La ragazza perfetta

Che la sua nuova fiamma fosse un po' strana Tsubasa Aoki l'aveva capito quasi subito. A prima vista Midori Okamoto era una giovane donna dolce e materna, esattamente la ragazza che lui sognava. A Tsubasa non interessavano le compagne di classe, carine ma troppo poco mature per lui, era stata invece l'infermiera della scuola che aveva attirato immediatamente la sua attenzione, con quei modi gentili e modesti da perfetta donna giapponese. Anche se Midori aveva molti più anni di lui a Tsubasa non importava, anzi, era un merito ai suoi occhi e, una volta tolto il camice e sciolti i capelli, lei non aveva proprio nulla da invidiare alle coetanee del ragazzo.

C'era solo una pecca in tutto questo. Perché ogni tanto Midori esibiva sguardi duri e calcolatori, quasi malevoli, e snocciolava teorie e dati che dimostravano una conoscenza della fisica superiori a quanto una normale infermiera dovesse normalmente sapere. A casa sua Tsubasa aveva notato solo due tipi di pubblicazioni, casualmente lasciati in giro: riviste di moda maschile e libri di ingegneria. Alla domanda diretta Midori si era messa a ridere imbarazzata, nascondendo la pigna più vicina sotto una coperta, e Tsubasa non era riuscito a capire di quale delle due letture lei si vergognasse di più.

Il giovane però se ne era fatto una ragione, e aveva pensato che Midori fosse imbarazzata di avere passioni così maschili, così inadatte ad una brava ragazza; da quel momento in poi Tsubasa –segretamente compiaciuto- l'aveva vista leggere solo innocui romanzi rosa.

Sì, la sua nuova fiamma era davvero la perfetta fidanzata giapponese che lui sognava!

Da quando era tornata in Giappone, dopo molti anni passati all'estero, a Midori sembrava di vivere una vita sdoppiata. Come erano diverse le sue giornate rispetto a quando studiava nel campus dell'università americana doveva aveva conseguito il dottorato. Là poteva cacciare gli studenti più giovani nella massima tranquillità, senza nascondere di essere una scienziata e di avere sia una mente geniale che un corpo da urlo, che sulla maledetta isola dove era nata doveva invece nascondere sotto un informe camice da infermiera. Midori si sentiva se stessa solo quando indossava la maschera e la succinta uniforme della Croce Scintillante. Solo quando tutti la chiamavano Professor Green.
Fosse stato per lei non sarebbe mai tornata in quel posto ancorato agli ammuffiti riti di tradizioni oramai passate di moda, ma la ragione per cui la sua famiglia l'aveva mandata a studiare all'estero era per sciogliere il mistero dei Cybody. Era il suo dovere, e Midori non poteva deluderli.

"Ci vediamo dopo la scuola, allora? Ci prendiamo un gelato al solito posto?"

Midori annuì, arrossendo molto convenientemente alle parole di Tsubasa. "Certo. A dopo" gli disse, accompagnandolo alla porta del suo studio e sorridendogli educatamente mentre lo guardava andarsene.

Poi ritornò a sedersi, sprofondando frustrata nella poltroncina. Si mise le mani nei capelli rovinando lo chignon. La sua nuova fiamma era dolce e gentile. Un ideale fidanzato giapponese. Rabbrividì al pensiero che anche lui la considerava tale; una perfettamente modesta ragazza giapponese, gliel'aveva detto con orgoglio, forse pensando di farle un complimento.

"Ahh, complimento!" si lamentò ad alta voce Midori. Lei non si sentiva perfetta, di certo non era modesta, e avrebbe anche fatto volentieri a meno di essere giapponese. Non era nemmeno più una ragazza, anche se avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare indietro, e rivivere la sua giovinezza senza doveri, lontano da quel posto.

Appoggiò i gomiti sulla scrivania e unì le mani sotto al mento, osservando la collezione di bellezze maschili che faceva da avvenente tabernacolo al suo studio medico.

C'erano solo due cose che consolavano Midori, e che le rendevano il forzato soggiorno sull'isola più leggero. La scienziata curvò le labbra in un sorriso compiaciuto.

Una era che gli altri capi della Croce Scintillante sembravano insofferenti come lei alle regole della società isolana; e ciascuno nascondeva per decoro segreti e vizi inconfessabili, anche se per la maggior parte innocenti. L'altra, e molto più importante, era che i ragazzi dell'isola erano carini come se li ricordava!

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