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Autore: Jill_BSAA    28/02/2011    2 recensioni
Una tipica giornata lavorativa dell'agente speciale Leon S. Kennedy nella sede della S.T.A.R.S
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leon Scott Kennedy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pomeriggio era ormai inoltrato e nella sede centrale della S.T.A.R.S. si respirava la solita aria pesante, nelle stanze un sentore di sigaro cubano faceva girare la testa a chi non era abituato al suo aroma. L’agente speciale Leon S. Kennedy era seduto, come tutti i giorni, alla sua scrivania, i piedi poggiati sulla superficie lignea del tavolo. Davanti ai suoi occhi lo schermo del computer rigorosamente marcato Apple analizzava alcuni file riguardanti l’Umbrella corp. tuttavia l’espressione annoiata era palese sul volto dell’agente che giocherellava con la chiusura a strappo del giubbotto antiproiettili.  “Kennedy vogliamo darci da fare?” una voce tuonò dietro di lui, d’accordo era il migliore in quello che faceva ma in quanto a voglia di lavorare era l’ultimo, dopotutto odiava le scartoffie e il lavoro d’ufficio, lui prediligeva l’azione, l’adrenalina, e qualche zombie in decomposizione. Sbuffando si rimise composto lanciando un’occhiataccia torva al suo superiore che non mancava occasione per riprenderlo “Non è colpa mia se sono il migliore..” commentò a bassa voce quasi a conclusione dei propri pensieri per poi chiudere i programmi ancora in esecuzione e di sfuggita gettò lo sguardo al grande orologio affisso sulla parete davanti a lui, segnava appena le 3 del pomeriggio. Tranquillamente il ragazzo aprì il cassettino della sua scrivania estraendone uno spray grande all’incirca come un caricatore di pistola, l’etichetta recitava “Gellacca” con un ghigno si spruzzò il contenuto del flacone sui capelli per poi riporlo nuovamente al proprio posto. Leon osservava l’immagine perfetta del suo volto dallo schermo nero del pc, i capelli biondi erano perfettamente al loro posto, nemmeno uno era disordinato, per la loro perfezione sembravano quasi incollati tanto che quando voltò di poco il capo non fecero nemmeno una mossa; Un suono d’approvazione gli uscì dalle labbra perfette e incontrando ancora l’immagine riflessa nello schermo fece l’occhiolino  a se stesso “Dio quanto sono figo..”

  
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