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Autore: PhoenixIntoFlames    27/02/2011    2 recensioni
La coscienza di un vampiro psicotico è davvero morta e sepolta?
Spero vi piaccia questa ff, buona lettura.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Damon si sentiva un grosso peso sulla coscienza. Stare così a contatto con Elena gli aveva fatto tornare a galla quelle spiacevoli e patetiche sensazioni umane che da fin troppo tempo aveva smesso di provare. Non avrebbe nemmeno più ricordato il sapore amaro del senso di colpa se quei due grandi occhi, del colore dei chicchi di caffè italiano appena tostato e incastonati in un visetto così delizioso, non gli avessero smosso un uragano dentro. In fondo, lui non era un umano e la sua natura nell'ultimo secolo era stata perfettamente concorde alla sua filosofia che lo alimentava di odio e vendetta. Aveva quasi vergogna di voltarsi indietro e scorgersi un essere spietato e privo di scrupoli, un essere, una bestia che Elena non avrebbe amato mai. Per Damon incrociare lo sguardo di disapprovazione di lei anche solo per una frazione di secondo era sufficiente ad annullare tutto quello che lui era stato prima di conoscerla. Voleva essere migliore per Elena. E forse già lo era.
Aveva lasciato casa sua per dirigersi a quella di Elena, lasciandosi alle spalle tutto il suo passato, compresa una sadica vampira che lo aveva aspettato tutta la sera sul divano. "Và all'inferno Katherine" le aveva detto con aria di sufficienza e se ne era andato sbattendo la porta, proprio come accade nei film. Solo che il lieto fine stavolta non era dietro l'angolo.
Era stato tutto sempre così complicato per Damon. La sua vita lo era stata. E ora la sua non vita lo era ancora di più. Centocinquanta anni nell'attesa di ritrovare il perduto amore per poi realizzare, con sconforto e delusione verso sé stesso, di volere altro. Di volere Elena. E ora? Cosa sarebbe accaduto? Era tristemente consapevole che avrebbe passato un'intera eternità ad anelare qualcosa che già sapeva non sarebbe mai stato suo, a ricordare quanto dolci sono i suoi respiri quando dormiva, a conservare sulle labbra il sorriso che gli nasceva quando lei pronunciava il suo nome anche solo per rimproverarlo, a sentire grave il peso del ceffone che si era meritato poco dopo essersi conosciuti, a sognare di baciarla infinite volte con devozione e passione. Baci che voleva fossero destinati a lui. Baci che, invece, Elena riservava ad un altro.
Elena amava Stefan. Stefan amava Elena. Fine della storia.
Invaso da un turbine di pensieri, Damon aveva percorso a piedi la distanza che lo separava da casa di Elena a velocità umana quasi a ricordarsi che le pene d'amore non appartengono ai vampiri, ma agli uomini. Era arrivato a casa sua con una decisione pronta in tasca, un biglietto aereo che lo avrebbe riportato in Europa. I Salvatore avevano ancora una tenuta in Toscana che Damon aveva sempre amato e in cui non metteva piede, decise, da troppo tempo. Ma ora lui era lì a dire addio al suo amore, per sempre.
Elena aveva visto Damon indugiare sotto casa sua ed era scesa al piano di sotto ad aprirgli la porta, senza che lui riuscisse a suonare il campanello. Era sullo stipite, intento a guardarsi le punte delle scarpe e ad osservarsi in giro, con le mani in tasca, come se avesse timore di essere seguito.
- Cosa fai lì? Entra dai. - esordì Elena, tirandolo all'interno della casa per un braccio.
"Povero il mio angelo, non sa che d'ora in poi dovrò vivere nel ricordo di questi infinitesimi contatti" pensò, triste, Damon sfoderando un sorriso inespressivo e privo di calore.
-Hey, quanta fretta di portarmi di sopra..piccola- cercò di scherzare come al suo solito. Ma evidentemente doveva avere un'aria totalmente stravolta, dal momento che Elena gli chiese se fosse tutto a posto, così come in genere faceva quando voleva tirargli qualcosa di bocca. Stavolta non ci sarebbe voluto il suo sguardo di bimba capricciosa e implorante a farlo desistere. Si era diretto a casa sua con l'intenzione di porre fine a tutto. Nel bene. O nel male.
La seguì per le scale, dritti in camera di lei. Damon si spostò alla finestra, guardando la luna piena che mal si celava tra nuvolone grigie che via via si stavano diradando. "Tornerà il sereno" pensò, desiderando ardentemente di potersi riferire alla sua vita e non alla situazione metereologica.
Elena era seduta al centro del letto, con un cuscino sulle gambe incrociate e lo fissava.
