma in fretta. Sono piuttosto agitato.”
“tranquillo… ti ricordi tutto?”
lui annuì “certo.”
Ginny sorrise “senti… tu… cosa ne pensi della coppia Ron Hermione?”
Harry ridacchiò. “penso che prima o poi succederà.”
“e…ti spiacerebbe?”

Harry la guardò come se fosse pazza mentre iniziavano a scendere la scala per il pian terreno. “no!”
“allora… che ne dici se cerchiamo di farli andare insieme?”
harry rise ancora. “tu non sembri solo pazza. Tu sei pazza.”

Lei sospirò. I capelli legati in due codini di capelli mossi si confondevano con il rosso e oro della sciarpa di Grifondoro e i grossi occhi azzurri le splendevano di eccitazione. “loro sono perfetti insieme e…bhè…possiamo laciarli da soli il più possibile e vedrai che l’intimidtà farà il resto! Dai! Ho bisogno di te!”

Harry non riusciva a smettere di ridere, ma dentro iniziò a credere nel suo folle piano. Annuì. “hai ragione. Facciamolo.”
Ginny fece un piccolo saltello. “fantastico! Grazie!”
“come lo facciamo però?”
“facile… insomma, più o meno. Stasera ad esempio tu dovrai studiare da solo in dormitorio e io dirò di dovermi vedere con Susy. In realtà ci troviamo in biblioteca alle 21.”
“e perché?”
“intendi studiare da solo in dormitorio tutta la serata?”
“no…”

“bene, perché io non intendo passare la mia con un’amica immaginaria!” ridacchiò “siamo d’accordo”
Harry anuì. “okay.”

In quel momento, dalla porta d’ingresso entrò Cho Chang.

Aveva il viso liscio e fresco sorridente e i grossi occhi a mandorla leggermente truccati.

“eccola.” Affermò piano Ginny. “pronto?”
lui annuì e lei lo spinse con delicatezza verso di lei.

“buona fortuna.” Disse, smettendo di sorridere.

Lui le si avvicinò. Era così carina… eppure si sorprese nello scoprire che lo stomaco non gli si torceva e le mani non gli sudavano.

“ciao Cho!”
lei si voltò verso di lui.

“harry.. come va?”
“bene bene… posso parlarti un secondo?”
aveva la voce ferma e sicura. Le prese un braccio e l’avvicinò al muro. Ginny avrebbe voluto risalure la scalinata, ma non ne aveva la forza. Qualcosa la spingeva a continuare a guardare la scena. Lui le stava prendendo una mano. Avrebbe tanto voluto sentire quello che dicevano.

“ti… ti andrebbe di venire al ballo con me?”
i grossi occhi di Ginny si mossero per cercare Dean. Doveva trovarlo. Doveva farsi portare al ballo da lui.

“Harry io…”
Ginny non riusciva a staccare gli occhi dalla nuca nera di Harry.

“dimmi Cho.”

La sua piccola mano nella propria era calda, non fresca come quella di Ginny e anche i suoi occhi erano meno allegri.

“io… non credo sia una buona idea riprovarci.”
Ginny non lo poteva vedere, ma Cho ritrasse la sua mano da quella di Harry. “non c’è più nulla tra di noi e… anche se non posso negare che ho sbagliato anche io… credo non sia proprio il caso.”
Harry annuì. “io e te non andremo mai a un ballo insieme.” affermò sorridendo. Cho ridacchiò.

“mi spiace.”
Ginni girò l’angolo. Quel sorriso non poteva che voler dire che anhe Harry aveva trovato una dama.

“non ti preoccupare.” Affermò lui.

lei annuì. Non c’era più altro da dire. Lui indietreggiò e la lasciò andare. Ma non restò li a guardarla allontanare. Si voltò dal lato opposto e s’incamminò verso la lunga scalinata che lo separava dai suoi piani con Ginny. Al pensiero, gli venne ancora da ridere e cercò con tutto se stesso di non pensare al rifiuto di Cho.

