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Autore: Lonely95    28/02/2011    1 recensioni
Una storia in un'india di tanti anni fa,una storia di un amore che danza e palpita...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rha era una ragazza indiana che abitava in un villaggio sperduto nell’India delle paludi. I suoi capelli, neri come il carbone, erano così lunghi da sfiorare il pavimento,ed era costretta a raccoglierli sul capo con una treccia. Gli occhi dorati risplendevano anche nell’oscurità e le donavano un’aria selvatica e allo stesso tempo affascinante. I tratti del viso erano delicati ed era esile come un giunco, ma agile e scattante come una tigre. Il sole doveva ancora far capolino e baciare la terra, quando Rha uscì dalla capanna. Si avvio al fiume Zlor e vi arrivò quando il sole era appena spuntato. Portava la cesta dei panni in equilibrio tra l’anca e il braccio, e avanzava nella vegetazione della giungla a piedi scalzi. L’odore della giungla le entrò nelle narici e appena arrivata al fiume inspirò l’aria fresca. L’acqua correva zampillando tra le rocce e i tronchi trasportati dalla corrente,gorgheggiando dolcemente… Il sole stava spuntando da dietro le montagne illuminando la giungla e tingendo il fiume di un rosa tenue. Rha cominciò a lavare i panni della casa sfregando sulle rocce i tessuti con il sapone di cenere, e intanto cominciò a vagare con la mente arrivando alla foresta. Spesso provava l’impulso di abbandonare tutto sulla riva del fiume e di avventurarsi nella vegetazione per scorgere i mille colori e i mille profumi che ne provenivano, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Il sole era ormai alto e Rha cominciava a patire la calura che il pesante sari verde le dava. Appena finito di lavare tutti i panni, li lasciò al sole e si tolse il sari, rimanendo in una sottile sottoveste che metteva sempre per lavarsi. Entrò nell’acqua fredda e si sciolse i lunghi capelli, che ricadevano nell’acqua e formarono un ventaglio quando si immerse del tutto nel fiume. Cominciò a Nuotare staccandosi dalla riva fino alle acque piu profonde, dove un salice tropicale faceva ondeggiare i rami sull’acqua piu calma, che formava una pozza limpida come uno specchio. Rha si arrampico sulle grosse radici e si issò su un ramo che arrivava a pelo sull’acqua. Si appollaiò e cominciò a pettinarsi i lunghi capelli, che a tratti ricadevano nell’acqua. Mentre si pettinava, cominciò a cantare una melodia da lei inventata,la Canzone del Bosco, che le richiamava alla mente tutto ciò che il bosco le dava:profumi, colori, sapori, suoni… Cantando frale fronde dell’albero, non si accorse degli occhi luminescenti che la osservavano dall’alto del cielo… Rha era sulla via del ritorno quando scorse, tra la fitta vegetazione,un colore sgargiante, un color topazio così intenso da mettere i brividi. La ragazza posò la cesta sul sentiero,coprendola con delle felci, e si avvicinò alla macchia indistinta di colore. Il sangue le pulsava nelle vene e un ritmo sconosciuto le danzava nell’anima. Appena sposto una liana, si ritrovò davanti la fonte di tutto quel colore:un fiore grande come la sua mano, dall’aria delicata e il profumo deciso. Emanava una luce propria che risplendeva a contrasto con il verde delle foglie, che,seppur essendo brillante,era sminuito dalla bellezza del fiore. Rha si avvicinò ancora di più,stregata dal fascino che la dolce corolla emanava, e allungò una mano per raccoglierlo. Lo stelo si staccò delicatamente, e Rha se lo appuntò sui capelli. Prese la cesta e si avviò al villaggio. Arrivata, la madre le fece notare di come il colore del fiore s’intonasse con quello degli occhi, e prima di andare a dormire depose il fiore in un vasetto pieno d’acqua. I giorni seguenti, avviandosi al fiume con il fiore fra i capelli, sentì uno strano calore impadronirsi di lei. Quando si appoggiò al tronco del grande salice, udì un suono dolcissimo, provenire dall’alto del salice. Presa da una curiosità improvvisa, cominciò a arrampicarsi su per il salice,arrivando a un punto in cui i rami possenti si appianavano e creavano una superficie quasi piana, baciata dal sole. Un gigantesco uccello cantava,illuminato dal sole caldo, sbattendo le lunghe piume fiammeggianti. Rha lo fissò incantata. La creatura si avvicinò a lei e con il becco le sfilò il fiore, che ora pulsava e si illuminava, emanando bagliori. In un attimo,si trasformò, con un suono simile alle fronde degli alberi che