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Autore: Contenebratio    28/02/2011    7 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa girava per la testa di quel cattivone di Xanxus quando pareva che Squalo fosse morto? ...Alla fin fine, forse il Boss dei Varia è solo incapace di esprimere i suoi sentimenti, da bravo disadattato sociale.
Riflettiamo quindi su cosa potrebbe accadere se, inaspettatamente, Superbi Squalo morisse per davvero...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina presto, e Xanxus se ne stava seduto sulla poltrona della sua stanza, a guardare fuori dalla finestra. Era ancora buio pesto, infuriava una specie di bufera, il vento soffiava forte e faceva sbattere sferzate di pioggia contro i vetri. Mentre fissava la pioggia battente, sorseggiò un bicchiere di whisky: lo teneva stringendolo con entrambe le mani, e senza abbassare mai lo sguardo prendeva piccoli sorsi alla volta. Il suo sguardo era concentrato in  chissà quali pensieri. Si era svegliato per il rumore degli scuri che erano stati spalancati dal vento, e non era più riuscito a riaddormentarsi. Squalo era in missione, quella sera.
Non gli interessava nulla del suo sottoposto, non era quello il motivo per il quale non riusciva a dormire. Sapeva che sarebbe tornato sano e salvo, come al solito, urlandogli addosso qualche cazzata e facendogli tornare il mal di testa. Erano andati in missione in serate ben peggiori di quella.
Ma quella sera Xanxus era insonnolito, e vagava in pensieri a metà tra l'immaginazione e il sogno.
Bussarono alla porta. Tre colpi leggeri. Non poteva essere Squalo, non era da lui. Che feccia poteva essere, a rompere le palle a quell'ora della notte?
Xanxus non si mosse dalla sua poltrona, solo in parte infastidito dal rumore, sperando che il disturbatore rinunciasse e se ne andasse.
Toc, toc, toc.
Xanxus si stava innervosendo sempre più. Possibile che fosse l'unico sveglio? Il Boss non va ad aprire la porta, non era mica un maggiordomo.
"PRINCIPE DELLA FECCIA, SVEGLIATI E VAI A VEDERE CHE CAZZO VOGLIONO!" urlò con la sua voce rauca e ancora insonnolita, tentando di svegliare Belphegor, il più vicino alla sua stanza.
Dopo un paio di lamenti, il secondo non rispose, facendo finta di nulla e stringendosi nelle coperte a tema principe ranocchio (non ho saputo resistere), affondando il viso nel cuscino.
"Mpf." borbottò Xanxus, mentre bussavano ancora, sempre più piano, per la terza volta. Iniziava a balenargli l'idea che potesse essere qualcosa di importante, così, dopo alcuni secondi, riuscì ad alzarsi e avviarsi barcollando dal sonno verso la porta, tentando di darsi un'aria seria, nonostante fosse in pigiama, pantofole e vestaglia.
"ARRIVO." tuonò minacciosa e grave la sua voce, facendo rimbombare la sala d'entrata, mentre Xanxus apriva la porta pronto a uccidere la fonte del fastidio.
All'apertura della porta seguì il silenzio, mentre le raffiche di vento investivano Xanxus, portando con loro la pioggia. E la pioggia investì il suo volto pungendolo e congelandolo nell'espressione. Un'espressione diversa, non la solita espressione infastidita. Era il vuoto. Un volto inespressivo, perchè era da così tanto che non esprimeva altro che rabbia, che pareva aver dimenticato le altre espressioni. Aveva dimenticato il riso, aveva dimenticato il pianto, aveva dimenticato addirittura la sorpresa.  Così Xanxus restò immobile, mentre l'intera Base si congelava con lui.
E la pioggia portò la pioggia. E la pioggia bagnò il suo volto, donandogli le lacrime che non aveva.
Gli altri accorsero poi, svegliati dal freddo improvviso. Prima Belphegor, poi Fran, poi Lussuria e Levi.  
Si dice che i Varia siano la Squadra Assassina dei Vongola, si dice che siano i più forti, si dice che siano senza cuore. Dicono che morto un Varia se ne fa un altro, che vanno sempre avanti senza guardarsi mai indietro, mai.
Ma non è vero.
