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Autore: Ely79    27/02/2011    0 recensioni
I pensieri di Rabastan Lestrange, dalla morte della moglie alla reclusione ad Azkaban.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rabastan Lestrange
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Rabastan Lestrange'
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I. Funerale
Questa storia ha partecipato al contest "First Order - Love and War" di fa92, classificandosi prima. Le parole chiave scelte erano: funerale, foglia, dolore e punizione. La canzone "Ameno" degli Era. I commenti del giudice saranno riportati al termine del quarto capitolo. 
NdA I capitoli possono essere considerati dei missing moment della mia fic "Diciotto calle bianche".
Buona lettura!



I.    Funerale

Dormivi, quieta e serena, anche se io - io solo - potevo ancora scorgere il tuo turbamento e la paura.
Ogni goccia del tuo sangue, versato da una mano mostruosa e indegna. Ogni tuo grido. Ogni lacrima. Io soltanto potevo sentirle.
Dormivi, non più nel nostro letto. Non più tra mie braccia, quelle stesse braccia che ti avevano sorretta tante volte dopo un malore, che ti avevano stretta troppo forte per sollevarti in uno slancio di gioia, che ti avevano cullata mentre sognavi ad occhi aperti dei figli che avresti voluto darmi. Non più sul mio petto, pronta a cercare di difendermi dal mostro in cui mi trasformavo, quando vagavo per le strade in cerca degli impuri e del loro sangue da versare copioso per sanare la magia primigenia, per ridarti ciò che la loro scelleratezza ti aveva sottratto.
Dormivi, le palpebre abbassate per dimenticare l’orrore che ti aveva colpita.
Dormivi, le mani che si sfioravano appena su quel ventre che non aveva mai potuto colmarsi di una nuova vita.
Dormivi, la pelle candida e delicata non più insozzata dai lividi e dalle ferite degli incantesimi.
Dormivi.
Dormivi.
Dormivi.
E non ti saresti ridestata mai più.
Dormivi un sonno eterno, al quale desideravo unirmi con tutto me stesso.
Avrei voluto tramutarmi nel raso di quella bara, per avvolgerti in un eterno abbraccio, ma sapevo perfettamente d’essere quanto di più distante ci fosse da quella stoffa.
Avrei accettato di divenire il legno di rosa della bara in cui io stesso ti avevo deposta poco prima, ma anche il legno più prezioso si tarla e cede agli anni. Il mio amore è eterno come il mio dolore ed il desiderio di vendetta. Come la pietra, gelida e sempiterna, che avrebbe sigillato il tuo riposo.
Vi avevo inciso di mio pugno un festone di calle a circondare il tuo nome.
Anelavo accompagnarti oltre quella soglia sottile che divide questo mondo dall’al di là, tuttavia, avevo giurato. Giurato fedeltà a Lord Voldemort e, prima ancora, a te.
Uccisi i tuoi amati levrieri, uno dopo l’altro, posandoli ai lati del feretro. Ti avrebbero fatto compagnia fino al mio arrivo.
La mano di Rodolphus strinse la mia spalla. Era stato il solo a starmi accanto durante il funerale. I pochi altri convitati si erano mantenuti a distanza, in rispettoso silenzio.
«Puniremo chi le ha fatto questo. Gli Auror pagheranno cara la morte di Elanor» disse.
«Il nostro Signore non permette che ci facciano del male» sussurrò Bellatrix, scostando con la punta della scarpa una zolla.
Strinsi forte la mano sull’impugnatura della bacchetta. Le Sue promesse non mi servivano. Avevo fatto un voto e vi avrei adempiuto. Ad ogni costo.
   
 
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