Guilty
C’è
una sedia in
mezzo alla stanza, illuminata da un potente
fascio di luce bianca e accecante.
C’è
una ragazza,
seduta compostamente sulla sedia; ha gli occhi azzurri e il viso bianco
- così
bianco da sembrare porcellana – incorniciato dai lunghi e
morbidi capelli
scuri.
La Ragazza
di
Porcellana tiene lo sguardo fisso di fronte a sé, anche se
non c’è nulla da
vedere può vedere nulla oltre al buio quasi
soffocante che le sta intorno,
rimanendo però fuori dai confini che la luce segna intorno
alla seggiola.
Dietro di
lei,
nascoste dall’ombra, tre sedie occupate. Non si vedono
distintamente i volti degli
occupanti (lei non li vedrebbe comunque: dà loro
le spalle. Anche se, in
realtà, non ha bisogno di vederli per sapere chi sono)
ma, illuminate
appena, si scorgono tre paia di gambe; le prime sulla destra
appartengono
sicuramente ad una ragazzina e dondolano in continuazione, la
calzamaglia
bianca ricamata a fiori che quasi brilla nel buio.
C’è
uno sbuffo
soffocato e il rumore di un piede che batte nervosamente per terra.
“Allora?”
domanda
una voce maschile, con il tono di chi non accetta scuse. “Non
hai niente da
dirci?”
La Ragazza
di
Porcellana scuote il capo, smuovendolo appena e senza distogliere lo
sguardo
dal buio.
“Davvero?”
domanda
triste la Ragazzina con la Calzamaglia Bianca, e la Ragazza di
Porcellana può
quasi vederla mentre inclina il capo e piega le labbra in una smorfia
sofferente.
Quasi.
Perché
la Ragazza
di Porcellana è voltata dall’altra parte, e quindi
non la vede.
Annuisce
però in
risposta, guadagnandosi un altro sbuffo stizzito dal ragazzo che ha
parlato
prima.
Anche qui,
la Ragazza
può quasi vederlo,
mentre strizza gli
occhi blu con fare irritato, perché l’ha visto un
milione di volte compiere
quel gesto.
Poi sente
una sedia
che cigola, quando il Ragazzo dagli Occhi Blu la sposta e si alza, con
l’intenzione di raggiungerla all’interno del
cerchio di luce. E sta realmente
per attraversare il confine, ma qualcosa qualcuno
lo ferma.
Mi
spiace informarla che non può attraversare quella linea,
Maestà.
Lo informa
con tono
garbato, anche se con una punta di presunzione.
“Come
no?!” sbotta
il Ragazzo, e con un gesto indispettito si tira indietro i capelli che,
la
Ragazza lo sa, sono biondi.
“
Ha ragione”
interviene l’altro ragazzo, che sembra aver intenzione di
rimanere nascosto
nell’ombra. “noi siamo qui e lei è
lì. Non puoi oltrepassare il limite
stabilito” conclude con tono ragionevole.
“ED!”
esclama il
Ragazzo con tono stupito e arrabbiato, forse perché non
è abituato a farsi dare
ordini o forse perché si era aspettato un appoggio, e
l’altro lo liquida con
una scrollata di spalle.
Poi scende
il
silenzio nella sala – che sala? Qui non
c’è niente, a parte quattro sedie,
un fascio di luce e una voce apparsa dal nulla -.
“
Piuttosto”
ricomincia Ed. “Tu chi sei?” chiede, rivolto alla
Voce.
Io
sono, ovviamente, l’Avvocato dell’Accusa.
“Ma..
non stiamo
accusando nessuno!” s’intromette la Ragazzina con
la Calzamaglia Bianca.
Perché,
questo non è un processo?
“Certo
che no!”
quasi urla, il Ragazzo dagli Occhi Blu “questa è
una riunione di famiglia!”
“E
lei può essere
chi le pare, ma non è stato invitato” aggiunge con
astio.
La Ragazza
sente Ed
che sospira esasperato.
Oh.
A me sembra tanto un processo. E un Avvocato dell’Accusa
dev’essere sempre in
prima linea, ad un processo.
“E,
sentiamo”
s’informa Ed, in tono pratico “ chi staremmo
processando?”
Ma
è ovvio! Chioccia
la Voce. La signorina Susan Pevensie!
Susan
stringe i
bordi della gonna che ha indosso, e trattiene il fiato. In qualche modo
se lo
aspettava, ma..
“E
di cosa sarebbe
accusata?” domanda quasi stupita la Ragazzina, smettendo di
far dondolare le
gambe.
Che
domande, Vostra Maestà! Continua
la Voce, con tono di allegro e finto rimprovero. Di
Alto Tradimento alla Corte dell’Imperatore
d’Oltremare!
“Ma
che diavolo
stai dicendo?” esclama il Ragazzo, esasperato. “Lei
non ha tradito proprio
nessuno!”
Ah,
no? E, ditemi, perché ora voi siete lì, nel Regno
delle Ombre, e lei no?