Quella notte, non era vero. Quella notte, Xanxus si sentì più ghiacciato di quanto si era sentito per quegli otto lunghi anni. Dopo la Questione della Culla, il suo corpo era stato congelato, ma il suo cuore, quello no, la sua fiamma era rimasta ancora più viva e pulsante dentro di lui.
Ora era diverso, era completamente diverso. Quando aveva aperto quella porta, il suo cuore si era gelato assieme a lui.
Dicono che morto un Varia se ne fa un altro.
Ma non è vero. Non con quel Varia.
Superbi Squalo.
Squalo era immobile, rannicchiato per terra in una cascata di sangue sulle scale, il volto nascosto dai capelli argentei, insozzati di sangue, la bocca socchiusa. Aveva perso la sua spada.
Xanxus, dopo alcuni secondi di shock, si buttò a terra: non riusciva più a pensare a fare il Boss, a mantenere la parte, a darsi un contegno.  Gli alzò la testa e gli scostò i capelli dal viso, provò a vedere se c'era ancora polso. Brutto idiota. Bastardo, feccia. Come aveva potuto? Chi? Doveva essere una missione facile, niente di pericoloso! Non l'aveva mai visto messo così male.
Xanxus restò fermo immobile, nel silenzio più totale, mentre ascoltava il polso di Squalo, gli occhi chiusi nella speranza di sentire un battito. Diamine, era così rumoroso, così rumoroso. Vederlo così silenzioso gli faceva impressione, molto più del sangue che gli stava inzuppando il pigiama e la vestaglia.
TU-TUM.
Un battito. Così leggero, così potente. Lo investì come un'urlo nella notte. Xanxus spalancò gli occhi e prese Squalo in braccio meglio che poteva, poi si alzò.
LUSSURIA! Urlò, tentando di dimostrare il meno possibile il suo coinvolgimento emotivo, nonostante fosse  ormai palese a tutti. RENDITI UTILE, GUARDIANO DI MERDA! E CHIAMATE UN FOTTUTISSIMO MEDICO!
Lussuria, che era rimasto incapace di agire per tutto quel tempo, si svegliò dal torpore e corse a prendere la sua Box Pavone, mentre Belphegor andava a chiamare il medico, seguito da Fran, ancora mezzo addormentato, ciondolante nelle sue enormi pantofole, e Levi chiudeva il portone.
Nel frattempo Xanxus portò Squalo nella sua stanza. Mentre camminava la testa del Guardiano della Pioggia ricadeva all'indietro, dondolando ad ogni suo passo, gocciando sangue sul pavimento del corridoio.
Il suo Guardiano della Pioggia.
Xanxus pose Squalo sul suo letto, noncurante del sangue che sporcò irrimediabilmente le lenzuola bianche ricamate a mano con lo stemma di famiglia. Si soffermò ad osservare quel volto: così delicato, così dolce anche nel suo abbandono, nella sconfitta. Un rivolo di sangue gli ricadeva dalla fronte, si stagliava sulla pelle chiara del ragazzo, scivolando piano fino al mento.
"...Xanxus..." mormorò il ragazzo, come stesse sognando, allungando la mano nel vuoto.
Ahn, anche da mezzo morto, non riusciva proprio a stare zitto.
Xanxus si sedette sul letto accanto a lui, osservando quella mano allungarsi e ricadere nelle lenzuola, troppo debole per fare nient'altro.  
Dopo un'attimo di incertezza, prese la mano di Squalo e la strinse forte. Era così fredda.
Squalo sussultò nello stato di semi-incoscienza nel quale era caduto, poi strinse leggermente quella mano. Si sentiva come se stesse andando a fuoco, ma non voleva mollarla. Era la sua ancora di salvezza.
"...sei stato sconfitto, feccia. Perchè non sei rimasto lì a morire insieme al tuo onore?" chiese Xanxus von voce roca, osservando attentamente il volto del guardiano della pioggia leggermente corrugato per il dolore.
Squalo sorrise leggermente, senza aprire gli occhi. Anche in un momento come quello Xanxus non riusciva a smettere di mantenere la sua distanza di sicurezza.
