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Autore: Cherry pie    28/02/2011    3 recensioni
C'è sempre una prima volta per tutti, non è vero? E se questa prima volta sia proprio quella di William Bill Bailey? E se è proprio grazie a questa prima volta che il piccolo sedicenne capisce cosa è più giusto per la sua vita?
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiuse gli occhi e lasciò che a parlare non fosse la sua bocca, bensì le sue mani.
Sentiva il calore dell’acqua scorrerle giù per tutta la nuda schiena, fino a scivolare svelta lungo le sue rotonde natiche per poi fermarsi sulle grandi mani di lui, che la stringevano saldamente a se.
Le loro gambe erano incastrate le une con le altre, ma lui nemmeno si sognava di abusare del corpo della donna.
Chiuse anche lui gli occhi rovesciando indietro la testa e lasciando che i suoi lunghi capelli rossi aderissero alla parete semitrasparente della doccia.
Le sue dita tornarono a livello delle spalle e lentamente scivolarono sui seni di lei, allargandoli e osservandoli con un sorriso teso, preoccupato. Aveva paura.
La ragazza avvertì tra lo scrosciare della calda acqua un gemito. Non ce la faceva più, lo stava torturando.
Finalmente riaprì gli occhi e lui fu trafitto dal bagliore color viola che solo gli occhi di lei erano in grado di mostrare.
Abbassò lo sguardo verso il grande e tesissimo pene dal ragazzino.
Lo rialzò nuovamente lasciando che le sue lunghissime ciglia le donassero un aria enigmatica e misteriosa, anche se le sue intenzioni erano più che esplicite.
Avvicinò le labbra al petto del rosso il quale appoggiò la schiena ad una delle fisse pareti e, mordendosi il labbro, prese a gemere. Era peggio che spaventato. Era terrorizzato.
Le ginocchia della donna toccarono pesantemente il pavimento della doccia.
Le sue unghie affondarono nei magrissimi fianchi del ragazzino che ora si era coperto il viso con le mani.
Stava forse piangendo? La donna lasciò i suoi fianchi e lo spinse contro il muro.
Era seccata, ma da un certo punto di vista gli faceva anche un po’ pena.
Si rialzò e lo abbracciò, lasciando che il suo viso affondasse nei suoi seni. Il ragazzo smise di singhiozzare e con voce strozzata chiese: ‘Perché ti sei fermata?’.
Con una calma apparente si allontanò dal petto di lei e le sorrise strizzando gli occhi e affondando le mani nei suoi capelli. Ricambiò il suo sorriso mentre lui le avvicinava il viso al suo.
La baciò come mai aveva baciato una ragazza, e fu in quel momento in cui la sua mente si trasformò.
Ora aveva capito cosa voleva dire essere un uomo. L’uomo che lui voleva diventare. Non era più il sedicenne pulito e casto che era stato fino adesso, no.
Ora non era più il William di sempre.
La donna ritornò sulle ginocchia e con il piccolo naso a punta sfiorò il tirato sesso di lui.
Sorrise mentre una pioggia di acqua ormai tiepida le picchiava sui lunghi e neri capelli. Mai una donna di ventun anni come lei si sarebbe sognata di innamorarsi del corpo, di innamorarsi di un ragazzino di sedici anni.
Eppure ora era lì, nella sua doccia, in casa sua e con in bocca quell’enorme pene che avrebbe fatto invidia a Michael Jackson – e lei la sapeva lunga sul cazzo di Jackson -.
Appoggiò rumorosamente la testa al muro il quale emise un sordo suono. Nessuno gli aveva mai maneggiato il sesso tanto bene, con tanta delicatezza e con tanta passione.
Solo in quel momento pensò alle ore ormai lontane.
A quando era steso sul divanetto beige di camera sua a smanettare selvaggiamente con quel maledetto computer dell’era della pietra.
Maledetto schermo che si spegneva ogni volta in cui provava ad aprire un porno, ed ecco il campanello suonare.
Ricorda ancora la voce del patrigno che diceva che sarebbe uscito dalla porta del retro per andare a fare un giro mentre lui si dirigeva alla porta d’entrata.
Come dimenticarsi dello stomaco che si era chiuso non appena i suoi occhi catturarono l’immagine di Moon, la ventunenne che lavorava presso il bar dove passava sempre le serate in compagnia del suo caro amico Jeff.
Era sudata e la sua scoperta pelle brillava alla luce del sole.
Aveva appena finito di correre, infatti perle di sudore non smettevano di rigarle il viso.
Lei non era molto alta, infatti lo superava di poco, ma all’apparenza era molto leggera.