strusciano fra di loro dal vento, e diventò una figura umana,che man a mano che si formava nella nebbiolina rossa che si era formata, prese le sembianze di un ragazzo. Era alto, atletico,la pelle olivastra, capelli neri come gli occhi, attraversati da venature dorate. Sulle sue braccia di arrampicavano disegni di liane e foglie d’edera. Una collana di conchiglie di fiume gli adornava il collo, e indossava un paio di pantaloni del colore delle foglie piu verdi. Aveva un sorriso disarmante. Era una creatura stupenda. "Posso farti scoprire la foresta, fiumi,laghi e cascate. Posso mostrarti luoghi che nemmeno immagini. Se verrai con me, ti porterò via dalla misera esistenza del tuo villaggio, dove sgobbi tutto il giorno,per portarti ovunque vorrai. Vieni con me" Le porse una mano sorridendo. Rha era ipnotizzata da quello sguardo magnetico. Allungò una mano e sfiorò la sua. Era così reale… Ma non poteva. Non poteva abbandonare tutto così..la sua capanna, la madre,le altre donne del villaggio. Aveva bisogno di tempo. La creatura le lesse la mente e con un sospiro le disse "Capisco. Tornerò quando sarai pronta." Con uno scricchiolio, la sorpassò, inginocchiata fra le fronde,e saltò giu dall’albero, nel vuoto. Rha,con un balzo gridò e protese la mano nel vuoto. Sparito. Al suo posto, l’uccello incantato si stava allontanando nell’orizzonte. Rha pianse. Il suo cuore aveva cantato quando aveva sfiorato la sua mano, ma la mente l’aveva subito fatta sentire in colpa. Scese dall’albero e tornò al villaggio. Erano passati 4 mesi da quando aveva incontrato il ragazzo sull’albero. Quattro mesi in cui Rha era diventata taciturna,era dimagrita e i capelli ora spazzavano il pavimento, muovendosi appena quando camminava. Era stata molte altre volte al fiume, ma non aveva mai avuto il coraggio di arrampicarsi sull’albero o di cantare. Pensava di continuo alla creatura divina che le era apparsa, e ricordando il suo sguardo, stava un po’ meglio. La gente del villaggio cominciò a preoccuparsi per la sua forma fisica, ma le cose peggiorarono quando lo stregone del villaggio la visitò e disse che era malata di una malattia inguaribile. Decisero di abbandonarla nella giungla, perché ritenuta altamente infettiva. Sarebbe morta di lì a poco, si dissero. Ma non fu cosi. Rha sapeva di essere sana come un pesce, il suo era mal d’amore… Cominciò la sua vita nella giungla:si svegliava con la luce del sole e dormiva col calare delle tenebre. Si nutriva di tutto ciò che la foresta le offriva. Lentamente, era tornata in salute, al mattino prendeva la giara e raccoglieva l’acqua, sistemava la piccola capanna che era riuscita a costruire, preparava da mangiare e cantava dal pomeriggio fino a quando il sole non scompariva dietro le montagne. La notte portava con sé mille suoni e fruscii, ma Rha,seppure impaurita,riusciva a dormire lo stesso. Viveva una vita piuttosto semplice, migliore di quella del villaggio. La natura le offriva tutto ciò di cui aveva bisogno, dal cibo all’acqua ai passatempi. Rha pensava spesso alla creatura dell’albero, ma non aveva trovato il coraggio di arrampicarsi su quell’albero e di invocarlo cantando. Non ci riusciva, aveva timore. Erano passati tre lunghi mesi da quando la sua gente l’aveva abbandonata nella foresta, tre mesi in cui Rha aveva pensato e ripensato a lungo sul da farsi. Una mattina, trovò il coraggio e,mentre faceva il bagno, attraversò il fiume dirigendosi al grande salice. Si arrampicò sui rami e sul tronco possente e arrivò in cima, dove il sole riscaldava le foglie e i rami si appiattivano. Si inginocchiò cavalcioni a un ramo e cominciò a cantare. Una sottile brezza si innalzò improvvisamente, facendole svolazzare i lunghi capelli. Smise di cantare. Il silenzio fu rotto la un improvviso suono melodioso, e l’uccello incantato le comparve in tutta la sua bellezza. Rha sorrise e ricominciò a cantare, accompagnata da quella musica divina che la creatura emetteva. Un lampo, e l’uccello sparì,davanti a lei il ragazzo. Le sorrise. "Sapevo che ci saremmo rincontrati" le disse. Rha era di nuovo stregata da quegli occhi. La creatura le porse il palmo, e Rha si incantò ancora a guardare i rampicanti e i ghirigori che adornavano la sua pelle. Prese la mano del ragazzo e si alzò. Il loro bacio fu eterno, e danzando,le due creature ormai diventate luce, si posarono nel cielo, illuminando la foresta e il fiume di una luce ancor più forte.
  
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