Non scrivo a scopo di lucro, non ci penso nemmeno. Scrivo soltanto nell
speranza che qualcosa di me rimanga su questo pianeta anche quando io
sarò cenere.
Non conosco ne Jay ne Cole, ma se li conoscessi, scriverei lo stesso di
loro.
Il ghiaccio stava ibernando la sua anima, con lentezza intollerabile.
Le pianure di Dublino luccicavano fiere, mostrando vanitose la loro
triste veste bianca e, mentre Colin chiamava quel nome gridando a pieni
polmoni, nulla cambiava.
“Jared. .
.”
E mentre il giorno faceva quasi paura per la sua staticità,
quest’uomo ormai aveva acquisito il terrore di dover vivere
ancora, perché troppo codardo per spararsi un colpo persino
nell‘oblio di una sbronza.
Nemmeno la natura si scomponeva, il tempo non smetteva di condurlo con
passo cadenzato alla tomba e, di nuovo, nulla cambiava.
Ma forse, non succedeva niente perché tutto ciò
che Colin gridava, era diventato solo un inudibile rantolo ormai perso
nell’astrattezza del tempo.
Beh, è indubbiamente stupida.
Ma a me piace così, dannatamente triste e fottutamente
corta, per lasciarvi l’amaro in bocca.
Mi fa male la testa, e l’ho scritta in un momento di scazzo
perché me la sentivo dentro in quel momento, poi del resto
se ne sono occupati cervello e dita.
L’ho dedicata a Jared perché è il mio
modello, insieme al mio papà e ad Alessandro Magno. Tanti si
sono guadagnati l’appellativo di grandi, ma solo lui era
l’unico meritevole di averlo.
Jared fortunatamente non la leggerà mai, e se anche potesse,
io non lo vorrei. Gliel’ho dedicata perché,
paradossalmente, spero con tutta me stessa che lui non provi mai la
sofferenza e la desolazione che noi narriamo in molte delle storie di
cui è il protagonista.
Grazie per aver letto, ve ne sono grata.
Rò.