In realtà Squalo non si era reso conto che non era affatto così, perchè fino a pochi minuti prima era completamente privo di sensi. Poi aprì piano la bocca per rispondere.
"...paura." disse solo, per poi tentare di voltarsi dall'altro lato. Lui non poteva avere paura, i Varia non dovevano avere paura. Loro la davano, la morte, più di chiunque altro. Era la loro compagna di vita onnipresente. Eppure quando stavano per dargli il colpo di grazia, aveva avuto paura. Ma non era stata veramente paura della morte. Era paura di sparire, di svanire e non essere rimpianto da nessuno. Paura di essere lavato via dalla pioggia, di sparire insieme alla sporcizia. Dopotutto, era solo feccia.
Ma non era vero. Non era solo feccia. Non per Xanxus, per quanto si ostinasse a chiamarlo così.  Si dice che ci si accorge di quanto qualcosa è importante per noi solo quando lo perdiamo.
Xanxus fermò il tentativo di movimento di Squalo e si sdraiò di fianco a lui, sospirando con fare infastidito.
"E quindi hai deciso di trascinarti come un viscido verme che tenta di sfuggire alla luce del sole e rifugiarsi sotto il suo sasso?" chiese Xanxus, osservandolo mentre perdeva di nuovo pian piano conoscenza.
Squalo si sentiva sempre più debole, non smetteva di perdere sangue.
"N-no." sussurrò Squalo "volevo solo..." in realtà non lo sapeva, cosa aveva sperato di ottenere trascinandosi fino alla Base? Di sopravvivere? No, non era veramente quello che l'aveva fatto andare avanti. Forse... di poterlo rivedere. Di poter morire tra le braccia di Xanxus, del suo Boss. Non voleva morire come feccia, non voleva.  E se non ce l'avesse fatta la pioggia l'avrebbe cancellato, e avrebbe comunque fatto il suo dovere.
"... volevo solo..." ripetè Squalo, sempre più piano.
Tentò di aprire gli occhi e di guardare Xanxus. Riuscì a malapena a vederlo, trovando a stento la forza per sollevare le palpebre: lo stava fissando, la fronte corrugata. Ma lo sguardo non era arrabbiato come al solito, non era annoiato. Era... era qualcosa di indescrivibile, come se un'espressione stesse tentando di nascere a forza sul volto impassibile di una bambola. Il suo sguardo, era... dolce, in un modo tutto suo. Osservava Squalo come un padre osserva il figlio in ospedale, dopo che quello gli ha rubato la macchina, facendo un'incidente. Era uno sguardo che avrebbe voluto essere arrabbiato, di rimprovero e sdegno, ma non poteva fare a meno di essere preoccupato, e in qualche modo d'affetto. Lo sguardo di qualcuno che ha rischiato di perdere qualcosa di importante, e che solo ora se ne era accorto.
Xanxus vide che Squalo aveva aperto gli occhi, erano così appannati che l'azzurro chiaro della pupilla sembrava quasi bianco. Allungò le braccia e lo cinse forte a sé, aspirando l'odore dei suoi capelli sporchi di sangue e aggrappandosi a lui, alla sua feccia.
Certa gente butta via le cose migliori, solo perchè non ne nota la bellezza, perchè è distratta, o cieca. E poi se ne pente, e cerca disperatamente nel cestino, sperando di ritrovarla.
Xanxus non avrebbe fatto quell'errore.
Mentre Xanxus l'abbracciava forte, Squalo trasse un respiro profondo e poi smise di respirare.
Xanxus se ne accorse. Lussuria non era arrivato in tempo, Squalo era morto.
Xanxus strinse il suo guardiano della pioggia sempre più forte, sentiva quel corpo abbandonato tra le sue braccia. E senza che lui se ne accorgesse la sua fiamma si accese: ma non era una fiamma d'ira. Era una fiamma di frustrazione, di rabbia, di paura. Xanxus non si arrendeva mai. E non si sarebbe arreso alla morte di Superbi Squalo. La sua fiamma non si sarebbe arresa, non si sarebbe spenta.
"Finchè odierò, vivrò." l'aveva detto molte volte, con aria di scherno. Ma non era vero neanche quello. Di odio non si vive, di vendetta non si vive. La vendetta può solo trascinarti avanti, con la forza della disperazione. Ti fa sopravvivere, ma non vivere.
