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Autore: SLAPPYplatypus    28/02/2011    3 recensioni
Questa è un po' triste. La definirei una "storia", ma più che altro potrebbe esserne un capitolo, niente più. Ci sono alcuni riferimenti ad una canzone, Restless Heart Syndrome, dei Green Day, in corsivo. E niente, spero che vi piaccia :)
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimamente scrivo solo cose un po' tristi; questa non fa eccezione. Non preoccupatevi: è abbastanza corta, come quasi tutte le cose che scrivo.
Solo un piccolo appunto: verso la fine, ci sono alcune frasi in inglese in corsivetto. Ecco, quelle sono dei versi di Restless Heart Syndrome, dei Green Day, letteralmente: Sindrome da Batticuore. Non ha un particolare significato all'interno della storia in sé, ma è una canzone che... non saprei nemmeno come definirla, è particolarmente intensa, soprattutto in quei versi. Se volete ascoltarla, potete trovarla qui

Grazie mille a chiunque la legga, spero che vi piaccia.


_____________


 

Sorrisi tra me e me, salendo con cautela sull'auto nuova fiammante. La mia auto. Era strano pensarlo; avevo la patente da poche settimane, eppure sembrava che avessi aspettato quel momento per secoli; infiniti anni che erano trascorsi ticchettando lentamente.
Cercai la cintura di sicurezza dietro la mia spalla sinistra, allacciandola con un sonoro schiocco; infilai le chiavi e girai il polso con un movimento secco, facendo ruggire il motore di quella luccicante Porche grigia. Non avrei dovuto guidarla, lo sapevo benissimo: troppi cavalli, troppo potente e tutta quella storia. Ma non potevo. Quante persone avrebbero rifiutato una nuova, implorata macchina fiammante con un vistoso fiocco di raso rosso e un piccolo biglietto, con un - Te la sei meritata - scritto elegantemente con un inchiostro leggero, una volta trovata nel garage? Non credo che lo avrebbero fatto molti.
Sorridevo ancora, premendo leggermente il tasto d'accensione del sofisticatissimo stereo.
Deve essere la giornata più bella della mia vita, pensavo, ingranando la marcia e dirigendomi verso l'università.
Canticchiavo sottovoce, tamburellando le dita sul volante a ritmo di musica, quando i primi, silenziosi fiocchi di neve iniziarono a cadere sul parabrezza e su quella strada solitaria di provincia.
Era perfetto. La neve cadeva silenziosa, annebbiando appena la vista; sembrava quasi di vivere in un piccolo, perfetto paesino, quello dove si racconta viva Babbo Natale, con tutti i suoi piccoli elfi.
Mi lasciai andare in un debole gridolino di adrenalinica gioia, mentre giravo il volante in procinto di una curva, ma mi morì in gola.




Non me lo aspettavo...
E come avrei potuto?
Non lo avevo visto arrivare.
Non passava nessuno per quella piccola stradina che si inerpicava tra le montagne, mai.
Sgranai gli occhi, alla vista di quell'enorme tir che imboccava la curva senza quasi girare il volante, dritto verso di me, e d'un tratto il freno era scomparso da sotto il mio piede. Girai il volante di scatto, seguendo l'istinto di evitare il mezzo, non lo decisi lucidamente.
Finii contro un albero, l'airbag mi esplose in pieno volto. Fu strano, quando notai che anche l'altra vettura seguiva dritta la mia traiettoria.
Il colpo giuse dopo pochi, interminabili secondi.
Vorrei poter dire di avere visto tutta la mia vita scorrermi davanti agli occhi, mi piacerebbe davvero.
Ma non vidi niente. L'unica cosa che vedevo, era la sfuocata immagine del tir che si faceva sempre più vicino, fino ad un inevitabile impatto.
Chiusi gli occhi, mi portai le mani alle orecchie e mi rannicchiai il più possibile, come facevo da piccola quando la scena di un film iniziava a farmi paura. Sentii ugualmente lo schianto, però, quello sferrargliare di metallo che veniva piegato come latta, come cartapesta, e il cruscotto del camion che era improvvisamente a un palmo dal mio volto, a cui seguì subito un accecante, bianco dolore in ogni parte del mio corpo che riuscissi a localizzare..
Non ebbi subito il coraggio di aprire gli occhi, temevo che la sofferenza fosse lì ad aspettarmi, quando mi fossi decisa a guardarmi attorno. Mi ci volle un po', per riuscire a fare un piccolo respiro e decidermi. Aprii lentamente le palpebre, e davanti a me giaceva un pallone sgonfio, totalmente colorato di un rosso acquoso, come un acquarello che si asciugava piano piano.
Richiusi gli occhi più velocemente che potessi, non ero ancora pronta per vedere tutto.
Sembra stupido, ma giuro che lentamente, i miei muscoli si rilassarono, e credo di essermi addormentata.




Mi svegliai lentamente, con le palpebre pesanti, con delle voci che mi urlavano addosso.
Signorina, signorina!, strillava una donna vestita di un fortissimo arancio evidenziatore, tanto intenso da farmi bruciare gli occhi. Si svegli, signorina, mi guardi!, continuava, bisbigliando Oh, mio Dio tra una parola e l'altra.
Richiusi gli occhi.

 

I'm elated.


Tenga gli occhi aperti!, mi urlavano altre sagome fluorescenti, mentre mi strappavano da quella prigione di rovente metallo, issandomi su una grande piuma bianca. Non li chiuda mai! Mi guardi negli occhi, riesce a vedermi? Avrei voluto rispondergli. Avrei voluto dirgli che sì, lo riuscivo a vedere benissimo. Ma che ero tanto stanca, non poteva lasciarmi riposare, solo per qualche minuto?

 

Medicated.


Ce la farà. sussurrava convinto un uomo alla mia destra. Ma l'hai vista? ribatteva la voce lontana e flebile della donna che mi chiamava poco prima. E' in fin di vita. Tiene a stento gli occhi aperti. Sarebbe un miracolo, e sappiamo tutti e due che i miracoli non succedono, non con questo lavoro...


I am my own worst enemy.

Di che cosa stavano parlando? Non riuscivo a capirlo. Erano molte, le cose che non riuscivo a capire in quel momento. Perchè mi trovassi lì, cosa mi ci avesse portato; dove ero poco prima e cose facevo. La mia memoria, la mia vita stava lentamente scivolando dalle mie mani, mentre il sonno calava lentamente sulle mie palpebre.


So what ails you.

Merda!, urlavano le voci. Svegliatela, tenetela sveglia!, strillavano arrabbiate. Non capivano, certo che no. Se avessero sentito quanto forte, quanto pesanti fossero i miei occhi, mi avrebbero lasciata riposare. Solo per un attimo, che male c'era? Perchè volevano tanto che rimanessi sveglia?


Is what impales you.

You are your own worst enemy.


 

Non ci riuscivo. Ci avevo provato con tutte le mie forze, e sembravano secoli che mi sforzavo di rimanere sveglia, secoli che non dormivo un solo minuto. Mi lasciai scivolare in un profondo, nero sonno vuoto. Sai, quelli senza sogni, dai quali sai che ti sveglierai riposato? Lo sai e basta, non ti garantisce niente nessuno.
 
 
   
 
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