Un silenzio
teso
dilaga per la stanza, mentre Susan butta lentamente fuori il respiro
che prima
ha trattenuto. È giusto. È giusto che la
processino per tradimento. Infondo, è
quello che ha fatto.
Non
sapete rispondere, Vostre Altezze Reali? Eppure dovreste saperlo che
Vostra
sorella ha smesso di credere a Narnia.
“
Non.è.colpa.sua.”
sibila il Ragazzo, stringendo gli occhi in due fessure.
“Non
solo, per lo
meno.” Interviene la Ragazzina.
“Avremmo
dovuto
esserle più vicini” reincarna Ed, che lo sa bene
cosa vuol dire tradire.”avremmo
dovuto accorgerci
subito che qualcosa non andava”
Si,
può darsi. Ma ormai quel che è fatto è
fatto e la signorina Susan ha tradito,
che voi lo vogliate o no.
“Potrebbe
rimediare!” scatta subito il Ragazzo. “dovete solo
darle un’altra possibilità!
A Edmund è stata data! Perché a Susan
no?”
“Peter..”
lo richiama
sottovoce Ed che, per quanto possa ammettere di aver sbagliato, non ama
sentirselo ripetere. Soprattutto se strillato in quel modo.
Hanno sempre
trovato una soluzione a tutto, la troveranno anche a questo, no?
Oh,
mio Re. La Dolce ha commesso un crimine molto più grave del
Giusto.
Oh, si,
anche Susan
se ne rende conto.
Edmund ha
tradito,
è vero, ma molto prima che loro sapessero realmente
cos’era Narnia. Molto prima
di conoscere Aslan, di conoscere Caspian, Ripicì’,
Briscola, Tumnus, i Castori.
Aveva tradito la propria famiglia, ma non
Narnia. Come poteva? Neanche la conosceva.
Lei, invece,
aveva
tradito la sua famiglia e Narnia.
E
quello, si, che era un crimine molto pesante.
Susan
sospira
impercettibilmente, le nocche delle mani che diventano livide tanto
stringono
forte il tessuto della gonna.
“Se
ne vada” intima
Peter, e Susan sente che sta trattenendo a stento l’ira.
“Questo non è un
processo”
Oh,
si che lo è! Esclama
la Voce. Altrimenti perché saremmo
qui a
discuterne? Ora bisogna solo emettere la condanna!
“Lei
non condannerà
proprio nessuno” ringhia Peter, ma prima che lui possa fare
qualsiasi cosa la
Ragazzina si alza e lo trattiene per un braccio.
“Certo
che no,
Peter. Un processo non è valido se non
c’è un giudice ed io, qui, non ne vedo
nessuno”
Anche Edmund
si
alza e si mette al fianco del fratello.
“Lucy
ha ragione,
Peter. Non può emettere alcuna sentenza, se è
solo un avvocato”
Peter tira
un
immenso sospiro di sollievo.
Lucy sorride
vittoriosa, facendo un passo in avanti, verso Susan, che ancora
dà loro le
spalle. In tutto questo tempo, non si è girata nemmeno una
volta.
Tende una
mano, ma
non supera la linea di luce.
“Forza,
Sue.
Andiamo a casa” dice con un sorriso dolce.
Susan non si
muove,
non si alza, perché sa che è maledettamente
sbagliato, ingiusto.
Non
può alzarsi,
non può andare a casa come
se nulla
fosse successo.
Il
miglior giudice per i nostri peccati siamo noi. Chioccia
nuovamente la Voce.
Si guardano
intorno
tutti e tre, timorosi, perché quel maledetto non
ha ancora avuto il fegato
di mostrarsi! E, oh, se Peter lo prende, proprio non sa da dove
cominciare a
fargli male non sanno da
dove
proviene la Voce, perché rimbalza nel buio come una pallina
e sembra non avere
un luogo d’inizio e fine.
Il
miglior giudice dei nostri peccati siamo noi, miei Sovrani. Quindi, io
penso
che tra noi un giudice ci sia.
“Come?”
mormora
Lucy, e Peter si guarda intorno spaesato.
“Dove?”
sussurra
arrabbiato. Prima di giudicare sua sorella deve vedersela con
lui e con
l’intero esercito narniano!
Solo Edmund
fissa
Susan, sembra quasi voler intuire i suoi pensieri.
Perché
lui, si,
l’ha capito il senso di quella frase. E sa che anche Susan
l’ha capito.
“Sue,
tu non..”
inizia con un fil di voce, ma viene interrotto.
“Colpevole”
è
un’unica parola, quella che rimbomba nel silenzio che quel
buio sembra
amplificare. È stata appena sussurrata, ma l’hanno
perfettamente udita tutti
quanti ed ora fissano Susan sbigottiti.
Oh,
il giudice ha pronunciato la sentenza! Gracchia
felice la Voce. Ma non si è
sentita bene. Non c’era abbastanza convinzione. Signor
Giudice, come giudica l’imputata?
“No,
Susan!”
“Colpevole”
questa
volta Susan si alza, ha le mani che tremano.
