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Autore: Invader_from_Hell    16/01/2004    3 recensioni
Un complicatissimo gioco a due finito con il divergere di una cometa e un pianeta. Una stanza buia nella quale i protagonisti tentano di strappare il sorriso dell'altro servendosi dle minimo bagliore. Un trattato di amore e astronomia. Mi è piaciuta mentre la scrivevo...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritornerò Martedì

Ritornerò Martedì

 

Ascolto consigliato: “Zeta Reticoli”  dei Meganoidi.

 

Sai cos’è un martedì sera senza di te? Sai che è un totale spreco di voglia di fingere? Fingere che quello che sgorga copioso dalla ferita stampata sul cuore, non sia sngue, bensì un qualche surrogato di plasma e voglia di vivere. E magari qualcuno potrebbe dire che si tratta di volontà. Scometto che non sai neppure che in greco “potrebbe dire” l’avrebbero detto “an legoi”,  sì, an e ottativo obliquo. Perché ci tengo ad essere preciso, e lo sai.

Ma questa non è certo la tua unica lacuna, e ringrazia il cielo che non è la prima. Sai allora perché mi ostino a percorrere l’itinerario del martedì sera? Se ci passassi la mattina dopo, scommetto che troveresti quello strano ed ibrido liquido vitale che continuo a lasciarmi dietro, tanto alle medicazioni ho rinunciato. E non sono l’unica cosa che è stata per me oggetto di una rinuncia.

Bruci ancora, meravigliosa supernova? La luce che ti vedo addosso, ricoprirti come un banale ornamento, morto e passivizzante, è stata emessa da quello che eri quanto tempo fa? Già non era farina del tuo sacco da un mesetto. Ammettilo.

Maledetti martedì sera, persi e sacrificati per una stupida logica di fatalismo e suprema rinuncia, quasi a testimoniare l’avvenuta ricarica del nostro comune sentirci vuoti.

Bruci ancora mia terrificante nebulosa? Li senti i gas, che ti avvolgono e narcotizzandoti diventano la più pura e manifesta essenza della tua immagine? Cerchi di darti un’origine, massa informe di necron? Cerchi la ragione del Pàthos in qualche gas che manca?

Il martedì comunque è perso da un bel pezzo. Passato a mettere all’asta il mio corpo e la mia anima, non al migliore offerente, bensì a quello più insignificante, che ciome da copione non sei mai stato tu. Ed è sempre stato un meraviglioso – e ben giostrato- gioco consumatosi nel desolante panorama della dune del martedì sera, che puntualmente si materializzavano in una stanza calda e buia, dove il minimo GLOW poteva essere l’opportunità di strappare alla mia immaginazione l’esclusiva sulla tua faccia.

Sfuggente cometa, è una ragione che cerchi? Perché non ti sei schiantato sul mio pianeta? È la rincorsa che ti è mancata, o che invece hai mancato di diminuire? Perché sei passato sfrecciando ed incendiando la mia atmosfera per poi migrare silenzioso ma immancabilmente preciso? Sul mio letto non ho mai trovato il calendario del tuo passaggio. Sei sempre stato un centro di gravità. Mobile.

Non ho deciso di studiare la tua scia. Quando l’ho vista estinguere anche gli ultimi incendi, ho capito.

Ma di nascosto un tuo frammento lo conservo. Ti è caduto in un momento di distrazione. Quello in cui il tempo ci ha avvicinati, e messi sullo stesso piano. Ti sei spaventata, meravigliosa cometa. Stella meravigliosa.

Questo è il manga autoconclusivo più astruso che tu abbia mai letto, di’ la verità. Certe cose le riusciamo a tollerare solo finchè rimangono caratterizzate da tratti neri su pagine da sfogliare al contrario. Ma a caldo della stanza buia, i colori tu sapevi immaginarteli? Dopo un paio di –venues- immagino che almeno una visione a 256 colori tu potessi averla.

Una risata sommessa non sarebbe potuta bastare a gettarmi nel panico più totale e a farmi desiderare di esporre al pubblico ludibrio anche la mia vergogna più recondita.

Ma tra le dune pieghevoli e il buio, io , l’avrei gridato. Ma mi avevi tolto la parola. Incosapelvomente tiranneggiando su di me.

Pazientemente incatenandomi alle sere perse.

Passivamente decidendo di ignorare il vuoto.

Perso comunque, perso, vero? Perso in ogni caso. Sfuggente e sacrificato ad una morale che prevede la sostanziale ricerca della razionalità in ciò che razionale non sarà mai, decorandosi di progressive illusioni e amicizie confezionate.

La bellezza di quelle serate passate a far finta di nascondersi tra le dune, tentando di immaginare i colori del mare al buio, era che la finzione in sé per sé era il più importante esercizio ed il più importante passo verso l’utopico sogno di vederti sprofondare e sfondare le placche tettoniche del pianeta.

Ma, piccola cometa, lascia che ti sveli un segreto. Io la tua caduta l’ho vista. Ho distinto chiaramente il momento in cui ti sei diretto su di me, e altrettanto chiaramente ho carpito l’enorme sforzo che hai fatto per modificare la tua orbita.

Ma adesso sei pianeta.

Io sono la nuova cometa, nata dai tuoi detriti.

E sono più veloce, non hai la minima possibilità di evacuazione.

Ritornerò, magari martedì. E al buio ti farò vedere dove hai lasciato il segno, come ci sei riuscito, come curarmi. Ma non presentarti col tuo vecchio nome.

  
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