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Autore: sawadee    27/02/2011    2 recensioni
In composizione italiana ero abbonata al quattro; ma devo a due temi il mio attuale lavoro.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche una rapa può dare sangue.

 

A L., il mio minivicino. Perché qualcun altro aveva seri problemi con la composizione in italiano, non tu.

 

La verità è che in italiano ero abbonata al quattro. Tre e mezzo a volte, cinque quando il professore decideva che mi ero impegnata a studiare letteratura, ma la media era quattro, precisa tonda. Era divertente vedere il 9 in italiano orale controbilanciare un 4 tondo tondo. Era buffo che in grammatica prendessi 9 e nei temi 4. Va avanti così dalla quarta ginnasio, è continuata fino alla maturità, la mia tesi ha avuto problemi per l'italiano e solo ultimamente la prof. mi ha detto:- Il suo italiano è diventato civile.-

Alla tenera, tenerissima età di 26 anni, con due lauree in lettere, mi sento dire:- Ma sei sicura di non volerlo scrivere in inglese? Almeno te lo fai correggere da qualcuno che parla l'inglese, ed è sicuramente meglio del tuo italiano.- (C'è da aggiungere che il mio inglese causava attacchi di ilarità e depressione alternati nei miei amici americani e inglesi, che lo considerano tremendo, ma migliore del mio italiano).

E' tutto iniziato in quarta ginnasio, con un tema sui "Promessi Sposi". Non ho mai amato il Manzoni, troppo paternalistico, e, sinceramente, ho sempre rimpianto che non si fossero scelte "Le confessioni di un italiano" di Nievo come testo simbolo dell'italiano. Ero tutta fiera di un 9 in matematica, gongolante quasi, tutta impegnata a occuparmi di tradurre un po' di Luciano dal greco, quando la prof. mi chiama alla cattedra e con tono sadico sussurra:- Mia cara, italiano ti abbasserà la media quest'anno.- E' durata, la storia delle interrogazioni per riparare i voti dei temi fino alla maturità. Non che i miei temi pullulassero di errori di ortografia e neanche che commettessi chissà quali crimini contro la punteggiatura, la sintassi ed altro; semplicemente, secondo il mio prof. di italiano, i miei temi mancavano di cuore, anima, nervi, cervello. Ho sempre pensato che un essere vivente ne avesse bisogno e non un tema, ma, se lo diceva lui, doveva essere vero.

"Lessico povero", mi ritrovo a leggere al termine di un tema andato particolarmente male. Ora, per quanto non mi risulti che il mio italiano sia forbito o di parlare cibato, non mi sembra neanche di ignorare il significato della parola "palese", che, invece, la solita cocca del prof. mette in relazione con i pali, scatenando l'entusiastico commento:- Ma che divertente gioco di parole.-

E' vero, ho il vizio delle quattro parole in croce, l'amore per il linguaggio semplice, mi giustifico notando la semplicità lessicale di Cesare (- Ti piacerebbe scrivere così. - dice una vocina nella mia testa che metto a tacere, per non sentirmi ancora più a terra.).

"Troppo contorto e denso", questo ormai era atteso in qualunque commento a qualunque tema, qualunque composizione, qualunque cosa abbia scritto passati i 13 anni. -Tacito è esempio di stile, lo stesso Tucidide.-, ma la solita vocina che sento solo io, da brava schizofrenica, nella testa mi ricorda che Tucidide era giudicato incomprensibile dai suoi stessi contemporanei...

Il comico è che sono circondata da gente che sa scrivere da sempre, gente che mi ha aiutata, ma, così come il disegno, mi rimane  dischiuso il mondo della scrittura, come se, pur con due lauree in ambito umanistico, fossi una specie di analfabeta.

Perché lo sono un'analfabeta, in un certo senso, non riuscendo ad avere la competenza attiva scritta di una lingua.

In realtà, una cosa strana mi è successa, una volta.

Avevo 17 anni e fui obbligata a partecipare a un concorso di scrittura. Non ci crederete, ma arrivai prima. E' stata l'unica volta in cui ho scritto qualcosa di decente. Il bello è che del concorso non me ne fregava niente e scrissi mentre guardavo un film con Ben Affleck alla televisione.

Non lo so che mi prese, il tema mi sapeva di retorica, "La pace nel mondo", nemmeno dovessi partecipare a un concorso di bellezza e dire quello che di più desideravo, eppure, sarà stato l'orrore per come era resa l'entrata in guerra degli US, sarà stato il fatto che mi chiedevo come uno potesse essere tanto bello, sarà stato che  l'infermiera mi sembrava solo una gran... va beh, ci siamo capiti,  sganciai letteralmente una bomba.

Era la prima volta che non facevo caso a quello che scrivevo, eppure centrato alla perfezione, niente retorica, niente sbavature. Perfetto. Al primo tentativo.

Non ci credevo nemmeno, ma sì, era andata.

La telefonata arrivò a scuola la mattina di due mesi dopo. Una del vostro liceo. Tutti si aspettavo avesse vinto la bravissima G., la fantasiosa A. o il famoso P. che di lì a qualche anno sarebbe divenuto un noto scrittore. Invece no, era quella che andava bene in tutto, ma con problemi in italiano. Rivedo ancora la faccia, incredula, del prof. di italiano (che, in realtà, mi aveva anche preso di punta). 

Ho azzeccato due soli temi: ammissione all'università ed al dottorato.

Va bene, forse contavano più quelli del fatto che il prof. di italiano, convinto mi importasse della media (a me? Ma quando mai!), mi dovesse interrogare per non rovinarmela, visto lo schifo che riuscivo a creare in composizione e, forse, ai fini della mia vita, contavano di più di tutti gli altri temi e tutte le altre cose che abbia mai scritto prima.

Questo implica che, forse, alla fine, non conta quanto vai bene in composizione, ma quanto poco sei disposto a rinunciare a un'opportunità: quando serve, anche la rapa dà sangue.

 

   
 
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