- Allora, come mai sei qui? Stefan non mi ha detto che saresti passato..-
- Forse perché Stefan non sa che io sono qui. -
- Capisco, allora hai qualcosa da farti perdonare e vorresti un consiglio da me, giusto!?-
- Hhhmm, giusto.. più o meno. Ma.. credo tu abbia ragione, avrò qualcosa da farmi perdonare... molto presto.-
- Cos'hai in mente stavolta?-
Damon non aveva intenzione di portare il discorso per le lunghe, così buttò fuori di getto la sua intenzione di lasciare Mystic Falls.
- Ho un aereo domani. Partirò per l'Italia. Mystic Falls è così poco divertente per me! Sicuramente troverò qualcosa da fare altrove... le italiane mi aspettano. Non posso reggere un minuto oltre il "vissero felici e contenti" di voi due piccioncini. Non sono abituato a vedere queste cose per tutta la giornata, ne potrebbe andar compromessa la mia salute.-
- Salute!? Tu sei morto, scemo! E poi io e Stefan non dobbiamo dar conto a te.. se non erro.-
- Bla, bla, bla. Non volevo intaccare l'armatura lucida del tuo principe delle tenebre..- disse con fare ironico poi, d'un tratto, si rabbuiò. - E' meglio così, Elena.-
- Meglio per chi? Per Stefan? Sai bene che dice di non sopportarti solo perchè con il tuo fare psicotico e, lasciamelo dire, dispettoso lo porti all'esasperazione.. ma le cose tra voi sono cambiate di recente. Lo so, me lo ha detto. Stefan ti vuole bene, Damon. È tuo fratello.. e non credo sarebbe felice di non averti più tra i piedi. -
- E così.. a quanto pare il mio fratellino s'è lasciato trasportare dal legame fraterno indissolubile?!? Quanto è prevedibile! Dovevo immaginarmelo. Probabilmente sarà anche colpa tua che lo hai indebolito troppo con i tuoi "questo non si fa", "tu non sei un mostro" o..aspetta..meglio ancora.. "non fare come tuo fratello", vero Elena?- un bagliore diabolico attraversò gli occhi di Damon che ritornò a fissare la luna.
Elena si liberò del cuscino e si alzò, dirigendosi verso di lui.
- Elena.. non sei felice? Ora la mia presenza non vi tormenterà più. Lo aspettavi da tempo questo momento..- concluse, amaro, Damon.
- Tu credi che sia io a non volerti qui?!? Tu.. brutto, stupido vampiro psicotico.. non hai mai capito nulla! Io credevo che fossimo amici.. ma gli amici non ti abbandonano così come stai facendo tu ora! Và via! Vai allora... vai! - Elena era in preda alla disperazione più totale ma cercò di rimanere ancorata alla sua dignità più saldamente che poteva. Una lacrima le rigò il viso e Damon la asciugò con la sua mano. Elena ne seguì l'incavo del palmo e vi si accoccolò, come a rubargli una carezza che Damon non avrebbe facilmente concesso.
Ripresa la lucidità del momento, Elena si allontanò da lui ma Damon non mollò la presa e la attirò con forza a sè costringendola a poggiargli la testa contro il petto. Le accarezzò i capelli e la baciò sulla fronte. Sentiva umido il suo petto. Elena non aveva ancora smesso di piangere.
- Hey.. non vorrai risvegliare la coscienza di questo psicotico, vero? E' morta e sepolta da almeno 150 anni. - cercò di scherzare lui, ma il suono delle parole aveva un retrogusto salato. Il sapore delle lacrime di Elena.
- E' meglio che vada Elena.. meglio per tutti. - poi con un sospirò, concluse la frase - Meglio per te.-
Lo sguardo interrogativo, ma nel contempo speranzoso, di Elena nascondeva una domanda che Damon riuscì a scorgere prima che lei riuscisse a spiccicar parola.
- Sarà meglio per te. - ripetè ancora una volta, più per convincere sè stesso che Elena.
- Perché dici questo? - sussurrò Elena, persa tra le sue braccia.
Damon si distolse dall'abbraccio che profumava troppo di senso di possesso. Elena non era sua. Eppure lei rimase aggrappata al suo giubbotto senza alcuna intenzione di staccarsi da lui. Quando, poi, le sollevò il mento lui credette di leggere sul volto di lei quello che aveva aspettato da un'eternità.
- Ti amo Elena. Di un amore illimitato, totalizzante e definitivo. - riuscì finalmente a dirle. - Ma non dovrei. Questo è il motivo per cui ho intenzione di sparire dalla tua... dalla vostra vita. -
E con queste parole, Damon uscì dalla stanza. E dalla vita di Elena.
Un cellulare prese a squillare. Era Stefan. Elena rispose alla chiamate e nel mentre si diresse alla finestra e vide un corvo volare in lontananza.
- Ti amo anche io. - disse Elena.
  
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