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Autore: sailormoon81    28/02/2011    2 recensioni
Bella ed Alice volano in Italia per tentare di salvare Edward dai Volturi, ma quando arrivano il destino ha già giocato la sua ultima carta.
Seconda classificata al contest "What if... e se il succhiasangue fosse morto?"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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 Parte seconda

La solitudine

 

La solitudine fra noi

Questo silenzio dentro me

È l'inquietudine di vivere

La vita senza te

Ti prego aspettami perché

Non posso stare senza te

Non è possibile dividere

La storia di noi due

 

 

Sono già dieci giorni che vegeto in giro per casa.

Charlie ha rinunciato quasi del tutto a parlarmi, ed io non ho intenzione di rompere questo silenzio calato tra noi due: so già che cosa mi direbbe.

Ed io non ho voglia di sentirmi dire che tutto passa, che il dolore presto si trasformerà in ricordo, per poi restare un punto indefinibile della mia memoria.

Lui non può capire.

E questo mi fa rabbia.

Perché nessuno può realmente capire, nessuno sa.

La sola persona che conosce ogni cosa è anche la sola che non voglio sentire.

Jacob.

Ha provato a chiamare tante volte, è anche venuto a scuola, ma sono riuscita ad evitarlo.

Credo che abbia capito che non voglio vederlo, perché sono tre giorni che non mi gira intorno.

Ripenso per un breve istante ai momenti trascorsi insieme, quando Edward non c’era.

È vero, mi ha aiutato.

Però…

Come posso perdonarlo? Se non fosse stato per lui…

Il suo volto galleggia davanti agli occhi della mia mente, alternandosi a quello di Edward.

L’idea di chiamare Carlisle si fa strada nella mia mente, ma la scaccio via subito.

Afferro il portatile e inizio a scrivere ad Alice, come ho fatto per tanti mesi dopo la sua partenza.

Anche stavolta non ho il suo vero indirizzo.

Anche stavolta mi tocca fingere di parlare con lei.

E anche stavolta vorrei poter sentire una voce amica.

 

Sono stanca di stare in camera.

Ho bisogno di uscire, anche da sola, non mi importa.

Charlie non fa una piega quando mi vede con le chiavi del pick-up, ma sono quasi certa che dentro sé stia festeggiando: almeno per un paio d’ore, quella pazza di figlia che si ritrova sarà in giro a svagarsi e a non pensare al suo ex fidanzato morto…

Non ho una meta precisa, e senza volerlo raggiungo la spiaggia di La Push.

So che dovrei andarmene, e invece trovo un angolo per parcheggiare e mi concedo una camminata lungo la battigia.

Sembra trascorsa un’eternità da quando venni qui la prima volta dopo il mio ritorno a Forsk.

Ricordo ancora le parole di Jake mentre mi spiegava le leggende dei Quileute… a ben pensarci, è stato grazie a lui che ho scoperto la verità su Edward e la sua famiglia.

Dovrei essergli grata, e non solo per questo…

Ma è più forte di me.

Raggiungo un punto vicino alla riva e mi siedo, abbracciandomi le ginocchia.

L’acqua è a pochi centimetri dalle mie scarpe, ma è abbastanza lontana perché non mi bagni; il rumore delle onde è rilassante, quasi un toccasana per i miei nervi tesi.

Sento dei passi alle mie spalle ma non mi volto: immagino già chi possa essere, e se fingo di non averlo notato se ne andrà.

« Ehi, ragazzina » mi sento apostrofare, e sussulto nel non riconoscere la voce.

Mi aspettavo fosse Jake, invece quando decido di voltarmi verso il mio interlocutore rimango non poso sorpresa nel trovarmi faccia a faccia con Paul.

Si siede al mio fianco senza che possa obiettare e rimane in silenzio a fissare il mare assieme a me.

« So di non esserti particolarmente simpatico » inizia dopo qualche minuto, « ma non sono venuto fin qui per mordere. »

Come no, l’ultima volta che ci siamo visti per poco non diventavo la tua cena…

Mi guardo bene dall’esternare questo mio pensiero, e rimango in attesa che continui con quello che ha da dire.

« Non mi piacciono i giri di parole, quindi arrivo subito al punto. Vedi di piantarla. »

Cosa?

