Brotherhood.
{He’s a stranger to some,
and a vision to none,
He can never get enough,
get enough of the one.}
Ancora una volta mi fermo ad osservarti, ma tu non te ne accorgi.
I tuoi occhi, così chiari, così belli, che sono capaci di incantare, di
quell’azzurro così intenso sono perennemente distaccati in questi
giorni,
sembrano sempre così lontani…come persi in qualche luogo dal quale non
è
possibile fare ritorno. Molte volte mi chiedo a costa tu stia pensando,
e in
alcuni momenti ho la presunzione di saperlo esattamente.
Mi chiedo se i tuoi pensieri, I tuoi sogni siano lo specchio dei miei,
fratellino.
Mi domando se la tua sia soltanto una maschera, perchè penso che
nessuno possa
essere così felice come dimostri, così spensierato. E tutte le volte mi
rispondo che sono uno stupido, perchè io la risposta la conosco già.
So benissimo che non stai bene. So perfettamente che di notte ti svegli
ancora
urlando, come quando eravamo piccoli, il nome di nostro padre. E so
altrettanto
bene che non c’è nulla che possa calmarti in quelle situazioni. E non
posso
fare altro che abbracciarti, cercando di darti quel conforto che
nemmeno io ho.
Il tuo modo di essere è dettato da tutto ciò che abbiamo passato e
dalla
conseguente voglia di dimenticare, dalla ricerca di quei consensi che
mai
abbiamo ottenuto da una figura paterna.
Ed ora siamo noi
dei padri. Non
realmente, ovvio. Ma in quella famiglia disfunzionale che abbiamo
creato.
Forse siamo padri di un sogno. Forse fratelli di migliaia di Echelon.
Ogni volta che penso a loro, non so se sentirmi un po’ geloso. Geloso
perché ti
hanno rubato a me, perché succhiano via tutta la tua energia vitale,
consumano
il tuo tempo come sanguisughe, e non ne lasciano a me.
Ma so che non è colpa loro. E nemmeno tua. Piuttosto il mio è un
comportamento
egoista ed infantile, ma, fratellino, io voglio trascorrere più tempo
possibile
con te, per ascoltarti, per proteggerti. Per aiutarti a non cadere
sulla strada
del successo.
Per donarti tutto quell’amore che, in parte, ci è stato negato.