Persino lui sarebbe riuscito a sollevarla.
Gli aveva chiesto d’urgenza la doccia. Si conoscevano da qualche mese, ma tra loro c’era un certo feeling, che però era sempre stato racchiuso in sguardi fugaci e piccoli gesti delle mani.
Lui l’aveva fatta entrare. Era illuminato dalla sua presenza, tanto che nemmeno si accorse che lei si era già chiusa in bagno.
Con passo felpato aveva raggiunto la porta e l’aveva socchiusa, mentre l’acqua aveva preso a scorrere.
Ricordava ancora il profumo di vaniglia che aveva riempito il bagno non appena l’acqua calda aveva iniziato a bagnarle i capelli.
Come dimenticarsi dell’erezione che per poco non sbatteva contro la porta mentre la stava richiudendo alle sue spalle?
Sorrise a quel ricordo mentre la bocca di lei si era allontanata dal suo sesso e lentamente stava tornando a livello del suo viso.
Si meravigliò del fatto che il suo pene era ancora li, rigido e duro come non mai. Non aveva mai resistito così a lungo ma sapeva che per lei avrebbe potuto fare questo sforzo.
La situazione si ribaltò: le piccole spalle della donna si appoggiarono al muro mentre le sue gambe si allacciavano attorno alla vita del ragazzo ancora shoccato e spaesato.
Le afferrò le cosce e la spinse contro il muro per non farla cadere. Non sapeva più che fare.
I suoi occhi le chiesero un aiuto.
‘Bene piccolo, ora devi..’ La ragazza prese le spalle di Bill e lo fece avvicinare a se.
Gli occhi di lui si sbarrarono non appena intravidero il sesso di lei completamente aperto. Pronto per l’uso.
Gli sorrise e, con gli occhi socchiusi e la testa appoggiata al muro, avvicinò il suo bacino a quello di lui.
Fece così per due o tre volte, mentre dalla sua bocca uscivano gemiti di ogni genere. Bill finalmente capì e ci prese la mano.
Le prime spinte erano veloci, incerte, ma non appena il suo corpo si abituò al movimento, il piacere fu disarmante.
La donna si portò le mani nei capelli e urlò mentre la lingua del piccolo si appropriava sinuosa del suo seno.
Era un qualcosa che andava oltre al piacere, oltre al paradisiaco per l’inesperto Bill.
Non se la sarebbe certo scordata questa prima volta. Improvvisamente si allontanò dal bacino di lei e dal suo sesso fuoriuscì un liquido bianco.
Alzò lo sguardo verso la ragazza che, stremata, ansimava tenendosi attaccata al doccino.
Guardò il rosso nei verdi e dispiaciuti occhi. Mostrò una lunga fila di denti e, cercando di riprendere le forze, appoggiò le mani sulle spalle del ragazzo e si avvicinò al suo orecchio.
‘Sei magnifico, e la gente ti amerà per questo. Non fingere di essere un santo, non pensare di essere un ragazzo per bene. Tu non lo sei. Non farti usare dalle donne, specialmente da quelle come me. Sei tu il capo, di te stesso e dagli altri. Ricordati. Ora vorrei che tu mi tenessi qua’ indicò il suo petto ‘qua dentro. Ciao piccolo’ concluse donandogli l’ultimo bacio a stampo.
Ogni sera, a mezzanotte, si recava al piccolo pub del quartiere, ordinava una birra, si accendeva una sigaretta e si stendeva sul divanetto in attesa di rivedere quella dea dagli occhi viola e i capelli neri.
Ogni sera fumava un pacchetto o forse più e mano a mano che i mesi passavano le bottiglie raddoppiavano.
Passarono due anni, ma lui non smetteva di andare al pub ogni notte a mezzanotte ad aspettarla. Arrivò il 1980, e decise di partire per Los Angeles insieme al suo caro amico Jeff.
La ragazza era ormai un lontano ricordo che però, anche a distanza di anni, non si voleva assolutamente dileguare.
Giunse in uno studio di registrazione. Il suo amico si era recato in un Hotel per prenotare una stanza per loro due.
Appoggiò pesantemente la sacca accanto ad un tavolino bandito di birra di ogni genere.
Si guardò intorno. Nessuno. Prese una bottiglia e l’aprì girovagando per lo studio e curiosando qua e là.
Accarezzò distrattamente il microfono posizionato nel mezzo, poi uscì dalla sala e si diresse verso il bagno.
In quel momento sentì qualcosa cadere, come un pacco di fogli. Si girò e i suoi occhi si illuminarono. Di viola.

‘Oh, ciao piccolo. Sei diventato un bell’ometto vedo’

  
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