Hermione guardò Ron di sottecchi. Sembrava imbarazzato e questo gli conferiva un’aria insieme piacevole e sconfortante. Quell’improvvisa solitudime pareva intimidirlo. Aveva i capelli scompigliati sul capo e i grossi occhi nocciola guizzavano istericamente da un lato all’altro della stanza. Senza la divisa e con in dosso i semplici jeans un po’ rotti di uno dei fratelli e la camicia a quadri abbottonata solo in parte, Hermione si scoprì a non guardarlo con disprezzo. Aveva assoluto bisogni di parlare, o quella tensione sarebbe stata mal interpretata, da entrambi.

“allora… che ti ha detto Luna?”
lui parve riscuotersi da un lungo sonno. “eh? Ah sì… ci va con un altro.”
“con un altro?”
“sì, James di corvonero.”
“quello carino?”
“a sentir lei è quello bello.”
“ma tu gliel’hai chiesto.”
“no.. per fortuna.”
“dunque siamo sulla stessa barca.” Affermò lei. Poi si morse la lingua. Siamo sulla stessa barca? Ma come cavolo se ne usciva? Lui la trovò divertente e ridacchiò.

“a quanto pare… saremo gli unici ad andare scompagnati.”

Lei annuì tristemente. “a quanto pare siamo proprio degli sfigati.”
Lui rise. “se lo sapessero i miei fratelli! Mi diserederebbero…”
“basta che non lo sappiano.”
“Ginny lo dirà loro…”
Hermione si strinse nelle spalle. “ma chi è poi sta Susy?”
“ah boh… e che cosa deve studiare Harry da solo in dormitorio?”

Hermione si strinse nelle spalle. “comunque non è grave… non è che mi manchino.”
“no infatti li vediamo sempre.”
“anche se per una sera non ci sono non moriamo mica.”

“giusto.”

Calò il silenzio. Di che cosa potevano parlare? Improvvisamente, Hermione sentì che tra loro non c’era nient’altro in comune che Harry e Ginni, e si sentì strana. Lo aveva sempre considerato uno dei suoi due migliori amici, in alcuni momenti persino Il Suo Migliore Amico… e invece? Di che avevano parlato in tutti i lunghi mesi che avevano passato soli all’Ordine? Guardò il suo amico. Anche lui alzò gli occhi su di lei. Scoppiarono a ridere. “ma non abbiamo niente da dirci?”
“già… abbiamo sempre avuto un sacco da dirci!”
Hermione annuì. “di che parlavamo all’Ordine?”
Ron si fece pensoso… “dell’Ordine… o…”
“di Harry.”
Lui rise “soprattutto di Harry.”
“bandiamolo dalle nostre conversazioni per oggi… parliamo di…”
“non del ballo ti prego!”
lei mise le mani avanti. “no del ballo di sicuro no!”
“non di Tu-Sai-Chi.”
“affatto!”

Stettero un attimo in silenzio.

“Ron?”
“sì?”
“posso interrompere un attimo il patto?”
“perché?”
“senti… ho una domanda per te.”
“dimmi. È su Harry vero?”
“sì.” Ammise lei “è che tu sei il suo migliore amico e… io vorrei un tuo parere.”
Ron chiuse gli occhi e annuì. Sapeva cosa Hermione gli avrebbe chiesto. Sapeva che quel momento doveva arrivare, e alla fine era arrivato. Lui aveva sempre saputo che sarebbe successo. Sospirò. “dimmi.”

“secondo te…” Ron trattenne il fiato. A Harry lei piaceva? Non gliel’aveva mai chiesto… “Harry ci sta tanto male per Sirius, anche se non ce ne parla?” Ron sgranò gli occhi. Sirius. Gli aveva davvero chiesto di Sirius? Per un attimo si sentì sollevato. La conversazione sulla vita privata dell’amico era rimandata a un secondo round della sua pazienza. Sospirò, quando l’argomento fu ben penetrato in lui e un peso gli si piantò nello stomaco.

“io credo che anche se non ce ne parla affatto lui stia molto male per Sirius.”
Lei annuì. “ma se continua a non parlarne a non affrontare il suo problema… non starà sempre peggio?”