« In che senso? »

« Non fare la santarellina. Ti rendi conto che sono due settimane che Jacob cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con te? »

Lo guardo con un’espressione sorpresa: non credevo che si preoccupasse per Jake…

« Non fraintendere, non me ne frega niente se tu e quel bamboccio litigate o altro » continua, come se avesse letto i miei pensieri, « ma sono stanco di sopportare tutte le elucubrazioni mentali di cui è vittima Jacob, e come me tutto il branco. Quindi, abbi la decenza di parlare con lui e chiarire quanto c’è di oscuro. »

Non mi dà il tempo di rispondere che si alza e fa per andarsene.

Ma stavolta sono più svelta. « Cosa c’è da chiarire? » domando, non nascondendo la rabbia per quell’intromissione indesiderata.

« Tutto, direi. »

Lo imito e non senza un po’ di timore mi avvicino a lui minacciosa. Per quanto possa sembrare minacciosa in confronto a un lupo grande e grosso quale è lui…

« Non ho niente da dire a Jacob » continuo facendomi sempre più vicina.

« Be’, allora digli questo. Siamo tutti stanchi delle sue continue lamentele: “Perché Bella non chiama? Perché non risponde alle mie telefonate? Perché non vuole vedermi?”… »

Sbuffo e incrocio le braccia al petto, voltandomi dall’altra parte.

« Se vuole una risposta, perché non impara a fare due più due? »

Credo di averlo sorpreso con questa frase perché mi sento osservata come se avessi detto una barzelletta incomprensibile.

« Visto che siete collegati telepaticamente » ribatto sarcastica, « perché il vostro caro amico non torna indietro con i pensieri e vi fa vedere che cosa ha fatto? »

Non sono stata molto chiara, o forse è Paul ad essere un po’ tardo…

« Quando è venuta Alice, ed Edward … » spiego, ma vedo il suo volto illuminarsi.

« La sanguisuga? È per questo che sei arrabbiata? »

Lo dice come se fosse una scemenza, ma la morte di Edward non è una scemenza.

« Avrebbe dovuto farmi parlare con lui » dico, per la prima volta da quando il pensiero ha fatto capolino nella mia mente. « Non sarebbe morto, se mi avesse fatto spiegare. »

Stranamente, invece di sentirmi più leggera, avverto una maggiore pesantezza all’altezza del petto.

Mi aspetto che Paul mi dia ragione, e invece scoppia in una fragorosa risata.

« Tu ce l’hai con Jacob perché la sanguisuga ha deciso di farsi ridurre in cenere? »

Non ci trovo niente di divertente, e credo lo si legga dalla mia espressione perché Paul smette di ridere e ritorna serio.

« Stammi a sentire, ragazzina. Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, il succhiasangue non era un idiota. Ha fatto un’emerita cazzata, non ha raccolto le informazioni necessarie per poter agire di conseguenza. Da quel che so, al telefono ha detto di essere il dottor Cullen, e Jacob ha risposto a una semplice domanda: “dov’è Charlie Swan”. Non puoi accusare nessuno, se non il vampiro, per quello che è successo. »

« Ma se Jake mi avesse fatto parlare con lui… »

« Lui non ha chiesto di te » insiste, e lo vedo tremare leggermente.

Credo si stia innervosendo, e non è saggio contraddire un lupo nervoso.

« Jake avrebbe dovuto farmi spiegare » continuo nonostante sia consapevole del pericolo a cui mi sto esponendo.

Paul fa un respiro profondo e torna a fissarmi con quei suoi occhi neri. « Vorresti farmi credere che in tutti questi giorni hai versato lacrime di disperazione per la dipartita del succhiasangue, e che sei stata talmente occupata a prosciugarti da non avere il tempo di spiegare il tuo punto di vista a Jacob? E che per questo motivo tutto il branco ha bisogno di un antidepressivo? »

« Non posso parlare con lui: non lo voglio più vedere. Io lo odio » ribatto, ma nel pronunciare la frase ad alta voce mi sento girare la testa.

Cerco di sostenere il suo sguardo ma è molto difficile.

« Se è così che la pensi, allora ho fatto bene a venire a parlare con te: Jacob saprà cosa pensi di lui e la smetterà di piangersi addosso. »

In un battito di ciglia si trasforma in lupo, ma non va via: resta fermo dov’è, e sono certa che ora tutta la nostra conversazione sia di dominio pubblico.

