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Autore: Yuki Delleran    11/01/2006    6 recensioni
Il rimpianto è quanto di peggiore ci sia, rimpianto per le parole non dette, per i sentimenti non espressi, quando l'assenza è un male irreparabile che logora l'anima.
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J

Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling e la canzone “Non capiva che l’amavo”  e di © Paolo Meneguzzi e degli aventi diritto.

 

LEGENDA:

I pensieri di Sirius ad Azkaban

I pensieri di Remus dopo la missione all’Ufficio Misteri

 

 

Non capiva che l’amavo

 

Qui seduto sul letto ripenso a noi

A quei giorni che il vento ha portato via.

Quante sere passate allo stesso bar

Con gli amici che adesso non vedo più.

 

Quei giorni spensierati se ne sono andati per sempre. Eravamo solo ragazzi usciti da poco dalla scuola, i nostri pensieri rivolti al più luminoso dei futuri, ignari di tutto quello che ci aspettava, illusi di non scontrarci mai con la cruda realtà. Amici, sicuri che niente al mondo avrebbe potuto dividerci. Uniti per sempre, così ci eravamo promessi. Ma la verità è stata molto diversa e da questo luogo che a me appare come il più profondo abisso della disperazione, ripenso a loro aggrappandomi al ricordo come ad un’ancora che mi tiene in vita.

James, l’amico più caro, compagno di scherzi e scorribande, un fratello per me, forse un’intera famiglia.

Lily, dolce Lily, quanti battibecchi ho scambiato con lei eppure ci volevamo un gran bene anche se nessuno dei due l’avrebbe ammesso mai.

Peter che avevo sempre considerato innocuo, forse è stato quello il mio errore. Non potrò mai perdonare il suo tradimento.

E poi lui.

Remus.

 

Il suo sguardo era luce negli occhi miei

La sua voce era un suono dolcissimo.

Quante volte ho pensato di dirglielo

Quante volte ho creduto di farcela.

 

I suoi occhi dolci come il miele sapevano trasmettermi un calore in grado di farmi sentire bene in ogni circostanza. Sarei rimasto ad ascoltarlo per ore: a scuola quando ci rimproverava assolvendo ai suoi doveri di Prefetto, quando ripeteva la lezione, quando parlava in tono triste della sua condizione che lo faceva sentire isolato e diverso. Era straziante sentire quanta poca stima avesse di sé stesso, quanto si considerasse un pericolo per gli altri e preferisse sfogare su di sé la furia assassina del Lupo. In quei momenti mi appariva così disperatamente vulnerabile che l’impulso di stringerlo a me era sempre più difficile da dominare. Non era solo. Non lo sarebbe stato mai più. Ho tentato di rivelargli quello che provavo per lui, ma per imbarazzo, timore o vera e propria paura di perderlo, non ci sono mai riuscito. Mi era sufficiente stargli vicino e pensavo che sarebbe durato per sempre.

 

Ore in macchina a parlare sotto casa sua

Si rideva, si scherzava e non capiva che

Non capiva che l’amavo

Che ogni volta che soffriva io soffrivo.

 

Quanto tempo abbiamo trascorso insieme! Dopo il matrimonio di James eravamo diventati inseparabili. Ogni sera mi attardavo il più possibile a parlare con lui, per ritardare il momento in cui sarei rientrato in una casa dove non c’era nessuno ad aspettarmi. Una casa fredda che ogni volta veniva riscaldata dalle sue risate, come il mio cuore. Mi divertivo a fare il buffone per farlo ridere, per far sparire dai suoi occhi almeno per un momento il velo di tristezza che sempre vi intravedevo. La sofferenza che provava avrei voluto prenderla su di me mille e mille volte. Assistendo alle sue dolorose trasformazioni, da ragazzi come da adulti, mi sono sempre detto: «Non distogliere lo sguardo.» ma non sono mai riuscito a resistere. Mi straziava il cuore assistere impotente alla sua sofferenza e quel poco aiuto che potevamo dargli tenendogli compagnia durante le lunghe notti di luna piena, non mi sembrava mai sufficiente.

 

Quante notti ho pianto senza dire niente perché

Perché, perché, perché

Non capiva che l’amavo

Che ogni volta che non c’era io morivo.

Quante notti ho pianto senza fare niente

E mi nascondevo all’ombra di un sorriso

Non capiva che l’amavo.

 

Con il passare del tempo ho cominciato a chiedermelo: perché non capiva? Tutto l’affetto, la dedizione che nutrivo nei suoi confronti non potevano essere ricondotti a quelli di un semplice amico. Piangere mi è sempre sembrato sciocco e da ragazzine, ma a volte esiste una sofferenza così grande che può essere espressa solo con le lacrime. Soffocate nel cuscino, tra le labbra morsicate per impedire ai singhiozzi di uscire. Per lui: perché una persona così buona doveva patire tanto? Per me: perché non riuscivo ad esprimere quello che provavo? Ogni volta che si allontanava da me la mia allegria si spegneva. Mi era diventato necessario come l’aria e non riuscivo a dirlo. Tutto quello che potevo fare era presentargli di nuovo il mio sorriso la mattina dopo, quando le ombre e i fantasmi oscuri della notte erano svaniti. Ma ora la notte che mi avvolge sembra non voler svanire. Inizio a dubitare che esista per me la possibilità di rivedere la luce del sole. Il nostro mondo è andato in pezzi. I giorni spensierati non torneranno mai più. James e Lily… non sono stato in grado di salvarli… La sola cosa che mi sostiene è il pensiero di Harry… devo proteggerlo… quello di Peter… li vendicherò… e il suo. Mi odia? Mi crede un assassino? Quanto vorrei rivederlo. Lui, la mia luce…

 

 

******

 

Il ricordo è una lama nell’anima

Un dolore che brucia senza pietà.