Ron si morse il labbro. “purtroppo sì.”

Ginny scoppiò in una fragorosa risata e Harry non potè fare a meno di imitarla. “se la sono bevuta!” affermò ridendo.

“totalmente…”

“non ci credo!” Ginny si sedette sul tavolo di legno e iniziò a giocare con un perfetto riccio rosso. “siamo stati mitici.” I suoi occhi dai toni marini brillarono nella tenue luce delle candele.

Harry prese un libro a caso e lo aprì sul tavolo. “in caso arrivi Mrs Prince…” spiegò. Ginny annuì.

“e adesso?” chiese lui.

“boh… inventiamoci qualcosa.” Affermò lei. Le sue piccole gambe non toccavano terra penzolando giu con movimento ritmico. “credi che si stiano baciando?”
“no… non ancora… ci vorranno un paio di giorni.”
“ci vedremo spesso allora Harry Potter.”
“spero non ti dispiaccia Ginni Weasley.”
“affatto…” sussurrò. Harry la guardò corrugando le sopracciglia. Che la piccola sorella del suo amico provasse ancora qualcosa? Scrollò via il pensiero con un’alzata di spalle. Che idee!
“allora? Con Cho?” chiese lei.

Harry sospirò. Se n’era quasi dimenticato… “mi ha detto che tra noi è finita.”
Lei si voltò di scatto. “ti ha detto di no?”
“anche Ginni Weasley sbaglia i suoi piani!”
“eh?”
“avevi detto che avrebbe detto di sì!”

“quella è strana forte… e adesso che farai?”
“ne cercherò un’altra, no?”

“non è poi così difficile.”
“invece sì.” Affermò lui. “non tutte le ragazze vanno bene…” disse accarezzando le pagine increspate del grosso libro “perché non tutte mi possono capire.”
“hai ragione… io non potrei mai stare con un ragazzo che non capisca nulla della battaglia contro Voldemort.”
“dici il Suo nome?”
Ginny annuì piano. “era inutile non dirlo.” Affermò. “non posso stare con un ragazzo stupido e superficiale che non mi creda e con cui io non possa parlare di… di certe cose…”
“tipo l’Ordine?”
“…anche…”
“tipo Sirius?”

Ginny lo guardò con gli occhi spalancati di dolcezza. “sì.” Sussurrò. “tu potresti?”

Lui scosse il capo e abbassò lo sguardo. “no.”
“quelle persone superficiali che fingono che non esistano certi problemi… stupide persone legate alla loro banale vita fatta di comodità…”
Harry sentì che il cuore gli martellava. Sì, Ginni aveva così ragione…

“quelli stupidi ragazzi così pieni di finte felicità…”

come poteva descrivere così bene quello che lui pensava così intensamente?

“ma alla fine mi ritrovo a non parlarne affatto neppure con Ron e Hermione che capiscono… che non sono così… ma tutti e tre cerchiamo di diventarlo…” proseguì la ragazzina. Harry vide le sue piccole dita fremere sul legno del tavolo. “io lo so che ci odi per questo.” Disse infine.

“io non vi odio. Affatto.”

La sentì deglutire. “allora… perché non ce ne parli?”
“mi sembra che di Voldemort e dell’Ordine parliamo abbastanza.”
“ma non di Sirius.” Sussurrò lei voltandosi verso di lui. Harry abbassò gli occhi sulle scritte del libro. Perché lo aveva detto? Perché? Sentì una rabbia cieca montargli dentro. Una rabbia piena e forte fatta di una tristezza che a lungo aveva celato sotto la sua scorza. Si sorprese a parlare con un tono di voce più alto del previsto.

“perché volete così disperatamente che ve ne parli?! Che cosa vi posso dire?! Sirius è morto! Parlare di lui non cambierebbe le cose!” si alzò di scatto. “non cambierebbe niente…” affermò, scuotendo il capo.

E quelle lacrime che così a lungo aveva trattenuto… che così ardentemente aveva nascosto… iniziarono a fluire dai suoi gossi occhi appannando i suoi occhiali e bagnandoli le guance bianche.

