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Autore: Smirne    01/03/2011    0 recensioni
Teoricamente dovrebbe essere l'incipit di un romanzo, ma non ne ho mai scritto uno, e non ho idea se questo continuerà, quindi, buona lettura.
La storia dovrebbe trattare dell'Oraf istruito da un vecchio cieco, del quale parlerò ASSAI più avanti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alto, di pelle completamente melanea e di capelli d'un biondo cinereo che incuriosirono persino la lobotomizzata mente d'Oraf, ancora ignara del fatto ch'entro poche ore avrebbe iniziato a "vedere", ad apprendere, dopo 27 anni di attività puramente comune, futile. Enrato nella locanda, la sua curiosità venne catturata dal nostro protagonista, che ovviamente non conosceva, ma presentiva, non vedendone ancora il potenziale, l'indole buona e l'Ode addormentata in lui, cose ch'avrebbe visto in seguito. Ne rimase incuriosito per l'aspetto, molto raro a trovarsi in quella parte delle Sfintaldi, piccole isole a metà del corso del fiume Esio, il grande fiume che scorre nel Osideo, che è via di passaggio per gli universi e li collega tutti attraveso delle ripide salite degli affluenti del fiume, chiamate in gergo "Stringhe". Apparteneva alla razza dei Lasyan, immortali destinati a render brulla la terra sulla quale camminavano, a render sterili le donne che tentavano di fecondare, rugose le mani che stringevano e piangenti i visi che cercavano di consolare; per questi motivi la gente ne stava alla larga, ed egli era un ottimo esempio d'abbandonato da tutto e da tutti, persino dalla sua stessa personalità e coscienza, destinato a vivere un'esistenza dedicata allo svolger sistematiche inutilità. Il viandante era, probabilmente, un essere ancor più curioso, essendo un Saggio, più comunemente chiamato "cangiante" o "mutaforma": faceva parte di una razza famosa oltre che per la grande arguzia ed intelligenza, anche per la dominazione quasi totale dell'Ode, ch'in loro come in quasi nessun'altra razza magistralmente fluiva. Questo fluire però aveva i suoi effetti collaterali: tutti loro vengono tremendamente influenzati da alcuni fattori che legano l'Ode, chiamata Ismera nella loro lingua, alla loro natura tipicamente cangiante e politropa: la sua forma fisica era la stessa della sua forma mentale, spirituale e cognitiva; la sua anima era esposta al mondo nello stesso modo in cui sono esposte le viscere di un cervo alle mani ed agli occhi esperti d'un cacciatore. Per questo motivo era solito vagare per le Stringhe, avvolto completamente in un lungo mantello nero, in quale l'aiutava a mantenere una forma fissa grazie ad alcune "Odi" scritte su d'esso. Questo limitatore riusciva a mantenere la sua forma stabile, questo è senz'altro veritiero, ma la manteneva stabile in una forma che in una società prevalentemente umana veniva poco rispettata, misfrattata ed addirittura discriminata: quella d'un vecchio, con le caratteristiche prima descritte, piuttosto curioso ad un primo sguardo, se non fosse stato per l'aura di tremendo pericolo ch'emanava, certi giovanacci avrebbero potuto tentar di malmenarlo per divertimento e scherno, finendo con assoluta certezza in situazioni poco piacevoli, ne converrà anche il lettore.
  
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