“Colpevole” ripete, e china il
capo, per evitare di mostrare quelle lacrime tanto scomode ai propri
fratelli.
Lentamente,
la
stanza che non c’è mai stata. Ma se non
è mai esistita, ora loro dove si trovano?
inizia a
sparire.
Peter
è sbalordito,
senza parole.
Lucy
comincia a
singhiozzare, e s’aggrappa ad Edmund, che la stringe in un
abbraccio mentre
continua a tenere lo sguardo puntato su di lei.
“che
avresti fatto,
tu, Ed?” sussurra Susan, voltandosi lentamente verso di loro
e ricambiando lo
sguardo del fratello più piccolo. Non
incrocia quello stupito di Peter, né quello appannato di
lacrime di Lucy.
Guarda Edmund, perché lui è il Giusto,
perché lui sa sempre cosa fare in
qualsiasi situazione.
E Edmund
sospira,
scuote il capo rassegnato, perché anche lui avrebbe fatto la
stessa cosa. Forse,
più che altro, per rimanere coerente con sé
stesso. Non si può essere Giusti
se non si sa giudicare sé stessi.
Ma è diverso, perché Susan non
è lui. Susan avrebbe potuto scegliere.
La luce si
spegne
di colpo, Lucy sobbalza.
“Perché
siete
venuti?” domanda Susan, con tono sommesso, prima che la Voce
riprenda a
parlare.
Peter prende
fiato,
scruta il buio alla ricerca di un indizio che possa indicargli la
posizione
della sorella ma a malapena scorge Edmund e Lucy che sono al
suo fianco,
come potrebbe vedere lei? .
“Per
dirti che ti
vogliamo bene” soffia, e le spalle di Lucy vengono scosse da
singhiozzi più
forti.
Edmund
tossicchia. Non
gli sono mai piaciute questo tipo di effusioni l’amore
lo si dimostra con i
fatti, non con le parole ma per una volta tanto concorda in
pieno con il
fratello maggiore.
La
condanna è emessa: l’imputata Susan Pevensie
è condannata a vivere nel mondo
degli uomini fino alla fine dei suoi giorni. Se, in questo periodo,
l’imputata
dimostrerà di essersi redenta, le sarà possibile
accedere al regno di Aslan, ma
solo dopo la morte. La seduta è tolta.
“Anch’io”
Guilty.
END.
For
now.
Sisi,
lo so. * alza le mani in segno di resa *
Non
dovrei scrivere altro, quando il file di Word de
“L’Alfabeto di Narnia” pubblicità
occultaaaa*_* mi
fissa in malo modo perché
non ho ancora scritto niente sulla “Y” (ma
l’idea ce l’ho già, quindi
don’t
worry! Basterà che mi tiri su le maniche e inizi a
riordinare i pensieri xD)
ma, che ci posso fare io? (tanto ù.ù
ndEd) (zitto tu, nessuno ti ha chiesto
niente è.é ndMe)
E
poi, inizialmente, questa shot doveva essere una nonsense.
Non una shot su Narnia, ma una Nonsense.
(e questo spiega i nomi all’inizio, come la Ragazza
di
Porcellana, che però ho tenuto perché mi
piacevano. Edmund è l’unico a non
averlo perché è l’ultimo che ho
inserito. E perché non sapevo che cosa
inventarmi. Oh, insomma, è la mia shot,
potrò farci quello che mi pare? è.è) Non
che questa cosa abbia senso, oh no. Cioè, si. Un
po’ di senso ce l’ha, e chi ha
letto l’ultimo libro ci può arrivare, ma non ha un
preciso momento in cui si
svolge. È fatta così, campata per aria. Quindi
penso di poterla definire una quasi-nonsense.
Per
un attimo ho avuto il serio dubbio che potesse essere considerata AU.
Ma credo
(e la mia socia concorda con me) che per essere un AU loro dovrebbero
non
conoscersi o, come minimo, non essere fratelli. In più, che
AU è, se cito
Oltremare? Quindi, beh, per stavolta niente AU. Ma sappiate che adesso
ho tanta
voglia di scrivere un AU su di loro, e quindi lo farò non
importa quanto tempo
ci metto. (si, importa ndEd) (shut uppati
è.é ndMe)
Forse
dovrei tenerla per quei periodi in cui non ho un minimo
d’ispirazione e
postarla in quel caso lì. Ma visto che mi piace troppo
(perché si, stranamente
mi piace) la posto ora, e quando non avrò ispirazione me la
caverò in un altro
modo. Spero.
Ah,
per chi se lo chieda, Guilty è
inglese, e vuol dire colpevole. Ho avuto la tentazione di farlo
pronunciare in
inglese da Susan – l’inglese fa sempre
più scena dell’italiano, soprattutto in
momenti di tensione – ma poi ho cambiato idea.
Pace
amen.
Fuggo
a disegnare cerchietti in un angolino e forse, forse,
a studiare inglese.
O
forse dovrei darmi da fare con la “Y”?
Bah.
Ci
si sente al più presto :D
See
ya! <3
_ L a l a