Ginny sentì di essere un idiota. Gli si avvicinò e gli toccò il braccio.

“scusami.”
Lui si scostò violentemente. “lasciami stare.”
Ginni scosse il capo. “no Harry… scusami…”
“non è colpa tua… è colpa di Bellatrix! La odio!”

il suo pianto divenne forte e isterico. E senza nemmeno rendersene conto Ginni si accorse che lo abbracciava e Harry si trovò tra le sue braccia. Si ritrovò con le sue dita tra i capelli e ad accarezzare i suoi fianchi.

Singhiozzò e si lasciò stringere più forte.

Ginni prese le spalle di Harry e lentamente le allontanò dal suo petto. Gli sorrise guardandolo negli occhi. “va meglio?” chiese piano. Harry annuì ritraendosi imbarazzato. “scusami Ginni. Non avrei dovuto.”
“perché?”
lui si strinse nelle spalle. Aveva le guance rosse e bagnate e dietro le lenti gli occhi ancora pieni di lacrime. “stai tranquillo. Anche gli eroi piangono.”
Harry ridacchiò. “io non sono un eroe.”
“per me sì.”
La guardò. Così innocente e così adulta, così coraggiosa, razionale, eppure sognatrice. Non l’aveva mai vista sotto quella luce. Era come se improvvisamente Ginny Weasley avesse smesso di essere la Ginni sorellina di Ron e avesse iniziato a essere una persona diversa. La Ginni Weasley che era stata capace di farlo piangere. Sorrise.

“non dirò a nessuno di questo se vuoi.”
“stai tranquilla.” Fece lui. Ginni gli porse un fazzoletto e gli accarezzò la testa con dolcezza.

“tieni, asciugati. Vedrai che adesso starai meglio.”

“hai ragione.”
La ragazzina si risedette sul tavolo come se nulla fosse successo. Harry le si sedette accanto. fingere di leggere adesso gli parve stupido. Gli sembrava incredibile che la ragazza che gli sedeva accanto era quella bambina spaurita che aveva salvato dalla Camera dei Segreti… quella che aveva guardato correre dietro al treno per Hognwarts il primo anno, in lacrime… quella che per tutto il terzo anno era scappata ogni volta che lui si avvicinava… che al quarto anno era andata al ballo con Neville… adesso era sempre di più una persona totalmente diversa… neppure la Ginni che aveva insistito per andare con loro al Ministero l’anno prima o che gli aveva impartito lezioni su Voldemort all’Ordine.
“stai pensando a me?”

Harry rise. “come lo sai?”
“mi stai guardando.”

Si sentì arrossire. “pensavo a quanto sei cambiata in questi anni.”
Lei annuì “lo so.” Affermò “non ti sembra possibile che io sia quella bimbetta in lacrime per la partenza del fratellone vero?”
“esatto.”
“sono cambiate parecchie cose da allora… non solo io. Tutto intorno a noi è un po’ diverso. Tu hai cambiato tante cose nelle nostre vite, Harry.”
“davvero?”
“sì, davvero. Prima noi eravamo la semplice famiglia Weasley. Ma nel momento stesso in cui Ron ti ha scelto come migliore amico, o in cui tu hai scelto lui, non lo so, non c’ero, le cose sono cambiate. Se non fosse stato per te, noi adesso saremo esattamente come Dean o Lavanda: inutili alla società e assolutamente poco informati su Voldemort… saremmo proprio quei ragazzi che non vogliamo frequentare… ma per te, mamma e papà sono finiti nell’Ordine… per te, noi siamo entrati in questa storia…”
“mi dispiace.”
“e di cosa? Io ero terrorizzata all’idea di una stupida vita inutile… e grazie a te non è quello che avrò.”
“ti piace rischiare la pelle e avere sempre paura?”
“questo è vivere.”

