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Autore: EffieSamadhi    25/02/2011    6 recensioni
Arrivarono in cima alla collina con il fiato corto.
Lei fu la prima a lasciarsi cadere sull’erba, completamente priva di forze, lui non tardò a seguirla.
Avevano corso per ore: prima avevano attraversato il villaggio, poi i campi, poi ancora il bosco, e infine si erano arrampicati su per la collina.
Avevano corso senza una ragione, per il puro e semplice gusto di farlo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'L'Aquila e il Cane, il Cacciatore e il Destino.'
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Mr And Mrs Weasley.

Almeno Tu Nell’Universo

 

 

 

 

            Gran Bretagna, agosto 1981

 

Arrivarono in cima alla collina con il fiato corto.

            Lei fu la prima a lasciarsi cadere sull’erba, completamente priva di forze, lui non tardò a seguirla.

            Avevano corso per ore: prima avevano attraversato il villaggio, poi i campi, poi ancora il bosco, e infine si erano arrampicati su per la collina.

            Avevano corso senza una ragione, per il puro e semplice gusto di farlo.

            Avevano corso a perdifiato, come bambini, anche se non erano più bambini da tempo. Anche se il mondo bruciava, anche se il mondo era in guerra. Per un pomeriggio, un pomeriggio soltanto, volevano pensare soltanto a loro stessi.

            “Potremmo farlo qui” commentò distrattamente lei, osservando il paesaggio circostante: era semplice, pittoresco, intimo e sconfinato allo stesso tempo. “Il matrimonio, dico” aggiunse, voltandosi verso il ragazzo. “Sempre se hai ancora intenzione di sposarmi.”

            “Certo che ho ancora intenzione di sposarti” rispose il futuro sposo, lasciandosi andare all’indietro e incrociando le braccia dietro la testa. “Questo è un tasso?” chiese, indicando l’albero solitario che sovrastava la collina.

            “Magnolia” rispose lei dopo avergli lanciato un’occhiata sommaria.

            “Ma le magnolie sono fiori!” ribatté il ragazzo, non troppo convinto della risposta.

            “Devo ricordarti i tuoi voti in Erbologia, o è sufficiente dirti che io ho avuto Eccezionale ai M.A.G.O.?”

            Il ragazzo sbuffò. “Continua, continua a ricordarmi che sei tu la secchiona.”

            “Io non sono secchiona. È solo che…”

            “… ti piace studiare. Sì, lo so. Da quanti anni lo ripeti?”

            “Dal mio primo anno a Hogwarts, credo. Ma a te lo dico soltanto dal sesto.”

            “Oh, giusto” osservò il ragazzo, mettendosi un filo d’erba tra le labbra. Chiuse gli occhi e rimase in silenzio, mentre lei continuava a guardarsi intorno.

            “Sarebbe carino, non credi?”

            “Mmh” grugnì lui, senza nemmeno prendersi il disturbo di guardarla.

            “Significa che sei d’accordo o che ti fa schifo?”

            “Ci sposiamo tra due mesi e mezzo. Sarà novembre” osservò lui, come se questo bastasse a spiegare ogni cosa.

            “E quindi?”

            “Saremo in autunno. Foglie secche. Bel sottofondo musicale. Tua madre potrà risparmiare sul quartetto d’arc- ahia!” esclamò, nel sentirsi colpito da un pugno ben assestato. “Mi hai fatto male!” piagnucolò, mettendosi a sedere e massaggiandosi la spalla dolorante.

            “Te lo meriti. Mia madre ci tiene a organizzarmi un bel matrimonio, sono la sua unica figlia. E comunque non le avrei mai permesso di noleggiare un quartetto d’archi” ribatté lei, stizzita, incrociando le braccia in segno d’offesa.

            Il ragazzo sospirò e si appoggiò con la spalla all’albero, restando a guardarla nella luce radente del sole che iniziava a calare. “Ti ho mai detto che quando ti arrabbi diventi più bella?” Non era soltanto un tentativo di ammansirla, era la verità: lui la considerava bella in ogni momento della giornata, ma quando si arrabbiava le guance le si tingevano di rosso, e gli occhi azzurri iniziavano a splendere di una luce diversa, quasi pericolosa. Se poi l’arrabbiatura era tale da costringerla a mettersi le mani nei capelli, allora l’effetto era davvero meraviglioso. “Guarda che dico davvero” tentò di convincerla, notando l’occhiata indifferente che gli era stata riservata. “Hai intenzione di tenermi il broncio ancora per molto? Dai, ti chiedo scusa. Scusa se ti ho fatta arrabbiare.”

