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Autore: Jack_Chinaski    25/02/2011    1 recensioni
Un pazzo in una giornata pazza
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prendi un qualcosa di appuntito e mettitelo in tasca, vai all’appuntamento col tuo psicologo e sii preciso, anche se per farlo devi correre, sudare e stancarti, e fatti accogliere da una segretaria fin troppo bella per quel ruolo e pensa ogni volta che chiunque paziente con disturbi sessuali è un possibile assassino di quella bella ragazza. Anche se stato lì’ centinaia di volte, guardati intorno e nota lo stesso calendario, lo stesso acquario, lo stesso tavolino di ciliegio e le stesse facce preoccupanti.
Siediti al tuo posto e attendi il tuo turno. Ti torna alla mente che i tuoi problemi riguardano l’aspettare e pensi quanto sia idiota tutto ciò.
Guarda fisso davanti a te e scova una donna vestita in modo sciatto, troppo sciatto, veramente sciatto nota come si tortura le mani,  scatta dalle sedie per tic nervosi e intristisciti per la tua abilità a capire subito che non è un paziente ma un accompagnatore visto che sei qui da troppo e hai imparato a distinguerli.
Questo è il bello dei pazzi, fanno impazzire ancora di più quelli che gli sono accanto mentre loro guariscono.
Degna di uno sguardo il ciccione alla tua destra, un caso di abbandono dell’ alcova familiare oppure è stato violentato da qualche parente e perciò si abboffa di cibo fino a sentirsi male, te ne accorgi per le tracce di cibo ancora sulla giacca, delle macchie di cioccolata mangiata da poco su un punto della guancia sinistra e il suo aver scelto fra tutte le riviste possibile una di culinaria.
Pensa che in effetti potresti farlo anche tu questo lavoro del cazzo, sottovaluta l’uomo che dice di aiutarti a stare meglio e lo fa riempendoti di Prozac®, Vestra® e nei casi più problematici di  Symbyax® e non amarlo, non amarlo mai perché lui non ti ama, lui alle 18 chiude la tua vita e tutte le altre dipese da lui nella sua ventiquattrore comprata al primo anno di Medicina.
Mentre fai tutto questo cerca di ricordarti com’è cominciato e di chi è la colpa, perché la colpa è sempre di qualcuno che non sei tu e perlopiù è troppo morto per permetterti di andare da lui ora che non sei più fanciullo e influenzabile e fargli assaggiare un po’ della loro stessa medicina.
Impara come questo porterebbe la fine degli psicologi e così la fine dei designer chiamati a creare i loro studi e così le ditte di trasporto portatrici dei materiali richiesti dai designer per gli studi dei psicologi e via dicendo, distruggeremo un intera economia se decidessimo di guarire e essere normali.
Pensa che molto probabilmente i manicomi non li hanno chiusi perché erano mattatoi di persone ma perché ostacolavano la nascita di un fruttuoso business.
Fai un salto nel passato e tira fuori ricordi così vecchi e sbiaditi da essere confusi con false verità e convinciti di non aver mai parlato della partita della sera prima con un dinosauro, ritrova te stesso formato miniatura come se fossi una matrioska umana sulla poltrona di pelle preferita di quand’ eri fanciullo.
Ricordati su per giù quanti soldi hai speso in tutti questi anni per arredarti casa in modo da non farla sembrare proprio vuota e di cattivo gusto come il suo proprietario e pensa di non aver mai più trovato una sensazione e un piacere come quello generato dalla poltrona di quando eri piccino piccio e risponditi da solo che molto probabilmente la poltrona appartiene a quelle cose perse col passare degli anni e la crescita, tipo i capelli, la libido e la voglia di vivere.
Ma non essere così sensibile da pensare troppo all’ oggetto, sii stupido, egocentrico e torna subito al protagonista di questa e tutte le altre storie di cui ti interessi, torna a te stesso su quella poltrona intento a sorseggiare succo di frutta gusto ACE e mangiucchiare arachidi salati mentre guardi l’ultima puntata di uno show capace di creare in te un bisogno inconscio di violenza.