“che scusa hanno tirato fuori oggi Harry e Ginny?” chiese Ron ridendo. Era la terza volta in due giorni che restavano da soli lui ed Hermione. Erano seduti in Sala Comune, i libri aperti sul tappeto. “Harry deve fare una ricerca in biblioteca e Ginny vuole vedere Dean.”
“ancora Dean?”
“scemo, è una scusa. Saranno insieme in questo preciso momento…”
“insieme? Ginny e Harry? Oddio.”
“bhè anche noi siamo insieme.”
“non per scelta.”
“già…”

un attimo di silenzio calò tra di loro. Cosa stava succedendo? “non che mi dispiaccia.” Affermò Ron “stiamo imparando a divertirci senza di loro.”
“essì, studiare insieme è meraviglioso, Ronnie.”
“Ronnie?”
“Ron mi ha stufato.”
“e ti pare che Ronnie sia una soluzione?”
“colpa mia se hai un nome così incredibilmente stupido?"

“parla Hermioone.”
“il mio è un nome importante della mitologia!”
“sentiamo, e da quale mitologia arriverebbe?”
“c’è una sola mitologia Ron!”
“ah mi hai chiamato Ron!”
Hermione stava per ribattare, ma i suoi occhi finirono in quelli dell’amico. Si fissarono per un secondo. Possibile che si stavano insultando per i loro nomi? Scoppiarono in una fragorosa e improvvisa risata che spaventò i piccoli del primo anno accucciati intorno al tavolo più delle loro precedenti urla alle quali erano tutti abituati.

“che cavolo stiamo facendo?”
“litighiamo come al solito.”
Hermione sorrise “quindi oltre a parlare di Harry e dell’Ordine litighiamo anche. Fantastico da sapere.”
Ron ridacchiò. “siamo stati bravi invece. È dall’altra sera che non nominiamo l’Ordine e Harry.”
“non è vero di Harry abbiamo parlato.”
“e quando scusa?”

Hermione sorrise “ci stiamo ricascando.”
“non litighiamo ti prego.”
“già. Io odio litigare con te.”
“davvero?”
“sì… parlo delle litigate vere, quando non ci parliamo per giorni.”
“e perché le odi?”
“perché non mi piace non parlarti.”
“neanche a me piace.” Le orecchie di Ron divennero tutte rosse.

“e allora perché lo facciamo?”
“non lo so…”

Hermione sorrise. “passami il tuo compito di astrologia te lo finisco, dai.”
Ron la guardò esterefatto. “che fai?”
“faccio pace, no?”

Sorrisero entrambi, dolcemente.

Harry e Ginny scoppiarono a ridere. “ma li hai sentiti?”
“dio mio sì!” si appoggiarono al muro con il fiatone per la corsa e per la fatica di trattenere le risate. “diamogli un giorno e si sono invitati.” Sospirò “se non messi insieme!”
“sicuro come l’oro.”

“siamo mitici.”

“altro che agenzie matrimognali.”
“possiamo aprirne una: la Harry&Ginny association.”

Scoppiarono a ridere. “andiamo a prenderci un gelato nelle cucine.”

Ginny annuì vigorosamente “ho voglia di cioccolato!”

Ron bussò piano alla porta del dormitorio delle ragazze. Sapeva che Hermione era dentro da sola. Gli aveva mandato un bigliettino di venire li, non aveva voglia di stare come al solito davanti al camino. Doveva fare una cosa li. Lui era imbarazzatissimo. Il dormitorio delle ragazze… non osava nemmeno pensarci. Il giorno successivo ci sarebbe stato il fatidico ballo. Ron era di pessimo umore.

“Entra!” la voce della ragazza trapassò il muro della porta. Lui lo fece. il letto di Hermione era coperto di vestiti, a terra erano sparsi libri e foglietti, lo specchio era rivoltato e trucchi erano dappertutto.
“Hermione cos’è successo qui dentro?”
lei si voltò a guardarlo. Era in accappatoio, i capelli baganati in disordine su tutto il capo, le guance rosse e gli occhi pieni di lacrime di rabbia. “vai via.”

“mi hai detto di venire…”
“e ora ti dico di andare via.”
“dai, Hermione, tranquilla. Cos’è successo?” le prese un polso la trascinò a sedere sul mucchio di vestiti.