            “E va bene, sei perdonato” gli concesse lei, sciogliendo le braccia e schiudendo le labbra in un sorriso degno di questo nome.

            “Hai intenzione di dimostrarmelo, oppure resteranno solo parole?”

            “Dipende da quello che hai in mente.”

            “Oh, lo sai che mi accontento di poco. Potrebbe andarmi bene… un bacio. Sì, un bacio sarebbe perfetto.”

            La ragazza sospirò e gli si avvicinò di quel poco che bastava per riuscire a dargli un bacio a fior di labbra, delicato e innocente come il primo che si erano scambiati, ormai quattro anni prima. Quattro anni di alti e bassi, quattro anni di lontananza e di riavvicinamenti, e adesso erano arrivati a quel punto. Fidanzati. Si sarebbero sposati. Avrebbero formato una famiglia.

            “Beh?”

            “Che c’è?”

            “Sei la mia fidanzata. Tra due mesi e mezzo ci sposiamo, e tu mi baci come se fossimo ancora alle scuole elementari?” Eccolo, finalmente, il rossore che tanto gli piaceva. La ragazza aggrottò la fronte, fissandolo come cercando il punto più debole dal quale iniziare ad attaccarlo. Stava per dire qualcosa di molto, molto acido. Oppure stava per mangiarlo vivo. Qualunque fosse l’alternativa, lui ne sarebbe stato contento. Non si era mai innamorato veramente prima di lei, e con lei stava lentamente crescendo.

            “Vuoi un bacio vero?” sibilò, avvicinandosi sempre di più. “Ti accontento.” Con una specie di balzo felino che non si sarebbe mai aspettato, gli gettò le braccia al collo e lo baciò, mandandolo al tappeto.

            Era una situazione nuova, e anche piuttosto strana. Nonostante si frequentassero ormai da quattro anni, non avevano mai raggiunto quel livello di intimità che ci sarebbe potuti aspettare da una coppia così ‘longeva’. Questo perché non erano mai riusciti a stare insieme abbastanza a lungo da riuscire a costruire quella sottile rete di complicità necessaria per compiere un passo simile. Non avevano mai fatto l’amore, e sicuramente lui non se l’era mai trovata distesa addosso a quel modo, impegnata in un bacio che di delicato e innocente aveva ben poco. Tuttavia, si guardò bene dal farglielo notare: la conosceva bene, e sapeva che avrebbe potuto allontanarsi con la stessa facilità con la quale si era avvicinata.

            Fece risalire le proprie mani sui fianchi di lei, fino ad arrivare alla schiena. La strinse appena, e con uno sforzo minimo capovolse la situazione, arrivando a trovarsi su di lei. Pose fine alla giocosa rincorsa tra le loro labbra e sollevò di pochi centimetri la testa, per riuscire ad osservare meglio il suo viso. “Ti ho mai detto che sei bellissima?” le sussurrò.

            La vide arrossire lievemente per l’imbarazzo e distogliere lo sguardo: “Non prendermi in giro, dai.”

            “Non ti prendo in giro. Non ti ho mai presa in giro e mai lo farò. Sei bella, punto e basta.” Fece una pausa, aspettando che lei tornasse a guardarlo. “Lo sei sempre stata, anche quando quel troll di Mulciber ti fece crescere una coda di volpe. Quando è stato, al terzo anno?”

            “Al secondo” lo corresse. “Al terzo anno Avery mi rovesciò accidentalmente in testa una Pozione Decolorante.” Fece una pausa, riflettendo. “Se la sono sempre presa con me perché ero una Nata Babbana” osservò.

            “Se la sono sempre presa con te perché eri un’ottima strega” la corresse lui. “E perché eri un anno indietro, e i piccoli sono ottime vittime. Se la sono sempre presa con i tuoi capelli” osservò, accarezzandole la corta zazzera scura. “Ai G.U.F.O. Jimmy Brown fece esplodere il calderone con la Pozione Sgrassante…”

            “Sì, e da allora non li ho più fatti ricrescere.”

            “Stai molto meglio così. Mi piaci di più.” Le accarezzò ancora una volta i capelli. “Sai, credo che tu sia l’unica cosa nella mia vita a non essere mai cambiata.”