Non trascorrono che una manciata di secondi: un ululato riempie il silenzio.

Se non fosse impossibile, giurerei di aver visto un lampo di soddisfazione nello sguardo del lupo grigio prima che mi voltasse le spalle.

Avverto un pizzicore agli occhi nell’ascoltare il lamento lontano, e ora più che mai ho bisogno di rivedere Edward, di sentirmi dire che andrà tutto bene, che non mi fa una colpa per quanto accaduto.

Raggiungo il pick-up e vado nell’unico posto che sono certa potrà farmi ritrovare lui, anche solo per un attimo.

Raggiungo la scogliera in pochi minuti e così come ho fatto non molto tempo fa mi preparo al tuffo.

Mi aspetto la sua visita da un momento all’altro: chiudo gli occhi e sto con le orecchie tese in cerca di un segno, ma la sola cosa che riesco a sentire è il pianto del lupo.

Devo andare più avanti, e con tutte le mie forze cerco di ignorare il dolore al petto che mi provoca quel lamento.

« Non farlo » sussurra finalmente una voce, ma ha qualcosa di diverso dall’ultima volta.

« Edward? » domando, come se potesse realmente rispondermi.

« Bells, non farlo. Non ci sarò io a proteggerti, stavolta. »

Riapro gli occhi e mi guardo intorno. Non c’è nessuno.

Faccio un passo verso il bordo e mi sporgo leggermente: è alto, più di quanto ricordassi.

« Ti prego, Bells! »

La voce è proprio dietro di me.

Mi volto appena in tempo per vedere due occhi scuri fissarmi preoccupati.

Mi gira la testa: non era Edward. Era…

« Allontanati, Bells. Torna a casa, per favore. »

Stavolta non svanisce: resta vicino a me e mi allunga una mano, come a volermi inviare a seguirlo.

Dov’è Edward?

Perché c’è Jacob al suo posto?

E perché, nel riconoscerlo, lentamente nasce un sorriso sul mio volto?

« Jake » sussurro, e tutta la forza che credevo di avere si scioglie come neve al sole.

Resto immobile ad ascoltare il pianto lontano di un lupo che soffre, cado in ginocchio e mi porto le mani al volto: è bagnato.

Sto piangendo anch’io, e, solo ora me ne rendo conto, è la prima volta da che sono tornata dall’Italia.

Perché, dannazione, mi manchi.

Mi manchi più dell’aria che respiro.

Perché non posso stare senza te.

La vita va avanti lo stesso, ma io non ci riesco, non riesco a dimenticare il passato, non riesco a guardare oltre, non ce la faccio!

Stupida, stupida che non sono altro.

Ho bisogno di averti qui con me, ma un muro enorme ci separa: è troppo grande da superare, troppo grosso per essere abbattuto, ed io non ho la forza per provarci.

Dio, perché…

Perché non riesco a staccarmi da te neanche volendo? Perché il tuo volto mi torna in mente sovrapponendosi al suo?

Perché, solo ora me ne accorgo, piango per te e non per lui?

Oh, Jake… ho mentito: non è vero, non ti odio.

Ma non posso dirtelo, perché ora sarai tu a non volermi vedere.

Perché non hai insistito e non hai fatto come sempre, imponendomi la tua presenza anche quando non ero certa di volerla?

Perché solo ora ti mostri a me, e solo nelle vesti di un’illusione?

Perché non sei reale?

Torna, Jake.

Torna da me, ti prego…

Sta facendo buio, ma non me ne curo.

Il sole prima o poi sorgerà di nuovo, ma senza di te per me farà sempre freddo.

Ed io non voglio il freddo, non più.

Non dopo aver capito cosa vuol dire avere il sole accanto.

 

 

 

 

Rieccomi ^^

Spero di non avervi deluso con questo capitolo, e che seguirete la storia per un altro aggiornamento ancora =)

Intanto ringrazio chi è arrivato fin qua e specialmente chi ha speso e spenderà un minuto del suo tempo per lasciarmi detto cosa pensa di questa mia folle creazione ^^

A presto con l'ultima parte...

 

Bax, Kla

 

   
 
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