Lei si alzò con mossa isterica. “non ci posso credere! Domani c’è il ballo e io non ho niente da mettere… e nemmeno un ragazzo con il quale andarci…”

“non è poi così grave. Possiamo sempre non andarci.”
lei annuì. “sì, ma… era così importante per me… per una sera, e solo per una sera, mi sarei potuta permettere di essere diversa…” affermò.

“diversa?” chiese Ron confuso.

Lei annuì piano e abbozzò un sorriso “quando lo scorso ballo sono scesa da quella scala e ho ballato con Krum… io l’ho visto nei vostri occhi che non mi riconoscevate. Non ero la secchiona che nessuno sopporta… ero una ragazza nel suo svavillante abitino viola che ballava con il Mitico Victor Krum…” si appoggiò al muro. Sospirò. I suoi occhi bagnati parevano guardare lontano, in una dimensione parallela che solo lei vedeva: quella dei suoi più intimi ricordi. “e quando ho saputo di quest’anno ho fatto tutti i miei progetti…” Ron la studiava di sottecchi. Le sue piccole labbra rosse socchiuse formavano qualcosa simile ad un cuore. “era tutto perfetto nella mia mente… un ragazzo me l’avrebbe chiesto, io avrei tirato fuori il vestito… ci saremmo incontrati nell’atrio… tutti avrebbero guardato come la secchiona sfigata Hermione Granger poteva essere la ragazza di qualcuno… avremmo ballato stretti stretti… e ci saremmo baciati…” scosse il capo “sono solo un’idiota.”

Ron non sapeva che fare. Lei era li, in piedi, che piangeva, e il suo viso non aveva niente di sfigato o secchione, gli parve solo tanto dolce. Notò un lembo di seta rosa che usciva dalla valigia e lo prese. Era un lungo abito scollato. Glielo avvicinò. “questo è carino.” Disse “ti starebbe bene.”
Lei rise. “lo so. Che è carino intendo. Ma tanto può starsene in valigia… non ci andrò, hai perfettamente ragione.” Sospirò. “tu chi inviterai? Il tempo stringe. Hai deciso?”
“credo di sì.”
“davvero? Chi?”

Ron sorrise “tu.”

“e tu cos’hai risposto?” chiese Ginni. Hermione sorrise, stringendosi il cuscino al petto.

“ho detto okay.”
“okay?”
“bhè, sì. È pursempre Ron. Non potevo mica baciarlo!”
“ma avresti voluto?”
“Ginni!”

la ragazzina rise. “scusa!” sospirò. “resto l’unica ragazza della scuola che non ha un accompagnatore.”
“non vai con Harry?”
“perché?”
“tutte quelle scuse per stare soli… ce ne siamo accorti che.. bhè… vi siete messi insieme.”

Ginni scoppiò in una risata amara. “te l’avrei detto sciocca. No, non ci siamo visti mica.”
“no?”
“bhè, sì, ma per altri motivi. E poi questo non vuol dire che mi inviterà.”
“e Dean?”

“non è il genere di ragazzo con cui voglio stare ora.”
“e il genere con cui vuoi è Harry vero?”

Ginni sorrise “ti piacerebbe saperlo, eh?”

“andrai al ballo con Hermione?” Harry si finse sorpreso. Dovette sforzarsi per trattenere la risata. “davvero?”
“perché ti viene da ridere?”
“no, niente.”
“dai!”
“davvero. Tutto okay.”
“va bhè. E tu con chi ci andarai?”
“non lo so ancora.”

“non hai nemmeno un giorno.”

“sono un caso disperato.”
“sì.”
“bhè, buona notte.”

“notte.”
“con Hermione!”
“zitto!”

Harry guardò il soffitto. Doveva andare da Ginni. Si sarebbero fatti una bella risata e avrebbero brindato alla riuscita del loro piano. Chi poteva invitare? Ci voleva un consulto di Hermione. Lo avrebbe rimandato alla mattina dopo. Prima la risata, poi il problema. Si alzò si infilò le ciabatte e sgattaiolò in corridoio.