Il suo nome vivrà nell’eternità

Come un segno profondo e indelebile.

 

Non volevo vedere. Non volevo ricordare. Eppure la mia mente tornava e ritornava incessantemente a quell’attimo. Le mie braccia che cingevano Harry. La mia voce che diceva da un luogo lontano e fuori da me: «Non puoi fare più niente, Harry… niente… se n’è andato.» Lui che si divincolava e urlava. La mia voce che si spezzava. «Non può tornare, Harry. Non può tornare perché è m…» Non voglio dirlo. Non voglio nemmeno pensarlo. Sento il cuore bruciare. Lo sento scoppiare dal dolore. Cosa ho potuto fare? Niente! Di che utilità sono stato? Nessuna! Cosa mi è rimasto? Niente! Niente! Niente! Ho perso James e Lily, non ho potuto proteggerli. Ho perso Peter, il suo tradimento è imperdonabile. Ma non posso tollerare di aver perso anche lui. Sirius. Gli unici amici che abbia mai avuto. L’unico… amore. Lui non mi ha lasciato. Non può averlo fatto. Dentro di me vivrà per l’eternità.

 

Ore e ore a soffocare tutto dentro me.

Mi parlava, mi guardava e non capiva che

Non capiva che l’amavo

Che ogni volta che soffriva io soffrivo.

 

Rientrare al Quartier Generale quella maledetta mattina si è rivelata l’impresa più ardua. Tremavo da capo a piedi tanto che Alastor doveva sostenermi nonostante fosse a sua volta ferito. Lo sguardo di Molly… non lo dimenticherò mai. Non ha detto una parola e mi ha abbracciato. Quel gesto mi ha reso acutamente consapevole della realtà come una doccia fredda. Non volevo accettarla. Non potevo. Fino a poco prima era accanto a me. Mi parlava, mi guardava con i suoi splendidi occhi sorridenti, era vivo. Anche se non aveva mai capito cosa in realtà nascondevo nel cuore, mi era sufficiente averlo vicino così, come l’amico più caro. Appoggiarlo nelle sue scelte e soffrire insieme a lui per gli insulti rivoltigli dalla sua famiglia. Essere emarginati porta alla disperazione, io lo so bene, e non volevo che lui lo fosse mai più. Ora sono io ad esserlo e posso solo soffocare questo sentimento dentro di me come ho fatto con quello che provavo per lui.

 

Quante notti ho pianto senza dire niente, fare niente

Perché, perché, perché

Non capiva che l’amavo

E ogni volta che non c’era io impazzivo.

Quante volte ho fatto finta inutilmente

E mi nascondevo all’ombra di un sorriso.

Non capiva che l’amavo.

 

Le notti sono improvvisamente diventate interminabili e la necessità di urlare alla luna e piangere tutte le mie lacrime si fa sempre più pressante. Tutta la forza dei miei sentimenti si è liberata come un fiume in piena che non ha più un luogo dove riversarsi. Per me era così importante che alla sua assenza mi sento mancare l’aria. Il senso di impotenza, la colpa per non essere riuscito a impedire che accadesse, mi rincorrono come il susseguirsi delle fasi lunari e al plenilunio la mia mente si lascia afferrare dalla follia. Quasi con sollievo mi abbandono alla furia sanguinaria del Lupo, l’unica valvola di sfogo al dolore lacerante che provo. Ho finto per troppo tempo e ora non posso perdonare me stesso per non essere stato sincero con lui. Il mio timore di un rifiuto non giustifica tutto questo rimpianto. Perché non ho parlato quando potevo farlo? Perché non ti ho mostrato cosa provavo realmente, Sirius? Del resto indossare una maschera sorridente è diventata un’abitudine. Non devono sapere quanto sto male. Harry non deve sapere. Soffre già a sufficienza.

 

Non capiva che l’amavo.

L’amavo…

Non capiva che l’amavo

E ogni volta che non c’era io impazzivo.

Quante volte ho fatto finta inutilmente.

Non capiva che l’amavo.

 

Fingere. Fingere. Continuare a farlo per sopportare il dolore. Superarlo? No, non sono sicuro di riuscirci. Sempre più spesso mi sorprendo a fissare la sedia dove era solito sedere, immaginandomi la sua risata allegra e i suoi battibecchi con Molly. Solo lei sembra essersi resa conto del mio stato. Ne ho quasi la certezza, lei conosce i miei sentimenti. E’ molto premurosa con me, mi tratta come una statuina di porcellana e a volte ho dovuto reprimere una risposta secca. La voglia di maltrattarla si fa più forte quando ricordo i suoi litigi con Sirius, ma sarebbe solo una cattiveria gratuita. Anche lei soffre, ne sono certo, ma le sue gentilezze non mi sono di nessuna utilità. Non ho più niente, ho perso il mio scopo. La sua vicinanza, la sua presenza, era la sola cosa che rendeva sopportabile la mia esistenza a metà. Ho perso la mia luce e con essa la possibilità di essere un giorno di nuovo felice. Solo un ultimo compito mi è rimasto da assolvere. Harry. Non posso ancora lasciarlo. James, Lily, lo amerò per voi. Sirius, lo proteggerò per te. E quando tutto questo sarà finito, potrò finalmente raggiungervi.

 

Non capiva che l’amavo.

Non capiva che l’amavo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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