Silenzio. Le foglie degli alberi e dei cespugli non si muovevano. Un cervo stava bevendo tranquillamente da un fiumiciattolo in cui l'acqua guizzava felice, annunciando la primavera. Due occhi blu lo stavano fissando da lontano, con una balestra in mano, attenti a non farsi sentire. I due occhi lo fissavano ancora, mentre due braccia pallide prendevano la mira. La freccia sarebbe scoccata veloce e silenziosa come il proprietario, mortale. Il cervo, piccola preda ignara, beveva ancora, sotto un cielo limpido e azzurrino, privo di nuvole. Il predatore, però, era pronto. Quell'animale non sarebbe vissuto per molto, no, non ancora. Nella mente del cacciatore si formulò una conta alla rovescia.

Tre...

Due...

Uno...

Ma fu in quel momento che una fanciulla spuntò dai cespugli, urlando al cervo di andarsene. L'animale, spaventato, scappò. Emrys saltò fuori dal cespuglio dov'era nascosto. Si era fatto un bel ragazzo. Aveva sedici anni. Gli occhi erano blu, vispi e orgogliosi. Il fisico, longilineo, ma anche un po' muscoloso, era vestito di un maglietta rossa. I capelli erano neri e ribelli. La mascella quadrata era dalle linee dure. Sembrava già un uomo.

-Emily!

La ragazza lo fissò sorridendo.

-Ops!

Emrys buttò la balestra a terra, mettendosi le mani sulla vita stretta.

-L'hai fatto apposta, brutta strega!

Emily sorrise astutamente, avvicinandosi con aria di sfida al Principe. Lei non era una bella ragazza. Aveva i tratti decisi, le spalle larghe, la voce profonda. I capelli lunghi e neri svolazzavano al vento di inizio primavera e gli occhi color nocciola brillavano di determinazione e coraggio. Era alta quasi quanto un uomo ed era magra, di seno quasi neanche l'ombra.

-Già, l'ho fatto apposta, e allora, Emrys?

-Dovresti chiamarmi "Sire"! L'educazione dove è andata a finire?

-A farsi friggere, che domande!

Il Principe alzò gli occhi al cielo.

-Tra te e il mio servo, comincio a pensare che nella mia vita precedente dovevo essere una persona molto cattiva e malvagia per meritare tali disgrazie! Sì, dovevo essere un traditore della patria pluriomicida e anche un adultero, non c'è spiegazione! Come potrei sennò meritarmi tali punizioni?

-Sì sì, ma l'altro giorno non mi sembrava che mi considerassi una tale agonia!

Emrys spalancò gli occhi. Emily lo fissò: aveva colpito nel segno.

-L'altro giorno non mi avevi fatto scappare un cervo!

La ragazza sbuffò, facendo un movimento con la mano come a scacciare il ricordo.

-Dettagli, dettagli...

Il moro sorrise, avvicinandosi a lei. Nonostante non fosse bella, a lui piaceva: non era come una di quelle ragazze "gnè gnè". Non aveva quella vocetta acuta che tanto lo infastidiva, come invece avevano Aranel e le sue amiche. Lei era forte e grande. Sì, era decisamente la donna per lui, sì, ne era più che sicuro. L'aveva conosciuta a undici anni: era la figlia di un nobile che viveva nel regno. Una delle cose che gli piacevano erano le guance. Lei, infatti, aveva una pelle molto pallida, ma quelle erano sempre rosate e quando era imbarazzata o arrabbiata, si arrossivano, ma mai eccessivamente.

-Beh, per farti perdonare potresti uscire con me...

Emily scosse la testa sorridendo rassegnata. Emrys si avvicinò a lei e le passò un braccio sui fianchi. Poi si chinò a prendere la balestra e a trasportare con un incantesimo le lepri (rimaste dietro il cespuglio) che aveva catturato nelle cucine reali. La baciò teneramente e si diressero insieme nel bosco. Il cervo non si fece più vedere.