            “Non ho sempre fatto parte della tua vita” gli fece notare.

            “Lo so. Ma da quando ci sei… beh, ci sei sempre stata, in un modo o nell’altro. Che fossi con me o che fossi nei miei sogni, tu… tu ci sei.” Sussurrò le ultime parole, quasi sconvolto dalla rivelazione che stava facendo. Ma l’amore era anche questo, in fondo: condividere con l’altro ogni pensiero, ogni emozione, fino a sentirsi una cosa sola. Lui voleva che lei lo conoscesse per intero, senza inganni e senza segreti: erano state le parole non dette a causare i loro allontanamenti, in passato. Non voleva più sbagliare, con lei. O almeno, voleva commettere errori diversi. “Mi dispiace di non essere stato perfetto.”

            “Nessuno è perfetto” gli fece notare, alzando una mano per sfiorargli la lunga chioma ribelle. “Quando ti ho scelto, sapevo che non sarebbe stato facile avere a che fare con te.”

            “Ah, quindi mi avresti scelto? E quando sarebbe successo, di grazia?”

            “Il mio primo giorno di scuola. Ero appena salita sull’Espresso di Hogwarts insieme a Grace, e ti ho visto. Eri con il tuo migliore amico, come sempre. E non eri né affascinante né bellissimo, anzi: devo ammettere che eri un tipo piuttosto anonimo. Forse fu questo a convincermi che saresti stato tu.”

            “Che sarei stato io a fare cosa?”

            “A conoscere tutto di me. Ad avere tutto di me” aggiunse, in un sussurro, sfiorandogli la guancia con le dita. “Voglio fare l’amore con te. Almeno, anche se mi lascerai prima del matrimonio, avrò un bel ricordo di noi.”

            “Mettitelo in testa: non ti lascerò” la ammonì, appoggiando la fronte su quella di lei. “Apprezzo quello che mi hai appena detto. Significa molto per me. Ma” aggiunse, accorgendosi che lei aveva di nuovo distolto lo sguardo, probabilmente preoccupata per le conseguenze di quanto gli aveva concesso, “non accadrà stasera. Non succederà stasera. Se la tua assurda ipotesi dovesse avverarsi, e se ci lasciassimo di nuovo, tu finiresti col pensare che ho approfittato della tua buona fede e dei tuoi sentimenti. E non voglio correre il rischio.” La ragazza annuì, sorridendo. “E poi, si sta facendo tardi. Dobbiamo andare.” Fece forza sulle braccia per alzarsi, ma la voce di lei lo richiamò.

            “Voglio… vorrei che succedesse qui. Quando succederà, vorrei che succedesse qui. Mi piacciono le magnolie.”

            “Succederà qui, se lo vuoi” le promise, concedendole un ultimo, casto bacio. “Tutto quello che desideri.”

            Si mise in piedi e l’aiutò ad alzarsi, poi si guardarono negli occhi un’ultima volta, prima di lasciare la collina.

 

            L’aquila si alzò maestosa in volo, mentre il cane correva nella sua ombra.

 

 

 

 

 

Spazio dell’Autrice

Salve a tutti/e!

Premetto che il risultato non doveva essere questo: ho iniziato a scrivere questa one-shot per un contest, con l’intento di descrivere la “prima volta” di Arthur e Molly Weasley. Poi, arrivata alla quarta riga, ho pensato che avrei potuto parlare della “prima volta” di Ron e Hermione.

Poi mi sono resa conto che stavo scrivendo di tutt’altra coppia.

Una coppia che esiste solo nella mia mente, perché il personaggio femminile non esiste nella saga.

Chi si è imbattuto nel mio primo tentativo di long-ff in questo fandom sa di chi si tratta: è Sofia.

Sofia è una Nata Babbana, e in molte cose è simile a me.

È così simile a me che l’ho costretta ad innamorarsi dello stesso personaggio di cui sono “innamorata” io.

E riguardo il protagonista maschile… non devo dirvi nulla, vero?

Credo anche di dovervi una spiegazione riguardo all’ultima frase: mentre l’identità del cane è ovvia, quella dell’aquila non lo è.

Ebbene, la svelerò soltanto nella mia long-ff, che è ancora in fase di lavorazione. Lo considero un modo per “costringervi” a passare di là

Un commento sarebbe gradito, anche solo per dirmi di ritirarmi.

A presto,

EffieSamadhi

   
 
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