Ron lo guardò uscire. Stava andando da sua sorella? Capì di sì. Sentì la sua risata cristallina unirsi a quella roca dell’amico. Ridevano alle sue spalle? Non capiva perché, ma l’idea di loro insieme gli dava un immenso fastidio. La risata pian piano diventò un chiacchiericcio intenso. Non capiva le parole, ma erano fitte, bisbigliate. Li immaginò, molto vicini l’uno all’altra… La sua sorellina… il suo migliore amico…

Immerse il viso nel cuscino e vi urlò dentro con tutta la forza che aveva. Ma il suo urlo, fu coperto dal loro continuo chiacchierare.

I due si guardarono sorridendo. Improvvisamente, tra loro calò come un velo d’imbarazzo. “è incredibile, non ti pare? Siamo stati tutto questo tempo a pensare a lor, e ci siamo dimenticati di noi.” Affermò piano Ginny. Harry annuì, sogghignando. I grossi occhi della ragazzina erano come sempre limpidi e cristallini, freschi e puri come bagnati da un torrente. I suoi capelli parevano impeccabilmente pettinati, anche se erano legati in una semplice coda sulla larga maglietta che le fungeva da pigiama. Sotto di essa, apparivano due lunghe gambe bianche che dovette reprimere l’impulso di accarezzare. Sentì la sua voce rispondere: “io non l’ho dimenticato.” E vide Ginny ridacchiare incredula diventando un po’ rossa in viso.

“davvero?”

“sì.” Disse piano. Vide la sorella del suo amico stringersi di più nell’angolo del divano. Il suo sorriso aveva una nota di rassegnazione.

“allora…?” chiese, impaziente “che hai deciso?” il cuore le batteva forte, sentiva gli occhi pizzicarle. Perché? Lo capì all’improvviso. Harry le piaceva ancora. E da matti, anche. Le piacevano quei grossi occhi verdi, brillanti, coraggiosi, determinati. Il modo in cui sapeva sempre rispondere, la sua sfrontata sicurezza, eppure piena di timidezza. Il suo misterioso passato e il suo ancor più incerto futuro.

Vide la sua mano allungarsi e prenderle il braccio, scivolare lungo il suo polso, le sue dita infilarsi tra le proprie, bianche e sottili, fredde e lisce. L’intreccio durò solo pochi istanti, e poi lui parve sostenere la sua piccola mano come se fosse un oggetto prezioso: nessun ragazzo l’aveva mai fatto…

“Ginny.” asordì. Lei sorrise e annuì, come a intimarlo a proseguire. “ti… ti andrebbe di venire se andassimo insieme al ballo, domani?”

lei si sentì arrossire. S’immaginò stretta a quelle braccia, nel suo bel vestitino che l’aspettava nell’armadio.

“è un’idea fantastica.” Affermò piano.

Lui annuì e sorrise. “pensi che per Ron sarà un problema?”
“no… sei i suo migliore amico.”
“già”

Si accorse che continuava a tenerle la mano. In lontananza, un leggero rintocco segnò il passaggio dell’una di notte.

“forse dovrei andare a letto…” disse piano, lasciando la presa e accarezzando fugacemente e per un ultimo istante la sua pelle. Si alzò, si chinò su di lei, e le accarezzò la guancia con un bacio veloce e pieno di tenerezza. Un bacio che però, aveva perso il tono amichevole dei loro primi incontri. “notte Ginni.” Le sussurrò all’orecchio. Si alzò per allontanarsi. “notte Harry.” La sentì sussurrare piano, con la voce resa roca dall’emozione. Sorrise e alzò la mano in segno di saluto. Imboccò la scala per il dormitorio, poi si voltò. Lei era lì, abbandonata sul divano, le labbra rosse sorridenti, i grossi occhi allagati di una felicità con un solo nome… Harry si chiese se anche i suoi occhi erano così contenti. “notte.” ripetè, certo che lei avrebbe sentito. Ma lei restava li, immobile, bagnata dalla luce tenue delle candele, perfettamente candida nel buio della notte. e Harry capì, che il nome nei suoi occhi, era semplicemente il suo.

  
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