La fiamma si propagò dalle mani di Xanxus, divenne sempre più potente, sempre più viva e luminosa, ma al contempo sempre più fragile, e come uno sguardo passò attraverso gli occhi infuriati di Xanxus in quelli socchiusi ed arresi alla morte di Squalo, e dette una spinta al suo cuore. Una spinta, un colpo che lo svegliò come un bicchiere di whisky dritto in testa.
"...hnf." Squalo tremò e i suoi polmoni trassero un respiro profondo, come fosse appena riemerso dall'acqua ghiacciata del mare, mentre il suo cuore riprendeva ad urlare.
TU-TUM.
Xanxus lo sentì, il suo cuore urlante. E per una volta non gli dette fastidio.
"...vooooi! cosa diamine...chi mi ha schiantato qualcosa addosso?!?" disse Squalo tossendo, ancora non totalmente in sé, senza rendersi conto di cosa fosse successo.
"...io, credo." disse Xanxus, sorridendo come mai aveva fatto prima.
Squalo si rese conto che il Boss lo stava abbracciando, di essere in un letto zuppo di sangue. Il suo sangue.
"...oh, cazzo, adesso mi tocca pulire." si disse il ragazzo aprendo gli occhi, perso nei suoi pensieri ancora confusi.
"Sarebbe il tuo compito, da bravo Guardiano della Pioggia, feccia." disse Xanxus, senza smettere di abbracciarlo e di sorridere delle cose assolutamente insulse che stava dicendo quell'idiota.
"...hmpf." si limitò a borbottare Superbi, che nel frattempo stava pian piano tornando alla realtà, come un bambino che fatica a svegliarsi.
"...ma per questa volta forse potrà occuparsene qualcun'altro." continuò il suo Boss, allentando l'abbraccio e guardandolo negli occhi, osservando la sua espressione sorpresa.
Squalo non aveva mai visto Xanxus così. Nessuno l'aveva mai visto così, in effetti. Anche ora si può faticare ad immaginarselo. Non potè farne a meno, e sorrise anche lui, gli occhi ancora lievemente appannati.
E mentre sorrideva, Xanxus senza preavviso lo baciò e tornò a stringerlo a sé.

Superbi Squalo. Ex candidato Boss dei Varia. Il braccio destro, nonchè perenne antistress dell' attuale Boss dei Varia, e suo primo sottoposto. Maestro numero uno di spada al mondo, Guardiano della Pioggia della Squadra Assassina Vongola.
Xanxus Vongola. Figlio adottivo del Nono Boss Vongola. A capo della più potente Squadra Assassina dei Vongola. Il possessore della Fiamma dell'Ira.  Temuto, venerato, e onorato da tutti.

Ma non solo. Vediamola anche da un punto di vista meno unilaterale.

Superbi Squalo. Primo e unico vero amico del Boss dei Varia. Unico al mondo capace di sopportare ventiquattro ore su ventiquattro i suoi perpetui scatti d'ira, e centinaia di traumi cranici, senza mai pensare di abbandonarlo. Senza mai averne veramente paura, e senza mai odiarlo.
Xanxus Vongola. La persona con il peggiore carattere al mondo. Affetto da perpetua Crisi da Adozione, incapace di esprimere alcun sentimento a parte la rabbia e il suo odio per il mondo intero. Desideroso di uccidere chiunque dica una parola sbagliata in sua presenza, o, a scelta, gli cuocia troppo o troppo poco la bistecca. Capace di provare affetto verso una sola persona. L'unica che non stava con lui per paura, che aveva il coraggio di non venerarlo in continuazione, di contrastarlo, addirittura di insultarlo, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze.
Superbi Squalo.



NdA:Questa è la mia prima One-shot, spero vi piaccia! Si, lo so, non è una storia nè divertente nè eccitante, ma vuole colpire al cuore çAç. Sono l'unica sostenitrice al mondo della dolcezza dell'XS, temo. D: Forse sono andata un poco OOC, ma dopotutto è voluto. Quindi,insomma, commentate e ditemi che ne pensate! >w<
  
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