Di nuovo piccolo, di nuovo giovane e di nuovo intento ad essere idiota ed ingenuo e a lanciare in aria gli arachidi e a prenderli al volo, risenti la sensazione di mancata presa coi denti e suda di nuovo freddo, abbi ancora paura per avere una nocciolina targata USA conficcata nella faringe e cerca ancora di emettere grida strozzate, corri ancora su per le scale della tua casa e fiondati in camera di tua madre a chiedere aiuto e trovala intenta a gemere e a complimentarsi con tuo zio per aver trovato il “Punto G”.
Prova disgusto inconscio, prova orrore, goditi la tua prima erezione naturale e in tutto ciò torna un attimo al presente, di nuovo adulto e pentiti, come sempre quando ricordi tutto ciò, di non esserti lasciato soffocare dall’ arachide.
Ancora una volta indietro, ancora una volta a emettere parole incomprensibili e a cercare di esprimerti con gesti indecisi mentre il tuo viso diventa sempre più paonazzo, il tuo cervello sempre più confuso e la tua bocca più amara.
Morirai, un po’ lo sai e un po’ cominci proprio a sperarlo e ne sei sempre più certo quando tua madre sceglie il piacere sessuale a te, quando ti dice: “Aspetta…aspetta…a…ossì, così!” e ti dici che con dei genitori così quale fine potevi fare se non questa.
Svieni.
Riprenditi  ore dopo in ospedale e menti ai tuoi curanti sull’accaduto, menti a tuo padre sulla verità e menti a te stesso sulle tue condizioni di salute psicologica.
Passa anni a rimuovere e a soffrire inconsapevolmente, fai a pugni e rischia la vita ogni qualvolta qualcuno ti chiede, ti dice o peggio ti ordina di aspettare e infine fatti costringere da un giudice ad andare da uno psicologo, fai uscire tutto e comincia il calvario settimanale per anni a venire.
Una volta fatto tutto puoi tornare pure al presente, puoi tornare pure ad ora e renderti conto che non è servito ad un bel niente tutto ciò, vuoi ancora colpire chiunque e non vuoi aspettare, non vuoi aspettare, non vuoi aspettare!
Esci dal tuo delirio e osserva il ciccione con problemi d’abbandono mentre ti fissa.
Chiedigli cosa vuole e sentiti rispondere che hai qualcosa che gli ricorda suo padre, il padre che l’abbandonato da ragazzino.
Sentiti qualcuno per aver risolto un caso umano in due minuti e poi prova dolore, il tipo ti ha colpito con il posacenere di metallo in pieno viso e sanguini vistosamente.
La donna sciatta urla, la segretaria prossima alla morte per mano di uno dei suoi clienti urla e il ciccione urla e tu, l’unico che avrebbe da urlare, rimani muto.
Scandisci le parole del ciccione e senti come ti implora di rimanere con lui, ti implora di aspettare e che se non lo farai lui ti ucciderà.
Non reggere tutto ciò, non puoi e non vuoi.
Ripensa all’ oggetto appuntito, tiralo fuori e ficcalo nella gola del ciccione vestito di marrone, osservalo andare giù in un lago di sangue e sorridi pensando a quanto assomigli ad una botte sgorgante vino rosso fresco.
Tutti rimangono di sasso nella stanza , tranne i sassi dell’acquario che erano sassi anche prima, e ti osservano e ti chiedono cosa vuoi da loro, come se tu sapessi quello che fai e sorridi ancora per la loro ingenuità.
Chiediti cosa devi fare, chieditelo per una manciata di secondi che sembra un eternità e poi sbuffa, sbuffa come solo uno costretto a fare sempre la stessa cosa da una vita sa fare quando trovi la risposta e dilla ad alta voce, sedendoti per terra:
“Aspetto”
   
 
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